Da Roma ad Arona a destra continuano le fibrillazioni. Continuano e si acuiscono, su due fronti: quello della candidatura a sindaco di Roma, e quello del tentativo di una rocambolesca “federazione” fra Lega e Forza Italia.
Per Roma, verrebbe da dire che non c’é niente di nuovo sotto il sole. Basterebbe andare a rileggersi cosa dicevamo sui preparativi per le elezioni romane di cinque anni fa («Roma: l’alleanza delle mummie contro il pericolo populista» su “Social” del 6 maggio 2016) per avere conferma che gli avvenimenti di questi giorni non sono che la proiezione di un film giá visto.
In veritá, questo é un secondo tempo del film, con una novitá rispetto al primo tempo di cinque anni fa. Ieri la Lega era alleata di Fratelli d’Italia in un nascente asse Salvini-Meloni per strappare il centro-destra alle paturnie “moderate” di Berlusconi; oggi, viceversa, la Lega fiancheggia Berlusconi in chiave anti-Meloni.
Procediamo con ordine. Nel 2016 l’asse Salvini-Meloni era dato ipoteticamente al 20%, piú o meno la metá di quanto conti adesso (se l’asse non si spezza, naturalmente). L’elemento trainante – al tempo – era Matteo Salvini, ma giá allora molti immaginavano che la giovane Giorgia Meloni potesse aspirare ad un ruolo importante in un futuro centro-destra a trazione sovranista. Fra questi, il solito Berlusconi, che all’epoca deteneva ancóra il “pacchetto di maggioranza” della coalizione. Orbene, in quella occasione il Cavaliere-senza-cavallo si impegnó a fondo non per far vincere al centro-destra le elezioni per il sindaco di Roma, ma per impedire che le vincesse la Meloni; anche a costo di consegnare la Cittá Eterna ai grillini, che poi l’hanno amministrata come era da aspettarsi.
Orbene, il copione di questi giorni ricorda per molti versi quello del 2016, con una variante di non poco conto. Il perno della manovra antimeloniana non é piú rappresentato da Silvio Berlusconi – oramai inesorabilmente sul viale del tramonto – ma da un Matteo Salvini che sente sul collo il fiato di Giorgia e che vede svanire il miraggio della Presidenza del Consiglio.
É stato cosí che il Capitano ha alzato l’ingegno e si é inventato il progetto di una “federazione” con quel che resta di Forza Italia; federazione – lo hanno capito tutti – che dovrebbe preludere a liste comuni da presentarsi alle prossime elezioni nazionali. L’obiettivo finale sarebbe quello di sommare i voti dei due partiti, in modo da resistere all’avanzata di Fratelli d’Italia. Il progetto é stato súbito accolto dal Cavaliere, lieto di poter dare una mano all’amico Matteo che attualmente si trova nello scomodo ruolo di lepre, inseguita dal levriero-Giorgia. Ma l’idea di un calderone Lega-FI piace a Berlusconi soprattutto per un altro motivo: perché gli consentirebbe di sottrarsi alla conta dei voti ed alla certificazione ufficiale del definitivo tramonto di Forza Italia.
Naturalmente, si tratta di una manovra disperata, difficilissima da realizzare e, quand’anche dovesse concretizzarsi, dagli esiti tutt’altro che scontati. Innanzitutto, una parte di Forza Italia si é giá trasferita con armi e bagagli nel campo centrista e – secondo me – si appresta ad aggregazioni di tipo diverso. Un altro gruppo forzista é rimasto (ancóra) nel partito, ma guarda al centro ed é dichiaratamente contrario ad accordi con la Lega.
La “federazione”, a questo punto, potrebbe riguardare soltanto Tajani, Dudú e pochi intimi. Peraltro, tutto lascia prevedere che non troverebbe il consenso dell’elettorato forzista, assai piú vicino – soprattutto al Centro e al Sud – a Fratelli d’Italia che non alla Lega. E, questo, mentre Salvini – ostaggio di Giorgetti e moderati vari – continuerebbe a perdere voti a destra, per conto suo.
In questo contesto, la sfida per Roma rappresenta una sorta di ultimo ridotto per fermare l’ascesa della Meloni. Se le amministrative della Capitale dovessero confermare certi sondaggi riservati (si parla di Fratelli d’Italia oltre il 25%) e se venisse eletto il candidato sindaco – bravissimo – indicato da Giorgia Meloni, la partita nel centro-destra sarebbe definitivamente chiusa. Ma i giochi non sono ancóra fatti.
Michele Rallo - ralmiche@gmail.com
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