Il percorso iniziato a Durban per un nuovo protocollo da adottare a Parigi ha prodotto importanti impegni volontari da parte di molti Paesi, sia in termini di riduzione delle emissioni di gas climalteranti che in altri ambiti tematici (adattamento, scambio tecnologico, finanziamenti).
Ben 148 paesi hanno sottoposto i loro impegni di riduzione in preparazione della conferenza sul Clima di Parigi, denominati “Intended Nationally Determined Contribution” (INDC).
I Paesi che hanno già presentato alla comunità internazionale INDC rappresentano tra l’85% ed il 90% delle emissioni globali.
In confronto, i 35 paesi coinvolti nel 2o periodo di impegno del Protocollo di Kyoto (2013-2020), rappresentano solo il 12% delle emissioni globali.
I contributi, sono venuti non solo dai maggiori responsabili delle emissioni – tra cui Cina, gli Stati Uniti e l’Unione Europea – ma anche da alcuni dei paesi più vulnerabili dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico. Tra chi manca ancora all’appello spiccano i paesi del Golfo Arabo, alcuni paesi dell’America latina e la Malesia.
Obiettivi quantitativi espressi, solitamente riferiti ad una riduzione prevista al 2030 (con l’importante eccezione degli USA, il cui impegno è per il 2025). Tale riduzione può essere a sua volta espressa:
Come percentuale di riduzione delle emissioni rispetto ad un anno base (la maggioranza dei paesi sviluppati) o rispetto ad un percorso “business as usual” (BAU, la maggioranza dei paesi in via di sviluppo);
Come riduzione dell’intensità delle emissioni del prodotto interno lordo (es. Cina, India)
Come obiettivi quantitativi settoriali, tra cui spiccano gli impegni sull’uso delle rinnovabili
Inoltre, gran parte dei paesi in via di sviluppo ha distinto obiettivi “senza condizioni” o “condizioni al supporto”
Complessivamente, gli INDC mostrano un chiaro cambiamento di rotta, con un probabile picco dei livelli di emissioni globali verso il 2030.
Secondo il Climate Inter Active, il solo rispetto degli INDC, senza ulteriori impegni successivamente, porterebbe l’aumento delle temperature globali a circa 3,5oC. Secondo il Climate Action Traker se gli INDCs e altri impegni dichiarati dagli Stati fossero rispettati (cosa comunque non scontata),le temperature globali salirebbero comunque a circa 2,7oC.
Quando si parla di lotta ai cambiamenti climatici non si può non citare la gestione degli ecosistemi terrestri. Le foreste giocano un ruolo importante negli impegni di riduzione della maggior parte dei paesi. Questo ruolo è duplice: da un lato c’è l’assorbimento di CO2 che può aumentare attraverso l’espansione dell’area forestale e la gestione delle foreste esistenti; dall’altro ci sono le emissioni da deforestazione (attualmente pari al circa il 10% delle emissioni globali), la cui riduzione rappresenta per molti paesi in via di sviluppo la principale opportunità di mitigazione, in quanto possono conteggiare la CO2 assorbita dalla crescita forestale come una riduzione delle emissioni.
(Notiziario A.K. 43/2015)
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