....è chiaro che questa volta Putin dando fuoco alle polveri, come Pietro Micca, si è messo in trappola, reagendo alle provocazioni "americane" nel modo peggiore: invadendo l’Ukraina e mettendosi così formalmente e sostanzialmente dalla parte del torto. Il resto l’hanno fatto giornali e televisioni occidentali, propalando la fake new di una “invasione immotivata”. Tutto può dirsi di questa invasione, tranne che sia “immotivata”. Sarà anche sanguinosa, tragica, brutale, ma certamente non immotivata. Gli americani hanno organizzato un colpo-di-Stato in Ukraina per destituire il Presidente democraticamente eletto e per sostituirlo con un governo di loro proconsoli. Dopo di che hanno fatto chiedere all’Ukraina di aderire alla NATO e, nelle more, hanno effettuato minacciose manovre militari congiunte Ukraina-NATO (ben tre!). Infine, hanno cominciato fin da subito ad utilizzare il territorio ukraino come un gigantesco laboratorio per “studi” assai sospetti, taluno dice anche di natura chimico-batteriologica. In una di queste iniziative – affermano ambienti “complottisti” – sarebbe coinvolto addirittura il figlio di Biden, Hunter.
Ma, al di là delle ragioni e dei torti per quanto fin qui avvenuto, quello che più mi allarma é ciò che potrà succedere nel futuro, anche immediato; e soprattutto – scusate l’approccio egoistico – quali sarebbero le conseguenze per l’Europa.
L’Europa, infatti – o meglio questa nefasta Unione Europea che agisce in nome dell’Europa – ha finora operato come una protesi (artificiale) degli Stati Uniti d’America. Non soltanto sposando ciecamente la versione americana della crisi ukraina (quella della invasione “immotivata”), ma adottando tutta una serie di misure che sono oggettivamente lesive, fortemente lesive degli interessi dei popoli europei: si va dalle sanzioni che hanno azzoppato l’economia del nostro Continente, all’invio di armi che ci ha reso di fatto dei co-belligeranti (e quindi degli obiettivi potenziali di rappresaglie), alla balzana idea di “ridurre la dipendenza energetica” dalla Russia; riduzione che dovrebbe avvenire a prezzo sia di una ulteriore crescita dei costi (oramai insostenibili), sia di una maggiore dipendenza anche da paesi islamici e africani, evidentemente giudicati piú affidabili che non la Russia. Scenario, quest’ultimo, suscettibile di sviluppi semplicemente catastrofici, qualora alcuni di quei paesi dovessero finire nell’orbita del fondamentalismo islamico.
A Bruxelles non capiscono, non vogliono capire che la manovra americana contro la Russia ha anche effetti collaterali – fortemente voluti – contro l’Europa. L’Europa non aveva e non ha alcun interesse nella partita Russia-Ukraina. Men che meno l’interesse a tirar dentro l’UE un altro paese povero, che dovremo sorreggere con colossali esborsi. Ma questa é soltanto la cornice della manovra antieuropea di Washington.
Gli aspetti più pericolosi stanno dentro questa cornice. Gli USA continuano a provocare la Russia, a sospingerla verso una guerra generalizzata, estesa a tutti i paesi della NATO, noi compresi. In questa direzione – é chiaro anche ai ciechi – va l’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO. Putin, finora, ha mantenuto i nervi saldi. Ma cosa potrebbe succedere nella disgraziatissima ipotesi che i nervi dovessero cedere? Basterebbe una fucilata in Carelia per far scattare il meccanismo dell’articolo 5 del trattato atlantico e farci ritrovare tutti in guerra.
Ora, nell’ipotesi di un conflitto del genere e avendo le forze armate russe dato una cattiva prova di sé nella guerra convenzionale, Mosca sarebbe certamente tentata dal ricorrere all’uso delle armi nucleari. Ove ciò avvenisse – continuo in un ragionamento assolutamente ipotetico – né i russi né gli americani lancerebbero i temutissimi missili balistici intercontinentali (suscettibili di provocare una “risposta” devastante), ma farebbero invece ricorso a piú modesti ordigni nucleari “tattici”, da utilizzare sul terreno di scontro o nelle retrovie: cioè in Europa.
Ed ecco che il cerchio si chiuderebbe nella maniera più drammatica, sulla nostra testa. Possibile che a Bruxelles non capiscano quali pericoli stiamo correndo? E possibile che non lo capiscano neanche a Roma, a Berlino o a Parigi? Possibile che non ci sia un momento di riflessione, di consapevolezza, di razionalità neanche davanti ad un pur remoto pericolo nucleare? Possibile che l’unica cosa che importi sia quella di dire yes alla “grande alleata”? Possibile che lo zerbinismo atlantista sia l’unico “valore” di questa nostra disgraziatissima Europa?
Michele Rallo
Scrive Giorgio Stern: "Wall Street Journal (Stati Uniti)
RispondiEliminaI mercati in picchiata. Il calo generale dei titoli arriva poiché molti investitori temono una possibile recessione negli USA. Ma nell’andamento degli indici ci sono anche ragioni strutturali che riflettono i cambiamenti degli ultimi anni.
Le Figaro (Francia)
I prezzi del grano decollano la crisi alimentare si fa minacciosa. La guerra sconvolge i commerci dei cereali e le cattive condizioni meteo minacciano i raccolti futuri, i prezzi del grano volano di record in record. A inizio d’anno 253 Euro a tonnellata, ora toccano i 438 Euro
The Economist (Gran Bretagna)
L’incombente catastrofe del cibo. La guerra colpisce un sistema alimentare globale indebolito da Covid, cambiamenti climatici e shock energetico.
Nezavisimaya Gazeta (Russia)
La crisi alimentare durerà per diversi anni, Le restrizioni all’export di fertilizzanti dalla Russia aumentano i costi di produzione all’estero.
Le Monde (Francia)
La siccità in Francia rinnova la guerra dell’acqua.
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Guarda... guarda...
Recessione negli USA?
Cambiamenti climatici?
Catastrofe del cibo?
Shock energetico?
Siccità?
Guerra dell'acqua?
Ma con la fine del Comunismo non si apriva un'era di prosperità?" (Giorgio Stern)