domenica 29 aprile 2018

UE. I censori in rete...

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Nell'epoca attuale dominata dalla menzogna istituzionale, la ricerca della verità diventa pericolosa e perseguibile e all'élite dei detentori del potere non rimane che ricorrere alla censura, ovviamente giustificandola con apparentemente nobili motivi, mentre l'obiettivo primario rimane l'omologazione delle minoranze dissidenti e dotate di autonomia intellettuale al pensiero unico mainstream. La falsa democrazia europea sta rivelando la sua vera natura autoritaria e oligarchica parassitaria. Attendiamo con impazienza l'adozione del "confino" come misura cautelativa e dei "gulag" come misura punitiva per tutti coloro che non si adegueranno alla "democrazia europea".

Claudio Martinotti Doria


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Ci siamo: la UE crea una rete di censori. La libertà d’opinione è in pericolo!

E’ da un anno e mezzo che l’Unione europea e gli Stati Uniti preparano il terreno. E ora ci siamo: tra non molto avremo una rete di fact-checkers, naturalmente indipendenti, naturalmente rispettosi di un rigoroso codice etico e naturalmente dediti alla causa suprema: la lotta alle fake news ovvero del mostro che agita i sonni dell’establishment.

Tutto questo, in realtà, come ripeto da tempo, ha un solo scopo: legittimare l’introduzione della censura, limitare l’impatto e la diffusione di idee non mainstream, naturalmente negando che di censura si tratti. Ma così sarà: non c’è vera democrazia quando qualcuno si arroga il diritto di decide cos’è vero e cos’è falso,  e rendendo inviolabile e  sacra, quella che in realtà una pericolosissima forma di strabismo, perché si addita solo una parte del problema, le fake news veicolate dai social media, e si ignora il vero scandalo, che è rappresentato dalla manipolazione delle notizie creata all’interno dei governi, il cui impatto è infinitamente superiore. Qualunque frottola sulla Siria, sull’Ucraina, sulla Grecia resta rigorosamente impunita, purché abbia origine dentro a un’istituzione, proprio quelle istituzioni che ora pretendono, per il nostro bene, di limitare i confini della libertà di espressione.

L’Unione europea ieri ha compiuto un altro fatale passo, annunciando misure, “propedeutiche”, in attesa di ulteriori “messe a punto”, già annunciate per dicembre. L’impostazione è soft, per non allarmare le masse e infatti pochi media ne hanno parlato; l’esito, però, è scontato. Non può essere altrimenti quando si annuncia, come ha fatto il commissario Ue alla Sicurezza Julian King che

La manipolazione della pubblica opinione attraverso le fake news è una minaccia reale alla stabilità e alla coesione delle nostre società europee annunciando la creazione prima dell’estate di una rete europea indipendente di fact-checkers e a settembre di una piattaforma europea sulla disinformazione per aiutarli nel loro lavoro. Inoltre Bruxelles lancerà un nuovo bando quest’anno per la produzione e la diffusione di informazione di qualità sull’Ue attraverso notizie fondate sui dati.

Già, ma quali verifiche? Quali dati? Quelli certificati da Macron o dal Dipartimento di Stato americano che hanno deciso di bombardare la Siria senza prove, solo sulla base di notizie riportate dai media e dai social media? Quelli diramati da Ong che pur presentandosi come non governative in realtà sono finanziate dai governi occidentali, diventando uno strumento dissimulato ma molto efficace nell’ambito delle moderne guerre asimmetriche?

King ha varato anche misure per i social media da Facebook e Twitter, proprio mentre Zuckerberg, al Parlamento europeo, annunciava la creazione di un piccolo esercito di ventimila guardiani per garantire la correttezza delle “elezioni europee del 2019″ovvero per togliere linfa e visibilità a idee e movimenti sovranisti e critici nei confronti della Ue. Dunque per limitare dall’alto la libertà d’opinione, come accade solo nei regimi autoritari.

Purtroppo si conferma lo scenario che abbiamo delineato Alberto Bagnai, Vladimiro Giacché e il sottoscritto, durante l’affollatissima conferenza che si è svolta sabato scorso a Roma, organizzata da L’intellettuale dissidente e dall’associazione a/simmetrie. Una conferenza che ha suscitato l’entusiasmo de presenti e che potete seguire grazie a Byoblu di Claudio Messora, che l’ha filmata.

La battaglia che si profila per un’informazione davvero libera sarà dura, molto dura. E avremo bisogno, come non mai, del vostro sostegno.

Ecco il video, buona visione:

https://www.youtube.com/watch?v=SPakayBRjac 



Marcello Foa, giornalista indipendente per continuare la sua professione ha preferito trasferirsi nella Svizzera Italiana dove gestisce il più grande gruppo editoriale del paese.   http://blog.ilgiornale.it/foa/2018/04/27/ci-siamo-la-ue-crea-una-rete-di-censori-la-liberta-dopinione-e-in-pericolo/  

venerdì 27 aprile 2018

La NATO è finita, ma non lo sa...


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La NATO (Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord) conta ben 29 paesi del cosiddetto mondo occidentale, dal punto di vista quantitativo fa impressione e sulla carta dispone di una netta superiorità sulla Russia (nemico per antonomasia, che suscita una paura artatamente indotta dalla propaganda mediatica, da fake new, false flag e russofobia), ma nella realtà dei fatti, soprattutto tra gli esperti di argomenti militari, si sa benissimo essere un gigante coi piedi di argilla.

L'articolo sottostante, che verte sulle disperate e risibili condizioni in cui versa l'esercito sloveno, si potrebbe estendere per analogia a molti altri piccoli paesi dell'alleanza, ma anche le cosiddette grandi potenze non sono esenti, anzi, per loro la situazione è ancora più scabrosa e vergognosa, molti incidenti, guasti, disservizi, ecc., hanno riguardato molti reparti e mezzi militari sia dell'aviazione che della marina inglese, francese e tedesca, il cui indice di affidabilità lascia molto a desiderare. la maggioranza dei loro mezzi bellici sono obsoleti, in riparazione e privi di ricambi, non hanno neppure le risorse per la manutenzione. Come anche il recente illegittimo bombardamento in Siria ha dimostrato ampiamente. E questi vorrebbero sfidare la Russia, o sono dei pazzi e/o dementi o sono degli yesman al servizio dell'Impero USA, che userebbe gli europei come carne da macello e il continente come terra bruciata dove giocare a Risiko, facendo esclusivamente i propri interessi a scapito dei nostri.

Claudio Martinotti Doria


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La progressione temporale dei paesi aderenti alla NATO, che nonostante le promesse fatte alla Russia ai tempi di Gorbaciov si è spregiudicatamente avvicinata ai suoi confini fino ad accerchiarla. In grigio i pochi paesi europei che ancora si mantengono neutrali o addirittura sono ostili (come la Serbia, alleata della Russia) al carrozzone NATO, che avrebbe dovuto dissolversi alla fine della guerra fredda.



I dolori dell’Esercito sloveno

Le Forze Armate slovene sono nell’occhio del ciclone. Tutto è iniziato a febbraio quando alcune testate giornalistiche hanno chiesto al Ministero della Difesa una presa di posizione circa la CREVAL (Combat Readiness EVALuation) a cui è stata sottoposta la 72a Brigata di Maribor, reparto d’élite che nei prossimi mesi avrebbe dovuto prendere parte alle missioni estere a cui ha aderito Lubiana. Sebbene sino a quel momento non vi fosse stata alcuna informazione ufficiale era già trapelata la notizia secondo cui i valutatori NATO si erano messi letteralmente le mani nei capelli osservando le manovre dei soldati sloveni, bocciandoli di conseguenza senza appello.

Sorprendentemente, però, da parte del ministro Andreja Katic non è giunta alcuna risposta tecnica, ma una dura presa di posizione contro i vertici delle Forze Armate, rei di non averle dato alcuna informazione in merito. Questa dichiarazione ha ovviamente colto di sorpresa l’opinione pubblica e aumentato l’interesse per l’argomento, che è diventato in poco tempo una delle principali notizie per tutti i giornali locali.

Dal canto suo, per cercare di gettare acqua sul fuoco, l’Esercito ha organizzato in fretta e furia una conferenza stampa a cui è intervenuto il suo portavoce Simon Korez.

Questi, evidentemente imbarazzato, ha minimizzato il valore della bocciatura ricevuta dai suoi commilitoni (2 insufficienze su 3 campi di valutazione), specificando che già in passato altri membri dell’Alleanza Atlantica erano stati considerati inadatti al combattimento.

In aggiunta a ciò, egli ha anche evidenziato che la 72a Brigata è operativa solo da “pochi mesi” (maggio 2017) e pertanto non ha potuto beneficiare dei canonici 18 mesi di addestramento.

Questa spiegazione, se da un lato contribuisce a ridurre la responsabilità del reparto, dall’altro spinge però a riflettere sull’opportunità, da parte di Lubiana, di inviare in teatro operativo dei soldati che, per stessa ammissione dell’Esercito, non sono sufficientemente preparati.

Korez è intervenuto anche su un altro aspetto che ha destato particolare scalpore, ossia quello relativo alla presunta scarsa qualità delle attrezzature in dotazione.

Sempre in occasione della valutazione CREVAL, infatti, 6 soldati avrebbero riportato il congelamento dei piedi, un’ipotesi però smentita dal portavoce, che si è limitato ad ammettere che c’è stato bisogno dell’intervento dei sanitari. L’episodio, invece, è stato ribadito da diversi siti di informazione, che in alcuni casi hanno dedicato degli approfondimenti proprio al tema degli equipaggiamenti forniti ai membri delle FF.AA. 24ur.com (uno dei primi ad aver parlato della valutazione), ad esempio, ha pubblicato una lunga intervista ad un ex militare da poco ritornato alla vita civile.

Questi, oltre a lamentare il trattamento che ricevono molti veterani, ha affermato che lo stato delle forze armate è “disastroso”, sia a causa delle attrezzature fornite, che delle paghe date agli effettivi. Sulla stessa lunghezza d’onda si è mossa anche Siol.net, che è entrate in possesso di alcune foto che sarebbero state inviate da un “soldato che ha preferito rimanere anonimo”. In queste è possibile vedere come, al termine della CREVAL, le suole degli scarponi si fossero completamente scollate (pare che la fonte avesse dovuto attendere 5 anni per averli), mentre i guanti protettivi si fossero addirittura tagliati e strappati.

Oltre a ciò, il sito riferisce che durante l’addestramento i soldati sono stati costretti a dormire a turno negli unici due Valuk in cui funzionava il riscaldamento, un aspetto da non sottovalutare visto che le temperature esterne erano estremamente basse e il suolo coperto dalla neve. Infine, Siol.net ha anche riferito che, sempre la fonte anonima, ha accusato alcuni colleghi di essersi fermati a guardare le Olimpiadi invernali anziché partecipare alle attività e ribadito che è abitudine diffusa tra gli effettivi comprare privatamente l’attrezzatura e l’abbigliamento in modo tale da poter contare su prodotti di qualità sufficiente.

Più in generale, la vicenda ha contribuito a gettare finalmente luce sulle difficoltà delle Forze Armate slovene. Posto che, ad oggi, sembra improbabile che il Paese riesca a raggiungere l’obiettivo di adeguarsi agli standard NATO entro il 2022, vi sono delle oggettive problematiche a cui la politica non ha voluto o saputo dare risposta.

Mentre i vertici dello Stato continuano a promettere l’acquisto di nuovi mezzi e ad aumentare la spesa (+23mln di euro nel 2017), infatti, l’Esercito si trova nella surreale condizione di non avere abbastanza effettivi. Secondo il quotidiano Delo, ad esempio, servirebbero oltre 800 nuovi arruolamenti e 500 ulteriori riservisti, che ad oggi risultano impossibili da trovare in quanto le paghe e la prospettiva di carriera sono largamente sotto le attese.

A conferma di questo basti pensare che nel 2017 vi è stato il 50% di arruolamenti in meno rispetto al 2016 e il 60% in meno rispetto al 2015. Oltre a ciò, l’Esercito risulta profondamente sbilanciato nelle sue componenti interne, tanto che secondo i dati del già citato Delo

il 45% degli effettivi è composto da ufficiali e sottoufficiali (rispettivamente il 16% e il 29% del totale), mentre la truppa rappresenta solo il 40% della forza complessiva (contro il 63,9% in Italia).

Le problematiche sopra elencate sono state sollevate anche dal sindacato militare SVS che, in un durissimo comunicato, ha attaccato con decisione il mondo politico e smentito l’insinuazione secondo cui la 72a Brigata avrebbe volutamente sabotato la CREVAL come gesto di protesta.

Oltre a ciò, la SVS ha espresso incondizionato supporto all’ormai ex Capo di stato maggiore, il maggior generale Andrej Osterman, silurato a causa dell’insanabile contrasto con il ministro della Difesa, a caccia come non mai di un capro espiatorio da punire per la figuraccia rimediata.


Luca Susic - 
26 aprile 2018
http://www.analisidifesa.it/2018/04/i-dolori-dellesercito-sloveno/ 

giovedì 26 aprile 2018

Alfredo Tradardi, difensore dei palestinesi, è andato avanti...


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Il 25 aprile 2018, nello stesso giorno in cui si ricorda la Liberazione dal nazi-fascismo, si è spento Alfredo Tradardi fondatore dell'ISM- Italia (International-Solidarity-Movement), organizzazione impegnata nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina contro l'occupante israeliano e l'ideologia sionista che ne costituisce il supporto ideologico.

Il tenace e continuo lavoro di Alfredo è stato caratterizzato sempre da una estrema coerenza e rigore nell'impostazione della lotta. Alfredo ha sempre rifiutato di considerare la lotta di liberazione della Palestina un problema "umanitario" o ispirato ad un generico pacifismo. Nel corso degli ultimi 20 anni ha tradotto personalente, fatto tradurre e diffuso i libri di autori palestinesi, come Ghada Karmi e Ziyad Clot, e di israeliani antisionisti, come Ilan Pappe e Tanya Reinart. Insieme a Diana Carminati ha scritto un libro sul BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) come pratica non-violenta contro il Sionismo, e ha organizzato il boicottaggio della Fiera del Libro di Torino che nel 2009 aveva vergognosamente dedicato la manifestazione allo stato sionista. Ha organizzato un convegno di presentazione a Roma dell'illuminante libro di Pappe sulla "Pulizia etnica della Palestina" attuata dai Sionisti "manu militari" nel 1947-49 e nel 1967, e che continua tuttora.

Onore alla memoria di Alfredo. Il suo esempio è una lezione per tutti noi, 

Vincenzo Brandi

martedì 24 aprile 2018

"Stella stellina che non brilli più stamattina.." - . Epitaffio per un Movimento a caduta obbligata

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Ci ho creduto. Dio solo sa quanto ci ho creduto.
Mi sono iscritto a questo Movimento nel 2011, quando ancora nessuno lo conosceva.
Di Grillo ho apprezzato tutti i contenuti sparsi qua e là nei vari vaffa-day: a differenza di molti miei colleghi giornalisti, infatti, non mi sono mai soffermato sulle cosiddette “parolacce”.
Nel 2012, uno dei miei libri – I segreti del debito pubblico, un libro che parla di signoraggio e moneta-debito – è apparso perfino sul blog, e per ben due volte, inorgogliendomi non poco.

Poi, nel 2013, la magnifica campagna elettorale fatta da Grillo, lo Tsunami Tour, che ha fatto uscire milioni di italiani dalle loro case, dimentichi per una sera della solita propaganda televisiva.
Me lo ricordo bene quel giro d’Italia: Beppe tuonava contro l’Euro, l’Europa delle banche, il liberismo economico, la Nato guerrafondaia, la casta e i suoi privilegi.
La chiusura trionfale del Tour avveniva a Piazza San Giovanni a Roma, e mostrava un Grillo passionale, sicuro, un vero e proprio guerriero, mentre dietro di lui un gruppo di giovani (i futuri parlamentari) restavano muti e adoranti.
Il Movimento 5 stelle, nel 2013, entrava ufficialmente in Parlamento: per gli altri partiti – ovviamente – erano sbarcati “gli alieni”, quelli da evitare come la peste, perché – una volta tanto – rappresentavano per davvero la volontà popolare.
Dal 2013 al 2017, i grillini hanno fatto un’opposizione politica considerevole, propria di chi intende accreditarsi… per governare: la raccolta firme per il “fuori dall’Euro”, le manifestazioni contro la casta e i suoi privilegi, perfino scioperi a oltranza contro i vari provvedimenti a favore di banche e lobby finanziarie, il tutto bilanciato da tante proposte di legge a cui io ho stesso ho partecipato votando sulla piattaforma Rousseau.
Oggi, nel 2018, e con molto rammarico, devo ammettere che il Movimento 5 Stelle è cambiato.
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Profondamente cambiato.
Grillo non c’è più: ha creato un sito che porta il suo nome ed è perfino scollegato da quello del movimento, che invece si chiama “blog delle stelle”.
Anche Gianroberto Casaleggio non c’è più: purtroppo, lui è passato a un’altra dimensione.
Al posto dei due leader, c’è un ragazzo napoletano, Luigi Di Maio, che dal 2013 al 2018 è divenuto prima vice presidente della Camera e poi capo del movimento.
Di Maio ha iniziato la sua campagna elettorale ripartendo proprio dai temi cari ai fondatori, tuonando contro l’Euro (su YouTube si possono trovare dei suoi video dove afferma che il sud Italia morirà definitivamente con questa moneta) ma non solo, contro l’Europa delle banche, la casta, la Nato e via dicendo.
Il punto è che questo giovane ragazzo, con la sua pacatezza e tranquillità, è arrivato, pian piano, intervista dopo intervista, ad affermare il contrario di tutto, mentre la “base” era e resta tuttora sconcertata e incredula, pensando – magari – a una specie di “strategia”.
A questo punto mi chiedo: com’è possibile parlare di strategia?
Se un giorno affermassi che il mondo è rotondo, poi il giorno dopo che è quadrato e poi ancora quello successivo ritornassi a dichiarare che è rotondo, voi mi dareste fiducia?
Luigi Di Maio – questo è un fatto – ha iniziato ad ammorbidire le sue posizioni (fino a cambiarle) man mano che si “accreditava” nei vari consessi europei e internazionali: è volato a Londra ad assicurare gli investitori stranieri, a Washington, il covo della finanza internazionale, e ha perfino affermato, quando ha incontrato il Presidente francese Macron (uomo, anzi galoppino dei Rothschild) che “le loro politiche hanno molti punti in comune”.
“Ma che, davero?” Si dice a Roma.
Gli elettori 5 stelle, ancora adesso, si concentrano molto sul fattore onestà.
Ebbene, ancora una volta sono qui a chiedermi: è onesto cambiare idea in questo modo su tutto? E’ onesto concentrarsi solo sul taglio degli stipendi dei parlamentari, su un presidente della Camera che prende l’autobus anziché l’auto blu, o su un reddito di cittadinanza che – senza sovranità monetaria – sarà un’altra montagna che partorisce un topolino?

Luigi Di Maio

Gli elettori 5 stelle devono sapere che i tagli agli sprechi sono il gioco preferito dei banchieri: essi, infatti, a fronte di denaro che prestano agli stati dal nulla, riescono a distruggere tutti i servizi pubblici – i nostri beni comuni – tant’è vero che oggi si chiudono ospedali, scuole, asili, uffici amministrativi, perfino presidi militari.
Ebbene i 5 stelle, con le loro manovre di taglio e cucito, non faranno altro che continuare questo gioco al massacro: è onestà tutto questo?
Ecco perché, in questo momento storico, mi è davvero difficile comprendere il motivo dell’attuale impasse politica.
Non capisco perché i 5 stelle – a questo punto – non facciano un governo con chiunque sia disponibile: Berlusconi, così come il PD, è europeista ed eurista, insomma tutti i partiti – Lega compresa, visto con chi si è alleata – sono tutti sottomessi al potere finanziario.
Sono tutti a favore dello status-quo, è questa la verità ultima.
Del resto, se ci pensate bene, sono i banchieri che pagano gli stipendi ai nostri politici…
A questo punto, un governo Berlusconi-5 stelle sarebbe perfino meno orribile di uno fatto col Partito Democratico… ed Emma Bonino, donna per antonomasia sia di Georges Soros che dei Rothschild.

Ecco perché, caro Movimento 5 stelle, ti dico ufficialmente addio.
Lo faccio a malincuore, ma non posso fare diversamente, vista la tua “evoluzione”.
Sono fatto così: a me i furbastri non sono mai piaciuti.
L’onestà – quella vera – si misura sempre, a mio avviso e prima di ogni cosa, proprio con una bella dose di coerenza.
Gabriele Sannino
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lunedì 23 aprile 2018

M5S. Casta in movimento... e nacque la "Piramide Casaleggiana"


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Erano ferocemente contrari a Euro e Unione Europea, sui quali hanno costruito il loro capitale politico, e oggi ne sono i più strenui difensori. Ma non basta. Ci tengono a sottolineare di trovarsi perfettamente a loro agio nell'Alleanza Atlantica, meglio conosciuta come NATO, che è la più gigantesca macchina da guerra che esista sulla faccia della terra. Ma non basta ancora. Sono per un'ulteriore burocratizzazione dello Stato in tutte le sue articolazioni centrali e periferiche, che già così com'è sta letteralmente strangolando l'intero tessuto civile e produttivo che miracolosamente ancora resiste. 

E inoltre hanno in programma di abolire il denaro contante da ogni scambio e transazione economica, il che vuol dire un bel regalino alle banche (con relativi aggravio dei costi) e un controllo totale su ogni aspetto della vita dei cittadini-sudditi. 

Infine, per non farsi mancare nulla, vogliono aumentare i poteri in mano alla magistratura, il baraccone più elefantiaco, inefficiente e arbitrario della pubblica amministrazione. E, ciliegina sulla torta, propongono l'ulteriore aumento delle tasse e, perché no, una patrimoniale per tutti i cittadini "possidenti". 

È notoriamente così bassa ed equa l'imposizione fiscale in Italia (circa l'80%!), che i grillini vorrebbeo crescerla ancora di qualche punto... Però sono per l'abolizione dei vitalizi ai parlamentari, che ai loro occhi equivale a rimetter in sesto e risolvere finalmente ogni problema dell'Italia. Eccolo qua il MoVimento 5 stelle, l'ultima genialata politica sfornata nell'ex bel paese... delle meraviglie.

Paolo Sensini

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Integrazione di Vincenzo Zamboni: 

Il giovine dimaio è inabile alla conduzione di una trattativa politica, mancandogli tutte le qualità necessarie.
E' un automa preprogrammato, inespressivo esecutore di ordini altrui, incapace di elaborazione propria, privo di senso dialettico, di senso della relazione, di capacità di negoziazione, in breve estraneo all'arte di incontro con la diversità, elemento fondante nell'attività politica, che è appunto relazione ragionata tra le parti.
Il problema è che verosimilmente non si trova lì per caso, bensì è stato scelto appositamente per il ruolo kamikaze di impiegato burocrate incaricato di boicottare ogni e qualsivoglia proposta realistica.
Sorge allora spontanea la domanda: pro tempore o ad libitum ?
Nel primo caso il boicottaggio pro tempore potrebbe essere stata una scelta della Casaleggio per gestire il necessario periodo di transizione del movimento dall'irrealtà ideologica della chiesa totalitaria Grillology alla comune banale realtà politica che è, appunto, la negoziazione tra le parti. I fedeli fanatizzati scientologycamente per anni, istruiti a dividere mentalmente il mondo in due, spaccato tra i "puri e giusti" (loro) e i sottouomini depravati (tutti gli altri) hanno bisogno di tempo per metabolizzare la trasformazione da circolo chiuso autistico a gruppo umano in relazione col prossimo, evento al quale giungono impreparati.


Ma questa metamorfosi dall'isolamento alla relazione c'è o non c'è nei piani della faraonica piramide casaleggiana ?
E' possibile anche il caso che la trasformazione non sia in programma.
Perché l'azienzablog Grillology De Casaleggio prospera sul malcontento, che spinge i fedeli a riversarsi sul blogo, ove elaborare le proprie frustrazioni costruendo castelli in aria e attirando nel contempo lucrosa pubblicità.


Se vediamo le cose in questi termini ipotetici segue la considerazione: perché mai la lobby 5 stolti dovrebbe provare davvero a risolvere qualche problema, incluso quello non indifferente di giungere alla formazione di un governo, con tutti gli oneri (non solo onori!) che ne conseguono ?
Finché stai all'opposizione puoi dire tutto e il contrario di tutto, e intanto l'azienda prospera.
Se vai al governo sei costretto a scegliere ed affrontare le responsabilità delle tue scelte, errori inclusi.
Allora, perché non lasciare eternamente tutto in sospeso, senza mai giungere ad alcuna conclusione, in modo da proseguire il gioco dell'incolpare gli atri di qualunque problema, mantenendo l'insoddisfazione nella gente e perpetuando il circolo virtuoso (dal punto di vista aziendale) "problemi irrisolti---> insoddisfazione ----> frequentazione della macchina-blog ---> pubblicità ---> profitto aziendale" ?
Quale sarebbe l'esito di un simile boicottaggio sistematico ?
Sarebbe l'impossibilità di formare un governo democratico, fino al risultato di un governo tecnico imposto dalla troika.
Con reiterazione ulteriore del meccanismo "problemi ---> insoddisfazione ---> .... ---> profitto aziendale".
Casaleggio senior, genio del male, ha concepito ed avviato una impresa che se gestita in questo modo può continuare a guadagnare in eterno, o perlomeno fino a tardivo risveglio degli ipnotizzati fedeli che la sorreggono.
"GUadagna dall'irrisolto!" è il motto segreto di tale filosofia aziendale.
Il movimento 5 stalker è solo la riunione di un disordinato esercito in crisi adolescenziale, oppure una macchina ben progettata per lucrare sullo scontento popolare ?
Varrà a questo punto la prova sperimentale, in perfetto stile galileiano: ancora per un poco stiamo a vedere, quindi sapremo.
Se lo sguardo vacuo degli occhioni del dimma continuerà ancora a menare il can per l'aia vorrà dire che Casaleggio fu un autentico genio del male.


Vincenzo Zamboni

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venerdì 20 aprile 2018

Grazie al Fair Play di Putin la terza guerra mondiale può attendere...



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Tranquilli, non ho la sfera di cristallo. Quando dopo il lancio di missili contro la Siria del 14 aprile 2018 scrivevo che eravamo ad un passo dalla guerra non esercitavo alcuna virtù divinatoria, né utilizzavo notizie segretissime riservate a pochi eletti. Semplicemente – come in altre occasioni – analizzavo fatti noti a tutti, li collegavo tra loro e tentavo di dedurre le possibili conseguenze. Al di là del clima generale che ormai aleggia da qualche tempo, i fatti specifici erano due: primo, l’assassinio di una ex spia russa in Inghilterra, chiaramente “fabbricato” dai servizi inglesi (o loro alleati) per incolpare i russi; secondo, la nomina a ministro degli Esteri USA di Mike Pompeo, un “falco” che guarda al Medio Oriente con la stessa ottica del premier israeliano Benjamin Netanyau. Aggiungendo a ciò il mutato atteggiamento di Trump (preoccupato soltanto di non apparire amico di Putin per non prestare il fianco al russiagate), ne avevo dedotto che gli americani si preparassero a sferrare un attacco. Avevo ipotizzato contro l’Iran, mentre poi l’oggetto dell’aggressione è stato invece la Siria. Ma, siamo lì.

Inventata di sana pianta la “giustificazione” del bombardamento: l’uso da parte della Siria di armi chimiche. L’arsenale chimico siriano è stato distrutto (con la supervisione della NATO) nel 2014. Gli Stati Uniti, invece, hanno conservato qualcosina, che naturalmente non hanno mai utilizzato. A meno che – sospettano i soliti impiccioni – non si sia trovato il modo di far arrivare una piccola dotazione ai ribelli “moderati”, via CIA. In passato – come è emerso dalle inchieste internazionali – ad usare armi chimiche sono stati i “ribelli”, tentando di addossarne la responsabilità all’esercito governativo.

Complottismo? Forse. Sta di fatto che tutto il materiale fotografico e filmato proveniente dalla Siria (lo stesso usato anche dai nostri telegiornali) giunge da due organizzazioni “filantropiche” che operano in quel paese (ma soltanto nelle zone controllate dai ribelli) e che sono generosamente finanziate da USA e Inghilterra: l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (con sede a Londra) e i cosiddetti “elmetti bianchi”, che si definiscono Difesa Civile Siriana e che hanno ricevuto dagli Stati Uniti un finanziamento di 23 milioni di dollari.

Molte delle immagini che scorrono sui nostri televisori – comprese quelle che mostrano gli effetti di pretesi attacchi coi gas – sono state “prodotte” da quelle organizzazioni e sono degli autentici falsi. Su Youtube è possibile acquisire notizie di prima mano sugli “elmetti bianchi” (https://www.youtube.com/watch?v=79gAGGpVvuw). Ed è anche possibile vedere i “registi” al lavoro per truccare scene e riprese (https://www.youtube.com/watch?v=nCFvmtmBQG).

D’altro canto, che le armi chimiche siriane non esistano lo sanno anche i cani. Se qualcuno aveva dei dubbi – e negli ambienti diplomatici e dei servizi non ne aveva nessuno – sarebbe bastato attendere una settimana, per consentire agli inviati dell’organismo ONU per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) di effettuare la loro ispezione e di certificare che l’accusa era stata fabbricata ad arte. Ma Trump non ha voluto attendere qualche giorno, e questo proprio per evitare di dover prendere atto del risultato dell’ispezione.

Ma, al di là del retroscena siriano, cosa è realmente accaduto e, soprattutto, cosa potrà accadere nel prossimo futuro? È accaduto che gli americani hanno fatto il minimo sindacale, ma si sono ben guardati dallo spingere la provocazione fino al punto di suscitare una reazione militare di Mosca. Hanno comunicato quali sarebbero stati gli obiettivi dell’attacco ai russi, in modo che questi potessero a loro volta avvisare i siriani, onde evacuare i siti e sgombrare i materiali. Dopo di che hanno scaricato su tre obiettivi 112 missili che avrebbero dovuto essere “intelligenti”, ma che si sono dimostrati così stupidi da farsi abbattere quasi tutti dalla contraerea siriana: solo 3 hanno raggiunto il bersaglio, causando un paio di feriti e limitati danni materiali. Costo della pagliacciata per il contribuente americano: 240 milioni di dollari, più o meno 500 miliardi delle nostre vecchie lire. Niente male per gettare nella pattumiera cento e rotti missili nuovi di zecca.

Trump ha salvato la faccia, si fa per dire. La May ha ribadito per l’Inghilterra il ruolo di cameriera degli Stati Uniti. Il giovanotto di Parigi ha confermato per la Francia quello di sguattera. Il volenteroso Gentiloni ha fatto il massimo che poteva fare, offrendo ai padroni il supporto logistico dell’Italia; senza un voto del parlamento, naturalmente.

Putin ha reagito con molto fair play, annunziando ritorsioni in campo economico. Ma evitando – almeno per il momento – una risposta militare.
Abbiamo tirato tutti un sospiro di sollievo. Ma, attenzione, il pericolo non è finito: c’è chi continua a lavorare per scatenare una terza guerra mondiale.


Michele Rallo - ralmiche@gmail.com

giovedì 19 aprile 2018

"Rispetto" - Manifesto politico aldilà dei partiti


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Questo messaggio è destinato a tutti coloro che non si sentono rappresentati da alcun partito. Trattandosi di una buona parte degli italiani, auspichiamo che siano loro a determinare la politica del paese. "RISPETTO" nasce perché a governare l’Italia sia una classe dirigente elevata che, priva interessi personali, si senta onorata di rappresentare il paese con dignità e obiettività. Non criticheremo nessuno. Chi non sente l’esigenza di un nuovo corso politico continui a votare per i partiti che ci sono.

RISPETTO, MANIFESTO POLITICO
PER FARE DELL’ITALIA UN GRANDE PAESE
Nel terzo millennio l’Italia è ancora di destra e di sinistra, come 73 anni fa quando uscivamo da una guerra civile e ci guardavamo in cagnesco. Allora qualche rancore era comprensibile, ma non più adesso. Con un simile ritardo politico e culturale è normale che non ci sia progresso sociale, l’economia ristagni e la corruzione dilaghi assieme a disperazione e sconforto.
I fantasmi del passato – destra e sinistra – ci hanno messo gli uni contro gli altri per sfruttare le nostre passioni. Inoltre, c’è bisogno di una forte immissione di cultura. Infatti, perché non capissimo, ci hanno tenuto finora nella più profonda ignoranza. Pur godendo di una pace fortunatamente stabile e duratura, è come se fossimo sempre in guerra tra noi. Se continuiamo a litigare non può cominciare alcuna ricostruzione né ripresa economica. È necessaria una rapida evoluzione, se no, non ci sarà futuro. È ora di proclamare una pacificazione nazionale. Dobbiamo superare i vecchi schemi per moralizzare il paese, farlo crescere culturalmente e frenare corruzione e degrado, utilizzando gli italiani migliori, che non fanno politica e che, anzi, da giovani, debbono emigrare per realizzarsi.
La destra esiste per proteggere gli interessi del capitale, la sinistra quelli del lavoro. Sono vecchi concetti da seppellire assieme alla lotta di classe che ne deriva. Il capitale è importante quanto la mano d’opera e vanno rispettati e tutelati entrambi. Gli imprenditori sono utili quanto i lavoratori, i commercianti quanto i professionisti, i proprietari di appartamenti quanto gli inquilini, gli istituti di credito quanto quelli di previdenza. Se onesti e laboriosi, sono tutti complementari tra loro, perché ognuno ha bisogno dell’altro. Sia il marxismo sia le teorie opposte adesso sono anacronistici. Releghiamoli nella Storia per concepire un format più adeguato alle esigenze della società odierna.
Ecco perché nasce RISPETTO, movimento di pensiero costituito da persone di buonsenso, che credono nella solidarietà come supporto indispensabile per l’evoluzione del Paese.
Purtroppo anche quando non c’è crisi e tutti vivono nel benessere, certe categorie sociali fanno più fatica di altre, quindi è giusto e umano sostenerle. Pensiamo a protestati, usurati, falliti, ex carcerati, disabili, sempre ingiustamente discriminati dalla società e persino da certe istituzioni, talvolta per tutta la vita. Sono in difficoltà anche disoccupati, cassintegrati e chi percepisce una misera pensione di vecchiaia. Dobbiamo aiutare pure chi sta lottando per tenere in vita la propria azienda e far tornare i cervelli in fuga, le nostre eccellenze che arricchiscono i paesi in cui emigrano.
Ognuno deve potere acquistare un appartamento dove vivere, come un tempo era consentito ai nostri genitori. Dissuadiamo gli imprenditori dal produrre all’estero o dall’impiantare altrove la sede legale perché in patria le tasse sono troppo onerose. Questa non è la giusta strategia per aiutare l’Italia a ripartire. È come se, scoppiando a casa un incendio, anziché cercare di spegnerlo, ci trasferissimo in albergo. Forse sarà necessaria una riforma culturale del capitale, perché venga inteso come strumento di produzione e ricchezza sociale, non solo di profitto individuale.
È la mancanza di comprensione reciproca la causa di molti guai. C’è chi è più intelligente, ricco, aristocratico, bello, sano, intraprendente e nessuno deve privarlo di quelle doti. Perché, non avendo la natura creato l’umanità tutta uguale, è giusto che anche la società ne riproduca le differenze. Ma chi non possiede alcun talento va protetto e aiutato ugualmente  
RISPETTO è per uno Stato autorevole che tuteli la libertà di tutti. Se no, la democrazia non esiste per nessuno. Vogliamo abolire i privilegi e premiare i meriti per creare una vera scala dei valori e, quindi, una nuova prospettiva politica. Basta con le discriminazioni. Non ci debbono più essere eterosessuali contro gay, giovani contro anziani, uomini contro donne, cittadini contro immigrati, poveri contro ricchi. Tutti hanno il diritto di essere come sono.
Uniti e solidali combatteremo l’arroganza, le prevaricazioni, la violenza, la corruzione, i soprusi, la prepotenza, gli stereotipi, l’emarginazione, le ingiustizie sociali e soprattutto la menzogna. Siamo contro gli sprechi purché il risparmio non sia a discapito delle garanzie istituzionali, non si taglino i servizi e, quindi, non aumentino i disagi per i cittadini. Siamo per una riduzione delle tasse, ma anche contro l’evasione fiscale che è un crimine contro la società. Vogliamo aiutare gli italiani a non evaderle e godere interamente dei fondi europei che ci spettano.
Siamo contro imposte patrimoniali, ma auspichiamo che chi ne ha le possibilità aiuti i meno fortunati. Rinuncerà forse a un po’ di denaro, ma renderà migliore il futuro dei propri figli. Senza interferire nel lavoro abituale delle forze dell’ordine, la lotta alla criminalità consisterà soprattutto nel cercare di evitare che – grazie a una scuola più efficiente e attenta – la seconda generazione emuli il clan familiare.
Credendoci impotenti, siamo rassegnati a subire qualsiasi disastro economico e sociale. Invece, la democrazia è regolata dal voto dell’elettore, un’arma di cui finora abbiamo sottovalutato il valore. Ma dobbiamo utilizzarlo bene, votando per chi ci rassomiglia, che è come votare per se stessi. Se non fossimo uno contro l’altro – perché di destra o di sinistra – potremmo decidere assieme e più serenamente chi delegare a rappresentare le nostre famiglie e il loro avvenire, scegliendo chi considera la politica una missione senza alcun interesse personale. L’Italia è un grande Paese dalle enormi risorse che vengono bloccate da una politica antiquata e dall’assenza dello Stato.
Un tempo anche chi non aveva studiato dava col proprio pensiero un contributo di saggezza alla società, perché pensare è un istinto dell’uomo. Non è necessario essere colti né particolarmente intelligenti. Adesso, però, rabbia e difficoltà economiche limitano la nostra capacità di capire e decidere. Per non farci derubare del voto e, quindi, della vita, basta riflettere con amore e serenità. Dobbiamo tifare soprattutto per il futuro della nostra famiglia e, magari, anche per la squadra del cuore, ma non per un partito. Che senso ha farne la difesa esasperata essendo evidente che falliscono la loro missione dato che quel ciclo storico è ormai concluso?
RISPETTO è la nuova formula politica del terzo millennio, che non servirà solo all’Italia. La esporteremo in Europa, per rinnovare anche quell’istituzione e tornare a essere il Paese leader che eravamo. Faremo in modo che questa grande società di pace e benessere – purtroppo non sapendo gestirla, la sottovalutiamo – venga periodicamente aggiornata e soprattutto divulgata. Nessuno ne ha mai modificato le regole da quando fu creata, né si è cercato di diffonderne l’utilità. Solo quando la conosceremo bene e prenderemo coscienza degli enormi vantaggi che procura, ne saremo orgogliosi e, pur mantenendo ognuno la propria identità nazionale, ci sentiremo tutti cittadini di uno stesso paese.
Le conquiste si ottengono con la solidarietà e il rispetto reciproco, non con l’aggressività, le bugie, l’avidità, l’egoismo, la volgarità, il raggiro e la prevaricazione dei deboli. Né, meno ancora con la soppressione dell’euro, per la nostra incapacità di farlo fruttare. La moneta non ha colpe, essendo soltanto uno strumento della politica. Il ritorno alla lira non cambierebbe nulla. Anzi, sarebbe la fine del benessere – perché impoveriti dall’inflazione – e anche della pace che finora l’Europa ci ha garantito.
È inutile cercare il lavoro – diritto sacro di cui tutti dovrebbero godere – dove il mercato è saturo. Ormai è tutto informatizzato, quindi, la mano d’opera non è più richiesta come un tempo. Ma nessuno lo dice, perché sono tutti incapaci di individuare le giuste soluzioni. Basterà, invece, potenziare le nostre risorse, che sono vastissime ma finora trascurate, per procurare finalmente un’occupazione a tutti.
Nessuno, in grado di lavorare, dovrà più essere disoccupato. Ci sono tante attività non sfruttate adeguatamente che possono risolvere il problema del lavoro. Le più evidenti sono il turismo, la pesca, l’artigianato, la produzione alimentare, l’agricoltura, gli ottomila chilometri di coste suggestive, il made in Italy e soprattutto la nostra inventiva. Ma anche le città d’arte grazie alle quali il nostro Paese esercita un fascino irresistibile su chiunque nel mondo.
Altro che pozzi di petrolio! Quelli prima o poi si prosciugheranno mentre il nostro patrimonio artistico e la genialità del popolo sono inesauribili. Per esempio, nessuno finora ha pensato di istituire un Ministero per il Mediterraneo, che sarebbe una miniera. È vero che facciamo parte dell’Europa, ma potremmo anche sfruttare le relazioni con i paesi che si affacciano sul Mare Nostrum, dei quali siamo confinanti e che stoltamente trascuriamo.
Ci vuole RISPETTO per chiunque. Riscopriremo la ricchezza che è sotto gli occhi di tutti ma che, accecato dall’ambizione, nessuno vede, riducendo, così, l’Italia a paese povero e infelice. Finora hanno prevalso – diciamo la verità – i più furbi e i malvagi. Facciamo in modo che, finalmente, d’ora in poi emergano i migliori, cioè non chi ci sa fare ma chi lo merita.
Vogliamo soprattutto restituire ai giovani l’ascensore sociale, cioè la possibilità di avere più successo dei genitori, com’è giusto che sia. Se oggi i ragazzi non hanno entusiasmo né impegno sociale è perché non vedono futuro davanti a sé. Se non crescono i nostri figli, non può crescere neppure l’Italia.

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Ti invitiamo a darci un cenno della tua disponibilità. Se hai dei dubbi, chiamaci: li chiariremo assieme. Se condividi l’iniziativa, parlarne continuamente, ovunque ti trovi, con le persone che incontri per caso, con chi si rende conto che con l’odierno andazzo non avremo un futuro. Parlane in fabbrica o in ufficio, con i compagni di lavoro o di studio, a casa con i tuoi familiari, perché anche loro ne parlino con gli amici. Pensa continuamente a RISPETTO quando sei in città o in vacanza, in autobus o in metropolitana, in palestra o al bar. Salvare l’Italia dipende da ognuno di noi, soprattutto da te.
Il più forte mezzo di comunicazione è la tua voce, che deve contattare e contagiare le persone oneste che vogliono fare dell’Italia il paese laborioso e ricco che i cittadini meritano e che non sia più deriso né compianto all’estero.
Il tuo sostegno è indispensabile e urgente. Aiutaci a diffondere al più presto il messaggio di RISPETTO, chiedendo ai tuoi destinatari di fare altrettanto, in modo da creare una catena di solidarietà che cambierà l’Italia. Sentirai obiettare da molte persone che si tratta di iniziativa molto bella ma ambiziosa e, quindi, di non facile realizzazione. Noi stessi ne siamo coscienti. Ma, per fortuna, i cittadini di buonsenso, sono tanti. È proprio sul loro sostegno che contiamo per fare risorgere il paese.
Grazie per ciò che farai in favore degli italiani dimenticati e per te stesso.

Roberto Tumbarello -  roberto@tumbarello.eu



martedì 17 aprile 2018

Masaniel-dimaio: "Divide et impera" (o perlomeno provaci)


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L'insistenza ossessiva con cui il giovinetto "capo politico" (in verità prestanome in carriera) del movimento 5 stolti pretende di dividere Lega e Forza Italia è completamente inutile e sterile, senza alcuna speranza.

Per almeno tre buoni motivi.


Il primo è ovvio: in casa propria ognuno fa quel che vuole.
Il secondo è che la lista del Centrodestra ha vinto le elezioni, con ben 5 punti di distacco sul secondo classificato 5 stolti, e non ha quindi alcun buon motivo per separarsi in frammenti, perdendo il primato del proprio gruppo.
Il terzo è che la Lega non può divorziare: il suo simbolo è proprietà di Berlusconi.


Qualcuno ricorderà ancora che nel 2000 Bossi, per sanare una situazione finanziaria disastrosa, vendette il simbolo del partito al nano pelato di Arcore, sicché la Lega può usarlo solo col consenso del capo di Forza Italia, che ha il potere legale di concederglielo o negarglielo.


Salvini ha quindi ereditato un ricatto di cui potrebbe liberarsi solo sciogliendo la Lega e rifondandola con altro nome ed altro simbolo, una operazione politicamente troppo rischiosa per essere affrontata.


Siccome è impossibile che nel grande gruppo fondato dal vecchio comico pregiudicato (per tre omicidi) genovese nessuno sappia queste cose (che accaddero 18 anni fa davanti agli occhi di tutti, con titoli in prima pagina dei giornali), si può dedurre solamente che l'ex bibbittaro  della Casaleggio & associati sia incaricato semplicemente di far perdere tempo a tutti, cercando di rendere impossibile la formazione di ogni e qualsivoglia governo (il che è consequenziale alla linea politica apparentemente demenziale dei 5 stalker) e senza concludere nulla di nulla.


Il gruppo parvenu della politica italiana non ha alcun interesse a risolvere alcun problema: infatti si tratta della lobby di una azienda fondata da un ex imprenditore della Olivetti, ora defunto, che guadagna sul malcontento, avendone fatto l'unico asse portante del consenso fanatico che va a pescare proprio nel rifiuto globale di ogni alterità come sporca causa di ogni male nel mondo.
Più gli italiani sono insoddisfatti e incazzati più il partitoblog risucchia consensi e soldi.


Ma il partitotv del costruttore milanese è più antico, ed ha già sviluppato da molti anni le sue strategie difensive, di fronte alle quali i nuovi arrivati sono ancora principianti.


Pertanto, i neofiti del parlamento continueranno a non raccogliere alcun risultato, scaricando sull'universo mondo esterno ogni colpa, strategia puerile alla quale tuttavia i fedeli della setta abboccano, sicché per un certo tempo il consenso del popollo (popolo pollo) sarà mantenuto, e l'aziendablog continuerà a prosperare.
Fino a quando gli adepti della chiesa totalitaria scientologista "Grillology" continueranno a rimanere vittime di questa sublime strategia ipnotica non è dato di sapere.


Ma certamente la faccenda non avrà vita eterna.
Potrebbe, dati i demenziali presupposti, replicarsi un decorso analogo a quello del pd, che in soli 4 anni è riuscito a perdere per strada più della metà dei consensi raccolti al tempi dei grandi entusiasmi.


Vincenzo Zamboni

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