sabato 30 giugno 2012

Guido Viale ed il necessario riconvertirsi al ritmo naturale

Ritorno alla natura

L'orizzonte esistenziale delle nostre vite è dominato dalla crisi ambientale: non solo dai mutamenti climatici, che rappresentano ovviamente la minaccia maggiore; ma anche dalla scarsità di acqua e suolo fertile (non a causa della loro limitatezza naturale, ma dell'inquinamento e della devastazione a cui sono sottoposti); dalla distruzione irreversibile della biodiversità; dall'esaurimento del petrolio e degli altri idrocarburi (che sono anch'essi "risorse naturali", anche se utilizzate prevalentemente per devastare la natura); dall'esaurimento di molte altre risorse, sia geologiche che biologiche e alimentari (il nostro "pane quotidiano"); dall'inquinamento degli habitat umani che riduce progressivamente la qualità della vita e delle relazioni interpersonali.

A molte di queste minacce c'è chi pensa di poter fare argine con l'innovazione: nuovi materiali; nuovi processi; nuove tecnologie. È un'illusione: anche se fosse possibile affrontare così una o alcune delle grandi questioni ambientali, è la loro interconnessione in un sistema unico e complesso a imporre un approccio globale.

Parlare di crescita economica, qualsiasi cosa si intenda con questa espressione, senza fare riferimento a questo quadro, è un discorso vuoto.

Scienziati di tutto il mondo, riuniti nell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) insistono nel mettere in guardia i governi che il tempo per evitare una catastrofe irreversibile che cambierà i connotati del pianeta Terra e le condizioni di sopravvivenza della specie umana sta per scadere; e che misure drastiche devono essere adottate per realizzare subito un cambio di rotta. Ma nelle recenti riunioni COP, Durban (2011), Cancun (2010) Copenhagen (2009) non è successo praticamente niente.

La delegazione europea, che aveva le posizioni più avanzate, ha rinunciato - a causa della crisi finanziaria - a proporre agli altri governi vincoli più stretti (e quella italiana non ha mai avuto molto da dire). Ma se stampa e media avessero dedicato alla minaccia di questa catastrofe imminente anche solo un decimo dell'attenzione dedicata allo spread, probabilmente il 99 per cento della popolazione mondiale sarebbe scesa in piazza per costringere i rispettivi governi a prendere provvedimenti immediati.

A livello locale il nostro paese - ma anche il resto d'Europa - viene sconvolto sempre più spesso dal dissesto di interi territori, con morti e danni incalcolabili. Cielo (clima) e terra (suolo) si uniscono nel provocare disastri che non hanno altra origine che l'incuria e il profitto, e che mille "piccole opere" di salvaguardia del territorio (invece di poche "Grandi opere" che concorrono al suo dissesto) potrebbero invece prevenire.

Ma questi problemi non si trova la minima traccia nei discorsi ufficiali degli ultimi anni (compresa la presentazione in Parlamento del governo Monti, dove la parola ambiente non è stata mai nemmeno nominata). La cultura ambientale, che è ormai "scienza della sopravvivenza", è fuori dal loro orizzonte.

Eppure potrebbe e dovrebbe essere una bussola per la riconversione del sistema economico (e di ogni prodotto che usiamo o consumiamo, dalla culla alla tomba).

Perché, oltre a contribuire a salvarci dai disastri, rappresenta un'opportunità unica per difendere e promuovere l'occupazione e per salvare impianti, competenze e capacità produttive di imprese che ogni giorno vengono chiuse, vuoi per delocalizzazioni, vuoi per crisi di mercato, vuoi per speculazioni selvagge. Per questo bisognerebbe mettere al centro del programma di governo una politica industriale, una vera politica agroalimentare, una politica di salvaguardia dell'ambiente, un piano per l'occupazione.

Cambiare il mondo si può. Quando gli Stati Uniti sono entrati nella seconda guerra mondiale, in pochi mesi hanno convertito l'intero loro apparato produttivo (il più potente del mondo) per far fronte alle esigenze della produzione bellica. Poi lo hanno di nuovo convertito (sempre in poco tempo, anche se solo parzialmente) per fare fronte alle aspettative della pace.

Oggi siamo di fatto in guerra contro una minaccia altrettanto se non più mortale: quella dei cambiamenti climatici. Ma la resa dei conti sta per arrivare e chi si sarà attrezzato per tempo si troverà meglio; o meno peggio. Per questo la crisi ambientale offre all'economia delle opportunità e impone dei vincoli.

Le opportunità sono note: sono le potenzialità di una conversione ecologica di produzioni e consumi verso beni e servizi meno dipendenti dai combustibili fossili, meno devastanti per la biodiversità, per la qualità e la disponibilità di risorse primarie; e sono le potenzialità di una occupazione maggiore e diversa, caratterizzata a una più estesa valorizzazione delle facoltà personali e della cooperazione; e le potenzialità legate alle caratteristiche fisiche, storiche e sociali di ogni territorio; perché i territori sono diversi uno dall'altro e la loro ricchezza dipende dalla conservazione di questa diversità. Ma i vincoli sono
altrettanto rilevanti: il consumo di suolo e di risorse non può procedere al ritmo seguito finora; molte delle produzioni che hanno guidato lo sviluppo industriale dell'ultimo secolo - dall'edilizia all'automobile, dagli armamenti all'utilizzo dei combustibili fossili, dal turismo di massa alle monocolture alimentari - non potranno continuare per molto sulla stessa strada: non solo per mancanza di risorse e per eccesso di rilasci inquinanti, ma anche per saturazione dei mercati: della domanda solvibile.

Vincoli e opportunità indotti dalla crisi ambientale dovrebbero essere i criteri informatori delle scelte che determinano o orientano le decisioni su che cosa, quanto, con che cosa, come, per chi e dove produrre. Sono scelte che non possono essere lasciate al "mercato": cioè al libero gioco della domanda e dell'offerta; perché nessun mercato è in grado di cogliere e soprattutto di rispondere correttamente a tutti i segnali che provengono dalla complessità del contesto ambientale, da cui non si può più prescindere.

Inoltre, oggi la globalizzazione ha trasformato alcune aree geografiche del pianeta in manifatture del mondo. A questo è dovuta la contrazione della domanda di lavoro - qualificato e no - che ha colpito i paesi di più antica industrializzazione, imponendo alle relative classi lavoratrici un drammatico deterioramento delle condizioni di lavoro e di vita: precarizzazione, disoccupazione, riduzione dei redditi, compressione del welfare. Questo processo ha investito tutti i settori e tutta - o quasi - la gamma delle produzioni; ma, in misura maggiore, i beni consumati dalle classi lavoratrici: i cosiddetti "beni-salario".

Nel corso degli ultimi decenni sono anche venute meno molte leve tradizionali di politica economica: gli Stati ne hanno perso alcune (la determinazione del tasso di
sconto e dei cambi, la creazione di moneta, la politica doganale) o per averle cedute a enti sovranazionali (è il caso dell'Unione Europea e soprattutto dell'eurozona); o perché esse sono state di fatto requisite dalla finanza internazionale: cioè da organismi di diritto privato detentori - e anche creatori - di una massa monetaria sufficiente a condizionare le decisioni di ogni Stato: anche di quelli più potenti.

Ma, soprattutto, le misure economiche adottate in una parte del pianeta possono
distribuire i loro effetti - diluendoli o moltiplicandoli - su tutto il resto del mondo (lo si è visto con la crisi dei mutui subprime); e magari non avere alcun effetto, né positivo né negativo, nel paese dove sono state prese. Ciò ha minato molte delle misure di sostegno della domanda di matrice keynesiana con cui spesso si propone di stimolare la produzione e, con essa, l'occupazione.

Una politica industriale che faccia i conti con la globalizzazione e con la crisi ambientale, cioè orientata a produzioni e consumi sostenibili, richiede una riconversione delle fabbriche dove esistono impianti, attrezzature e knowhow adeguati, alla produzione di impianti per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili per la microcogenerazione; o di mezzi di trasporto collettivi o condivisi a basso consumo. E interventi su edifici e macchinari per eliminarne le dispersioni energetiche.

Occorrerà poi restituire a ogni territorio la sovranità alimentare con un'agricoltura meno dipendente dal petrolio e un'alimentazione meno dipendente da derrate importate: una operazione da mettere in cantiere avviando una nuova leva di
giovani ad attività agricole e agronomiche ad alta intensità di innovazione
e di lavoro qualificato, che potrebbe cambiare l'aspetto fisico dell'intero paese.

Analogamente occorrerà intervenire sul patrimonio edilizio inutilizzato, sul ciclo di vita dei materiali (risorse e rifiuti), su scuola, università, sanità con interventi che riducono gli sprechi e producono cultura, salute e occupazione. Ma ci vorrà anche una revisione generale dei modelli di consumo e degli acquisti quotidiani: il passaggio, per quanto è possibile, da forme di consumo individuali, fondate sullo spreco e l'emulazione, a forme di consumo condiviso: per gestire rapporti diretti con il produttore (come fanno oggi, nel loro piccolo, i "gruppi di
acquisto solidale"), per ridurre gli imballaggi e il superfluo, per promuovere l'usato e la riparazione e condivisione dei beni guasti o obsoleti.

Tutto ciò non è concepibile se non in un contesto di progressiva riterritorializzazione: cioè di riavvicinamento fisico ("km0") e organizzativo (riduzione dell'intermediazione affidata al solo mercato) tra produzione e consumo. Sarà un processo graduale, "a macchia di leopardo" e, ovviamente, mai integrale. Ma in essa un ruolo centrale lo giocheranno - e già lo stanno giocando - l'impegno, i saperi e soprattutto i rapporti diretti della cittadinanza attiva, le sue associazioni, le imprese e dell'imprenditoria locale effettiva o potenziale e, come punto di agglutinazione, i governi del territorio: cioè i municipi e le loro reti, riqualificati da nuove forme di democrazia partecipativa.

Le caratteristiche di questa transizione sono date dal passaggio, ovunque tecnicamente possibile, dal gigantismo delle strutture proprie dell'economia fondata sui combustibili fossili alle dimensioni ridotte, alla diffusione, alla differenziazione e all'interconnessione degli impianti, delle imprese e degli agglomerati urbani rese possibili dal ricorso alle fonti rinnovabili, all'efficienza energetica, a un'agricoltura e a una gestione delle risorse (e dei rifiuti), dei suoli, del territorio e della mobilità condivise e sostenibili.

Per operare in questa direzione è essenziale che i governi del territorio possano disporre di "bracci operativi" con cui promuovere i propri obiettivi. Questi "bracci operativi" sono i sevizi pubblici, restituiti, come disposto dal referendum del 12 giugno 2011, a un controllo congiunto degli enti locali e della cittadinanza, cioè sottratti al diktat della privatizzazione. Per questo le risorse necessarie alla conversione ecologica dovrebbero essere restituite agli enti locali e sottoposte ad adeguati controlli, non solo di legalità, ma soprattutto di legittimità, ad opera della cittadinanza attiva.

Questo indirizzo, che non è protezionismo né abolizione della concorrenza, ma una sua moderazione certamente sì, rimette al centro delle politiche economiche e industriali il governo del territorio. Ma è l'unica alternativa plausibile al progressivo deterioramento dell'occupazione, dei redditi e delle condizioni di vita delle classi lavoratrici dell'occidente industrializzato, ormai trascinate in una corsa al ribasso per allinearle a quelle dei paesi emergenti.

La politica salariale della Grecia (salari minimi giunti ormai vicino al livello di quelli cinesi) ne rappresenta oggi la manifestazione più lampante.

Guido Viale

venerdì 29 giugno 2012

Roma, 5 luglio 2012, protesta in Campidoglio per dire no alla cementificazione dell'Agro Romano

"Salviamo Roma e l'Agro Romano dal cemento" Paolo D'Arpini

Cari tutti, ci siamo.

Giovedì 5 Luglio andiamo tutti in Campidoglio per dire No alla cementificazione dell'agro romano (2.300 ettari di nuove aree di riserva in aree agricole per un totale di 22 Milioni di mc considerate idonee alla trasformazione), e più in generale a tutta la politica urbanistica della Giunta Alemanno (valorizzazioni meramente immobiliariste delle aree militari dismesse e del patrimonio comunale, compensazioni creative, assurdi raddoppi delle centralità, mancanza e cancellazione di servizi e opere pubbliche, etc...).

Questa iniziativa, alla quale hanno aderito PD, SEL, IDV, FDS è anche l'occasione per avviare un primo coordinamento delle numerose vertenze in atto nei quartieri e nei territori.

Poniamo al centro del nostro agire l'interesse pubblico, la riqualificazione e il riordino della città consolidata, lo sviluppo di una nuova agricoltura multifunzionale e di qualità, e la costruzione di un'area metropolitana basata sulla discontinuità ambientale.

Partecipiamo in massa e diffondiamo l’iniziativa tra i nostri contatti dando a tutti appuntamento per giovedi 5 Luglio alle ore 17,30 a piazza Bocca della Verità.


Con l'adesione del Circolo Vegetariano VV.TT. e della Rete Bioregionale Italiana


Per aderire scrivete agli indirizzi email:

info@ideeincorsa.it
info@territorioroma.it.
agricoltura.coraggio@gmail.com

Nuovo P.C.I. - Una nuova voce nella vecchia bagarre politica

Il castello del mago - Dipinto di Franco Farina

Può succedere che qua e là, un momento o l’altro, non riusciamo a respingere una manovra delle classi dominanti: l’importante è che abbiamo una strategia per vincere la guerra e che la perseguiamo con tenacia e creatività, escogitando tattiche adeguate, fino alla vittoria!

La crisi del capitalismo è irreversibile. La lotta per eliminare la dominazione della borghesia e del clero sarà dura, ma le masse popolari si organizzeranno e vinceranno. Il futuro è luminoso!

Che la manifestazione di sabato 30 giugno a Napoli confermi e rafforzi il movimento dei mesi scorsi!

Mario Monti è partito per Bruxelles portando nella borsa l’approvazione del Parlamento dei figli della porcata Calderoli all’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (1970) che nelle aziende capitaliste con più di 15 operai vietava i licenziamenti individuali “senza giusta causa”. Spera che i suoi complici, i portavoce politici della grande finanza e delle grandi imprese capitaliste europee e nordamericane, riuniti nel Consiglio d’Europa saranno incoraggiati dal suo successo e imporranno nuove restrizioni economiche e il sacrificio di altri diritti politici, sindacali e civili alle masse popolari europee, ivi comprese le masse popolari tedesche che da mesi cercano di demonizzare e contrapporre al resto.

Che la congrega dei loschi individui, con il beneplacito di Barack Obama e la benedizione di Benedetto XVI, trovi a Bruxelles un accordo o che si lascino con un disaccordo più acuto ha in definitiva poca importanza. Perché l’eventuale accordo sarebbe comunque labile e il disaccordo li condannerebbe comunque a proseguire a complottare insieme contro le masse popolari del loro paesi; contro i popoli oppressi di tutto il mondo e contro la resistenza dei popoli arabi e musulmani dall’Afghanistan all’Africa che non riescono a soffocare; contro gli Stati che non obbediscono al cento per cento agli ordini della Comunità Internazionale del sistema imperialista mondiale: dalla Siria alla Repubblica Popolare Cinese, dalla Russia all’Argentina, dall’Iran al Venezuela.

Gli operai e la masse popolari del nostro paese hanno forse perso una battaglia, perché forse il governo dei tecnici della finanza e dei professori bocconiani designati dal Vaticano a comporre la Giunta Monti-Napolitano riusciranno a superare lo scoglio del loro secondo crimine, dopo quello delle pensioni. Ma non perdiamoci di coraggio. La guerra non è finita e le file delle masse popolari si sono rafforzate, anche se la sconfitta in questa battaglia fosse confermata dagli eventi dei prossimi giorni e i tristi figuri della Giunta Monti-Napolitano non affogassero nel putrido fango dei loro intrighi e contrasti e restassero in sella.

La guerra non è comunque finita perché la borghesia imperialista e il clero sono condannati dallo loro crisi a proseguire nei loro crimini: dopo la riduzione dei diritti dei pensionati e degli anziani, dopo la riduzione dei diritti dei lavoratori, si propongono di aumentare le tasse (IMU e IVA) e le angherie (Equitalia e Guardia di Finanza), di ridurre i servizi pubblici (tagli dei trasferimenti agli enti locali per sanità, trasporti e servizi sociali), di aumentare la precarietà a scapito del lavoro con contratto a tempo indeterminato e di ridurre il numero degli occupati (ivi compresa la riduzione del pubblico impiego), di proseguire la spoliazione delle classi intermedie (lavoratori autonomi, professionisti, ecc.). Per reggere devono ampliare la guerra, come facevano gli imperialisti nel Vietnam durante gli anni ’60 e ’70, fino alla fuga ignominiosa.

L’opposizione che incontreranno non sarà affievolita né dalle loro spedizioni militari (le “spedizioni umanitarie” o “spedizioni di pace”) all’estero, né dall’impiego su più vasta scala della polizia e delle Forze Armate nella repressione all’interno, dalla Val di Susa alla Sicilia, né dalla militarizzazione del territorio da Sigonella e Niscemi a Vicenza, al servizio del riarmo e delle aggressioni NATO e USA.

Tra le masse popolari la rassegnazione e la disperazione lasceranno sempre più il posto alla protesta e alla rivolta, perché l’organizzazione delle nostre file si sta sviluppando. Le nostre file si sono rafforzate. Consideriamo in quali condizioni eravamo due anni fa quando Marchionne lanciò il suo attacco contro gli operai a Pomigliano. Sbaglieremmo a confrontare lo stato in cui ci troviamo oggi con i nostri desideri: giustamente i nostri desideri sono grandi, ma per realizzarli dobbiamo avanzare passo dopo passo con tenacia e anche con pazienza. Noi abbiamo riserve inesauribili e la nostra lotta è giusta: quindi vinceremo. Dobbiamo confrontare lo stato attuale della nostre forze con lo stato in cui erano le nostre file ieri, quando Marchionne diede il via all’attacco padronale affermando che contro le masse popolari la Repubblica Pontificia poteva infierire più e meglio di quello che faceva il governo della banda Berlusconi che non riusciva a fare peggio del governo del circo Prodi di cui aveva preso il posto.

Da allora vi è stato una riorganizzazione crescente delle nostre forze (quantità) su un livello politico più avanzato (qualità).
1. L’influenza del Partito comunista è grandemente cresciuta: chi segue con intelligenza l’evoluzione numerica e qualitativa delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari se ne rende ben conto.
2. I referendum di giugno 2011 sono frutto di un orientamento più avanzato contro la politica della Repubblica Pontificia e a loro volta con i loro risultati hanno rafforzato quell’orientamento.
3. Con le elezioni amministrative del 2011 e del 2012 si sono formate Amministrazioni Comunali non più completamente controllate dalle losche congreghe PD-PdL-UDC e la Lega Nord è con le spalle al muro.
4. I sindacati alternativi e di base e il sindacati conflittuali si sono enormemente rafforzati a scapito della destra sindacale: essi costituiscono già oggi centri importanti di mobilitazione.
5. Accanto ad essi e a garanzia ulteriore del corso delle cose si sono formati e si rafforzano nuclei di operai e di delegati operai che si coordinano tra loro, escono dalle fabbriche sul territorio e lottano con crescente autonomia dalla sinistra borghese e dai sindacalisti di regime: gli scioperi da marzo in qua sono stati un importante strumento d’organizzazione.
6. Tra le file della sinistra borghese e della società civile sono sorti centri di aggregazione e di mobilitazione: dal Comitato No Debito ad ALBA.
7. Si succedono grandi manifestazioni di protesta non più promosse solo da organismi di regime che principalmente cercavano di mantenere il loro controllo sulle masse popolari.
8. Contro la spoliazione delle classi intermedie i lavoratori autonomi hanno incominciato a organizzarsi: dal Movimento dei Forconi al Movimento dei Pastori Sardi.
9. Il movimento No TAV della Val di Susa è diventato per tutto il paese un polo luminoso di mobilitazione e orientamento contro la speculazione e il saccheggio del territorio.
10. Il teatrino della politica borghese è dilaniato da contrasti insanabili che fanno esplodere uno dopo l’altro scandali che espongono alla luce del sole la putredine in cui affoga la Repubblica Pontificia con la sua Corte vaticana.

I mille centri di organizzazione e di orientamento che si sono formati o consolidati nelle lotte dei mesi scorsi devono proseguire con slancio maggiore il loro lavoro. Non lasciamoci prendere dallo sconforto perché forse abbiamo perso una battaglia!

Compagni, noi possiamo vincere la guerra! L’esito della guerra dipende solamente da noi!

La borghesia e il clero non hanno via d’uscita!

Nuovo P.C.I. - nuovopci@hotmail.it

giovedì 28 giugno 2012

La schiavitù del Debito Pubblico è un'invenzione delle banche



L'idea che lo stato si debba indebitare con moneta che lui stesso crea e poi milioni di contribuenti debbano essere tosati per pagare gli interessi del Debito Pubblico ecc... è stata inventata di recente. Nessuno si è mai sognato per tremila anni una cosa del genere, prima di oggi.

Nella storia lo stato che si indebita in modo colossale con moneta che lui crea e viene schiacciato da interessi e poi ha default, sacrifici, tasse, depressione.... è un fenomeno creato solo dagli anni '70 ( inizialmente in Sudamerica).

Come idea era sorta a metà '800, ma allora lo stato aveva una spesa pubblica minima, intorno al 5% del PIL al massimo (salvo che durante la guerra), per cui anche quando aveva deficit non era un vero problema.

Il meccanismo del debito pubblico e interessi, che adesso a noi viene descritto come normale, fino a poco tempo fa incontrava tremende resistenze (di cui una delle tantissime testimonianze è l'articolo firmato assieme da Thomas Edison e Henry Ford sul New York Times nel 1922 che ho citato qui sotto). Ma qualunque pensatore occidentale degli ultimi 2 mila anni troverebbe assurdo e folle che tutta l'economia giri intorno al problema dello stato che deve pagare montagne di interessi con moneta che lui stesso può creare.

Nell'800 ci furono scontri violentissimi su questo tema, in America ad esempio William Jennings Bryan diventò candidato presidenziale per quattro volte e arrivò vicino a vincere un paio di volte, avendo come programma in pratica liberare lo stato e gli agricoltori dalla schiavitù del debito tramite il "free silver". Come dice anche Wikipedia http://en.wikipedia.org/wiki/Free_Silver "free silver" fu il tema economico centrale dell'America dell'800.

Jennings Bryan voleva la moneta d'argento, che era però molto abbondante, in mano allo stato, contro il Gold standard che volevano i banchieri perchè l'oro era scarso e quindi se ti indebitavi dovevi ripagare in oro e vincevano i creditori e la deflazione.... Nel 1907 William Jennings Bryan tenne alla convenzione di Chicago il più famoso discorso della politica americana di questo secolo, quello sul "Crocifiggere sulla Croce d'Oro", crocifiggere gli agricoltori e lavoratori americani come Cristo sulla croce del Gold Standard. Jennings Bryan creò una tale emozione e frenesia alla convenzione del partito che gli vale la nomina immediata come candidato presidenziale. Per batterlo dovettero mettersi assieme i vari Rockfeller, Morgan, Kuhn Loeb, Warburg, gli interessi finanziari, che spesero dieci volte di più per far vincere l'altro candidato. Ma la forza del discorso di Jennings Bryan fu tale che per altre tre volte diventò candidato presidenziale, fuori dai partiti ufficiali, come populista. Per un secolo il movimento populista in America ebbe sempre come tema economico centrale LA MONETA e riuscì a tenere a bada il partito della finanza, (si vede che una volta senza TV e cinema la gente era più intelligente...)

Negli anni '20 e anni '30 questa opinione, che lo stato non debba indebitarsi a interesse e debba usare la propria moneta senza interessi a favore dell'economia e della comunità, era ancora maggioritaria in molti paesi e dibattuta ovunque, anche nella Teoria Generale di Keynes, dove parla di Silvio Gesell ad esempio.

In Germania un ingegnere diventato economista, Gottfried Feder, nel 1919 teneva conferenze sulla "Zinsknechtschaft", la schiavità dell'interesse" e un reduce e disoccupato austriaco lo sentì parlare e fu fulminato dalle sue teorie. Insieme con altri due o tre formarono il "partito dei lavoratori tedeschi" (poi rinominato con un nome diventato noto) di cui Feder creò il programma economico e quando scoppiò la crisi degli anni '30, la Depressione e ci furono sette milioni di disoccupati vinsero le elezioni e andarono al potere. Feder centrò tutto il programma economico sul fatto che lo stato si doveva finanziare senza interessi e senza debito per sostenere l'economia e il welfare. Senza la sua soluzione per la moneta l'austriaco non sarebbe andato al potere e non avrebbe avuto il successo che lo rese un semidio per i tedeschi. Una volta adottata la loro politica raddrizzò infatti la situazione in quattro anni, dal 1933 al 1937, rendendo l'ex-pittore e reduce austriaco il politico più popolare dell'epoca (fino a quando non invase l'URSS e per sradicarlo si misero assieme l'Impero Britannico, l'America e l'URSS...).

Gli esempi di William Jennings Bryan e di Gottfried Feder/Hitler dimostrano che questa è un idea esplosiva, quando la gente viene esposta all'idea dello stato che può creare moneta senza debito, a fini di benessere pubblico, reagisce come se gli fosse rivelato un Vangelo e ti segue in massa.

La cosa incredibile è che ora invece si da per scontato tutto il contrario, che sia normale indebitare lo stato con la moneta che lui stesso crea e poi soffocare l'economia di tasse, un congegno che ha preso piede per la prima volta veramente tra il 1970 e il 1980.

GZ

Fonte: www.cobraf.com
Link: http://www.cobraf.com/forum/coolpost.php?topic_id=3011&reply_id=123476650

mercoledì 27 giugno 2012

Siria ed il tiranno descritto dai bugiardi venduti a Sion

Guardarsi allo specchio - Affresco di carlo Monopoli

Da qualche mese un tale, il signor Germano Monti, si dedica alacremente a rinverdire, su blog e reti sociali clandestini e su siti pseudo-rivoluzionari, le stesse antitesi complottiste che, quarant’anni fa, servirono al sistema per affossare una solida unità del movimento studentesco, per inventare gli opposti estremismi e per incanalare la protesta generazionale in una cruenta guerra civile tra giovani, fatta di attentati, di piombo e di stragi: in un terrorismo trasformato così in funzionale ai giochi di potere dei grandi vecchi dei partiti di allora.

Tale stratega della tensione, un irriducibile tardo-trozkista che si riscopre alunno dell’Hyperion di Parigi, il noto think-tank della destabilizzazione atlantica nel nostro continente, è assai infastidito dal sostegno di un “fronte comune” di cittadini italiani al popolo e al governo siriano, una nazione vittima delle manovre terroristiche e stragiste confezionate dalla Cia per trasformare la Siria in una nuova colonia dell’Occidente e delle monarchie feudali arabe del Golfo.

Nelle sue sventagliate pro-terroristiche, costui, dichiara Bashar Assad sanguinario “tiranno” e “dittatore” e prende le difese dei “ribelli”.

Senza nemmeno distinguere strani colori “salafiti” ed evitando accuratamente ogni accenno alle – sue - fulgide alleate, le “democrazie” degli emiri e dei monarchi del Golfo infeudati agli anglo-americani.

Ma quello che lo rende visceralmente furioso è la presenza variegata, trasversale, di italiani alle manifestazioni pro-Siria. Raccattando qualsiasi “sentito dire” si produce in castronerie (per esempio indica tra gli organizzatori un Filippo Fortunato Pilato che sarà anche di Forza Nuova oltre a scrivere sul sito Syrian Free Press, ma che certamente non ha né organizzato né partecipato alle dimostrazioni di piazza; evita, al contrario, di indicare la presenza dello scomodo anarchico Fallisi, evidentemente troppo addentro alle vicende oscure di “Freedom Flotilla”; taccia tutti – attingendo a “verità indiscusse” rivelate da Saverio Ferrari, canuto arnese dell’Autonomia milanese - di rossobrunismo o nazimaoismo; parla di “immonda contaminazione”, per la presenza, accanto a Stato e Potenza, o Zenith, o Sempre Domani, o Rinascita, di un Fulvio Grimaldi o di un Giulietto Chiesa).

Le sue esternazioni hanno palesi obiettivi

1) aggredire la mobilitazione pro-Siria per delegittimare in particolare l’unico portavoce, l’italo-siriano, comunista, Ouday Ramadan, detto “Soso”;
2) inserire dosi di “antifascismo” da accatto per cercare di far disertare dal fronte antimperialista pro-Siria quelli che dichiara “compagni che sbagliano”;
3) ridare fiato alla sua gente, quella che si dichiara “pacifista” e plaude alle “rivoluzioni” manovrate dalla Cia e dagli Stati più reazionari de mondo per far fuori l’ultimo baluardo repubblicano, laico e socialista nella regione del Vicino Oriente.

Bel tomo, no? Tipico esempio di rivoluzionario permanente.

Ugo Gaudenzi
direttore@rinascita.eu

(Fonte: Rinascita.eu)

Acqua bene comune.. in tutta Europa! Raccolta firme Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

Pozza pubblica

Il 10 Maggio la Commissione Europea ha accettato l'Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) sull'acqua, la quale è promossa a livello europeo da EPSU (Sindacato Europeo dei Servizi Pubblici) ed è stata condivisa dalla nascente Rete Europea per l'Acqua Bene Comune e dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua.

L'Iniziativa dei Cittadini Europei è uno dei primissimi passi per la partecipazione dei cittadini alle politiche europee e, questa sull'acqua, è la prima che parte.
Il meccanismo è semplice: si deve raccogliere un totale di un milione di firme in almeno 7 paesi europei e la Commissione Europea deve prendere in considerazione la proposta per legiferare in materia. In Italia la soglia è di 135.000, ma è giusto puntare molto più in alto.

Nello specifico quello che segue è il testo sull'acqua:

Acqua potabile e servizi igienico-sanitari: un diritto umano universale!
L’acqua è un bene comune, non una merce!

Esortiamo la Commissione europea a proporre una normativa che sancisca il diritto umano universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, come riconosciuto dalle Nazioni Unite, e promuova l’erogazione di servizi idrici e igienico-sanitari in quanto servizi pubblici fondamentali per tutti.

La legislazione dell’Unione europea deve imporre ai governi di garantire e fornire a tutti i cittadini sufficiente acqua potabile e servizi igienico-sanitari di base a prezzi accessibili.

Chiediamo che:

1.le istituzioni dell’Unione europea e gli Stati membri siano tenuti ad assicurare a tutti i cittadini il diritto all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari;

2.l’approvvigionamento in acqua potabile e la gestione delle risorse idriche non siano soggetti alle “logiche del mercato unico” e che i servizi idrici siano esclusi da qualsiasi forma di liberalizzazione;

3.l’UE intensifichi il proprio impegno per garantire un accesso universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari.

Parte dunque la raccolta firme anche in Italia; a questo link è possibile scaricare il modulo su cui raccogliere le firme. http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/attachments/Modulo_raccolta_firme_ICE.pdf

Ma l'ICE ha anche la possibilità della raccolta on-line e, a breve, sarà online il sito dedicato.

L'acqua è un bene comune... in tutta Europa!



Segreteria Operativa Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

Info: antonella.fachin@fastwebnet.it

martedì 26 giugno 2012

La sibilla delle Erbe: Sonia Baldoni - 22 luglio 2012 a Montesilvano, presentazione ufficiale del libro di Michele Meomartino




La sibilla delle Erbe di Michele Meomartino - Presentazione Domenica 22 Luglio 2012 - ore 20.30 Giardino d'Arte Via Toscanini, 14 - Montesilvano (Pescara)

Nota dell'autore:
Il libro ha lo scopo di fornire una testimonianza positiva a quanti, vittime del fatalismo, non riescono più a scorgere l’aurora della speranza. E’ un invito a non perdersi mai d’animo, anche nei momenti più difficili, e a confidare sempre nelle straordinarie potenzialità della vita che ci sorprende, al di là della nostra più fervida immaginazione, indicandoci percorsi di crescita.Il libro narra la storia di Maria Sonia Baldoni, una personalità magmatica, fuori dagli schemi comuni, ricca di interessi e di spiritualità, che dopo varie vicissitudini, alcuni anni fa, lasciò il suo lavoro di promotrice finanziaria per diventare raccoglitrice di erbe.Da allora, grazie anche a “Vivere con Gioia”, la rete di operatori e strutture olistiche che è riuscita a creare insieme ad altri, l'infaticabile Sonia con amore e tanta dedizione insegna a riconoscere e raccogliere le erbe spontanee, invitandoci a guardare con altri occhi queste creature viventi, dove lo stupore e la bellezza appena ci schiudono squarci inesprimibili verso mondi che non tarderanno a rivelarsi…


Prefazione di Mariella Pratissoli e postfazione di Antonio D'Andrea.
Testimonianze di: Anna Maria Ragaini, Antonio D’Andrea, Bijan Ananda, Carla Colotti, Carlo Camilletti, Caterina Maria Fasulo, Ciro Aurigemma, Cleofe Bucchi, Cristina Concettoni, Cristina Omenetti, Daniela Cassone, Daniela Spurio, Eleonora Tribulato, Emilia Salviani, Eugenia Blasi, Evelina Savini, Fabiola Yuki Taverna, Fabrizio Fabrizi, Federica Ridolfi, Flavia Bognandi, Franco Marsili, Gianni Bianco, Gianni Centanni, Gianni e Monica Montini, Giovanna Bianchi, Giuliana Irenze, Gloria Barscigliè, Luana Laksmi, Lucia Ceppi, Lucilla Pavoni, Maria Grazia Lopardi, Maria Jole Pellegrini, Mariella Pratissoli, Michela e Luca Merolla, Michela Frisoni, Miria Fantozzi, Paolo D’Arpini, Renata Bevilacqua, Rosella Sbarbati Del Guerra, Sergio e Cinzia Santoni, Serena Melloni, Sheila Rocchegiani, Silvana Baldoni, Silvia Serrani, Stefano Maria Crocelli, Teresa Russa, Valeria Volpe.

Info sul programma: Info: 393.2362091

Primavera silenziosa di Rachel Carson - Recensione di Patrizia Gentilini


"Primavera silenziosa"

E’ il titolo di un libro di Rachel Carson, pubblicato nel 1962, che descrive, sulla base di una corposa documentazione scientifica, i danni irreversibili di DDT e pesticidi in genere sia sull’ambiente che sugli esseri umani. Il titolo deriva dalla constatazione del progressivo silenzio nelle campagne, a primavera, per la diminuzione degli uccelli canori provocato dall’utilizzo massiccio di insetticidi.

Questo libro mi è tornato in mente di fronte alla notizia che sono stati di recente reintrodotti sul mercato italiano il “Basta 200“, erbicida fogliare – prodotto già in precedenza sospeso in quanto classificato come “tossico ambientale” - e che sono state rinnovate deroghe per l’utilizzo di triciclazolo e del Vydate 10 per 120 giorni, quest’ultimo contenente come sostanza attiva l’Oxamil già classificata come “tossico – pericoloso per l’ambiente“. Un comunicato stampa a questo proposito si può leggere qui.

Le preoccupazioni ivi espresse sono oltremodo condivisibili e davvero non si capisce come possa l’UE sancire con l’articolo 191 la necessità del rispetto del Principio di Precauzione, ribadire tale principio anche nel recentissimo settimo rapporto del Parlamente Europeo su Ambiente e Biodiversità e non operare concretamente in tale direzione.

Ma perché i pesticidi preoccupavano già negli anni '60 la Carson ed oggi ancor più, medici, ricercatori indipendenti e comunità intere? Innanzi tutto per il loro negativo impatto sulla biodiversità: è di questi giorni la notizia dell’ennesima moria di api; la scomparsa delle api è un problema di gravità inaudita sia per l’importanza che questi insetti rivestono per l’impollinatura, sia per le ricadute economiche legate ai loro prodotti (miele, polline, ecc.). Ma non sono certo solo le api a soffrirne: intere comunità di insetti, altri invertebrati ecc. sono tutti sottoposti ad un silenzioso eccidio.
Un altro effetto spesso trascurato è l’impatto sul suolo: ad es. con il diserbo chimico le erbe disseccate muoiono anche a livello dell’apparato radicale e non svolgono più la fondamentale funzione di trattenimento del terreno che così, in presenza di pioggia si disgrega e viene dilavato, aumentando il rischio idrogeologico e tutto ciò che ne consegue. Queste sostanze poi si ritrovano anche nelle falde superficiali e profonde (compresi anche principi attivi messi fuori legge da decenni come l’atrazina – e nelle acque si rileva anche (nei pochi posti in cui viene ricercato) il Glifosate, il dissecante cui dobbiamo il malinconico e deprimente spettacolo dei kilometri di strisce rossastre che costeggiano le nostre strade in primavera, irrorate proprio nel momento in cui la Natura si risveglia.

Perché non usare i tradizionali metodi meccanici di sfalcio? Davvero conviene sostituire con la chimica il lavoro dell’uomo? Se poi parliamo di salute bisognerebbe fosse chiaro una volta per tutte che la “sicurezza” ed il rispetto di limiti di legge non sono affatto una reale tutela della salute umana, in particolare di quella infantile. Questa rappresentazione è frutto di un approccio riduzionista, estremamente limitativo, che tiene conto cioè solo del singolo principio attivo, ma non dell‘effetto “cocktail” che si realizza all’interno dei nostri stessi corpi per la presenza di centinaia di sostanze pericolose e persistenti e delle mille altre variabili che entrano in gioco negli organismi viventi e solo in mimnima parte prevedibili (interazioni, sinergie, passaggio di queste molecole da madre a feto, particolare suscettibilità degli organismi in accrescimento ecc). Di fatto queste molecole, oltre che ad essere associate ad aumento di rischi tumorali, specie a carico del sa!
ngue, hanno molto spesso un’azione di “interferenti endocrini”, ovvero interferiscono con delicatissimi equilibri e la letteratura segnala come l’ esposizione a questi agenti si associ ad un aumentato rischio di patologie a carico di apparati e sistemi quali quelli: riproduttivo, immunitario, metabolico, neuropsichico, ormonale….

Chi ha mia età ricorda primavere cinguettanti e dai mille colori: rondini, fringuelli, farfalle, lucciole, tripudio di fiori nei campi e di papaveri rossi. Ormai le rondini le vediamo solo disegnate sulle barriere anti rumore e al posto del rosso dei papaveri le strade sono costeggiate dal deserto rossastro che lascia il glifosate: non è questa la Primavera che vogliamo. Permettiamo alla Natura di farci vedere i suoi colori, inebriarci dei suoi profumi, ascoltare i suoi suoni: una “primavera silenziosa” non è la stagione in cui la vita rinasce e ci rigenera, ma una stagione in cui con questi veleni spargiamo morte e deserto intorno e dentro di noi.

Patrizia Gentilini

giovedì 21 giugno 2012

Campo Carlo, dal 25 giugno a 1 luglio 2012: Micro festival arti e mestieri resistenti



Dal 25 Giugno al 1°Luglio 2012 MICRO*FESTIVAL RESIDENZIALE DELLE ARTI E DEI MESTIERI RESISTENTI, un festival che unisce nuovi metodi di aggregazione e organizzazione della cultura e della società con particolare attenzione a tutte le forme di auto-sostentamento contadino e neorurale

CAMPO CARLO una settimana di campo autogestito, condivisione, laboratori,spettacoli,video, performance, installazioni… c/o Accoglienza Rurale “Terra&Libertà” Montella (AV) con LIVING THEATRE Europa e Gary Bracket
1°Luglio Gran Finale con Ragnatela da Paola al Vesuvio(NA)-Fiume di Pietra
qui tutte le info sul laboratorio del Living Theatre Europa:

Laboratorio RESIST NOW!


qui tutte le informazioni utili, sul programma e non solo di CampoCarlo e della Ragnatela, chi di noi usa internet sa cos’è wikipedia, una pagina con un soggetto (voce) che tutti possono aggiornare e trasformare, ma forse non tutti sanno che è uno strumento che possiamo utilizzare per organizzare in maniera efficace eventi ed incontri. CampoCarlo Festival è organizzato anche utilizzando una piattaforma wiki
CampoCarlo2012


qui la storia del Living Theatre:
http://www.livingeuropa.org/storia-living.html




laboratori campo e cibo saranno gestiti con la formula del *Cappello Magico
* Il Cappello Magico è l’antica forma della colletta intesa anche come mutuo soccorso poiché si basa sulla partecipazione economica nella ricerca dell’equilibrio tra le proprie possibilità e le reali necessità economiche da soddisfare.
Info e prenotazioni: CampoCarlo2012 ,tel.3289739045 e-mail: ragnatela@autoproduzioni.net
web: http://ragnatela.noblogs.org/
fb:http://www.facebook.com/events/460397593973174/
bionieri:http://bionieri.ning.com/events/campocarlo-ragnatela



questo il programma in progress segui gli aggiornamenti sul sito giorno per giorno:
le prime conferme:a CampoCarlo c/o Accoglienza Rurale "Terra&Libertà" Montella (AV):
accoglienza e sistemazione in tenda, camper, amache e stanza comune del forno, cerchio di presentazione ed autogestione del Campo
Gary Bracket e LIVING THEATRE EUROPA (tutta la settimana laboratorio RESIST NOW! con spettacolo finale domenica 1°Luglio durante la ragnatela)
Living Utopia proiezione del documentario CampoCarlo/LivingTheatre


*ogni giorno: lavori di manutenzione degli orti, nozioni di agricoltura sinergica e permacultura cura degli animali da cortile e del maiale nero passeggiate nei boschi alla ricerca di funghi porcini, erbe selvatiche e legna se il tempo lo permette bagno alle cascate del Fiume Calore (temperatura acqua 8°)


Ferro Battuto laboratorio da lunedi 25 si realizza una scultura in ferro battuto a cura di Roberto il Fabbro
Sartoria Ambulante a cura di Francesca delle Tarante
Saponeria e Cosmetica naturale a cura di Naturae Opis
La Quagliata mercoledì facciamo formaggio e ricotta con il latte di pecore a pascolo brado sul Lago Laceno, a cura di Zì Cacà
Mare Chiuso ZaLAB documentario, la proiezione aderisce alla campagna "Mai Più Respinti" Mani in Pasta venerdì, laboratorio di pasta fatta in casa con semola rimacinata di grani antichi a cura di Boccione
Contadini*Fornai sabato, laboratorio sui grani antichi e la panificazione artigianale con pasta madre e grani freschi moliti a pietra a cura di Terra&Liberta'
Oniricon - il baule dei sogni laboratorio spettacolo di teatro della spontaneità ogni giorno una finestra aperta quel mondo parallelo che ci accompagna - a cura di Giorgio degasperi, zeroteatro


Spettacolo di marionette a cura dei bambini di Terra&Libertà
Esperienze di Permacultura nelle scuole del Brasile durante CampoCarlo sarà possibile visionare la mostra fotografica di Fernanda Freire
Foto Proiezioni della Ragnatela a cura di NicoBoccia
Asylum anteatro ai vergini con la messa in scena di TaranTerra (spettacolo da confermare)


Domenica 1°Luglio alla Ragnatela sul Vesuvio al Fiume di Pietra-Ercolano(NA), da mezzogiorno a mezzanotte:


CampoCarlo a Ragnatela-Movimento di Resistenza Contadina, artisti ed ortigiani resistenti, vignaioli autentici, saltimbanchi e musici alla fiera delle autoproduzioni
RESIST NOW!conGary Bracket - LIVING THEATRE EUROPA
I finti-illimani
i finti - illimani sono un gruppo musicale napoletano, autofinanziato, no-profit e politicamente scorretto. Nati nel 2000, nel sottoscala - deposito di ‘O Pappece, storica bottega del commercio equo e solidale di Napoli, suonano prevalentemente in contesti di impegno politico e sociale. Credendo che che un altro mondo sia possibile cercano di utilizzare la musica come strumento per scuotere, comunicare e ricordare.
Clownomade Josè Martinez Navarra in collaborazione con Vico Pazzariello


Giorgio Degasperi - giorgio@zeroteatro.it

mercoledì 20 giugno 2012

Giovanni Floris.. da Viterbo all'aldilà (DEZZ Amore) - 21 giugno 2012

Officinafloris

"…dove la morte fa baldoria, la vita è in festa"


Giovanni Floris a Viterbo - GIOVEDI 21 giugno ore 19.30 DEZZ Amore, Via delle Battaglie 5 - Fiano Romano (Roma)



Presentazione


Giovanni Floris attraversa la realtà nel tempo e nello spazio armata di una parsimoniosa rapidità, viaggia lentamente ma senza sosta, si muove nel passato, presente e futuro seguendo il ritmo e l’ispirazione dettatagli dalle onde del mare, il suo estremo rifugio. Qui, di fronte al mare e accanto al fuoco, lo scrittore ha riordinato le immagini di una vita, iniziata sotto auspici non certo vantaggiosi, in un’umile famiglia di Viterbo.
Questo libro è il risultato di una revisione, portata a termine dopo sette anni, di materiale sparso e appunti che lo scrittore ha via via accumulato nel corso di questi anni. Libro che si presenta ora al pubblico conproiettando una visione del mondo delirante; la fine di una vita, di una epoca che spera non torni più. Nello spettacolo delle rovine fumanti delle speranze dell’uomo, lo scrittore vede forse il funesto presagio del crepuscolo di un periodo storico finito troppo presto e che non ha mantenuto le promesse annunciate. Per certi versi posso affermare che questo libro di memorie – confessioni, appunti o persino testamento più che autobiografia – ci restituisce un senso di perdita, di distanza abissale, perché lo scrittore incarna perfettamente quello che si vuole definire lo spirito di un epoca, il modo di essere e di fare di un intellettuale che i tempi attuali non producono quasi più. Viaggiatore immobile posso chiamarlo, dove questa immobilità sta per “identità”, quella vocazione a muoversi continuamente per gli anni senza mai allontanarsi da se stesso. Nomade vero, non tecnico-moderno del nomadismo. Vita tutt’altro che lineare, dunque, impregnata di una sensibilità drammatica e romantica che lo porta ad un protagonismo polemico permanente che contrassegna interamente il suo libro dall’inizio alla fine. GIOVEDI è una raccolta di pezzi di vita che, in periodi e circostanze molto diverse e in un arco di tempo di mezzo secolo, tendono a ricostruire attentamente un personaggio fatto di ricordi e nostalgie di se stesso. La sua prosa è fatta di ricordi e di perdite, egli non è mai contento e ha ragione.
Ora Giovanni Floris, dopo mezzo secolo sogna l’avventura, prova repulsione per lo stile di vita borghese, ama le persone inquiete e disinteressate. Nelle pagine di questo libro è possibile comprendere il senso delle nuova ricerca: scavando nella profondità di se stesso, egli trova una corrente, un mondo parallelo che lo porta all’incontro con gli altri, con il corpo dell’umanità e con quell’entità universale ora fuori commercio, quella dei nomadi senza equilibrio, alla perenne ricerca e scoperta di un mondo concepito come l’insieme delle infinite dimore. Attraverso un percorso strutturato l’uomo va alla scoperta di un mondo parallelo dove recuperare i valori autentici in netta contrapposizione con il mondo attuale, definito dallo scrittore un contenitore vuoto dove tutto è in balia degli ABÁA, dove tutto è unto da un fattore matematico. Questa ricerca e scoperta di un mondo alternativo, puro e genuino, può essere interpretato come una dimostrazione di grande libertà interiore, alimentato dalla volontà di far coincidere la letteratura e la vita, di negare enfaticamente la sterile autonomia formale dell’istituzione letteraria. Il passaggio obbligato dell’artista del nostro tempo – scrittore realista, ermetico sperimentatore di un linguaggio, impegnato intellettualmente – appare nel percorso biografico di Floris scrupolosamente rispettato. Ogni passaggio appare come un superamento necessario e come contenuto vivo di quello successivo, sassi trascinati da un grande fiume, e nella memoria il narratore tenta di rafforzare quel senso di unità, di corrispondenza nelle diversità fra le varie fasi della vita. D’altra parte lo scrittore ha sentito la necessità in questo libro di spiegare le contraddizioni della complessa vita dell’uomo e di giustificare le scelte alternative. Lontano dal voler temperare o minimizzare certe prese di posizione, spesso polemiche, lo scrittore calca nettamente la mano sulle ragioni oggettive e soggettive delle sue scelte. In questo senso GIOVEDI è un testo letterario, con una autonomia retorica che appartiene anche al genere autobiografico. Floris vuole trasmettere un’immagine di sé e quindi il libro svela e occulta, sceglie forme e contenuti, informa e deforma; rispecchia l’immagine di un uomo che non è mai stato uomo di vita regolare o prevedibile. Il linguaggio del libro, senza mai perdere di vista una tensione unitaria, alterna momenti di maggiore o minore intensità legati ogni volta a sollecitazioni emotive. La prosa raggiunge per esempio vette di rara bellezza e intensità nella vivissima presenza nella memoria dell’adolescente, nella fragranza delle parole che ci trasmettono i profumi, i colori, le voci, la forza della natura incontaminata, ma anche i pensieri, le passioni, le devianze, la vita e la morte di uomini e donne da lui conosciuti. Nelle pagine di questo libro andiamo a bere e discutere su temi riguardante il contenitore e il mondo parallelo in antitesi. È un libro curioso, ma allo stesso tempo rivelatore; qui è possibile constatare il crescente astio che lo scrittore prova per le discussioni astratte e in genere delle istituzioni culturali e politiche. Floris evita come la peste gli ambienti e i linguaggi quotidiani. Ma questo è un tratto tipico di un’epoca in cui la scrittura è ancora fondamentalmente un atto transitorio, dove è presente una tensione fortissima verso un mondo corrotto. Infatti troviamo nei concetti dello scrittore una simmetria visibile fra la genesi del libro e le vicende esistenziali, esplicita nello scambio produttivo delle diverse parti del libro, nel gioco reciproco delle influenze fra mondi contrapposti, che non scalfiscono però la nettissima individualità di ognuno di essi. E’ un libro ricco di ricordi autobiografici, ma anche di elementi fantastici che mantengono intatto il concetto dentro/fuori del contenitore invisibile. Lo scrittore è consapevole che il racconto deve recuperare il rapporto con il lontano lettore, camminare nell’oscurità e incontrarsi con il cuore dell’uomo, con gli occhi della donna, con chi sconosciuto ha bisogno di una parola. Lo scrittore transita la sua epoca con sguardo penetrante, duro, ironico, spiritoso, e ci racconta episodi, personaggi, retroscena della vita quotidiana. Doppia e multipla dimensione dello scrittore che nel proprio libro dispiega una stupefacente capacità di ricostruire l’unicità delle cose, di mettere in intimo contatto le grandezze cosmiche con gli oggetti minimi della quotidianità, l’ermetico mistero del linguaggio poetico con la dura materialità del reale.
Per le giovani generazioni che sognano lo sconfinamento nel mondo degli altri, può essere senz’altro affascinante confrontarsi con questo libro letto come un percorso di vita vissuta, che ci riconduce ai modi possibili di affrontare la sfida con una realtà contaminata. In Floris la condizione di nomade è la conseguenza di una volontà di conoscenza e di partecipazione, ma è soprattutto vocazione che lo getta in un abisso di strazio e di estraneità. Ogni nuova dimora diventa un mondo totale, dove poter alimentare nuove radici, non un semplice passaggio. Ciò spiega la propensione a vedere, a penetrare, a rispettare l’oggetto dell’esperienza, ma anche a sottoporre a lettura critica la realtà con cui entra in contatto. Le esperienze passate si traducono immancabilmente in solitudine, sono da un lato materia prima del libro, dall’altro costituiscono un materiale prezioso per la formazione di una coscienza pura, che lo portano a capire, ad amare e a difendere le proprie posizioni, anche a prezzo di nette rinunce. È sempre cruciale capire qual è il punto di partenza del viaggiatore nomade. Più che il dove si sta andando è importante il dato della provenienza. Lo scrittore continua a muoversi tra passato, presente e futuro e in un certo modo permane nel suo sguardo un residuo d’innocenza e di autentico stupore e un’invidiabile franchezza davanti alla natura, di fronte alle enormi trasformazioni. Ci sono al riguardo bellissimi passi sulle difficoltà e le miserie che ostacolano la strada della libertà e della democrazia. Da qui la fuga, in un mondo parallelo, come alternativa ad un mondo diabolicamente confuso. Ma alla fine è perfettamente cosciente che le proprie armi, quelle dell’arte, difficilmente raggiungono la sfera dell’alta politica, e ancor di più difficilmente incidono su di essa, boriose alture da dove tutto appare chiaro e distinto e dove si decide con fare sbrigativo il destino di milioni di esseri umani. Certamente Floris non è uno scrittore alla moda, ma si può definire senza dubbio di buona compagnia.


ABENNABEI

GIOVANNI FLORIS, nato a Viterbo (Lazio) Italia il 18 febbraio 1953.

martedì 19 giugno 2012

Rio+20: la sfilata delle buone intenzioni (inutili)....



Siamo agli sgoccioli, dal 20 al 22 giugno si svolgerà il gran finale di Rio +20, la conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, a vent’anni dalla prima storica edizione.

Questo summit, fortemente voluto dall’ex presidente brasiliano Lula, venne deciso con una risoluzione alla vigilia del Natale 2010, e certamente l’ex presidente pensava anche ad una ulteriore occasione per porre il Brasile sotto i riflettori internazionali, prima dei mondiali di calcio del 2014 e dei giochi olimpici del 2016, eventi consacrazione di un Paese che, per usare le parole di Lula: “ha smesso di essere il Paese del futuro, per essere quello del presente”. Il Brasile è oggi la sesta economia del pianeta, nel 2014 supererà la Francia ed entro il 2020 anche la Germania.
Come spesso accade nelle serie cinematografiche, la seconda edizione di Rio si prospetta molto deludente rispetto alla prima, l’impatto mediatico è senza confronti, la maggior parte della gente non sa nulla di questo vertice e se gli parlate di Rio è più facile che pensi all’omonimo film di animazione che al vertice sull’ambiente. Del resto sulla stampa di questi giorni sono altri i temi in primo piano; ai governi occidentali che cercano di sopravvivere ad una crisi sistemica che non hanno ancora compreso, Rio appare senza particolari evidenze nella loro agenda
Nel “Vertice della terra” del 1992, per la prima volta sul tavolo dei negoziati apparve l’idea di una sorta di trattato di pace fra la specie umana ed il resto delle forme viventi, un fatto straordinario che risvegliò grandi speranze.
Da allora molto è cambiato: la popolazione è cresciuta del 26% (da circa 5,5 miliardi di persone nel 1992 a oltre 7 miliardi nel 2012) e più del 50% vive in aree urbane; l’estrazione di materie prime è aumentata del 40% (da 42 miliardi di tonnellate nel ‘92 ai 60 miliardi di oggi), le emissioni in atmosfera di CO2 sono passate da 22 miliardi di tonnellate a oltre 30 miliardi (+36%). Abbiamo perso 300 milioni di ettari di foreste (una superficie superiore a quella dell’intera Argentina) e mangiamo sempre più carne: il consumo pro capite da 34 kg nel 1992 è salito a 43 kg (+26%). Formalmente la ricchezza è cresciuta: il prodotto globale lordo è salito anch’esso del 40%, ma non altrettanto il benessere, la fiducia e la speranza della gente. La distribuzione della ricchezza rimane inadeguata.
Al di là degli slogan “verdi” negli ultimi vent’anni abbiamo continuato a spremere il pianeta, a perseguire un tipo di economia intensamente produttiva, “a produrre più del richiesto e offrire più del necessario”, rimanendo però quelli “della pietra e della fionda” perché quasi l’80% delle nostre attività sta in piedi grazie ai resti di foreste ed animali decomposti sul fondo di antiche paludi.
Eppure ad essere sinceri già a Rio ’92 era chiaro il problema: William Reilly (allora capo dell’agenzia USA per l’ambiente) chiarì con schiettezza che “American life style is not up for negotiation” (lo stile di vita americano non è negoziabile), e se l’Europa non ammise la stessa cosa fu solo per ipocrisia.
Ma questo “mitico” stile di vita sta andando in pezzi, la globalizzazione non ci ha fatto quel gran bene promesso, l’economia è stata mangiata dalla finanza e l’iper competitività economica si è tradotta in iper competitività sociale che ha rotto alleanze che avevano sostenuto il tessuto delle comunità locali. Il frutto della corsa è sotto gli occhi di tutti: le nostre società occidentali sono alle corde, siamo più poveri e insicuri. Ma la rabbia che monta non deve sfociare in una lotta tutti contro tutti, la lezione della Terra è che solo nella cooperazione potremo trovare speranza.
Rio+20 non è indirizzata su questo binario, anzi l’obiettivo sembra il solito vecchio tentativo di fagocitare l’ambiente nel vecchio sistema, per questo si cerca di trasformare le regole ambientali in strumenti commerciali, di dare un prezzo ai “servizi” della natura, di creare prodotti finanziari “per proteggerla”. (Interessante notare che più dell'interesse dei governi, è vivo quelle delle imprese multinazionali).

Così com'è questo summit non serve. Servirebbe far tornare l’economia nei limiti della biosfera, tagliare le gambe ad una finanza che drena denaro per concentrarlo in poche mani, avere l'obiettivo non di produrre più cose con meno persone ma di far lavorare più persone, distribuendo la ricchezza “perché voler mitigare la povertà senza mitigare la ricchezza è ipocrisia”. Non sarà Rio+20 a cambiare le cose, ma saremo noi a farlo se sapremo immaginare uno scenario senza pozzi di petrolio e senza oleodotti che si rompono e piattaforme che si incendiano, senza miniere di carbone, senza prodotti finanziari tossici, senza agenzie di rating che piegano intere nazioni, senza più spread a condizionare la vita.

Scriveva Alex Langer nel luglio 1992: “La semplicità di vita è il vero obiettivo proclamato dal vertice della terra: così rivoluzionario da non poter essere iscritto in un trattato”.

Roberto Meregalli - meregalli.roberto@gmail.com
Beati i costruttori di pace



Note:
la citazione di William Reilly e quella di Alex Langer sono tratte da “Il viaggiatore leggero”, Sellerio Editore.
La frase “voler mitigare la povertà senza mitigare la ricchezza è ipocrisia” è tratta da “Futuro sostenibile” del Wuppertal Institute di Sachs e Morosini (EMI Editore 1997).
I dati riportati sulla crescita negli ultimi vent’anni sono tratti da KyotoClub.

lunedì 18 giugno 2012

Il terrore come metodo di soggiogazione della razza umana



Terrore infinito per dominare il mondo? Ecco cosa riserva il futuro, ormai presente: massoni da quattro soldi in affari con i paperoni dello zio Sam, che tentano di conquistare il mondo assoggettando definitivamente l’umanità. E noi ad applaudirli pure. Per la cronaca di stretta attualità: si stanno annettendo definitivamente l’Italia, allungando impunemente le grinfie sul patrimonio storico, previa incetta delle riserve aurifere (2.700 tonnellate).

Nel frattempo si accingono a prendere possesso di Eni, Finmeccanica, acqua pubblica e quant’altro con gli ampi poteri legislativi concessi recentemente dal Parlamento al golpista per conto terzi Monti Mario. Giocano a carte scoperte o bleffano? Fatto sta che la Fondazione Rockefeller ha sfornato nel 2010 un documento denominato “Scenarios for the Future of Technology and International Development”.

Non è opera degli anarchici, vale a dire del solito capro espiatorio buono per tutte le stagioni a giustificare crimini istituzionali d’ogni genere. A pagina 11 è scritto: «In 2012, the pandemic that the world had beenanticipating for years finally hit. Unlike 2009’s H1N1, this new influenza strain - originating from wild geese - was extremely virulent and deadly. Even the most pandemic-prepared nations were quickly overwhelmed when the virus streaked around the world, infecting nearly 20 percent of the global population and killing 8 million in just seven months, the majority of them healthy young adults». Mentre alla 34 si legge: «The years 2010 to 2020 were dubbed the “doom decade” for good reason: the 2012 Olympic bombing, which killed 13,000, was followed closely by an earthquake in Indonesia killing 40,000, a tsunami that almost wiped out Nicaragua, and the onset of the West China Famine, caused by a once-in-a-millennium drought linked to climate change».

Insomma, la Rockefeller Foundation annuncia che il decennio 2010-2020, sarà denominato «Il Decennio della Distruzione», a causa dell’ondata di attacchi terroristici, di disastri naturali, di rivolte civili e di disastri finanziari. Gli anni dal 2010 al 2020 saranno definiti «Decennio della Distruzione» per diversi motivi: le bombe ai giochi olimpici del 2012 - che uccideranno 13 mila esseri umani - saranno seguite subito dopo da un terremoto in Indonesia che ne ucciderà 40 mila, con uno tsunami che spazzerà via il Nicaragua, e con lo scoppiare della carestia nella Cina occidentale a causa di una siccità di quelle che capitano una volta in mille anni, dovuta ai cambiamenti climatici. Poi, il documento predice anche che nel 2015 la gran massa della forze armate Usa sarà richiamata da Paesi come l’Afghanistan per stabilirsi nei confini americani.

Autoritarianesimo - La prima terrificante previsione inizia nel 2012 quando, «la pandemia che era stata anticipata da anni al mondo» alla fine colpirà, infettando quasi il 20 per cento dell’umanità ed uccidendo 8 milioni di persone. Così la Rockefeller Foundation tiene a sottolineare che i popoli daranno il benvenuto ad un governo più autoritario e ad un più stretto controllo su tutti gli aspetti della vita, incluso un chip biometrico ID di identificazione per tutti i cittadini. Nel 2015, appunto, il governo Usa ricollocherà una larga parte della propria compagine offensiva per impegni nazionali, ritirandola dall’Afghanistan - dove gli insorti talebani recupereranno nuovamente il potere. Curiosità attuale?

Il report descrive come le nazioni perderanno il potere sui propri bilanci a causa di massicci debiti, lasciando apparentemente la propria sovranità finanziaria nelle mani dei tecnocrati. Ma i licantropi, pardon “filantropi” nordamericani non si occupano solo di queste tematiche. La Rockefeller Foundation anticipa anche la crescente sfiducia neivaccini, affermando che a causa della corruzione - sia negli enti nazionali che in quelli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità - vaccini adulterati porteranno a stragi di massa. Stando al documento, un gran numero di genitori non faranno vaccinare i figli, il che farà salire la mortalità infantile a livelli mai visti dagli anni ’70. Nel contesto di un sistema sanitario indebolito, di corruzione e di disattesa degli standards - sia per cause interne alle nazioni che per colpa di istituzioni mondiali come l’Organizzazione mondiale per la sanità - nel sistema sanitario pubblico di numerose nazioni africane, entreranno vaccini avariati.

Nel 2021, 600 bambini moriranno a causa di un vaccino per l’Epatite B avariato, che sembrerà nulla a confronto delle morti di massa che avverranno pochi anni dopo causate da un farmaco antimalarico avariato. Le morti e gli scandali che ne deriveranno, mineranno la fiducia nelle vaccinazioni, i genitori - non solo in Africa ma anche altrove - inizieranno a non far vaccinare i propri figli, e non ci vorrà molto prima che i tassi di mortalità infantile e neonatale schizzino a livelli che non si vedevano più dagli anni ’70. Nel Decennio della Distruzione, la tecnologia farà sempre più parte del campo di battaglia, con il cyberterrorismo e la pirateria mafiosa organizzata che saranno sempre più diffuse. Una terrificante e delineata predizione nel documento, riguarda la «bio-pirateria»: OGM e la biotecnologia-fai-da-te spingeranno avanti la passione dei Globalizzatori per il Trans-umanesimo.

Comunque, non tutta la pirateria sarà negativa. Le sementi geneticamente modificate (OGM), e le biotecnologie-fai-da-te (DIY), diventeranno delle attività diffuse nei garages privati, producendo dei significativi progressi. Nel 2017, un gruppo di scienziati africani ribelli rientrati nei propri Paesi dopo aver operato presso multinazionali occidentali, diffonderanno il primo di una serie di nuovi OGM che faranno espandere a dismisura la produzione agricola del continente africano. Proprio come da secoli nei desiderata dei Globalizzatori, il mondo occidentale inizierà a precipitare all’indietro, nel feudalesimo, con la distanza fra ricchi e poveri che raggiungerà livelli che non si vedevano da centinaia di anni, mentre la classe di mezzo si estinguerà.I ricchi si rifugeranno dentro strutture simili a fortezze, mentre i poveri si ritroveranno nei ghetti. Il documento prosegue delineando che, alla volta del 2030, non sarà più rilevante – né evidenziabile – la differenza fra nazioni sviluppate e nazioni in via di sviluppo.


Morte della nascita - Lo studio evidenzia anche numerosi scenari ambientali conseguenti al cambiamento climatico, scenari che comprendono, a partire dal 2018, un nuovo sistema economico mondiale basato sulla Infrastruttura Verde. La Fondazione descrive come il crollo sociale produrrà, per sopravvivenza, una migrazione di massa dalle aree rurali a quelle urbane; una curiosa realtà dato che, coloro che vivono nelle zone urbane, hanno un’autosufficienza molto più limitata rispetto agli abitanti delle aree rurali, che hanno molta più facilità nel coltivare il proprio cibo. Un ulteriore rimando all’Agenda 21 è la predizione, contenuta nel documento della Fondazione, secondo la quale solo i ricchi avranno la possibilità di viaggiare, dato che i prezzi schizzeranno alle stelle e le restrizioni, in nome della sicurezza, raggiungeranno livelli così alti che i poveri, semplicemente non potranno spostarsi dalle proprie comunità. Come nel caso di altri documenti di questo tipo, diffusi dalla RAND - e dal MoD (ministero di guerra nel Regno Unito) - queste predizioni costituiscono un modello, anzi un paradigma a cui l’umanità dovrà piegarsi.

Anche se questi documenti sono presentati come semplici previsioni, è importante rendersi conto che molti di essi sono risultati, in passato, sorprendentemente precisi e dunque vale la pena di prenderli inconsiderazione quando trattano di eventi in un futuro a noi prossimo.

Segreti italioti - “Più poteri di controllo per il Copasir, piano di rafforzamento del Dis (Dipartimento per le informazioni e la sicurezza; l’ex Cesis), elevata attenzione alla minaccia cibernetica”. Sono i tre punti nodali inseriti in una recente proposta di legge di riforma dei Servizi Segreti presentata da Massimo D’Alema (presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che nel 1999 in qualità di premier tricolore autorizzò i bombardamenti in Kosovo). Aisi ed Aise (Già Sismi e Sisde).

D’Alema ribadisce che «c’è una scopertura normativa con una frantumazione di competenze che vanno invece concentrate in quanto il rischio di aggressioni informatiche è alto». Infine, il testo intende ricondurre sotto il controllo parlamentare anche l’attività di intelligence praticata da organismi non appartenenti al sistema informazioni per la sicurezza, come ad esempio il reparto informazioni e sicurezza (l’Echelon italiana plasmata negli anni ‘80 dall’ammiraglio Ulisse (al secolo Fulvio Martini) su impulso dei sommi sacerdoti Usa) il quale dipende soltanto dal ministro della Difesa.

Il Ris (reparto informazioni e sicurezza), con base principale aCerveteri (mimetizzata in una caserma dell’esercito sulla via Aurelia) e diramazioni su tutto il territorio nazionale, controlla migliaia e migliaia di italiani “sospetti” che si battono per il bene comune. Hanno accumulato milioni di fascicoli sulla popolazione italiana - violando la privacy - e vanno accrescendo illegalmente la loro banca dati del dna italiano. Vero o no ministro Di Paola? Capitolo a parte Eurogendfor (con sede a Vicenza ed operativa già a Haiti ed in Grecia), con licenza di uccidere chiunque nel mondo, senza rispondere ad un controllo giudiziario, parlamentare, o comunque, di legalità.

Su la testa - Emergenza, emergenza, emergenza. Ma de che? Tutto inventato in laboratorio. Si abolisce la democrazia per decreto, si organizzano vertici segreti, mentre è stato già cancellato il diritto di protestare (ad esempio nel “progressista” Canada). Siamo noi che accettiamo di essere controllati ed ispezionati. L’oppressione cova dentro di noi. Plasmano le coscienze fin dalla più tenera età. Le loro regole gestiscono e manipolano la percezione umana. Come sarebbe svegliarsi un giorno e scoprire che tutti i rapporti che intercorrono tra noi e gli altri esseri umani sono relazioni commerciali e che ogni singolo rapporto che intercorre fra noi e i nostri simili è regolato dai principi commerciali? Può una civiltà sopravvivere con una definizione così angusta dell’interazione sociale? Ci seducono con illusioni ingannevoli, ideate per distrarci - sulle cose più insignificanti - ed acquisire automaticamente il nostro “spontaneo” consenso. Chi teme la luce?

Proposta semplice: paralizziamo pacificamente il Belpaese, ci fermiamo in tanti per una settimana, tanto per cominciare a combattere come ha insegnato Gandhi. Di conseguenza sciogliere l’attuale Parlamento privo di credibilità. nonché spedire a casa Monti e la sua congrega di non eletti. Ha compreso Presidente Napolitano? La democrazia è altra cosa: di certo non lo schifo oppressivo che tentate di farci ingurgitare quotidianamente. La casta può iniziare a dire addio a tutti i privilegi. Il mutamento siamo noi - il popolo sovrano - una forza esplosiva che il sistema di potere teme più di un bombardamento nucleare.

Gianni Lannes




Scenarios for the Future of Technology and International Development
This report was produced by The Rockefeller Foundation and Global Business Network.
(Fonte: http://img854.imageshack.us/img854/5363/rockfellerfoundationpre.pdf)

domenica 17 giugno 2012

Daniele Carcea: "Secondo attacco all'Italia, con l'appoggio dei poteri forti..." -



Il secondo attacco al nostro Paese è partito, a distanza di un anno esatto dal primo. Ormai è chiaro come funziona il giochetto: si spara sui Paesi Europei a turno, la speculazione prende di mira una preda alla volta e quando parte la spreme (la preda) facendo il giochetto del vendo i titoli del debito pubblico prima delle aste, per ricomprarli dopo qualche giorno, con tassi di interesse più alti e quindi rendimenti più alti.

Il gioco funziona bene, aiutato anche dalla resistenza della Merkel e dei tedeschi, che impongono all’intera Eurozona sacrifici immensi, mentre loro continuano a finanziare il loro debito e le loro industrie a tasso zero. Le manovre del governo Monti si stanno mostrando, come già ampiamente previsto recessive; cioè, anche se tendono al pareggio di bilancio, di fatto non lo otterranno, perché agevolano la spirale di calo della produttività, e quindi delle entrate che avrebbero dovuto garantire l’azzeramento del deficit.

Gli interventi drastici abbattono la domanda di beni e servizi e quindi si rivelano controproducenti in uno scenario globale già in crisi. E ora esce dal cilindro, la carta della vendita del patrimonio pubblico condito magari dalla Privatizzazione di altre importanti quote delle più grandi aziende nazionali.

Sull’onda dell’impennata dello spread si provvederà al secondo round della svendita del patrimonio italiano, come avvenuto nel 1992, quando sotto la supervisione di Mario Draghi (si sempre lui), allora giovane direttore Generale del Tesoro, si affidò alle grandi banche anglosassoni, (si sempre loro, quelle divenute too big to fail) tutta l’operazione di Privatizzazione e Trasformazione in SPA di Ina, Enel, Eni, Iri ecc., per fare cassa e iniziare l’opera di contenimento del deficit e del rapporto debito pubblico/pil, che però inizierà a calare solamente alcuni anni dopo.

Non può non generare perplessità il fatto che si debba intervenire con questa urgenza, che non ha una giustificazione pratica e reale, se non quella di dare una risposta alla speculazione che da un anno si è scatenata sui Paesi Europei. Per fare serie riforme che portino al risanamento dei bilanci, ci vuole tempo e gradualità, altrimenti non si fa che aumentare l’impatto della recessione globale dovuta alla mancanza di concessione di liquidità, da parte delle banche, piene ancora di titoli tossici, derivati e molta altra roba di dubbia qualità, che non è ancora emersa alla luce nei loro bilanci.

Riformare sì, ma non per pagare tassi sul debito pubblico del 5,6 o 7%, solamente perché la BCE è stata pensata diversamente da tutte le altre banche centrali mondiali, cioè non è stata prevista nel suo Statuto la possibilità di comprare i titoli del debiti sovrani europei alle aste del mercato primario, di comportarsi di prestatore di ultima istanza che riesca a tenere bassi i tassi di interesse stampando moneta.

Come si fa ad aumentare le tasse ai cittadini di un Paese, per pagare gli interessi di bot e bpt a banche e fondi nazionali ed internazionali, che prendono i soldi dalla BCE, per comprare i titoli, a tassi intorno all’1%.

Ci sono numerose soluzioni che devono essere approntate da subito, superando le resistenze “da inflazione” della Merkel: intanto eurobond, project bond, proposta Visco, 60% dei debiti in unico calderone garantito, ed altre formule, sarebbero già meglio di niente, ma c'è una proposta dirompente fatta qualche mese fa dall’ex Ministro francese Rocard e presentata negli ultimi due comitati di Radicali Italiani da Marco Cappato, per sterilizzare il mercato e quindi i tassi di interesse: fare comprare i titoli del debito pubblico di tutti i Paesi europei, dalla BEI: Banca Europea degli investimenti.

La Bce non è autorizzata a prestare agli stati membri, ma può dare denaro senza limiti agli organismi creditizi pubblici (art. 21.3 dello statuto) e alle organizzazioni internazionali (art. 23), dunque, può prestare alla Bei (Banca europea per gli investimenti) allo 0,01 per cento o alla Cassa depositi e prestiti ed esse possono prestare allo 0,02 per cento agli stati che si indebitano per rimborsare vecchi debiti.

Niente impedisce di mettere in opera questo meccanismo immediatamente e di tenerlo in piedi per 6 mesi, un anno o anche più. Non appena dovesse essere fatto un annuncio del genere dalla BCE, i tassi di interesse dei titoli dei Paesi attualmente sotto il tiro della speculazione, crollerebbero, dopo poco i riflettori sull’Europa si spegnerebbero e d’incanto non si sentirebbe più parlare di crisi dell’eurozona.

Questa operazione può essere avviata chiedendo nello stesso tempo agli Stati di continuare l'opera di risanamento dei bilanci, magari in maniera meno recessiva. Un po' di inflazione farebbe sicuramente meno male di questo tiro al piccione.

Daniele Carcea

sabato 16 giugno 2012

Ostia, 27 giugno 2012 - Zanzara tigre delenda est... combatterne la diffusione con la prevenzione

Dipinto di Franco Farina

Zanzara tigre delenda est - Strategie di intervento e metodi efficaci di contrasto

27 giugno 2012 - ore 18,00 - CHM - Centro Habitat Mediterraneo - LIPU - Via dell’Idroscalo - Parcheggio Porto Turistico di Roma - Lido di Ostia (Roma)

Originaria dell’Asia sud-orientale, l’Aedes albopictus, l’ormai famosa Zanzara tigre, è arrivata in Italia tra il 1988 e il 1995 dove, grazie al cambiamento del clima, con il relativo aumento di umidità nella stagione calda, ha trovato un ambiente favorevole.

La sua particolare aggressività, ha fatto sì che, per combatterla, su consiglio dei Parassitologi, siano state irrorate nell’ambiente migliaia di tonnellate di insetticidi di sintesi.
All’inizio tale pratica sembrava funzionare poi, invece, si è notato quanto parziale sia il numero degli abbattimenti e poiché gli insetti sviluppano sempre maggiore resistenza alle sostanze chimiche irrorate, come sia necessario impiegare dosi sempre più massicce di insetticidi (tra l’altro, alcuni di quelli ampiamente usati sono poi stati revocati dall’Unione Europea).

Le zanzare sono dunque divenute sempre più resistenti agli specifici prodotti chimici, l’uso dei quali, però, continua a provocare la morte dei predatori naturali delle stesse (uccelli insettivori, pipistrelli, anfibi, ecc), di insetti utili e di altre varie specie protette.
In particolare va segnalata l’azione distruttiva che hanno sulle api e gli altri insetti impollinatori, fondamentali per il corretto equilibrio uomo-natura. “Quando scompariranno le api, sarà la fine dell’umanità” ha pronosticato Albert Einstein. Occorre agire in tempo, perché ciò non avvenga.
Inoltre, molte ricerche certificano gli usuali trattamenti chimici antizanzare, come pericolosi per la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente in generale.

Che fare? Continuare ad aumentare le dosi degli insetticidi, spargerli ancora dappertutto o soccombere alle punture estive?

No, il rimedio esiste, si chiama PREVENZIONE ed ha regole precise dettate dall’esperienza degli Entomologi che indicano come: la zanzara tigre e le altre specie di zanzare autoctone, vadano combattute dove nascono, eliminandone le larve, dopo l'individuazione dei focolai.
La presenza di insetti adulti denota infatti un approccio sbagliato al problema, che non sarà risolto neppure con successive irrorazioni chimiche, considerate erroneamente, anche preventive.

Ci sono ancora troppe incertezze e poca informazione su come intervenire efficacemente, ma è in continuo aumento la richiesta di metodi non invasivi, rispettosi degli equilibri naturali, e sono sempre più numerose le istanze dei cittadini che desiderano essere tutelati dalle punture delle zanzare, senza però incorrere nei danni alla salute e all’ambiente, relativi agli attuali metodi di contrasto.

Affinché le modalità di intervento vengano ulteriormente migliorate e regolamentate, il giorno 27 giugno 2012, alle ore 18,00 la LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) Delegazione Ostia Litorale, promuove il convegno: “ZANZARA TIGRE” - Strategie di intervento e metodi efficaci di contrasto, nel quale verranno esaminati i vari procedimenti che comportano il minore impatto sulla salute pubblica e sull’ambiente, per il contrasto soprattutto alla Aedes albopictus, ma anche alle altre 60 specie di zanzare presenti in Italia, con relativi dati e ricerche.
L’argomento verrà analizzato ed approfondito per diffondere le corrette regole di intervento alle Amministrazioni e, in particolar modo, ai cittadini la cui collaborazione è indispensabile e determinante per risolvere il problema.

I Relatori, provenienti da varie Università e qualificati Enti di Ricerca, saranno gli specialisti di varie discipline: Entomologi, Biologi, Medici, Tecnici, ecc.

L’ingresso è libero


UFFICIO STAMPA Tel: 335 5721232 e mail: chm.ostia@lipu.it

INFORMAZIONI Tel: 06 56188264 e mail: chm.ostia@lipu.it


PROGRAMMA

INTERVENTI:

“L’importanza di una corretta informazione”
- Daniel Tarozzi Giornalista - Documentarista - Direttore Responsabile de “Il Cambiamento”

“Ambiente e salute dell’uomo”
- Bruno Fedi Primario Emerito – Oncologo – Anatomopatologo - Docente universitario

“A cosa servono gli insetti?”
- Franco Tassi Naturalista - Entomologo (Centro Studi Ecologici Appenninici) – per oltre trenta anni Direttore del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise

“Api e insetticidi”
- Giovanni Formato Medico veterinario – Dirigente Unità Operativa di Apicoltura “Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana
“Chimica e biodiversità” - Luigi Campanella già Preside della Facolta' di Scienze MFN dell’Università di Roma “La Sapienza” - Professore Ordinario di Chimica Analitica - di Chimica dell'ambiente e dei Beni Culturali - Presidente di due Divisioni della SCI e poi di tutta la Società Chimica Italiana
“Insetticidi: ulteriore inquinamento?” - Gianni Tamino Docente di Biologia presso l’Università di Padova - già Membro del CSA - della Camera dei Deputati - del Parlamento Europeo - del Gruppo di lavoro del Ministero delle Politiche Agricole e del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare
“Norme di prevenzione per il controllo della Zanzara tigre (Aedes albopictus) nel territorio di Roma Capitale
- Ordinanza n°73/14 marzo 2012 ed altri progetti” - Rita Di Domenicantonio Servizio “Controllo Specie Infestanti” del Dipartimento Tutela Ambientale e del Verde – Protezione Civile di ROMA CAPITALE
“Disinfestazioni chimiche e Amministrazioni: vi racconto la mia esperienza” - Ivana Zardin Residente del “Consorzio Nuova Palocco” - Roma
“Progetto chirotteri” Ricerca ed esperienze dell’Università di Firenze – Museo di Storia Naturale”
- Paolo Agnelli Zoologo - Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, Sezione “La Specola”

“Nuove soluzioni dell’Università di Bologna contro le zanzare”
- Gianumberto Accinelli Entomologo – Università di Bologna - Presidente di Eugea (Ecologia Urbana Giardini e Ambiente)

“Nuovi interventi naturali e loro efficienza”
- Alfredo Lugli “NOpest” Gruppo Igiene Ambientale

“Psilla dell'eucalyptus e competitori biologici”
- Marco Papi Apicoltore - Azienda agricola Bio Papi

“Piante e organismi antizanzare”
- Davide La Salvia Vivai “Water Nursery” specializzati in piante acquatiche

“L'esperienza del Centro Habitat Mediterraneo LIPU Ostia: recupero ambientale ed impegno per il biologico” - Alessandro Polinori - Responsabile CHM LIPU – Ostia


Segue DIBATTITO

INFORMAZIONI Tel: 06 56188264 e mail: chm.ostia@lipu.it

Libia sciagurata, migranti... e l'accelerazione karmica..



Abbiamo sostituito Gheddafi con persone non molto diverse! Ricordate Gheddafi che fermava gli immigrati e noi lo ringraziavamo? Bene, il dittatore è stato rimpiazzato con altri incaricati dei medesimi crimini. Ecco una notizia di queste ore. Libia e Italia hanno firmato un patto segreto per fermare i migranti che cercano di arrivare in Europa partendo dalle coste libiche. La denuncia in un report intitolato “Sos Europe”. Il patto è stato firmato dal ministro dell’Interno italiano Annamaria Cancellieri e dal capo del Consiglio nazionale di transizione libico Mustafa Abdul Jalil. I termini dell’accordo non sono stati resi noti. Le associazioni umanitarie hanno espresso preoccupazione per le ripetute violazioni dei diritti umani commesse nella nuova Libia, soprattutto contro i migranti provenienti dall’Africa subsahariana, facilmente riconoscibili perchè di pelle nera.

Alessandro Marescotti di Peacelink

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Commento di Alberto Mengoni:

“Nessuno vieta al buon Marescotti di Peacelink di offrirsi come scambio per fare posto ad un nativo dell'Africa, andando lui (e molti altri che vedono le cose allo stesso modo...) nei luoghi di partenza di questi poveri individui che (ancora e ancora) continuano a mettere al mondo una immensità di bocche da sfamare, a causa della loro disinformazione di come il mondo (anche quello Occidentale e soprattutto la nostra povera Italia) sta andando a rotoli... Io credo che l'unica cosa da fare (e che doveva essere fatta diversi anni fà, quando ancora i Paesi del Terzo Mondo non erano così sovrapopolati...) sia di informare le masse di popoli che BISOGNA SMETTERE di fare così tanti figli, per poi mandarli da altre parti... Non ci sono più così tanti Paesi ricchi, nemmeno in Europa. Il Pianeta, poi, non ce la fa più a sostenerci tutti... e i dominatori ci sguazzano nel far venire milioni di diseredati per farli lavorare a due lire e togliere spazio a chi ormai ha dovuto rinunciare a tutto, stringendosi in spazi sempre più angusti e disastrati (terremoti, inquinamento e caos metropolitano)e perfino riducendo al minimo il desiderio di avere figli, vista la grande difficoltà a farli star bene in futuro....
Ed anche se TUTTI in questo mondo dovrebbero avere gli stessi diritti, non è giusto che l'Europa sia a crescita zero (o quasi) ed in Africa (e altrove) il tasso di natalità sia a 10! Basta! Basta far aumentare alcune razze a discapito di altre... Questo fatto non è altro che l'anticamera di una obbligatoria guerra finale per il genere umano!”


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Commento di Marco Bracci:

“Caro Paolo, forse dovrei smettere di leggere il Giornaletto di Saul, tanti ogni giorno sono gli argomenti che mi intrigano che non riesco a non commentare. Ma in attesa di non leggerlo più, ecco cosa mi permetto di rispondere a A. Mengoni, che pensa di risolvere tutto facendo smettere di procreare ai popoli "non civilizzati". Nonostante tutti gli sforzi fatti da tanti Governi, la popolazione mondiale cresce ancora e tanto. Il motivo, secondo me, non è la mancanza di cultura o l'incoscienza di certe popolazioni, bensì il fatto che la Terra è un luogo di evoluzione accelerata per le anime cadute (e siamo miliardi). Essendo questi gli ultimi tempi in cui ci si è potuti o ci si può incarnare, è ovvio che moltissime anime vengano sulla Terra in corpi umani e per 3 scopi: alcune per tentare il tutto per tutto pur di distruggere la Creazione (secondo il piano iniziale di Lucifero), altre per dare una speranza e mostrare la via da seguire perché le prime non abbiano successo e altre ancora, la stragrande maggioranza, vengono per scontare le proprie colpe tramite l'azione accelerata della legge di "causa ed effetto", cioè tramite la sofferenza e/o il cambiamento a seguito di una presa di coscienza dello scopo della vita. Infatti queste ultime anime ben sanno che, grazie all'aumento di vibrazione energetica della Terra, che a sua volta, con terremoti e altre cose del genere, si ripulisce delle sue tossine e quindi si evolve lei stessa, se non aumenteranno le loro vibrazioni energetiche non potranno più incarnarsi e quindi la loro evoluzione sarà lentissima, con contorno di grandi sofferenze nelle sfere di purificazione. In poche parole, non è tagliando piselli o tube che si potrà evitare la sovrappolazione. E' una cosa fisiologica, come direbbero i medici”

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Commentino aggiunto di Paolo D'Arpini:

"Mentre leggevo a Caterina il commento di Marco Bracci lei a bruciapelo mi ha chiesto, riferito ai diversi livelli di anime incarnate: "E tu... in quale categoria ti inserisci?" - Ed io ho risposto: "Sono presente in tutte e tre. Nella prima, quella distruttiva sono presente come Shiva (Tamas = inerzia). Nella seconda quella protettiva come Vishnu (Satva = armonia). Nella terza mi manifestao in quanto Brahma (Rajas = azione/desiderio). Tutto rientra nel gioco divino della Coscienza!"

venerdì 15 giugno 2012

Un sogno sull'Incontro Collettivo Ecologista del 22, 23 e 24 giugno 2012



Il 22, 23 e 24 giugno 2012 ci troviamo ad Aprilia, all’Incontro Collettivo Ecologista.

Quest’anno è un anno speciale, anche se non se ne parla più, e da molti viene ancora indicato come il tempo di un cambiamento epocale. Stanotte ho fatto un sogno. Ho visto che un piccolo gruppo di amici eravamo riuniti per decidere di salvare il mondo. All’inizio eravamo quattro gatti come suol dirsi poi a mano a mano giungevano altre persone di tutte le razze: mediorientali, cinesi, neri, etc. Lo scopo non era tanto quello di trovare soluzioni per evitare ciò che appariva inevitabile bensì di riuscire a mantenere un’intelligenza, un seme, per la continuazione della specie umana.

Infine dovevamo prepararci ad una guerra e il consiglio dell’esperto era: “Per sopravvivere ad una guerra occorre non lasciarsi travolgere dalle emozioni cercando bensì di adempiere a quanto necessario senza preoccuparsi delle conseguenze”. Ero anch’io d’accordo… E non siamo forse oggi in procinto di una guerra globale per la sopravvivenza dell’Umanità? Beh, stamattina mi son chiesto, cosa andiamo a fare ad Aprilia? Cosa possiamo risolvere con le nostre chiacchiere e –in più- cosa potremo fare se siamo io mammeta e tu, i soliti quattro gatti, all’incontro risolutivo per salvare il mondo?

Certamente aveva ragione Tonino Bianconi quando anni fa ad ogni incontro in cui ci si trovava con i soliti “intimi” rammentava a noi tutti: “Quel che conta non è la quantità ma la qualità!”.

E così sia… sarà benvenuta la qualità, ad Aprilia. Anche perché non dobbiamo decidere alcunché ma solo mescolare le energie e le intelligenze. Un po' come si fa durante una meditazione collettiva, ci si siede assieme a si resta in assorbimento.. l’inconscio provvede al resto. L’importante durante questo incontro collettivo ecologista del sosltizio estivo sarà di poter essere in grado di gestirci nelle cose minute: cucinare, mantenere la pulizia, essere in grado di ordinarsi all’interno di un insieme, godere di momenti di gioia e di preoccupazione, stabilire i confini fra l’utile e l’inutile, decidere per noi stessi cosa fare di noi stessi, esprimere arte e poesia, immaginarci un futuro…!

Durante i giorni del solstizio si provvede a mietere il grano ed a stiparlo per l’inverno, a raccogliere i fiori d’iperico per preparare l’olio salvifico che ci curerà i geloni, ad osservare l’abbondanza sapendo che dobbiamo essere pronti alla miseria.

Separatamente pubblicherò le caratteristiche che vengono attribuite a questo periodo nel Libro dei Mutamenti, per ora posso dirvi che questo è il momento in cui l’intelligenza creativa raggiunge il suo culmine, come d’altronde la luce solare.

Paolo D'Arpini
Rete Bioregionale Italiana
http://retebioregionale.ilcannocchiale.it/?r=28856

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Programma:

Incontro Collettivo Ecologista Solstizio estivo 2012 – Tematiche: Ecologia profonda, Bioregionalismo, Biospiritualità, Alimentazione naturale, Cure naturali, Rapporto uomo natura animali, Ecologia sociale, Economia partecipativa, Solidarietà con il Tutto, Biopolitica, Risparmio energetico, Gestione ecologica delle risorse, etc.

Venerdì 22 giugno 2012: Campo del Vetiver, Via Savuto 38, Aprilia

Dalle h. 14.00 – Arrivo, sistemazione alloggi ed accoglienza. Benvenuto agli ospiti con degustazione dei prodotti del territorio e approccio al territorio “Aprilia comune rurale – Città della Terra”. Segue escursione al mare con rievocazione narrativa di Carna.
h. 18.30 – Ritorno al Campo, preparazione della cena e riordino.
h. 20.00 – Pasto conviviale e riordino della sala.
h. 22.00 – Osservazione ad occhio nudo del cielo stellato con riconoscimento astri (a cura di Memento Naturae).
h. 23.00 – Sistemazione per la notte.

…….

Sabato 23 Giugno 2012: Campo del Vetiver, Via Savuto 38, Aprilia

h. 7.30 – Sveglia, toilette personale e colazione
h. 9.30 – Inizio dell’Incontro. Seduti in Cerchio, a rotazione (con il bastone della parola) ognuno interviene con proprie proposte sui temi trattati e con narrazione di esperienze vissute. Tempo di lettura 10 minuti per ciascuno. Al termine ripetizione del giro di interventi per ulteriori approfondimenti.
h. 12.00 – Preparazione del pasto, consumazione e successivo riordino
Dalle h. 14.00 alle 15.00 – Riposo
h. 15.00 – Visita nel bosco circostante con riconoscimento erbe (a cura di Vivere con Gioia)
h.16.30 – Riprende il Cerchio di condivisione pareri e formazione di eventuali gruppi di lavoro, su specifici temi da portare avanti successivamente.
h. 18.30 – Break per tisana e preparazione del pasto.
h. 20.00 – Consumazione della cena e riordino
h. 21.30 – Attività ludiche collegiali. Canti, danze, poesie, espressioni corporee
h. 23.30 -Sistemazione per la notte

…..

Domenica 24 giugno 2012 – Campo del Vetiver, Via Savuto 38, Aprilia

h. 7.30 – Sveglia, toilette personale e colazione
h. 9.30 – Sessione finale di condivisione in cerchio e affinamento sui progetti
h. 11.30 – Preparazione del pasto, consumazione e sistemazione del luogo, pulizia generale, riordino, etc.
h. 15.30 – Discorso sulle proprietà del cibo, basate sui colori, sapori, forma ed odori (a cura del Circolo vegetariano VV.TT.)
h. 16.00 – Discorso sull’utilizzazione e proprietà del vetiver, la pianta dai mille usi e vantaggi (a cura di Benito Castorina)
h.17.00 – Conclusioni generali, riepilogo degli argomenti trattati e ultimi avvisi ai naviganti.

……………

Durante la manifestazione verrà distribuita la brochure “Incontro Collettivo Ecologista 2012 – Quaderni di vita bioregionale”

Avvertenza: Non è richiesta una quota di partecipazione ma un’offerta volontaria per l’organizzazione sarà gradita. Ognuno è invitato a contribuire con cibi e bevande (possibilmente biologici vegetariani) e a partecipare alla conduzione generale, vesseille, pulizia, cucina, etc. Sono disponibili una dozzina di posti letto (con sacco a pelo proprio) riservati a donne, bambini ed anziani. Sono inoltre a disposizione due/tre dozzine di posti al coperto (con materassino e sacco a pelo proprio). E’ possibile campeggiare con tenda e camper senza problemi. La struttura che ci ospita dispone di servizi igienici e di cucina ed ha un salone per gli incontri.

Informazioni Generali:
Rete Bioregionale Italiana – circolo.vegetariano@libero.it – Tel. 333.6023090

Informazioni logistiche: info@mementonatura.org – Tel. 333-8902499
Informazioni per la permanenza ed accoglienza: Benito Castorina – bcastorina@gmail.com – Tel. 338.4603719

…….


Per giungere al luogo dell’incontro:

S. S. Pontina Km 44,300 da Roma – I Giardini del vetiver
Distributore Benzina Q8 Stazione Campo di Carne

Percorso principale:
1. SS Pontina direzione Roma – Aprilia, uscire al km 44,300 circa , poi girare direzione centro commerciale Aprilia2  rotonda  via della Riserva Nuova  via della Cogna  via Savuto (m.100 a dx dopo il distributore Q8)  continuare per via Savuto per circa km 2;
Altri percorsi:
8. per chi viene col treno che Parte da Roma Termini ogni ora, scende alla fermata Campo di Carne (la prima dopo la fermata Aprilia), e può chiamare per il servizio navetta gratuito della Impresa “Latium Vetiver” cell. 338.4603719.