martedì 3 maggio 2022

Natural Asset Company, il piano per la mercificazione finale della Natura




Funzionerà così: una Natural Asset Company individua ad esempio, una foresta pluviale o un lago, ne stima il valore e decide chi ne detiene i diritti di sfruttamento, gestione, conservazione. Tramite un’offerta pubblica iniziale, la NAC viene quotata in Borsa. Investitori privati e istituzionali, fondi sovrani o speculativi diventano proprietari sia delle risorse sia dei relativi processi naturali. La quotazione in Borsa della NAC ne determinerà il valore. Gli azionisti della NAC diventeranno dunque proprietari non solo del bene naturale ma anche dei servizi che questi ecosistemi producono a beneficio della vita e delle persone... 

Si chiama NAC (Natural Asset Company). Con essa la Borsa di New York ha svelato il piano più radicale e potenzialmente più distruttivo per finanziarizzare tutta la natura e la vita nella stessa.

Che la relazione fra il capitalismo e la natura sia basata sulla mercificazione di quest’ultima per estrarre profitti non è sicuramente una novità, ma questa volta siamo ad un ulteriore drammatico salto di qualità. La creazione di questa nuova classe di attivi finanziari metterà infatti in vendita non solo le risorse naturali, ma gli stessi processi alla base della vita.

Funzionerà infatti così: una NAC individua un bene naturale (ad esempio, una foresta pluviale o un lago), ne stima il valore e decide chi ne detiene i diritti di sfruttamento, gestione, conservazione. Tramite un’offerta pubblica iniziale, la NAC viene quotata in Borsa. A quel punto investitori privati e istituzionali, fondi sovrani o speculativi diventano proprietari sia delle risorse sia dei relativi processi naturali.

La quotazione in Borsa della NAC ne determinerà il valore. Gli azionisti della NAC diventeranno dunque proprietari non solo del bene naturale ma anche dei servizi che questi ecosistemi producono a beneficio della vita e delle persone: dalla produzione alimentare all’acqua pulita, dalla biodiversità al sequestro del carbonio legato alla crescita delle piante e via discorrendo.

Nella narrazione proposta dai promotori, tutto questo dovrebbe servire a far diventare economicamente conveniente la conservazione della natura; nella realtà concreta, si tratta della definitiva privatizzazione dei beni comuni che, da beni accessibili a tutti, diventeranno asset finanziari per i profitti di pochi, mentre sarà il mercato a decidere cosa nella natura ha valore e cosa non ne ha.

D’altronde, basta dare un’occhiata a chi sono i promotori di questo assalto finanziario alla vita. Il primo è il fondo privato di investimento BlackRock, che, con la gestione di 9,5 miliardi di dollari, è oggi la terza potenza finanziaria mondiale, dopo Usa e Cina, e che ha proposto di trasformare, entro il 2030, il 30% del pianeta in “zone naturali protette” (dai capitali finanziari, of course).

Un altro dei promotori è il gruppo IEG (Intrinsic Exchange Group), che vede al suo interno la Fondazione Rockefeller e l’affiliata per l’America Latina della Banca Mondiale, e che così annuncia sul proprio sito: “Abbiamo creato una nuova classe di attività basata sulla natura e sui benefici che la natura fornisce (..) questo consentirà la conversione delle risorse naturali in capitale finanziario (..) permettendo una soluzione di trasformazione in base alla quale, gli ecosistemi naturali non sono semplicemente un costo da gestire, ma piuttosto, una fonte di ricchezza per i governi e i suoi cittadini”.

Siamo all’atto finale. Il modello capitalistico nella sua fase della finanziarizzazione spinta ha la necessità di sottoporre a valorizzazione finanziaria ogni aspetto della vita con una pervasività direttamente proporzionale al castello di carta su cui si regge.

Valorizzare i processi della vita apre un campo sterminato di possibilità di profitto, valutate dallo studio McKinsey in 4000 trilioni di dollari (per avere un’idea, si tenga conto che il Pil annuo del pianeta vale oggi 125 trilioni di dollari).

Tutto questo avviene nel totale silenzio di governi e parlamenti che hanno da tempo interiorizzato la primazia della finanza sulla società. L’antagonismo fra la Borsa e la vita questa volta non è una metafora.

Marco Bersani










Fonte primaria: https://comune-info.net/lultimo-assalto-alla-natura/

Fonte secondaria: https://www.labottegadelbarbieri.org/lultimo-assalto-alla-natura/

1 commento:

  1. Scrive Paola Botta Beltramo: "…Che la relazione fra il capitalismo e la natura sia basata sulla mercificazione di quest’ultima per estrarre profitti non è sicuramente una novità, ma questa volta siamo ad un ulteriore drammatico salto di qualità. La creazione di questa nuova classe di attivi finanzieri metterà infatti in vendita non solo le risorse naturali, ma gli stessi processi alla base della vita. Siamo all’atto finale. Il modello capitalistico nella sua fase della finanziarizzazione spinta ha la necessità di sottoporre a valorizzazione finanziaria ogni aspetto della vita con una pervasività direttamente proporzionale al castello di carta su cui si regge…..”

    Dalla terza di copertina del libro “Miss Inco-Scienza ancora gravida? – Critica al delirio bio-sintetico anti-natura” di Paolo Renati:

    “Paolo Renati, Ph.D. in Sistemi complessi per le Scienze Fisiche, della Vita e Socio-Economiche, da circa un decennio si occupa di quanto una “povertà” descrittiva, propria di molti riduzionismi ingenui, affligga le discipline in cui è necessaria una sensibilità nuova: la biologia e la medicina in primis e la stessa filosofia della scienza. Avendo approfondito temi sensibili del paradigma della complessità e della Quantum Field Theory applicata allo studio della materia biologica, ha sviluppato una visione che radica le sofisticate proprietà del vivente (come semantica, memoria, adattamento, percezione, autopoiesi ecc.) su basi fisiche concrete (come la dinamica della coerenza e della risonanza.) Da qui è possibile riconfigurare profondamente gli scenari di grandi temi come: la salute, la gestione dell’ambiente, il modo di trarre nutrimento e risorse, l’umano stare al mondo, la formazione dei giovani ed in primis l’educazione all’ascolto del corpo sin dalle prime fasi della vita.”
    (Paola Botta Beltramo)

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.