giovedì 31 dicembre 2015

2015 - Riepilogo di fine danno di Adriano Colafrancesco

Voilà un serio bilancio su quello che è andato e non è andato bene nel 2015


Il 2015 si è aperto con gli attentati di Parigi a Charlie Hebdo, nel mese di gennaio, e si è concluso con gli attentati di Parigi del Bataclàn, nel mese di novembre. In realtà questi due episodi, estremamente gravi di per sé, fanno solo da contenitore a tutto ciò che si è svolto al loro interno, e cioè l'escalation della guerra in Siria, che è diventata, nell'arco di pochi mesi, un conflitto di livello internazionale.

Naturalmente è impossibile separare le due cose - gli attentati di Parigi e la guerra in Siria - visto che hanno un vistoso denominatore in comune, e cioè l'ISIS.
Per dipanare la matassa quindi, e per dare un senso compiuto all'anno appena trascorso, bisogna cercare di comprendere la nascita dell'ISIS, che risale ufficialmente all'estate del 2014.

L'ISIS, come ormai sappiamo, è stata una creazione indiretta dell'occidente (USA e Gran Bretagna in prima linea, con Israele comprimario nascosto), messa in piedi tramite l'alleato n.° 1 degli USA in medio oriente, e cioè l'Arabia Saudita, con il supporto della Turchia e di alcuni stati minori, come il Qatar.
Il vero bersaglio di questa alleanza sunnita non è la Siria, ma l'Iran sciita, l'altra grande potenza mediorientale che si contrappone ai sauditi. La Siria (alleata storica dell'Iran) avrebbe dovuto essere soltanto una "stepping stone", un gradino di passaggio, verso il bersaglio più importante.

Il piano iniziale degli americani prevedeva infatti un rapido rovesciamento di Assad, portato a termine tramite la solita masnada di "ribelli" finanziati e organizzati dalla stessa C.I.A.

Per metterli in piedi e per poterli supportare apertamente, la propaganda occidentale si è addirittura inventata un ossimoro degno di entrare in un'enciclopedia: i "ribelli moderati". Uccidono sì, ma con dolcezza. Odiano, ma con compassione. Distruggono, ma solo per necessità. (In realtà, sono talmente "moderati" che i loro capi amano letteralmente mangiarsi il cuore del nemico appena ucciso).

Ma qualcosa è andato storto, nel progetto di rovesciamento orchestrato da Washington già dal 2012. Assad si è rivelato un osso molto più duro del previsto, e a quel punto è stato necessario creare una terza forza - l'ISIS appunto - che stravolgesse le regole del gioco, e portasse a compimento il lavoro sporco che i "ribelli moderati" non riuscivano a fare.

Ma proprio quando l'ISIS stava per riuscire finalmente a togliere di mezzo Assad, è entrato in scena Vladimir Putin, che ha letteralmente ribaltato il tavolo del gioco. Ora l'ISIS sono i cattivi, e sono quindi automaticamente cattivi anche tutti coloro che fino a ieri fingevano soltanto di combatterli: in altre parole, con una mossa tanto semplice quanto geniale, il grande giocatore di scacchi ha messo a nudo di fronte al mondo l'inganno perpetrato dalle potenze occidentali tramite l'artificiale "califfato" di Al-Baghdadi.

Non solo Putin ha fatto questo, ma si è spinto addirittura oltre. Sulla scia dell'abbattimento del jet russo da parte dei turchi, ha anche svelato al mondo, con immagini inconfutabili, il lurido doppio gioco che Erdogan stava portando avanti lungo i confini del proprio paese: mentre da una parte fingeva di appoggiare i curdi che combattono l'ISIS, dall'altra finanziava la stessa ISIS comprando da loro migliaia di tonnellate di petrolio ogni giorno.

Che cosa c'entrano in tutto questo gli attentati di Parigi? C'entrano, per una serie di motivi diversi. Il primo motivo è che gli attentati di Parigi (leggi: gli attentati nel cuore dell'Europa) hanno rafforzato presso di noi l'idea che l'ISIS sia un'organizzazione di feroci criminali, e che vada quindi combattuta con qualunque mezzo possibile. Questo significa mandare aerei a bombardare il territorio siriano, là "dove si trova l'ISIS". (Naturalmente, una volta che quegli aerei varcano il confine, nessuno sa davvero chi e che cosa vadano a bombardare). Come sappiamo inoltre, il "terrorismo islamico" è diventato ormai da tempo la chiave che permette di scardinare, passo dopo passo, le nostre libertà e i nostri diritti civili. E nulla avrebbe potuto servire meglio a questo scopo che non appunto gli attentati di Parigi, "perpetrati dai terroristi dell'ISIS".

E qui si apre un discorso ancora più generale, che ci riporta all'11 settembre 2001. Oggi infatti, dopo 15 anni da quella fatidica data, l'Europa sta finalmente pagando il conto per tutte le bugie che ha accettato di farsi raccontare sugli attentati delle Torri Gemelle. Noi che combattiamo per la verità sull'11 settembre andiamo ripetendo da tempo che è necessario che questa verità venga a galla, affinché fatti del genere non possano più ripetersi in futuro. E invece, grazie al complice silenzio e alla connivenza dei giornalisti di tutta Europa, oggi ci ritroviamo a dover affrontare le conseguenze di un "terrorismo islamico" che è arrivato ormai alle porte di casa nostra.

Lo dico ancora, per essere più chiaro: se la bugia dell'11 settembre fosse stata svelata per tempo, con un semplice lavoro di giornalismo elementare, oggi il "terrorismo islamico" non esisterebbe più, perché nessuno ci avrebbe più creduto. Invece, siamo qui che ci tocca farci perquisire dalla testa ai piedi anche solo per andare ad ascoltare il Papa in piazza San Pietro.

Con grande gaudio, ovviamente, di tutti i ministri degli interni, di tutti i ministri di giustizia e di tutti i prefetti di polizia di mezza Europa.

Lo stato di polizia che già esiste da molti anni in America - travestito da democrazia "for the people and by the people" - ora sta arrivando anche da noi. E questo grazie alla vigliaccheria collettiva di tutti i giornalisti europei, che non è altro che la somma totale della vigliaccheria di ciascuno di loro.

Nessuno di codesti giornalisti, oggi, può fingere di non sapere come siano andate veramente le cose l'11 settembre 2001, e quindi nessuno di loro può sentirsi escluso da questa chiamata in correo per la situazione in cui ci troviamo oggi.

L'altro grande evento che ha fortemente caratterizzato nel 2015 è stato il fallimento di Tsipras e del suo tentativo di liberare la Grecia dalle tenaglie della finanza internazionale. Abbiamo già discusso nel dettaglio quello che è avvenuto in Grecia nella primavera-estate di quest'anno: che si consideri Tsipras un "traditore" vendutosi al nemico, oppure semplicemente uno che è stato costretto a fare le scelte che ha fatto, il risultato non cambia: la piccola nazione ellenica ha dovuto inginocchiarsi all'altare dei banchieri internazionali, e questo è servito da monito per qualunque altra nazione europea che in futuro possa venire anche soltanto sfiorata dall'idea di uscire dalla moneta unica.

Ormai la finanza globale è la vera padrona del mondo, e possiamo soltanto recriminare di aver dato carta bianca, con il nostro voto, a tutti quei politici che negli ultimi 20 anni ci hanno portato, silenziosamente ma coscientemente, in questa trappola mortale.
Un altro aspetto interessante dell'anno appena concluso sono i cosiddetti "scandali eterodiretti": mi riferisco al caso FIFA-Blatter, e al caso della Volkswagen. In ambedue le vicende infatti è fin troppo evidente la longa manudegli americani, che da una parte hanno cercato di colpire la Russia, chiedendo la revoca dell'assegnazione dei mondiali a loro favore, e dall'altra hanno cercato di colpire la Germania, che evidentemente non si era dimostrata abbastanza rigida nel voler imporre le sanzioni economiche alla Russia stessa.

Insomma, se vogliamo trarre una conclusione, abbiamo un 2015 nel quale gli americani stanno disperatamente cercando di restare alla guida del mondo, muovendo tutte le pedine di cui dispongono - anche le più sporche - sullo scacchiere internazionale. Ma per fortuna (nostra) hanno trovato un giocatore di scacchi altrettanto valido e preparato che gli ha impedito, almeno fino ad oggi, di continuare a fare i propri porci comodi.
Anche noi, a livello nazionale, stiamo vivendo la nostra bella odissea: con un leader di cartone, servo delle banche e degli industriali, che continua a venderci ottimismo da un tot. al chilo, rischiamo di andare verso una resa dei conti che sarà quantomeno drammatica. Ed è molto probabile che questa resa dei conti arrivi nei prossimi 12 mesi (anche perché la banca dell'Etruria non era certo l'unica banca a rischio di crac. E al prossimo episodio simile a questo, nessuno si sente più di garantire che il rapporto fra cittadini e le banche resterà immutato).

In tutti i sensi, quindi, possiamo prevedere che il 2016 sarà un anno di grandi risposte, sia a livello internazionale che a livello nazionale. Dopo di che ci si augura di vivere, se non in un "mondo migliore" (come dicono i buonisti da salotto), almeno in un mondo che sia leggermente più equilibrato, più sensato, ed anche, magari, più a misura d'uomo”. 

Buon 2016,  a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggerci, ovviamente
Adriano Colafrancesco



mercoledì 30 dicembre 2015

Altre verità sulle Banche... che voi non dovete sapere....



Il grande Orwell scrisse: "Colui che controlla il passato, controlla il presente e il futuro". Ecco perché abbiamo bisogno del "revisionismo storico". La storia è stata intenzionalmente falsificata e noi senza la vera Storia non prenderemo mai le decisioni giuste o corrette.

Dal collasso pilotato dello Stock Exchange del 1929, che causò centinaia di suicidi e migliaia di fallimenti, e dal quale sorse il Glass Stigall Act nel 1933, in cui si voleva separare le banche d'affari da quelle prettamente commerciali,cioè legate all'industria produttiva della ricchezza reale, nacquero poi diversi tentativi di creare cartemonete parallele a quelle ufficiali emesse dalle banche centrali; tutte private e non statali.  


Tutti tentativi destinati a fallire in poco tempo poiché sommersi da una doppia contabilità, impossibile a conciliare con le tasse che i vari Stati pretendevano in moneta ufficiale.

Tra il 2006 al 2008 questa "CRISI" ha forzato 20 milioni di famiglie americane ad abbandonare le loro case. La stampa non ci dice quanti si son suicidati (vedi Wikipedia: crisi immobiliare USA). 


Non ci dice quanti altri dal 2008 al 2015.  La stampa europea non ci dice niente, tutta controllata!

Alexander Del Mar (1836-1926), ingegnere minerario, ebreo non sionista, e ancor oggi reputato tra i più dettagliati ricercatori numismatici nel mondo, paragona il "meccanismo della finanza" ad una automobile che obbedisce e serve soltanto i comandi del guidatore, e non dei passeggeri.  


Nel suo libro "Money and Civilization" egli asserisce, con tanto di analisi metallurgiche, che non esiste editto di coniazione in tutto l'occidente dove i grani d'oro o d"argento contenuto nelle monete, non fossero contaminati da metalli comuni con l'intento di truffare lo scambio con le altre monete.  Lo stesso accadeva e accade ancora con monete di metallo comune che una volta contenevano nichel.
Gira voce che il biglietto da 5 euro sarà presto rimpiazzato da una moneta, che come quelle da 1 e 2 euro non verrà scambiata al di fuori della zona euro.

Dagli articoli che seguono,
del 20 e 26 dicembre 2015,  io vedo che l'Europa Unita non esiste e non esisterà mai ... è come se io volessi paragonare le mie tasche a quelle di Berlusconi e lui a quelle dei Rothschild ... è tutta una propaganda!

L' autonomia industriale italiana è sparita, persino la FIAT s'è trasferita in Olanda e molto probabilmente banca i suoi profitti in Lussenburgo dal grande Junker, lasciandoci sempre più a secco di contanti.


Chiunque verrà eletto in parlamento verrà pilotato, o con le buone o con le cattive; quindi: COSA FARESTE VOI  in primis ?


Il sinallagma di Auriti fa senso.


Antonio  Palma - 
antoniopalma12@gmail.com


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Berlino: guerra alle nostre banche (le loro, salvate da noi)

La Germania non vuole che l’Italia salvi le sue banche traballanti, anche se il nostro paese ha contribuito al salvataggio di Grecia, Irlanda, Islanda e Portogallo, mettendo al sicuro la finanza tedesca. E’ una dichiarazione di guerra, quella che ha raccolto Federico Fubini sul “Corriere della Sera”, da parte di Lars Feld, uno dei “cinque saggi” che consigliano il governo tedesco e probabilmente il più vicino al ministro delle finanze Wolfgang Schäuble. Feld pretende che l’Italia ricorra al bail­in, senza misericordia. Bail­in, spiega il “Foglio”, significa «azzerare o tagliare il valore delle azioni, di tutte le obbligazioni e dei saldi di conto corrente per la parte sopra i 100.000 euro, fino a ridurre del 12% le passività di qualunque banca che riceva un aiuto di Stato». È la nuova legislazione europea, voluta dalla Germania, che entra in vigore il 1° gennaio. Fubini domanda: «Lei prevede che in Italia ci sarà bail­in dei conti correnti, quindi contagio e poi una richiesta di aiuto al fondo salvataggi, con l’arrivo della Troika?». Feld risponde: «Prevedo un pieno bail­in. I tagli alle obbligazioni e ai conti correnti sopra i 100.000 euro dovranno aiutare a ristrutturare le banche, perché la Commissione Ue impedirà salvataggi da parte del governo o sussidi nascosti agli istituti. Non saranno permessi». Feld “non crede” che si arriverà a una richiesta di aiuto al fondo­salvataggi Esm. «Non prevedo un contagio. In ogni caso, staremo a vedere». Dice “staremo a vedere”, scrive Fubini, e poi Feld «si mette a ridere». Altra domanda: «Non crede dunque che colpire obbligazionisti e correntisti delle banche possa creare contagio finanziario e instabilità, anziché stabilizzare la situazione?» Risposta: «Il bail­in può sempre essere seguito da instabilità. C’è sempre rischio di contagio quando si interviene su una banca, ma sarebbero colpiti solo i Share 48 28/12/2015 Berlino: guerra alle nostre banche (le loro, salvate da noi) | LIBRE http://www.libreidee.org/2015/12/berlino­guerra­alle­nostre­banche­le­loro­salvate­da­noi/ 2/7 depositi sopra ai 100.000 euro, non quelli piccoli e medi. Dunque non sono rischi pesanti». La Germania, aggiunge Fubini, ha offerto circa 250 miliardi di aiuti di Stato alle proprie banche. Se il bail­in è un’idea così giusta, perché Berlino non l’ha mai applicato? «All’epoca non aveva senso colpire i risparmiatori, perché il contagio finanziario era già realtà», risponde Feld. «Se hai paura del contagio, ma non hai le prove che ci sarà, non c’è ragione di ricapitalizzare le banche con denaro pubblico. Il mio consiglio è: fatelo e vediamo cosa succede». Dunque in Germania si pensa e si dice che l’Italia andrà presto in pieno bail­in, e non c’è ragione che l’Europa consenta al governo Renzi di evitarlo perché non sarebbero colpiti i conti correnti sotto i 100.000 euro. I soldi aggredibili dal bail­in sarebbero 1.122 miliardi. Nel frattempo Margrethe Vestager, il commissario europeo alla concorrenza, ex vicepremier danese della sinistra liberale, che da un anno ha in mano il dossier sul futuro delle banche nella terza economia dell’area euro, non parla: «Non si ricorda una sola frase dedicata a spiegare la sua posizione sul sistema degli istituti di credito in Italia», scrive Fubini sul “Corriere”. «L’unica cosa che si ricorda è l’attitudine dei suoi funzionari a bloccare di fatto la riforma di cui l’Italia ha bisogno nel modo più pressante: una “bad bank”», cioè «un’azienda, spesso forte di garanzia da parte dello Stato, costituita per comprare crediti in default delle banche e liberare così il sistema dal rischio di altri dissesti simili a quelli di banche come Etruria e Marche, o delle casse di risparmio di Ferrara e Chieti». In Italia i prestiti ad alto rischio di almeno parziale insolvenza – le “sofferenze” – sfiorano i 200 miliardi di euro («qualcosa come circa sette leggi di Stabilità»). E il denaro accantonato dalle banche per farvi fronte è poco più di metà. Il sistema resta sottocapitalizzato e avrà bisogno di rafforzarsi, «ma senza una rapida ripulitura dei bilanci grazie a una “bad bank”, non solo non potranno tornare i prestiti e gli investimenti necessari alla ripresa: più pericolosa ancora è la prospettiva che alcune banche continuino a dissanguarsi sui crediti deteriorati, fino ad aver bisogno di nuovi salvataggi. E dal 2016, secondo l’ormai nota legge europea, qualunque intervento pubblico implica sforbiciate alle obbligazioni degli investitori e ai conti della clientela», aggiunge Fubini. Il commissario Vestager? Teme che l’Italia rischierebbe di concedere aiuti di Stato ai suoi istituti. «La garanzia sulle eventuali perdite della “bad bank” potrebbe infatti incoraggiare quest’azienda a comprare i crediti dalle banche a prezzi più alti di quelli di mercato. E l’unica affermazione ufficiale dei portavoce della Commissione Ue è che quelle cessioni devono invece avvenire ai prezzi che accetterebbe un investitore privato». Per il complesso degli istituti italiani, prosegue Fubini, questo significherebbe aprire un buco di capitale da circa 40 miliardi, visto che le stime sul valore delle “sofferenze” a bilancio (accettate 28/12/2015 Berlino: guerra alle nostre banche (le loro, salvate da noi) | LIBRE http://www.libreidee.org/2015/12/berlino­guerra­alle­nostre­banche­le­loro­salvate­da­noi/ 3/7 dalla Bce) sono molto superiori ai prezzi di mercato. «Con l’implicazione di colpire azioni, obbligazioni e conti correnti su tutto il sistema: potenzialmente, milioni di persone». Nel 2009, nel caso di aiuti di Stato, la Commissione Europea ammetteva prezzi distanti da quelli di mercato, ma questa regola è oggi ignorata dai funzionari di Vestager. «Più sorprendente ancora: vengono ignorate anche le norme sulle deroghe all’obbligo di colpire i risparmiatori», ribadite nel 2014 e nel 2013 (possibile derogare alla sforbiciata sul risparmio, se tale misura mettesse «in pericolo la stabilità finanziaria» o determinasse «risultati sproporzionati»). Perché adesso l’Ue va contromano? «La risposta – continua Fubini – è forse in un documento fatto circolare dal ministero delle finanze tedesco, che ci riporta alle dichiarazioni, apparentemente sfrontate, di Lars Feld». Il documento recita: «È di fondamentale importanza minimizzare i rischi a carico dei contribuenti. Occorre assicurare un credibile bail­in, invece di mettere in comune i rischi bancari». Dunque, conclude il giornalista del “Corriere”, Berlino teme di pagare per salvare le banche italiane e dà mandato alla Commissione di essere inflessibile. Renzi sta attaccando la Merkel da diversi giorni su tre punti: banche, migranti e politica energetica. Le tensioni sono venute allo scoperto all’ultimo vertice dei capi di Stato e di governo (Renzi alla Merkel: «Non potete raccontarci che state donando il sangue all’Europa, cara Angela»). Questione migranti: Merkel continua ad accusare l’Italia di barare sulla loro nazionalità per scaricarli poi sui paesi nordici. E dice che non ci stiamo sbrigando a preparare i centri d’accoglienza, detti “hotspot”, dove si deve procedere all’identificazione di ognuno prima dello smistamento. Renzi ha risposto: «I numeri della relocation sono inaccettabili». “Relocation”, cioè redistribuzione dei migranti che sbarcano da noi o in Grecia. Renzi: «Siamo al 50% degli hotspot e allo 0,2% della relocation». Il premier contesta anche i tre miliardi da dare alla Turchia, con contributi anche nostri, che servirebbero ad evitare l’arrivo di due milioni di siriani soprattutto in Germania. Poi c’è la questione energia: la Ue a trazione tedesca ha bloccato il gasdotto South Stream che avrebbe trasportato il metano russo attraverso i Balcani e l’Italia. Ma lascia che si faccia il gasdotto North Stream, che passerà invece per la Germania. «Un’evidente contraddizione: Berlino si attende che tutti gli stati Ue prolunghino le sanzioni economiche alla Russia senza fiatare, salvo procedere essa stessa al raddoppio del gasdotto». Ma è la questione delle banche europee, insiste il “Foglio”, la bomba atomica pronta ad esplodere in Italia qualora non si trovasse un accordo politico. Unione Bancaria: «I primi due passi sono stati fatti, e cioè abbiamo una sorveglianza bancaria unica e uguale per tutti, e un criterio condiviso per risolvere la crisi di un istituto: se si vuole salvare una banca in fallimento con del denaro pubblico, bisogna prima rasare in tutto o in parte il valore di azioni e obbligazioni secondarie e 28/12/2015 Berlino: guerra alle nostre banche (le loro, salvate da noi) | LIBRE http://www.libreidee.org/2015/12/berlino­guerra­alle­nostre­banche­le­loro­salvate­da­noi/ 4/7 depositi nella parte eccedente i centomila euro. Questo dal prossimo 1° gennaio». L’Italia, scrive Giorgio Dell’Arti sulla “Gazzetta dello Sport”, dice che il sì a queste regole venne dato in cambio della promessa che poi si sarebbe messo in piedi un terzo pilastro: una garanzia comune dell’area euro su tutti i conti correnti fino a 100.000 euro. La Merkel nega che questa promessa sia stata fatta. «E, sostenuta dalla Bundesbank e da Schäuble, non intende minimamente mettere a rischio il portafoglio dei suoi elettori per salvare banche del Sud (la posizione italiana è condivisa da Hollande)». In realtà, precisa Fubini, la garanzia su quei depositi c’è già: e a darla, come si sa, sono i singoli Stati. «Ma le file davanti agli sportelli in Grecia dell’estate scorsa dimostrano che risparmiatori e correntisti non credono alle garanzie sui loro conti offerte dai governi più indebitati, se questi sbandano. Serve una tutela europea, come promessa che non tornerà più un panico agli sportelli come quello visto ad Atene cinque mesi fa e per far capire a 300 milioni di cittadini che l’euro è utile, ed è qui per restare. Di qui la proposta di una garanzia comune dell’area euro, prevista nei piani dell’Unione Bancaria. Di qui però anche la frenata di Berlino». Schäuble e l’intera opinione pubblica in Germania non intendono rischiare di dover pagare per stabilizzare le banche di altri paesi, spiega il “Corriere”. Non, almeno, fino a quando le banche e il debito pubblico di tutta l’Europa del Sud – soprattutto in Italia – non sembreranno ai tedeschi davvero in sicurezza. E per adesso non è così. Visto dall’Italia, può apparire un amaro paradosso. «Il debito pubblico italiano – scrive Fubini – viaggia oggi su livelli di 59,8 miliardi di euro (il 3,7% del Pil) in più di quanto doveva a causa del contributo del governo di Roma ai salvataggi di Grecia, Irlanda, Islanda e Portogallo fra il 2010 e il 2012. Nel frattempo, proprio grazie a quegli interventi, le banche tedesche sono uscite miracolosamente illese da investimenti a rischio per un totale di 334 miliardi nei quattro paesi in crisi. Fin qui il contribuente italiano ha pagato per salvare gli istituti tedeschi. Non il contrario». Naturalmente, i tedeschi non ammettono la verità. E a Berlino e Francoforte «nessuno crede più che l’Italia cerchi di ridurre il suo enorme debito pubblico», scrive Fubini. «Le continue richieste di “flessibilità” a Bruxelles sul bilancio pubblico – inclusa l’ultima misura “anti­terrorismo”, il bonus da 500 euro per mandare i 18enni a teatro – hanno convinto tutti in Europa che il governo di Matteo Renzi non farà alcun tentativo di risanare il debito». Il vertice della scorsa settimana, chiosa Valerio Lo Prete sul “Foglio”, non ha minimamente spostato le posizioni di nessuno dei contendenti. Renzi ha commentato: «Non ho attaccato la Germania. Ho solo fatto delle domande. 28/12/2015 Berlino: guerra alle nostre banche (le loro, salvate da noi) | LIBRE http://www.libreidee.org/2015/12/berlino­guerra­alle­nostre­banche­le­loro­salvate­da­noi/ 5/7 Dobbiamo uscire da questa cultura della subalternità». Lo Prete: «Domandare è lecito, ma rispondere rimane pur sempre una cortesia che al momento è appannaggio della cancelliera tedesca. E ad oggi di risposte non se ne intravedono». 

Libre - Scritto il 26/12/15

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Banche, truffa e ipocrisia. 

E i morti della strage per la crisi? Tweet 7 Immaginiamo che in una città siano stati tolti i limiti di velocità per le automobili, che siano stati aboliti gli stop agli incroci e messi sul giallo tutto i semafori e che, in nome della velocità di scorrimento del traffico, si diano premi agli automobilisti che corrono di più. In un tale ambiente di pazzi suonerebbe un poco ipocrita il compianto per le vittime degli inevitabili catastrofici incidenti stradali. È ipocrita allo stesso modo il compianto ufficiale per il povero pensionato che si è suicidato, perché derubato dei propri risparmi investiti in obbligazioni subordinate cancellate dal decreto salvabanche. L’ipocrisia per questo suicidio è doppia. In primo luogo perché sembra ignorare le centinaia di piccoli imprenditori, lavoratori, debitori che si sono uccisi in questi anni di crisi e di politiche di austerità. In Italia abbiamo statistiche per tutto, ma pare manchi un dato sulla strage per crisi economica e non è un caso. Si vuole far passare il massacro di persone che non hanno retto al disastro economico e alla precarizzazione delle loro vite e di quelle dei loro cari come una serie di casi individuali. Invece la strage per suicidio economico è un evento collettivo, è il prodotto di una politica frutto di precise scelte e responsabilità, che ne dovrebbero sopportare tutto il peso criminale. In secondo luogo è ipocrita far credere che il povero pensionato sia stato travolto da una scheggia impazzita del sistema. No, è tutto il sistema che è impazzito come la città folle di cui abbiamo scritto all’inizio. Pochi giorni fa il ministro Poletti ha spiegato che sarebbe ora di farla finita con gli orari di lavoro e che sarebbe giusto retribuire i dipendenti a prestazione. Il suo ragionamento, applicato a chi lavora per un istituto di credito, vorrebbe dire che un impiegato per mangiare dovrebbe vendere più Share 39 28/12/2015 Banche, truffa e ipocrisia. E i morti della strage per la crisi? | LIBRE http://www.libreidee.org/2015/12/banche­truffa­e­ipocrisia­e­i­morti­della­strage­per­la­crisi/ 2/4 obbligazioni insicure che può. E in realtà il sistema sta proprio andando in quella direzione. In questi anni i dipendenti degli istituti di credito son stati sottoposti alla cura della competitività estrema. Molti son stati licenziati e sostituiti con giovani precari e sottopagati. Il Jobs Act ha oliato tutto il nuovo meccanismo. Nelle retribuzione si riduce sempre più la paga fissa, quella che con 16 mensilità faceva del bancario il dipendente più invidiato, mentre si estende quella a cottimo. Cioè prendi i soldi se la tua banca fa tanti contratti speculativi e tu contribuisci con la tua opera al suo successo. Consiglio di leggere cosa scrive un lavoratore bancario, anonimo perché a dire la verità si rischia il posto, sul sito di “clashcityworkers”. I dipendenti delle banche sono soldati della guerra per il profitto e guai a loro se perdono un affare, se un risparmiatore viene preso dai dubbi e rinuncia ad investire i suoi soldi. E anche sui risparmiatori la pressione non è certo piccola. Avete visto le ultime pubblicità delle banche? Su “Radio24” addirittura sono i soldi che parlano e protestano con il loro proprietario perché li tiene congelati in un cassetto, versione neoliberale della parabola dei talenti. Cosa volete che faccia, il pensionato, quando un sorridente impiegato gli sottopone un contratto di 50 pagine in più copie scritte in piccolo piccolo. Si pensa che dica come nei film americani: fermi tutti, voglio il mio avvocato? No, il sistema funziona sulla sottomissione di dipendenti e risparmiatori. E il sistema bancario impone ai dipendenti di vendere prodotti a rischio ai risparmiatori e ai risparmiatori di acquistarli. Le banche sono diventate parte del casinò globale della finanza speculativa, son già passati oltre vent’anni da quando il presidente Clinton cancellò la legge Glass Steagal che separava le banche d’affari dai normali istituti di credito. Oggi i risparmi dei cittadini servono alle banche per partecipare alla speculazione finanziaria globale e quindi i risparmiatori son sempre più destinati a finire come il parco buoi della Borsa. Se va bene a tutti, forse va bene anche a loro, se va male, va male solo a loro. Il sistema funziona così. In Europa 4.000 miliardi di euro di danaro pubblico son stati spesi per salvare le banche, che hanno ricominciato a speculare su derivati e porcherie varie come e più di prima. Ora un legge bancaria europea, testata come altre iniquità con i memorandum imposti alla Grecia, impone che i salvataggi delle banche avvengano anche con i soldi dei risparmiatori che di quelle banche si sono fidati. Gli unici che non debbono mai pagare nulla sono i banchieri, ai quali anzi deve essere garantita la possibilità di tornare agli affari come e più di prima. Così i poveri risparmiatori, come i primi cassaintegrati di Pomigliano, finiscono in una società programmaticamente definita “bad company”. Cioè un cattiva compagnia senza futuro dove finiscono i poveri ed i perdenti. Mentre i vincenti, cioè i banchieri e i loro protetti e 28/12/2015 Banche, truffa e ipocrisia. E i morti della strage per la crisi? | LIBRE http://www.libreidee.org/2015/12/banche­truffa­e­ipocrisia­e­i­morti­della­strage­per­la­crisi/ 3/4 protettori, van tutti nella nuova società per ricominciare ad attrarre risparmio. Con gli stessi scopi di prima. Immaginatevi se sui contratti di investimento fosse stampato in caratteri giganti: Nuoce gravemente alla salute dei tuoi soldi. Immaginatevi se i dipendenti delle banche non ricevessero più bonus o premi di risultato, ma solo il vecchio salario fisso e soprattutto immaginativi se non rischiassero più il posto per insufficiente vendita di contratti. Immaginatevi poi il controllo o addirittura la proprietà pubblici sul sistema bancario e la separazione degli istituti che giocano al casinò finanziario da quelli ove si mettono i risparmi di una vita e si ricevono i prestiti per la casa. Immaginate insomma un sistema con limiti, controlli divieti veri. Non sentireste subito urlare che si attenta alla libertà dei mercati, che si limita la corsa alla prosperità e si colpisce l’Europa, che si vuole tornare allo statalismo o peggio ancora al socialismo? Così, dopo il pianto per l’ultima, il sistema riprende a macinare vittime come e più di prima, al massimo concedendosi le riflessioni sofferte di qualche banchiere temporaneamente riluttante. Ps: non ho voluto parlare delle famiglie Boschi e Renzi, non perché non pensi grave il loro conflitto d’interessi, ma perché considero anche questo un prodotto (scadente) del sistema impazzito. (Giorgio Cremaschi, “Decreto salvabanche e suicidi economici, quanta ipocrisia!”, da “Micromega” del 14 dicembre 2015).

Libre -  Scritto il 20/12/15


martedì 29 dicembre 2015

Spioni israeliani violano la no fly zone vaticana... cosa cercano?



La no fly zone per il Giubileo violata due volte in meno di quindici giorni. Un drone con tanto di telecamera ha sorvolato il Biondo Tevere fino a sfiorare il Cupolone eludendo per pochi, lunghissimi minuti, il sistema di sicurezza. «Eravamo a Castel Sant’Angelo, dove c’è l’ufficio mobile per il coordinamento delle operazioni nell’area, quando ci siamo visti volare sulla testa quel drone. 

Lo abbiamo seguito con gli occhi, lungo il Tevere e poi fino a via della Conciliazione. Ci siamo messi a cercare subito chi lo stesse pilotando, ormai a cinquanta metri dalla Basilica di San Pietro, e a ponte Umberto I abbiamo notato due ragazzi con un telecomando e sequestrato quell’apparecchio molto professionale, con un obiettivo da 12 mega pixel e una risoluzione 4k: insomma, non certo un giocattolo». 

L’agente della Polizia Locale, gruppo GSSU, che ieri mattina, 28 dicembre 2015,  alle 8,30 ha visto per primo il drone sorvolare il cielo sopra la Città Santa, ha ancora la voce rotta dalla preoccupazione.
È il secondo episodio a distanza di 12 giorni dal fermo del 31enne turco sorpreso in piazza del Colosseo mentre con quattro connazionali manovrava un quadricottero radiocomandato identico al «Phantom 3» sequestrato ieri. 

Due israeliani, denunciati per violazione del codice della navigazione aerea e dell’ordinanza prefettizia, hanno avuto modo di trascinare il trolley con il marchingegno all’interno fino a ponte Umberto I. Da lì hanno montato sul parapetto l’apparecchio con la telecamera, facendolo volare per tutta la lunghezza del Tevere fino a San Pietro. All’arrivo degli agenti del reparto «Centauro», i due – 33 e 32 anni, entrambi consulenti finanziari a Tel Aviv e incensurati – si sono mostrati sorpresi ma per niente intimoriti. Sprovvisti di documenti, sono stati portati nell’ufficio della Polizia Scientifica per i rilievi fotodattiloscopici prima di esser rimessi in libertà. 

Allertata anche la Digos per gli accertamenti attraverso database, Interpol e Europol, è stata poi disposta la perquisizione nella camera d’albergo dove i due alloggiavano, in via delle Muratte, a due passi dalla Fontana di Trevi. Richiesta anche la collaborazione delle autorità diplomatiche israeliane, non è però emerso alcun elemento di pericolosità e i due sono riparti ieri sera come da programma. Ai due sono stati sequestrati sia il drone super accessoriato da 2mila euro che le sim dei telefoni cellulari sui quali i filmati potevano essere scaricati in tempo reale.  Silvia Mancinelli“


Fonte: Il Tempo di Roma -  Silvia Mancinelli  - 28 dicembre 2015
Drone viola la no fly zone vaticana Denunciati due trentenni israeliani


DOMANDA: se si fosse trattato di due mussulmani anziché israeliani, che titoli avrebbero fatto i media? "Preoccupazione a San Pietro per l’oggetto volante fatto decollare da Ponte Umberto I" (come ha sottotitolato Il Tempo), oppure “Sventato attentato dell’ISIS contro Papa Francesco! Due arrestati! Scoperta e smantellata la cellula terrorista che minacciava la Santa Sede”?

Pensaci....ma non ti sforzare troppo....non ce n'è  affatto bisogno! 

Adriano Colafrancesco

lunedì 28 dicembre 2015

Corona e l'altra TV... quella ri-raccontata da Giorgio Vitali



Il 27 dicembre 2015, alle ore prandiali, all'arena gilettina grande esibizione di conformismo servile. PRESENTI l'ineffabile Mughini, opinionista già pensatore libero, oggi passato al sistema attraverso i molteplici lavacri cerebrali nei commentari di svariati campionati di calcio, don Mazzi, un prete ubiquitario quanto supponente, ed altre persone insignificanti dal punto di vista mediatico, anche se hanno espresso opinioni ragionevoli, Oggetto delle ponderose riflessioni era lo scapricciatello di turno... CORONA, che sta passando una cura intensa di umiltà in qualche carcere italico. 

A Noi (plurale majestatis) non importa nulla dello scapricciatiello il quale, sprovveduto, ha forse allungato troppo la mano...magari per tastare qualcosa o per chiedere qualcosa in più dell'accettabile, ma...in un paese come il nostro ove si mandano liberi e contenti fior di assassini...meglio se di etnie non ben definite, questo accanirsi (sotto forma di benevoli scappellotti) nei confronti di un giovanotto che...ingenuo...credeva che l'Italia fosse tutta un....bor.. una.... LA DOLCE VITA, Ci sembra il classico e molto pretesco modo di accanirsi contro il perdente ( sempre sotto la forma, sempre pretesca, di una prossima benevola benedizione...e se vuoi l'assoluzione bacia pure sto cordone...)....

E... diciamoci la verità... cosa può aver fatto di molto diverso o di peggio di quello che documentatamente ha fatto l'accoppiata pretesca, col pretonzolo spagnolo e la sudamerikana Chaouqui? 

Ed allora NOI siamo ad arguire che CORONA (non la birra) ha pestato dei piedi troppo delicati, delicatissimi per uno che conviveva con Belèn... tanto delicati che nemmeno il papa, nemmeno Berlusca sul quale ne hanno dette di tutte e di più... 

NOI non sappiamo chi sia, ma di certo lo sanno quelli che con falsa bonomia hanno giustificato la condanna esemplare che certamente CORONA (non la birra) NON MERITAVA!


Preparedness... siam pronti alla morte!?




... un amico ha scritto che sta cercando di creare un gruppo di persone che si preparano. Vi dico che nel momento in cui riuscirà a raggiungere questo scopo sarà arrivato al grado più alto della Preparedness.

Se il rifugio è il cardine della mia visione, ancora più importante è creare il gruppo di persone con cui dividerò il lungo periodo di tempo all'interno del rifugio. Quanto tempo dovrò rimanerci dopo l'arrivo di una crisi conclamata ? Giorni, mesi, anni ? 


Immaginate quanto è importante la scelta delle persone a cui, di fatto , affiderete la vita vostra e della vostra famiglia.

Quante persone devo ospitare ? (There is strenght in numbers)

Le loro capacità tecniche. Chi sa cucinare, cacciare, saldare, curare, aggiustare pannelli solari...

Il loro addestramento para militare. Chi non sa sparare ?

Il loro aspetto psicologico. Chi mette tensione nel gruppo, chi è ansioso, chi è un aggregatore...

I gradi gerarchici. Chi è il capo ? Chi i suoi aiutanti ? Chi pulisce i bagni ?

La divisione familiare. Chi va a letto con chi ? Chi è parente di chi...

La loro salute. Chi sta male non lavora anzi occupa il tempo degli altri...

Questa è la cosa più difficile da fare per un fondatore del rifugio. Non è scegliere se è meglio il coltello x o quello y per lo zainetto survival.


Da:"Prima dell'Emergenza: manuale di Preparedness in tempi di crisi"




Riflessione di Gabriele d'Ancona: "Difficile pensare ad una gerarchia, visto che necessariamente deve essere condivisa non di tipo militare dove uno è il tuo capo e da ordini perché l'ordine costituito ha stabilito a priori così. Mi spiego meglio. 


Non è assolutamente detto che colui o coloro che emergerebbero come 'capi' sarebbero effettivamente i più indicati. Dico questo perché spesso chi diventa capo in un gruppo è per il suo carisma e per la sua capacità aggregativa, a volta per la sua simpatia, ma questo non significa assolutamente che sarebbe in grado di guidare e forse nemmeno avrebbe un equipaggiamento decente. 

Tra l'altro, se nelle forze armate il superiore va obbedito senza discutere, come la mettiamo di fronte ad uno che diventa capo perché magari è sicuro e rassicurante di fronte agli altri e gli altri lo vedono bene come guida, ma poi nei fatti non sa sparare, non ha capacità mediche, non ha neppure uno straccio di equipaggiamento? Il 'capo', dovrebbe essere il meglio armato ed equipaggiato e se non lo è in partenza lo diventa, magari abusando delle cose altrui. 

Se voi formate un gruppo e portate al suo interno tutte le vostre nozioni, le vostre attrezzature, ma finisce per emergere un capo con le pezze al culo questo poi tra i suoi ordini potrà dirvi di cedere a lui, o ad altri suoi fidati, parte delle vostre attrezzature pazientemente e costosamente raccolte. A quel punto che fate? Vi imponete con la forza sul capo riconosciuto dal gruppo, sapendo che poi un gruppo terrorizzato da voi cercherà di eliminarvi appena chiudete gli occhi, ve ne andate, sempre che vi lascino andare con tutta la vostra roba, o cedete e sperate che alla fine le cose si sistemino? 

Sono tutte domande molto complesse e che nella teoria difficilmente si possono prevedere in ogni dettaglio. Io personalmente sarei disposto a cedere parte delle mie attrezzature e dei miei oggetti, mettendoli in comune o se la cosa viene da pari a pari, nel senso do ut des, oppure se mantengo un controllo generale, visto che la roba è mia, ma a quel punto un gruppo di disperati e senza legge ti potrebbe dire, e con buone ragioni, che non è più il tempo di proprietà privata e di diritti individuali, tanto più che le circostanze necessariamente obbligherebbero voi in primis a violarla, esempio accedendo a case private abbandonate per avere un rifugio più o meno temporaneo."


Ho capito che non torni 

Ti hanno messo come un seme in un bell'orto 
Ho guardato e ho capito che sei morto 
Vorrei farti ritornare ma non posso 
nel mio cuore il dolore ha fatto un fosso 
In quel fosso come un seme ti ho sepolto 
e per innaffiato bene ho pianto molto 
E' venuta primavera e sei fiorito
quando il pianto dei miei occhi era finito 
Ora e' Maggio e ormai non piango piu' 
nel giardino son fioriti i fiori blu 
E io ancora non ti vedo 
però ora so' perché. ..
Non ti vedo perché sei 
dentro di me .


Tonio Cartonio da "La Melevisione"

domenica 27 dicembre 2015

Geopolitica, bilancio negativo per l'impero del male - Facciamo il punto, prima della fine....



Facciamo il punto di fine anno: l'idea originale era mandare in bancarotta la Russia, sventrare la Siria per favorire i gasdotti Qatarioti, fermare la rivoluzione yemenita e strappare l'Iran dall'asse della resistenza.

Il fallimento è stato totale.

In Russia il costo di estrazione e lavorazione del petrolio è il più basso al mondo con la svalutazione del rublo e la tassazione sul greggio, proporzionato al suo valore. Il gioco si è rovesciato, adesso è Riyad ad implorare Mosca di diminuire la sua produzione giornaliera.

In Siria sauditi, Turchi e Qatarioti hanno perso la faccia e al momento nessuno è in grado di sconfiggere l'esercito Siriano e cacciare Assad.

La resistenza yemenita penetra addirittura in territorio saudita infliggendo centinaia di morti al regime e distruzione senza precedenti nelle basi militari.

L'Iran non ha più sanzioni e presto in collaborazione con Russia e Cina inizierà lo sfruttamento dei suoi bacini energetici senza interferenze occidentali.

In tutto questo ricordiamoci che i Sauditi hanno perso il 20% delle proprie ricchezze di stato, i turchi e i Qatarioti sono stati obbligati a stringersi in un abbraccio che con il lungo andare, visto il fattore Fratelli Musulmani, sarà destabilizzante e mortale.

Israele resta a guardare con la speranza di annettere definitivamente le alture occupate del Golan (ricchi giacimenti già nel mirino di società USA con personaggi come Rockefeller nel cda).

L'Europa, ininfluente, è totalmente in balia dei propri padroni geopolitici (USA) o economici (Sauditi e Qatarioti) avvalorando politiche totalmente contrarie ai propri interessi nazionali (sanzioni alla Russia e destabilizzazione del Medio oriente e del nord africa).

Gli Stati uniti dal canto loro sono perlomeno consapevoli di tutto ciò ma si trovano lacerati al loro interno tra fazioni fedeli al pentagono-Chief of staff, altre al dipartimento di stato-amministrazione Obama ed infine l'apparato spionistico-neocon-contractor privati. In una situazione di tale entropia la tattica USA e' destinata come minimo al fallimento.. ma non solo.

Gli USA hanno mandato un segnale ai propri alleati in M.O: non siamo più capaci di una politica unitaria o di perseguire gli obbiettivi preposti. È questa dura presa d'atto che ha scatenato dozzine di contrapposizioni, malintesi e conflitti tra alleati storici di Washington.

In un contesto del genere chi è organizzato e con una strategia chiara in mente risulta nettamente favorito sul lungo termine rispetto ai fattori negativi nella regione. Non stupisca quindi l'atteggiamento guerrafondaio degli alleati USA nei confronti di Russia-Iran-Siria-Hezbollah e Iraq...  Più il caos calerà grazie al loro intervento e più gli alleati USA e Washington stessa proveranno a rimescolare le carte per impedire un clima di conciliazione favorendo una permanente fase di caos nella regione.



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sabato 26 dicembre 2015

La storia del carubba caritatevole in TV


Su RAI1  ad ora prandiale, mi sembra programma sabatino, gestito e condotto da Timperio Timperi, con la partecipazione estemporanea di Vittorio Sgarbi appena salvato tramite rara tempestività d'intervento di sturamento coronarico, abbiamo gioito e ci siamo commossi al sentire di un atto eroico di un appuntato dei Carubba. Costui, chiamato da negoziante che aveva notato un giovincello ladro di quaderno e penna, HA PAGATO lui STESSO la refurtiva. 

IN ALTRI TEMPI, gli atti eroici dei carabinieri consistevano nell'arresto del Brigante Musolino, nel salvataggio di bimbo caduto nel torrente mentre la mamma lavava i panni, nel lanciarsi per fermare il cavallo imbizzarrito sfuggito alle redini della conduttrice del biroccino. E' vero! I tempi sono cambiati! Ed a fatto bene il carubba a lasciare quei pochi centesimi di euro per assecondare un raro esempio di voglia di studiare. Quel ragazzino sarà di certo un altro GIORDANO BRUNO e, quando verrà processato dai SOLITI PRETI, si ricorderà di quel buon sama-rubba ( samaritano & carrubba) che ha per una volta assecondato la sua voglia di conoscere. 

NOTA posticipata: siamo arrivati a questo, che é stranezza la voglia di conoscere. Il giovinetto è costretto a rubare per poter studiare. Il giovinetto che, come ha detto lo Sgarbi di turno, dovrebbe poter avere GRATIS penna e matita... e fors'anche piccola lavagna stile libro CUORE, assieme ad appositi gessetti.E, forse, potremmo fornire anche il Buon Garrone.....(personaggio/simbolo di allievo buono e generoso)  nelle vesti, in questo caso, di Vittorio Sgarbi, salvato da mano chirurgica in una notte nera.. nera..

Giorgio Vitali

giovedì 24 dicembre 2015

I falsari delle banche centrali stampano denaro dal nulla ed incassano gli interessi con la compiacenza degli stati sottomessi


Lo Stato Italiano (e gran parte degli altri Stati Sovrani nel Mondo) ha abdicato alla propria Sovranità Monetaria a favore della Banca Centrale (prima Banca d’Italia, ora Banca Centrale Europea).
Questi “Fantasmi Giuridici” sono privati, appartengono a Banche Private di Banchieri Privati, e quindi rispetto al Cittadino (ignaro, ignorante, indifeso e spesso indifferente) adoperano la logica del ‘servirsi’ e non del ‘servire’, unico comportamento etico (v. Giacinto Auriti). Come tutte le Corporation, le Banche non sono orientate all’Etica ma al Profitto (v. Domenico De Simone). I politici sono “camerieri dei banchieri” per quei personaggi che hanno saputo ‘vedere’ al di là della cortina di fumo e menzogna che cela la vera realtà del sistema bancario e finanziario dell’Italia e di tutto il Mondo e che si chiama Usurocrazia (v. Ezra Pound). Se lo Stato stampasse la propria moneta, come conia le proprie monetine, si estinguerebbe di colpo il mostruoso Debito Pubblico che grava su tutti Noi, i Nostri Figli e quindi il Nostro Futuro. Si spezza così la catena della schiavitù della moneta-bancaria, catena forgiata dalla creazione dal nulla della monetadebito (‘ex nihilo’ – v. Maurice Allais). Il Popolo, di nuovo padrone della propria Sovranità Monetaria, tornerebbe a Vivere.
Lo Stato tipografo
urlFacciamo un esempio: lo Stato paga un Dipendente Pubblico 1.400 euro, che in contanti equivale ad un mazzetto di 14 banconote da 100 euro nominali (valore nominale = di facciata, quanto stampato sulla carta-moneta). Attualmente ogni banconota costa allo Stato 100 euro, più gli interessi (mettiamo che il
Tasso di Sconto, che è il costo del denaro tra Banca Centrale e Banche Locali, è al 2,5% e che si applichi anche allo Stato). Al Banchiere la stessa Banconota costa 3 centesimi di euro (3 eurocent = 0,03 euro = valore intrinseco = costo di produzione = costo medio della carta, inchiostro, tecniche anticontraffazione
ecc…). Il Banchiere ricava 1.435 euro (100 x 2,5% x 14). Il Banchiere spende 0,42 euro (14 x 0,03). Il Banchiere guadagna 1.434,58 euro (1.435 – 0,42) e questo è il signoraggio sullo stipendio di un singolo dipendente. Quanti sono i Dipendenti Pubblici? 3 milioni? Quant’è lo stipendio medio? Quello indicato? Un po’ meno, un po’ di più? Fate voi gli aggiustamenti… Uno stipendio di 1.400 euro ‘costa’ allo Stato 1.435 euro. Lo stesso meccanismo per una strada, un ospedale, un ponte, un carroarmato, un telefono… E queste spese dello Stato vanno saldate, con le Tasse. Calcoliamo, da Bar dello Sport, la Tassa che tutti i cittadini devono pagare per saldare 1.435 euro x 3 milioni di dipendenti pubblici. Non facciamoci distrarre e
lasciamo ai politici giocare sul fatto se i Dipendenti pubblici sono tanti o pochi o il giusto, e se i ponti servono o non servono, se gli Ospedali e le scuole vanno privatizzate o no. Noi ormai abbiamo capito che anche UN SOLO dipendente costerà sempre più di quanto il poverino intasca.
url-1Facciamo due conti: 1.435 x 3.000.000 = 4.305.000.000 euro !
4,3 miliardi di euro al mese ! e poi ci sono le strade, gli Ospedali ecc…
E se lo Stato stampasse i propri soldi? Stampare un mazzetto di banconote che valgano 1.400 euro costa 0,42 euro, ricordiamolo… 0,42 x 3.000.000 = 1.260.000 euro! Il Pubblico Impiego allo Stato costerebbe 1,6 milioni di euro al mese ! E’ assurdo?!?! 4,3 miliardi di euro contro 1,6 milioni di euro?
Quanti contribuenti ci sono in Italia ? Facciamo pagare anche i gatti? Diciamo 30 milioni? Trovate Voi i dati precisi. .. 4,3 miliardi di euro / 30 milioni di tassati = 143 euro! 1,6 milioni di euro / 30 milioni di tassati = 0,05 euro!
Con il signoraggio del Banchiere, il Pubblico Impiego costa al Contribuente (attualmente) 143 euro al mese, senza signoraggio invece, solo 0,05 euro al mese. E gli impiegati non perderebbero Potere d’Acquisto perché le banconote sarebbero garantite dallo Stato, quindi dalla comunità tutta, per semplice
convenzione, perché la banconota avrebbe il valore che tale convenzione ‘induce’ nella carta. E’ il Popolo che accettando la carta-moneta (per convenzione tra i Cittadini stessi di una Società) ne crea il valore, con il principio dell’induzione, scoperto dal Prof. G. Auriti. Non serve neanche la riserva aurea (in ogni caso e di fatto già assente dal 1971, con la fine degli accordi di Bretton Woods, per volere di Nixon e la chiusura
della Gold Window). Stesso discorso per le strade, pensionati, ospedali… Lo Stato pagherebbe le Ditte che fanno le Grandi Opere con moneta propria, non carica di Usura Bancaria. La realizzazione di Servizi e Lavori Pubblici saranno discussioni squisitamente politiche e non economiche. Sarà il consenso popolare a determinare investimenti, senza dipendere da Usurai. Se il Popolo ritiene necessario un ponte, lo Stato stampa i soldi necessari per fare quel ponte. Così non si avrà inflazione perché, a costo zero (spese tipografiche), si crea il bene-moneta per realizzare il ponte, ossia il suo equivalente Bene Reale (concetto base del Credito Sociale. v. L’Isola dei Naufraghi, di Louis Even). Da qui si può partire per creare il Reddito di Cittadinanza, perno concettuale e pratico per slegare il Popolo dalle angherie e ricatti dei Detentori del Potere di Emettere Moneta.

AURITI MASSONERIA BANCHEIl segreto del capitale

Avete accumulato un piccolo o grande risparmio: 50 mila euro, 100 mila. Anche 500 mila, se siete un dentista o un bottegaio. La propaganda del capitalismo terminale vi invita, anzi vi spinge, vi obbliga a farlo fruttare: nel futuro, vi dice la sirena seduttrice, vi ritroverete con una bella somma, ben accresciuta, che
renderà serena la vostra vecchiaia. Voi, perciò, affidate i vostri risparmi a un fondo d’investimento, a un fondo pensione. Se i risparmi sono alti, a una società di gestione dei patrimoni. Ogni fondo ha un gestore: un esperto, uno che sa – diversamente da voi – come far fruttare i vostri soldi. Li impiega in azioni e obbligazioni, da esperto qual è: i titoli più lucrosi, nel mix più sapiente.
url-2La realtà è un po’ diversa. La prima cosa che fa’ il gestore, appena ricevuti i vostri soldi, è: comprarsi la Mercedes più grossa sul mercato, aggiungervi una Porsche per i suoi week-end, accaparrarsi un attico di lusso. Per vivere da ricco. La Mercedes nuova del gestore dovrebbe suscitare qualche sospetto. Si sta occupando davvero di far diventare ricchi noi? La Mercedes l’ha comprata coi soldi nostri; fossero stati suoi, magari, avrebbe scelto un modello più economico. Speriamo almeno che accresca il nostro risparmio, il nostro modesto capitale.
In realtà, i gestori dei fondi, in media, non riescono quasi mai a battere l’indice. Lo hanno provato studi seri: perdono soldi più o meno come avreste fatto voi, se aveste giocato in Borsa personalmente. Almeno vi sareste rovinati da soli, senza pagare commissioni. Perché questo è il punto: perda o vinca, per il gestore è lo stesso. Lui, guadagna sempre: si fa pagare per gestire i vostri risparmi. In anticipo. Grasse commissioni. Il capitale, del resto, mica è suo: è vostro. Suo è il lucro. Ancor peggio, se vi consigliano di mettere i soldi in azioni. Dicono in America: sulla porta di Wall Street (la Borsa) c’è una scritta: Caveat Emptor, stia attento il compratore. Ma questa scritta la vedono solo gli esperti, gli speculatori professionali. E, loro, non hanno nessun interesse ad aprirvi gli occhi, perché la vediate anche voi. Anzitutto, non vi avvertono che la Borsa è come la caccia alla volpe: un gioco per grandi abbienti. Anche negli Stati Uniti, dove tutti hanno qualcosa in azioni, il 10 per cento delle famiglie detiene
l’86 per cento dei titoli. Uno degli scopi primari (e il meno confessato) della Borsa è di fabbricare capital gains (profitti sul capitale) per consentire ai miliardari di evitare le tasse: il prelievo fiscale sui redditi di lavoro è aggressivamente progressivo, sui capital gains o è zero, o è a percentuale piatta (non aumenta col reddito). Ma la Borsa serve anche per fabbricare perdite, in modo da compensare profitti: sempre per consentire ai signori di sfuggire al fisco. Tuttavia, la Borsa ha bisogno dei piccoli risparmiatori. Altrimenti, essendo un gioco a somma zero, chi potrebbero spogliare i professionisti dell’azzardo? Da qui l’invito generale, nei tempi del capitalismo ultimo, a diventare tutti azionisti. Lo chiamano capitalismo democratico: senza dire che esso presenta per il padronato alcuni vantaggi collaterali. Per esempio, se un’azienda paga i suoi lavoratori, in parte, con proprie azioni (come avviene in Usa, e si vorrebbe cominciare a fare in Europa), su quell’emolumento non deve sborsare i contributi previdenziali. Cercano di stimolare persino il vostro patriottismo: mettendo i risparmi in Borsa, finanziate le aziende italiane (non è vero: le imprese si finanziano sul mercato dei titoli solo in percentuale marginale; per lo più s’indebitano con le banche, emettono bond od obbligazioni, o presso merchant bank). Sempre più seducente, si ripete l’urgente invito a investire i risparmi nei fondi, anche per assicurarsi la pensione: tra vent’anni, il vostro pacchetto di azioni avrà preso un bel valore, e potrete cominciare a realizzarlo. E’ una frode: le azioni, fra vent’anni, saranno quasi sicuramente ribassate. Per il solo fatto che allora ci saranno meno italiani di oggi, e quindi la domanda di azioni sarà più debole. Negli anni ’70, un analista americano di nome Gelvin Stevenson provò a confrontare le performances borsistiche secondo le varie classi di reddito: scoprì che chi ha redditi alti vince, e chi ha redditi bassi, tendenzialmente, perde. E che perde tanto più, quanto più il suo reddito è basso.
12188442_10206155534225121_1624193359_nFino a pochi anni fa, gli agenti di Borsa – mediatori necessari, se volete acquistare azioni – erano una casta chiusa, un monopolio. Questi sacerdoti del mercato e del rischio, stranamente, si erano protetti da ogni rischio, e dalla concorrenza sui prezzi. Si facevano pagare in commissioni fisse. Ancor oggi, che vincano o perdano (coi soldi vostri), ha poca importanza: loro incassano per ogni transazione che operano a vostro nome. A volte comprano e acquistano coi soldi vostri, solo per accrescere il loro onorario. Diversi anni fa, a New York, un povero risparmiatore di nome Guy R. Pierce affidò il suo modesto gruzzolo, 3 mila dollari, agli agenti Richard, Ellis & Co. Nel giro di un mese, Pierce ritrovò il proprio patrimonio ridotto a 110,98 dollari in liquidità e 50 dollari in azioni. Come scoprì il giudice a cui il malcapitato si rivolse, il suo agente era giunto ad operare sul conto del cliente, in un mese, “fino a 15 acquisti di un solo titolo per complessivi 31 mila dollari, e altrettante vendite di quel solo titolo per oltre 26 mila dollari. In un caso il broker vendette allo scoperto un titolo per ricomprarlo lo stesso giorno, perdendo in entrambe le transazioni”. Per questa splendida performance, la Richard, Ellis & Co. addebitò a Pierce commissioni per 1022 dollari. Il capitalismo terminale, finanziario, come tende a retribuire il minimo possibile il lavoro, così tende a non retribuire il risparmio. In ogni caso, la sua vittima predestinata è il lavoratore-produttore, colpito da due parti: da salariato, e da risparmiatore. Il risparmio è una sciagura, di questi tempi. Come Pinocchio, incauto, mostra al Gatto e alla Volpe i suoi zecchini d’oro, così accade a voi risparmiatori quando mettete il denaro risparmiato in banca. In tal modo, il Gatto e la Volpe sono al corrente di quanto avete. Da quel momento, hanno un solo pensiero: portarvi via i soldi. Già il bancario allo sportello, ben istruito, vi fa’ notare che tenete cifre troppo grosse sul conto corrente, che non rende niente (ma non è la banca a fare in modo che non renda niente?). Mettetelo nei nostri fondi, il vostro capitale. Che rendono il 3, il 5. Detratte, come ovvio, spese e commissioni. A Pinocchio, il Gatto e la Volpe parlarono di un favoloso orto, dove gli zecchini, seminati, avrebbero generato alberi di zecchini, con frutti d’oro.
Voi risparmiatori venite convinti, né più né meno di Pinocchio, che quel campo dei miracoli esiste. E dove sia, lo sa solo il gestore. Invece, se proprio le cose vanno bene – se la Borsa sale, una situazione in cui anche gli inesperti guadagnano – il gestore sì farà fruttare il vostro risparmio il 7, anche il 18%; ma a voi, fateci caso, sarà attribuito il 4, o il 14%. Il resto, arricchisce i gestori.Se le cose vanno male in Borsa e il gestore (come sareste capace di fare anche voi) perde, il danno è tutto vostro.
url-4Non rivedrete più il vostro capitale. Ve ne daranno due o tre motivi. Primo: “non le conviene uscire adesso”. Secondo: “il suo capitale, in questo momento, non è liquido” (i titoli non sono realmente liquidi, ossia vendibili in tempi di crisi, di calo rapido dei corsi: nessuno li compra). Fino al terminale argomento: “il suo capitale è perduto. Non sapeva di averlo impiegato in un investimento a rischio?”. E’ il metodo del Gatto e della Volpe. Il vostro capitale, per loro, è un fastidioso passivo: perché devono pagarvi qualcosa, un interesse, un frutto, sborsandolo di tasca loro. L’attivo, per loro, non è il vostro capitale, sono i frutti che loro possono introitare, moltiplicati, dal vostro risparmio. Quelli, se li tengono loro quanti più possono. Ma allora che fare? Lasciare i soldi in banca, su conto corrente che non rende niente? Perché almeno sono liquidi, cioè li potete ritirare in ogni momento? Ah, poveri imperdonabili Pinocchi: voi ignorate tutto della banca, ignorate i trucchi del credito, ignorate gli impegni che avete assunto quando avete messo i soldi in banca. E’ appunto sulla vostra ignoranza che ingrassano i finanzieri, gli speculatori, i banchieri. Il trucco comincia lì, proprio nella banca. La banca vi fa’ credere che presta il vostro denaro ad attività produttive. Se avete messo 100.000 euro in deposito, essa presta – vi fa’ credere – i 100.000 euro a un imprenditore che chiede un fido. Così spiega la forbice fra il tasso passivo che paga a voi – l’1 per cento d’interesse, che con l’addebito delle spese diventa lo 0 per cento, o addirittura un interesse negativo (e voi già ci perdete, per il solo fatto di aver affidato i soldi alla banca) – e il tasso attivo che fa’ pagare all’imprenditore, indebitandolo: il 7%, magari il 12 o più. Voi credete che questo sia il lucro della banca: 7 meno 1, 12 meno uno. In percentuale su quei 100 mila euro, fa’ un guadagno di 7mila o 12mila. Un po’ eccessivo, ma insomma la banca corre dei rischi: l’imprenditore può diventare insolvente, la banca ha delle spese. Il lucro è legittimo. Così credete voi. Ma la banca, sul vostro deposito, in realtà lucra non il 7 ma il 28%, non il 12 ma il 48%. La banca ha davvero scoperto il campo moltiplicatore degli zecchini; solo, non ve ne fa partecipi. A voi, riconosce solo l’1 per cento. Come avviene? Dov’è il trucco? Il trucco è: quando voi depositate in banca 100 euro, la banca può creare fra i 10 e i 20 prestiti da 100 euro ciascuno: ossia “crea” moneta per mille o duemila euro. Nei paradisi fiscali, dove non si richiedono riserve obbligatorie, anche di più, fino a 10 mila euro. E su tutto quel denaro inventato e dato a prestito la banca lucra gli interessi.
Ma come fa’ la banca, obietta Pinocchio, a prestare denaro che non ha in cassa? Può perché sa che i depositanti non ritireranno tutti insieme la totalità dei loro depositi, né i debitori realizzeranno di colpo i loro fidi. Lo faranno a poco a poco, secondo necessità; lo faranno per lo più emettendo assegni, non ritirando contanti. Basterà il flusso di cassa (il debitore paga gli interessi con denaro vero) per consentire alla banca di pagare contanti ai depositanti, relativamente pochi, che chiedono soldi veri. Per mantenere il pubblico nell’illusione che la banca è solvente, che i soldi li ha. Ma quei soldi, non sono altro che scritture contabili. Tra l’85 e il 95% del denaro circolante è creato dalle banche. Attraverso l’apertura di credito. Moneta-credito. Moneta scritturale, come si dice nel gergo della banca. O anche, in America: moneta creata dall’aria, fiat money. O come dice Maurice Allais, l’unico economista Nobel affidabile: moneta creata ex nihilo. “Ex nihilo”: può essere più chiaro?
29.11.2015aEzra Pound, che aveva compreso il trucco, ne era diventato quasi pazzo nello sforzo di avvertirne il pubblico, di gridarlo in versi ruggenti, di svegliare Pinocchio, l’ingannato, dalla sua auto-illusione. Citava di continuo la definizione che l’Enciclopedia Britannica, monumento del pensiero politicamente corretto, dava della banca: “la banca lucra gli interessi dal denaro che crea dal nulla”. Ogni banca, avendo in cassa depositi per cento euro, paga per quel deposito l’1 per cento; poi ne presta almeno 400 al 7%, lucrando 28 euro di interessi. Si può essere più chiari di così? Ma Pinocchio continua a dormire: noi, voi. Pound sapeva anche questo, e citava una frase che il primo lord Rotschild avrebbe pronunciato nel 1861: “pochissimi capiranno il sistema, e quelli che lo capiranno saranno occupati a far soldi. Il pubblico probabilmente non capirà che è contro il suo interesse”. E’ così. Talora, in certi momenti roventi della storia economica, specie in Usa, le banche hanno creato denaro dal nulla in percentuali enormi, senza il più flebile rapporto coi depositi di cui avevano l’affidamento. In quei rari momenti, tragici crack che rovinavano milioni di uomini e donne, il loro bluff è stato rivelato: troppi depositanti si sono precipitati allo sportello per riprendersi i soldi, e si è visto che la banca, quei soldi, non li aveva. Ma da tempo hanno imparato la quota di espansione della moneta falsa che non inquieta i gabbati risparmiatori.
29.03.2015bNei paesi europei, questa quota è fra quattro e sei volte i depositi. Da noi per esempio, con una riserva obbligatoria del 15%, le banche possono, su depositi ammontanti a 2 milioni di euro, fare crediti per 11.333.333 milioni: quasi il sestuplo. E sulla differenza, 9.333.333, la banca estrae gli interessi.
E’ denaro falso. E’ denaro vuoto. Ma il denaro, anche falso, comanda il lavoro: l’imprenditore che ha ottenuto un fido fa’ sgobbare gli operai e funzionare i macchinari, per guadagnare tanto da restituire i ratei del capitale con gli interessi. Così il denaro vuoto si riempie con la vera fonte della ricchezza, che è il lavoro e il sudore degli uomini. Ma così, la banca preleva continuamente un tributo occulto su tutte le attività produttive dell’uomo. Ogni lavoratore, ogni imprenditore, è suo schiavo. Basta che la banca espanda il credito (crei pseudo-capitale) e vedrete i lavoratori accelerare il ritmo, sudare e affannarsi come burattini impazziti per pagare gli interessi sul debito, su quel denaro falso; basta che restringa il credito, e i lavoratori saranno licenziati a migliaia.
Anche se noi, personalmente, non prendiamo a prestito denaro dalle banche, tuttavia paghiamo degli interessi, senza saperlo, come consumatori. Infatti ogni prezzo che paghiamo, ogni merce o servizio che compriamo, contiene un certo ammontare di interessi. Margrit Kennedy, una economista del centro-studi Hermann Institut Deutschland, ha provato a determinare la quota d’interessi che paghiamo (alle banche) per alcuni servizi pubblici in Germania. Per la raccolta dei rifiuti (un’attività che impiega poche macchine e molta manodopera), tale quota è il 12% del prezzo. Per l’acqua potabile, il 38%. Per l’edilizia popolare, il 77%. In media, su tutti i beni e i servizi, paghiamo il 50% di interessi. Nei tempi medievali, i sudditi pagavano al signore feudale, o alla Chiesa, “la decima”, ossia solo il 10% dei loro introiti. Oggi paghiamo cinque volte la decima ai prestatori di capitale. Il feudalesimo non è tramontato; s’é rafforzato, sotto altra forma. La sola salvezza sarebbe non stare al gioco. Ridurre l’indebitamento delle famiglie e delle industrie, e degli Stati. Ma le banche non lo consentono: esse vogliono indebitare il mondo, perché il mondo lavori per esse. Ecco perché Ezra Pound scrisse quella frase strana, per avvertirci: “un popolo che non s’indebita fa’ rabbia agli usurai”. Perché sarebbe ben possibile allo Stato emettere moneta libera da interessi, moneta liberatrice dalla schiavitù delle banche e dalla necessità d lavorare per le banche.
Ma questa prerogativa è, in Europa, positivamente vietata dal Trattato di Maastricht, nell’articolo 104. Perché le banche indebitano, in modo primario ed essenziale, i governi. Gli Stati. Questi non possono stampare moneta; devono emettere Buoni del Tesoro, titoli in cui riconoscono il loro debito, e consegnarli alla Banca Centrale, che emette moneta per un valore pari ai titoli emessi. In tal modo, anche sulla moneta della nazione la banca – perché la Banca Centrale è dovunque proprietà privata delle banche – preleva un interesse, i frutti dei Buoni.
Solo pochi statisti hanno osato stampare moneta di Stato, non gravata da interessi. Quei pochi, pochissimi, hanno provato sul loro corpo la rabbia degli usurai. Nessuno di loro è morto tranquillo nel suo letto, tra questi ricordiamo in particolar modo Abramo Lincoln e JF Kennedy.url-3 Alla fine del 1862 Abramo Lincoln ebbe bisogno di 449 milioni di dollari di allora per finanziare la guerra di secessione, in pieno corso. Le banche si offrirono di creare quella moneta con il solito metodo: ma chiesero il 30% d’interesse, per via dei rischi della guerra che rendevano lo Stato debitore a rischio d’insolvenza. Lincoln allora ricorse al potere che gli veniva dalla costituzione americana, articolo 1: sottopose al Congresso, che l’approvò, la proposte di emissione di banconote di Stato (greenback), prestito che il popolo può fare a se stesso, senza pagare gli interessi. In piena guerra, si videro l’agricoltura e l’industria nordiste tornare a fiorire. Il lavoro umano, comandato da denaro abbondante, riempì quei biglietti di ricchezza reale. Nel 1864 Lincoln si ricandidò alla presidenza, dichiarando pubblicamente la sua intenzione di continuare ad emettere moneta di Stato, invece che acquistarla ai banchieri di Londra. Secondo una tradizione difficile da controllare, il superbanchiere londinese sir Goschen (ebreo) disse ai suoi pari: “se questa insana politica finanziaria perdurasse, quel governo fornirà la propria moneta a costo zero. Non avrà alcun debito. Avrà tutto il denaro necessario per i suoi commerci. Questo governo dev’essere distrutto, o distruggerà ogni monarchia del mondo”. Era l’inizio del 1865. Il 14 aprile dello stesso anno, Lincoln cadeva sotto le revolverate di un sicario. Era accaduto già ad Alexander Hamilton, il segretario al Tesoro di George Washington, fondatore della banca nazionale americana, emettitrice di banconote di Stato: fu ucciso in duello, non ancora cinquantenne, da uno spadaccino professionale. Sarebbe accaduto anche a Hitler, colpevole di aver ridotto al minimo le transazioni valutarie nei commerci internazionali, sostituendolo con un sistema di scambio di merci fisiche.
Anche su Ezra Pound, come sappiamo, calò la vendetta degli usurai. Egli aveva cercato di proclamare al mondo il trucco del capitale: i soldati americani lo esposero in una gabbia nella Pisa liberata. Poi, per 13 anni, fu recluso in manicomio. Il più grande poeta americano.
Floriana Castro
Fonti notizie: Giacinto Auriti, Maurizio Blondet
(Fonte: http://antimassoneria.altervista.org/le-banche-tipografe-il-buffo-modo-con-la-quale-siamo-stati-indebitati/)