San Benedetto, Grottammare, Cupra e i “Controlli del vicinato”
“Più d’un milione di euro”: tanto abbiamo da spendere per la Sicurezza, sindacopiunti dixit. E se hai soldi tanti così, che fai, non metti in moto i Controlli del vicinato? È il minimo, da scemi non farlo.
Dunque si parte: scaldati i motori, sicuri del plauso di popolo e stampa, i tre moschettieri della Sicurezzite nel Piceno, Athos Porthos e Aramis (i nomi d’arte: Piunti, Piergallini, Piersimoni) si autoconvocano in assemblea il 6 dicembre coi 25 coordinatori (cioè gli spioni-capo, che coordineranno gli spioni-semplici) dei Gruppi di “Controllo del vicinato”.
Controllo del vicinato, bisogna convenirne, suscita echi inquietanti e drammatiche sensazioni di déjà-vu, di Est europeo e di ordine e moralità garantiti da sigle rassicuranti come Stasi, Čeka, KGB (anche OVRA, per non dimenticare le glorie patrie) e da plotoni di solerti cittadini-spioni.
Magari è solo l’involontario parto della stupidità al potere, e questi sindaci eredi dell’Età dei Lumi sapranno correggere qualche gaffe imputabile a eccesso d’entusiasmo. Quanto al logo, brutto senza speranza e fascisteggiante quanto basta, è però molto evocativo: vedi quel disegnuccio da scuola elementare e pensi subito al dio-patria-famiglia dei bei tempi andati e a quando c’era il mascellone che lui sì le cose le faceva funzionare.
Insomma siamo orgogliosi: in una manciata di chilometri - da San Benedetto a Cupra passando per Grottammare – vantiamo il felice primato di tre sindaci legati da comune sentire di marca Grande Fratello orwelliano, pronti a far leva sulle viscerali pulsioni dei cittadini (presto potrebbero essere istituiti la Settimana dell’Odio, la Psicopolizia, lo Psicoreato; la Neo-Lingua, come abbiamo visto, è già operativa) e a farsi – che non guasta mai – campagna elettorale “aggratis”.
Chissà che ne pensa la Chiesa di questa concorrenza nella vigilanza moralizzatrice sulle sue pecorelle, affidata al buco della serratura e agli spioni di quartiere in salsa fascioleghista.
Una cosa è certa: ci sarà competizione e nessun incarico sarà così ambito localmente come quello di Coordinatore o Agente-di-quartiere. Primo indispensabile gradino di un cursus honorum che porterà in posizione preminente presso i concittadini-semplici e presso l’amministrazione: riverenze e rispetto - certo invidia - da parte del vicinato, familiarità con le stanze dei bottoni, visibilità e genuflessioni dalla stampa…
E l’ambizioso traguardo del potere - per quanto in formato bonsai - sarà raggiunto, con la pettoruta prosopopea di chiunque arrivi a poter mostrare un tesserino, un distintivo, un’autorizzazione, a esercitare controlli, a indossare una divisa, una maglietta, un giubbotto, meglio se fluorescenti.
È così che, sedotta - lo confesso - da una tale prospettiva, oso offrire la mia candidatura per il ruolo di Coordinatrice dei Controlli del vicinato. Bravina lo sono e ho decenni di esperienza: da insegnante ero abilissima nel sorprendere il mariuolo che suggeriva al “vicino” di banco. Nel tempo libero saprei aggirarmi nel quartiere anche di sorpresa – sono leggera e non vistosa – per esercitare una vigilanza occhiuta e rigorosa e riferire poi alla Stasi de noantri comportamenti sospetti o contrari alla moralità che più ci fa comodo.
Infine, ho un asso nella manica che mi darà molto punteggio: sono gatto-munita e potrei avvalermi del contributo dei miei 4 felini alle cui formidabili vibrisse nulla sfugge.
“Qualche zelante ficcanaso […] avrebbe potuto cominciare col chiedersi perché s’era messo a scrivere durante l’ora di colazione, perché aveva usato una penna di modello sorpassato, che cosa aveva scritto… e quindi avrebbe messo una parolina là dove era opportuno.”
[G.Orwell, 1984 - Parte prima, cap.3]
Sara Di Giuseppe faxivostri.wordpress.com letteraturamagazine.org
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