martedì 15 giugno 2021

Fallimento del sistema europeo di vaccinazione contro il virus Sars Cov-2



La gestione delle vaccinazioni contro il virus Sars Cov-2 in Europa ha mostrato notevoli criticità, soprattutto in una fase iniziale, quando molti paesi si sono trovati di fronte la ferma volontà delle aziende produttrici di vaccini di non rispettare i contratti che erano stati firmati.                              

Questo ha sviluppato diseguaglianze e diversi rapporti di forza all’interno dell’UE che meritano una riflessione sul sistema attuale retto dalla Commissione Europea e pongono in rilevanza la necessità di ricostruire un impianto socialista alternativo a quello oggi vigente.     
                                     
Nella fase iniziale della vaccinazione i dati relativi alla popolazione vaccinata non possono essere lasciati nel buio: nel periodo di periodo marzo / aprile 2021 dicevano che il 30 % della popolazione del Regno Unito era stata vaccinata, il 20 % in USA, e solo il 6% nell’Unione Europea. Le ragioni di questa disproporzione sono da ricercare negli aspetti giuridici e nella filiera industriale. Da un punto di vista giuridico l’Unione Europea si è intestata sia la gestione della firma dei contratti con le aziende, sia la distribuzione dei vaccini all’interno del territorio Europeo. Così facendo l’establishment Europeo pensava di diventare egemone sul suo territorio in occasione della pandemia, in modo da condizionare le politiche dei singoli Governi e omologarli alla sua volontà.                                                                                                                                                       
La Commissione Europea viene propagandisticamente menzionata come Governo Europeo, in realtà non ha funzione governativa, non rappresentando uno Stato, ma su quest’onda di propaganda si è arrogata il diritto di farsi garante della comunità tutta, senza avere i poteri che le consentono di svolgere questo ruolo. La Commissione si è trovata, sotto l’aspetto giuridico, a firmare dei contratti molto laschi con le aziende farmaceutiche, contratti che sono impugnabili da parte delle stesse aziende. Ad un certo momento le aziende avevano annunciato la riduzione delle forniture e questo è avvenuto impugnando i contratti di cui sopra. In queste condizioni, qualsiasi azienda farmaceutica può decidere di non consegnare dosi di vaccino, impugnando quei contratti e lo può fare in termini più o meno legalistici. Perché le aziende decidono di non consegnare più le dosi in Europa?        

 Per rispondere a questo quesito bisogna esaminare gli aspetti delle filiere produttive. La filiera industriale farmaceutica inerente al vaccino presente sul territorio Europeo produce il 75% dei vaccini presenti nel mondo (danno e beffa!) e quasi sempre queste filiere industriali appartengono ad industrie che non sono locali (americane o britanniche, quindi fuori dall’UE), quindi non hanno, al di là dei siti di produzione, una pertinenza con il Paese di appartenenza.          
          

Conta poco l’aspetto giuridico e legale, tantomeno per una realtà cosi aleatoria come la Commissione Europea, quando in ballo c’è la vita o la morte delle persone. Le ragioni di questa debolezza europea possono essere riassunte almeno in 4 punti:      
                                                           
 1) I Paesi europei , che esistono a differenza della Commissione, non hanno industrie locali in grado di produrre in maniera massiccia il vaccino, con una grande eccezione, quella di BIONTECH ,  un’azienda tedesca che insieme a PFIZER  ha sviluppato il noto vaccino, ma che ha scelto di non privilegiare l’UE e di puntare essenzialmente su altri mercati.           
                                                      
  2) Concetto di potenza politica. Quando in ballo c’è la vita o la morte delle persone entra in campo la potenza del governo di un paese. Chi infatti si è distinto per meriti in questa fase sono tutte le grandi potenze o i loro alleati (USA, CINA, RUSSIA, REGNO UNITO, ISRAELE). Nel momento in cui la Commissione Europea che non rappresenta alcuna potenza, decide di gestire il problema si espone ad un grande fallimento. Curioso è il caso dei cittadini tedeschi che hanno manifestato una certa rabbia. La Germania era nelle condizioni di fare almeno parzialmente da sé per la presenza di BIONTECH sul suo territorio e per la notevole organizzazione interna del Paese, ma ha scelto, per ragioni di geopolitica propagandistica, di unirsi al disegno della Commissione Europea per egemonizzare il Continente. (anche se poi ha preso i vaccini sottobanco da CUREVAC azienda tedesca).                                                                                                                                                     
3 ) Capacità di spendere i propri soldi . Prendendo in esame il caso di Pfizer Biontech, osserviamo come l’azienda americana non prende soldi dal Governo Federale americano durante l’amministrazione Trump. Biontech , invece, riceve sia i fondi del Governo tedesco sia quelli europei per lo sviluppo del vaccino. Tuttavia, alla fine del 2020 le aziende scelgono di non relazionarsi con L’EMA (agenzia europea del farmaco) ma con la FDA negli Stati Uniti. Un conto è trattare con la superpotenza americana, un conto è trattare con la Commissione Europea che non rappresenta nessuno Stato. Questo è legato al mercato ed al profitto, infatti gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno speso molto di più per le dosi di cui hanno disponibilità, perché hanno la possibilità di prendere i soldi dai mercati molto più facilmente, cosa che l’UE non fa.     
                                        
4) Monopolio indotto. Escludendo Stati Uniti e Regno Unito che hanno produzioni interne, alcuni Paesi, anche se piccoli come estensione sono riusciti a raggiungere un buon risultato vaccinale. Lo hanno fatto diversificando l’accesso ai vaccini, cioè non prendendo solo i vaccini occidentali ma guardando ai vaccini cinesi, nel caso della Serbia, o allo SPUTNIK, nel caso dell’Ungheria o della Slovacchia. Questo aspetto è direttamente collegato al concetto di potenza. C’è, infatti, una fortissima pressione americana sulla Commissione Europea (ricordiamo che l’EU è ancillare agli Stati Uniti) affinché il vaccino SPUTNIK sia usato solo in estrema ratio ed in notevole ritardo.


In conclusione, di fronte ad un contesto tale, emerge la necessità di mettere in discussione l’impianto liberista e filoatlantico che regola le nostre azioni, di ricostruire un fronte comunista culturalmente evoluto e saldo nei principi dialettici materialisti in grado di ridare potenza al nostro Paese e al nostro continente e di rompere la gabbia atlantica.    
                                                                 
Bisogna guardare con grande interesse a Paesi come la Cina o la Repubblica Popolare di Nord Corea, prendendo da essi spunto su come pianificare lo sviluppo tecnologico nel quadro strategico che questo assume in sé riportando alcuni settori strategici sotto il controllo dello Stato (non borghese ovviamente). Le politiche di sviluppo sanitario e di ricerca scientifica, pianificate e concordate con le scelte industriali nell’ambito di uno Stato comunista assumerebbero cosi il loro vero significato che è quello di essere al servizio della protezione della salute e della vita dei cittadini e non al servizio delle logiche di profitto e di mercato che ci hanno condotti fino a questo punto.

Antonino Massara *


laureato in Chimica e Tecnica Farmaceutica, che lavora nel campo farmaceutico

1 commento:

  1. Commento di Fulvio Grimaldi: "Covidisti appassionati di farsi organizzare, bambini compresi, lamentano solo la gestione. Ottimi amici del giaguaro..."

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