venerdì 31 agosto 2012

Proposta di DPEFR annuale per controllare la politica amministrativa

Deburocratizzare - Foto di Fulgor Silvi

Quando il popolo si accorge di non essere più libero di decidere nulla, che qualsiasi decisione in merito alla propria vita viene presa da persone inaffidabili e pericolose, che la loro sopravvivenza è nelle mani di alcuni che giocano al monopoli con soldi veri e non di carta colorata e che le perdite VERE di questo assurdo gioco sono tutte a carico delle categorie sociali deboli, che cosa potrebbe accadere?

Da molte parti viene detto e scritto che il nostro Paese democratico in realtà maschera una dittatura che mantiene al potere sempre le stesse persone da tempo immemorabile, le quali vivono nei contesti politici godendo di ogni privilegio, a spese del popolo italiano. Tali persone, si fanno eleggere sulla base di menzogne che sono bravissimi a propinare, ed ogni volta che si riavvicinano i periodi elettorali, preparano una serie di regali, come farebbe un marito che tradisce spesso la moglie ma che di fronte alla decisione di separarsi, le offre doni e promesse di cambiare vita……. Purtroppo le persone difficilmente cambiano, sta’ proprio lì il punto!... e nessuno fino ad oggi ha dimostrato di aver cambiato la propria linea nei confronti dei cittadini italiani. Le situazioni sono rimaste inalterate grazie ad un numero incalcolabile di trucchi da manuale che hanno permesso agli stessi mascalzoni di sempre di continuare a gestire il potere e il denaro pubblico come se fosse denaro privato.

Prendiamo ad esempio gli Enti Pubblici come le Regioni. I capitoli di spesa, spesso vengono utilizzati dagli assessori come fossero conti correnti personali, finanziando tutto quello che porta voti e che quindi contribuisce a mantenere la poltrona. Basta dare un’occhiatina ai documenti ufficiali (… peraltro pubblici), come i bilanci di previsione e soprattutto i Rendiconti per capire come viene speso il denaro dei cittadini. Basterebbe guardare per curiosità l’ultimo decennio per capire il trend della spesa pubblica delle Regioni italiane.

Bisognerebbe leggere questi documenti con un megafono, girando per le strade delle varie città, magari durante i periodi di campagna elettorale, per far capire quello che NON è MAI stato fatto da nessuno di loro! La vera prova della loro mala fede sta’ soprattutto nel fatto che l’elenco dei finanziamenti approvati con la finanziaria regionale non corrisponde minimamente agli argomenti del programma elettorale sulla base del quale i cittadini hanno eletto un Presidente.

Quello che fa riflettere è che, indipendentemente dal colore politico, la gestione del denaro pubblico risulta simile nell’ambito di ogni schieramento. In effetti occorre ricordare che con la riforma Bassanini di qualche decennio fa’, che sanciva il principio della separazione tra potere politico e amministrativo, si decise di togliere ai politici la firma sugli atti amministrativi, e di creare delle figure di “manager”, i Direttori, che, dietro un compenso economico ghiotto (160.000 euro all’anno, più i premi relativi alle valutazioni annuali: il 40% della loro retribuzione in più ….) avrebbero firmato tutti gli atti amministrativi lasciando agli Assessori soltanto le delibere di Giunta (che riguardano interventi più importanti).

Ma chi sceglie i direttori? Essendo dirigenti pubblici, dovrebbero essere scelti nell’ambito dei dirigenti che hanno vinto il concorso pubblico. In parte è così, ma una percentuale di questi direttori, che guarda caso ricopre alcune tra le poltrone più importanti, è costituita da personale esterno all’amministrazione, che viene selezionato con una procedura di bando pubblico ridicola (spesso definita “vestitino su misura”) più volte impugnata da alcuni sindacati e di cui il TAR si è già pronunciato negativamente con sentenza, revocando in qualche caso l’incarico.

Occorre tuttavia dire che alcuni di questi manager esterni siedono ancora indisturbati sulle stesse poltrone revocate dal TAR grazie a dei provvedimenti regionali (vere e proprie acrobazie di cavillo legale) determinati dai soliti servi di potere pronti a firmare qualsiasi cosa. Ovviamente i direttori vengono scelti dai politici e tutti ne comprendiamo il motivo. Il contratto è a termine (tre anni) e potrebbe non essere rinnovato se il direttore non è “collaborativo” con l’assessore….

Il risultato di questa riforma? Un pacchia per i politici, i quali oggi non sono più responsabili di alcun atto amministrativo (..il che significa che non andranno MAI in galera per aver firmato qualcosa di inadeguato…) ed un notevole aumento della spesa pubblica per pagare gli stipendi e i premi ad un numero di direttori che è pari a quello degli Assessori (…i cui stipendi astronomici sono noti a tutti…!)

Il punto è che questi Direttori, condizionano fortemente la gestione amministrativa degli atti pubblici, e ciò perché essi stessi sono condizionati dalla politica e dal timore di perdere il lavoro.

Precedentemente a questa riforma Bassanini, l’assenza di questa separazione tra poteri (politico ed amministrativo) consentiva due cose: la prima, i politici erano responsabili degli atti che firmavano e pertanto ci pensavano un po’ su prima di fare qualcosa di sbagliato, non rischiavano di andare in galera per una firma non dovuta; e la seconda, i dirigenti amministrativi non dipendevano gerarchicamente da un capo controllato dalla politica, e pertanto non subivano pressioni e potevano svolgere il loro lavoro applicando le procedure senza condizionamenti.

Inoltre, con l’attuale sistema Bassanini, anche quando scade il mandato politico, i Direttori continuano a gestire e a firmare, anche se sono espressione delle precedenti Giunte, per cui i cittadini che hanno eletto un'altra formazione si ritrovano ad avere in carica una specie di governo ombra dei Direttori espressione della precedente Giunta. Allora si penserà che potrebbero essere rimossi dall’incarico. No…è impossibile! …non conviene all’Amministrazione Regionale in quanto se venissero rimossi (e la cosa è estremamente difficile, per non dire impossibile) verrebbero ugualmente pagati per tutto il periodo di contratto pur standosene a casa, per cui ci ritroveremmo a dover pagare due direttori e questa è una responsabilità che nessun politico si accollerebbe. Tuttavia è stato trovato un trucco per cambiare i direttori, e perché no, anche quei Dirigenti che non vogliono collaborare. E’ quello della riorganizzazione di tutta la Regione. In questo caso i nuovi politici possono abolire strutture, spostare Direttori e Dirigenti mettendo le pedine giuste nei posti che preferiscono. Naturalmente ogni riorganizzazione comporta tempi lunghi, in quanto le persone nuovamente collocate dovranno apprendere il nuovo lavoro che si dovrà svolgere!...poi, quando finalmente hanno appreso il meccanismo del nuovo lavoro e sono entrati nel merito di come funzionano le cose, è già in arrivo una nuova riorganizzazione perché il mandato politico della vecchia Giunta intanto è scaduto.

Qualcuno mi spiega come è possibile, in un sistema di questo genere, garantire un servizio decente al cittadino che nel frattempo paga fior di tasse per non avere niente in cambio?...... E’ ovvio che i tempi della Pubblica Amministrazione sono lunghi….. Tuttavia le tasse continuano ad aumentare anche se i servizi sono praticamente ridotti a lumicino….

Ricordiamo ad esempio che la tassazione sugli stipendi è arrivata a sfiorare il 60 per cento di quanto si guadagna, e la maggior parte dei funzionari regionali in alcune regioni non arriva a prendere 1.200 euro al mese…

Il problema sta’ tutto nelle priorità di spesa e nelle decisioni dei politici di come viene utilizzato il denaro dei cittadini.

Il problema potrebbe essere ovviato semplicemente utilizzando e potenziando alcuni degli strumenti già in vigore che però vengono sistematicamente ignorati in quanto non funzionali alle esigenze dei partiti.

Occorre ricordare che da molti anni esiste uno strumento di programmazione che se fosse considerato in maniera più seria supererebbe questo problema. Si tratta del Documento di Programmazione Economica Finanziaria Regionale (DPEFR), che viene approvato annualmente dalla Giunta e che dovrebbe garantire quelle priorità di spesa decise dalla politica in sede di programma elettorale.

Quando viene eletto un Presidente della Regione, in genere è perché ha proposto un programma elettorale convincente e per quel programma elettorale ha ottenuto la fiducia dei cittadini. Per cui, viene logico dirsi: se ho votato quel Presidente, sicuramente le cose che ha scritto in quel programma sicuramente saranno fatte nel corso del suo mandato (5 anni). Giusto?

Magari fosse così.

Noi siamo abituati al fatto che i politici promettono qualsiasi cosa, poi comunque nessun cittadino è in grado di controllare se quel programma viene effettivamente svolto.

Il DPEFR potrebbe garantire questo controllo e vi spiego perché.

Ogni anno, La Giunta dovrebbe (lo dico al condizionale perché non so se tutte le Regioni lo fanno, pur essendo previsto da una norma nazionale…) predisporre un DPEFR annuale che dovrebbe contenere una quota parte del programma elettorale approvato (dico “APPROVATO” perché il programma elettorale dovrebbe essere approvato e preso come punto di riferimento per tutto il quinquennio). A questo DPEFR dovrebbe essere collegata la Finanziaria che ne garantisca la copertura (…non tutto il budget, perché una quota di finanziaria è destinata alla gestione ordinaria delle spese regionali). Ovviamente, il bilancio di previsione dovrebbe confermare tutto questo impianto. Non credete? Bè…non è così che vanno le cose.

Se esistesse questa coerenza tra i documenti programmatico-finanziari esistenti, la gestione sarebbe trasparente e il Presidente in carica a fine mandato dovrebbe aver svolto tutto il programma elettorale per cui era stato eletto. Purtroppo non è così. Il DPEFR in molte Regioni è soltanto un documento riepilogativo dell’attività annuale in corso e non programmatorio, mentre le risorse che dovrebbero essere destinate a finanziare le cose che il programma elettorale aveva previsto, vengono impiegate dagli assessori per fare altro….. tanto i cittadini non si sognerebbero mai di andare a leggersi un rendiconto regionale!

Bene, vi invito a farlo, ciascuno nella propria regione, per controllare se quello che ho qui scritto è vero oppure no.

Concludo dicendo che basterebbe applicare in maniera più convinta alcuni tra gli strumenti legislativi che pure esistono per ottenere dei risultati eccellenti, e che l’attenzione di ogni cittadino dovrebbe essere costante sull’attività che riguarda la spesa pubblica in quanto, anche se i giornali non ne parlano, ci sono documenti pubblici ed ufficiali che forniscono ogni mezzo per poter capire come effettivamente stanno le cose.



ARIES

giovedì 30 agosto 2012

NPCI: "Non dare tregua alla Giunta Monti-Napolitano che traballa!"

L'artefice primo....

La giunta Monti-Napolitano prosegue con maggiore accanimento la linea già seguita dai governi della banda Berlusconi e dai governi del circo Prodi-Amato-D’Alema: spremere le masse popolari italiane e saccheggiare il nostro paese al servizio del capitale finanziario e speculativo italiano e internazionale.

Per cambiare il corso delle cose bisogna che le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari costituiscano un loro governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare!

Le condizioni per costituire il GBP sono migliorate negli ultimi due anni: per raggiungere l’obiettivo nei prossimi mesi i fautori del GBP devono condurre la lotta con slancio e intelligenza ancora maggiori!

I vertici della Repubblica Pontificia aboliranno, blinderanno o manipoleranno le elezioni, se gli oppositori della giunta Monti-Napolitano faranno delle elezioni la principale o addirittura l’unica via per costituire un governo alternativo alla giunta!

I vertici della Repubblica Pontificia non si arresteranno di fronte a nessun crimine se vedranno la possibilità di sfuggire alla costituzione del Governo di Blocco Popolare. Tanto è il loro cinismo criminale che neppure i suoi difensori osano negare che Napolitano ha cercato di impedire la rivelazione degli autori e dei complici dei crimini dei primi anni ’90, come del resto lui e altri fanno da decenni per le stragi di Stato e le altre operazioni criminali del regime: si limitano a dire che Napolitano non ha fatto niente di illegale per impedirla!

Per prevenire la riedizione della strategia della tensione o di altre analoghe manovre criminali di ricatto, di intossicazione e di manipolazione, gli oppositori della giunta Monti-Napolitano devono costituire subito un Comitato di Salvezza Nazionale antagonista alla giunta, come il CLN lo era alla Repubblica di Salò!

Varie e creative sono le manovre e contorsioni che la borghesia imperialista e le istituzioni del sistema imperialista mondiale (FMI, UE, governi dei paesi imperialisti, ecc.) compiono sul terreno finanziario con il pretesto di mettere fine alla crisi del sistema capitalista. Ma la crisi finanziaria procede, si aggrava e peggiora la crisi economica. Da alcuni anni la borghesia imperialista concentra l’attenzione sulla crisi finanziaria. Questo alimenta l’illusione che la crisi attuale sia principalmente o addirittura solo una crisi finanziaria; secondo la sinistra borghese una crisi dovuta agli errori, alla mancanza di regole, alle speculazioni, alle operazioni spericolate, ai brogli e alle truffe dei re della finanza e dei dirigenti delle istituzioni finanziarie; secondo la destra borghese una crisi dovuta ai diritti e alle conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari dei paesi imperialisti hanno strappato quando nel mondo il movimento comunista era forte.
Con questo la destra borghese giustifica le misure con cui crea una massa crescente di denaro che soddisfa i diritti vantati dai re della finanza e dalle istituzioni del mercato finanziario: anche se in realtà il nuovo denaro si aggiunge alla quantità enorme già creata, diventa nuovo capitale finanziario che richiede ancora più denaro, in una spirale senza fine.
Con questo la destra borghese giustifica i sacrifici via via più gravosi che le sue autorità impongono a una parte crescente delle masse popolari, con tasse, con aumenti dei prezzi dei beni di consumo e delle bollette dei servizi, con la soppressione di servizi pubblici, con la riduzione dei posti di lavoro.
Con questo la destra borghese giustifica la guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista e il clero conducono in ogni angolo della terra contro le masse popolari, la devastazione della terra, il saccheggio delle risorse, l’inquinamento del pianeta.

Chi vuole veramente porre fine al corso attuale delle cose, deve ben ricordare che la crisi finanziaria oggi è al centro dell’attenzione, ma è nata ed è ogni giorno alimentata dal disfunzionamento dell’economia reale capitalista, quella dove le aziende capitaliste producono beni e servizi (merci). Per questo la crisi finanziaria continua inarrestabile quali che siano le manovre e le contorsioni della borghesia imperialista e delle autorità del sistema imperialista mondiale. Centinaia di professori e intellettuali, molti perfino in assoluta buona fede, fanno a gara a elaborare, proporre e propagandare misure di risanamento e regolazione del mercato finanziario. Ma si tratta di variazioni più o meno sofisticate di ragionamenti sui sintomi sgradevoli e più evidenti della malattia senza intaccare la malattia. Per questo sono il terreno in cui sguazzano gli esponenti e i portavoce della sinistra borghese: si tratta di uomini politici e intellettuali che sono malcontenti per come oggi vanno le cose ma non osano o non sanno guardare oltre il capitalismo, rifiutano la concezione comunista del mondo, ignorano, nascondono o denigrano l’esperienza storica del movimento comunista che da 160 anni a questa parte è il principale promotore del progresso dell’umanità, sono indignati degli effetti del capitalismo ma non osano andare oltre il capitalismo.

Per porre fine alla crisi, bisogna trasformare l’economia reale: il sistema di aziende e di relazioni con cui i lavoratori producono beni e servizi.
È la crisi dell’economia reale capitalista che ha fatto gonfiare il capitale finanziario, il mercato finanziario e le speculazioni, a un livello tale che sono diventati essi stessi un nuovo problema che si è aggiunto alla crisi dell’economia reale capitalista e l’aggrava. Da rimedi provvisori alla crisi dell’economia reale capitalista, sono diventati un’escrescenza che con la sua instabilità aggrava la crisi dell’economia reale capitalista. La radice del problema è che gli uomini non possono continuare a produrre beni e servizi secondo le regole e le procedure di un tempo, proprie delle aziende che i capitalisti creano per fare profitti. A causa di queste regole e procedure proprie del capitalismo, da una parte i beni e servizi prodotti non bastano ai bisogni di una vita civile della massa della popolazione mondiale e nello stesso tempo se ne producono già troppi per essere compatibili con la conservazione dell’ambiente e con le risorse del pianeta: la produzione di beni e servizi è diventata anche produzione di morte e di inquinamento. Taranto è un caso esemplare, riproduce in piccolo e in modo concentrato la situazione in cui il capitalismo sopravvissuto a se stesso ha portato tutto il mondo. A causa di queste regole e procedure proprie del capitalismo, perfino nei paesi più ricchi, per non parlare del resto del mondo, una parte crescente della popolazione è emarginata dalla vita sociale, ridotta alla disoccupazione e a lavori precari, costretta ad arrangiarsi con sotterfugi e attività criminali, gettata nella disperazione e nell’ignoranza: la borghesia e il clero conducono in ogni angolo del mondo una guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari. Per non subirla, le masse popolari devono mobilitarsi e condurre contro la borghesia imperialista e il clero una guerra popolare rivoluzionaria fino a instaurare il socialismo. I comunisti sono i promotori di questa mobilitazione delle masse popolari.
Le aziende capitaliste sono create e gestite per fare profitti. Per porre fine alla crisi attuale bisogna sostituirle con istituzioni pubbliche ognuna delle quali produce i beni e servizi che le sono commissionati dalle autorità pubbliche competenti e dove ogni adulto atto al lavoro presta il suo servizio in condizioni dignitose, mentre contemporaneamente ogni persona è educata per dedicare e dedica una parte crescente della sua vita alle attività specificamente umane, alle attività che distinguono la specie umana dalle altre specie animali, alle attività che si basano sull’intelligenza, i sentimenti e le relazioni sociali che la specie umana ha sviluppato, alle attività da cui la borghesia e il clero, come le classi dominanti del tempo antico, a ragion veduta escludono ancora oggi la massa della popolazione, alle attività che servono a gestire la società e a educare le nuove generazioni.
È possibile produrre beni e servizi con istituzioni pubbliche anziché in aziende capitaliste?
L’esperienza ha già fornito risposte esaurienti a questa domanda. Basta considerare uno dei grandi ospedali, una delle grandi scuole o una delle altre grandi aziende pubbliche che funzionano come si deve: qualcuna c’è ancora nonostante l’opera forsennata di disgregazione, corruzione, distruzione e privatizzazione a cui la borghesia e il clero si sono dati negli ultimi decenni man mano che la forza del movimento comunista è declinata. Un grande ospedale non è una struttura più semplice di un’azienda che produce auto, macchine da cucire, quaderni o fiammiferi. Eppure funziona anche senza proprietà privata e senza capitalisti. Adempie ai compiti per cui è stato creato e via via risolve i problemi del suo funzionamento e per quanto riguarda la sua struttura potrebbe risolvere i problemi relativi all’organizzazione del lavoro e al miglioramento della sue prestazioni. Se non lo fa, la causa sta nei condizionamenti e nelle costrizioni a cui è sottoposto dall’esterno, dal contesto finanziario, sociale e politico in cui è inserito, dominato dai capitalisti. I suoi limiti insegnano che è impossibile rimediare ai mali del capitalismo limitandosi a costruire nicchie nella società capitalista. Bisogna cambiare l’insieme del sistema di relazioni sociali. Le trasformazioni su piccola scala, a nicchia, sono utili solo se le usiamo come passo verso la trasformazione dell’intera società.
Se la produzione dei beni e servizi diventa una funzione sociale, la società può organizzarla e regolarla secondo gli interessi sociali. Per questo occorre una democrazia partecipativa effettiva, ma questa è del tutto possibile se la massa della popolazione, anziché essere distolta dalle attività specificamente umane e spinta ad abbrutirsi e incanaglirsi come oggi è sistematicamente e programmaticamente spinta dalla borghesia e dal clero, è invece sistematicamente educata a svolgerle. Poco più di un secolo fa Leone XIII diceva che era blasfemia pensare che tutti gli uomini potessero imparare a leggere e a scrivere. Analogamente oggi molti portavoce della borghesia e loro succubi sentenziano che la maggiora parte degli uomini non saprà mai fare altro che soddisfare i propri bisogni animali. I capitalisti oggi a una parte crescente di uomini impediscono perfino di soddisfare i propri bisogni animali: noi comunisti indichiamo loro la via per accedere in massa alle attività specificamente umane sulla base del soddisfacimento scontato e universale dei bisogni animali. D’altra parte questa è diventata una questione di sopravvivenza per l’umanità, come i fondatori del movimento comunista cosciente e organizzato (Marx ed Engels) avevano ben individuato studiando le potenzialità e i limiti della società borghese.
Con le forze produttive di cui attualmente l’umanità dispone, possiamo produrre quantità illimitate di beni e servizi di ogni specie con un tempo di lavoro di gran lunga inferiore a quello che oggi i capitalisti impongono ai lavoratori: bisogna quindi che l’umanità stessa si organizzi e si educhi per decidere ragionevolmente cosa e quanto produrre e come produrlo e che nello stesso tempo impari in massa a dedicare il suo tempo e le sue energie alle attività specificamente umane, tra le quali appunto anche l’organizzazione e la gestione della propria vita sociale. Questo è il passaggio che l’umanità deve compiere, questo è l’obiettivo che il movimento comunista intende realizzare. Solo con questa trasformazione l’umanità può valorizzare i grandi progressi che ha compiuto con il capitalismo e porre fine al vicolo cieco in cui esso ha condotto l’umanità.

Nel nostro paese i vertici della Repubblica Pontificia, la giunta Monti-Napolitano e i partiti (PD, UdC, PdL) che in Parlamento ratificano i decreti della giunta, lanciano ogni giorno misure contro questa o quella parte delle masse popolari, spremono danaro ai lavoratori, liquidano servizi pubblici, privatizzano, svendono i beni demaniali, saccheggiano e devastano il nostro paese. Per vari motivi in questi giorni Taranto è diventata un caso clamoroso, ma in realtà quello che i capitalisti, il clero e le loro autorità hanno fatto a Taranto è solo uno tra i tanti episodi della guerra di sterminio non dichiarata con cui la borghesia e il clero uccidono uomini e donne e deturpano il nostro paese. Non a caso il disastro di Tarano si è sviluppato per anni con la complicità di tutte le autorità, di tutte le istituzioni politiche e sindacali del regime, della Chiesa: tutta gente che sapeva, che ha collaborato e approfittato o per lo meno ha accettato e taciuto e che oggi fa grandi promesse per soffocare le proteste e mettere a tacere lo scandalo.

Da alcuni giorni i vertici della Repubblica Pontificia, la giunta Monti-Napolitano e i partiti (PD, UdC, PdL) che in Parlamento ratificano i decreti della giunta, fanno promesse e giurano sui loro dei che la crisi sta finendo. Ma in sostanza con le loro misure non fanno che aggravare la crisi del capitalismo e peggiorare le condizioni delle masse popolari. Chi crede alle loro promosse o è un complice o è un illuso.
La Repubblica Pontificia marcisce. Travolta dalla crisi finanziaria e dalla lotta tra gruppi e Stati imperialisti, la Repubblica Pontificia sempre più trascura e addirittura distrugge la base della sua sopravvivenza: il soddisfacimento al livello attuale di civiltà dei bisogni elementari della maggior parte delle masse popolari. Travolge persino le parvenze della democrazia borghese perché incompatibili con le manovre e le contorsioni che la borghesia e il clero devono compiere per prolungare l’esistenza del loro sistema di relazioni sociali. Berlusconi e la sua banda reclamavano la riforma della Costituzione. I governi Prodi-Amato-D’Alema la violavano facendo formali professioni di fedeltà. La giunta Monti-Napolitano e i partiti (PD, UdC, PdL) che in Parlamento ratificano i decreti della giunta, la violano sistematicamente, apertamente e su grande scala.
È sbagliato aspettare che eventi traumatici “stimolino” le masse popolari a fare quello che oggi non riescono a fare per mancanza di organizzazione, per il basso livello di coscienza, ma principalmente per la mancanza di un autorevole centro di orientamento e di direzione. Stante le condizioni che la società borghese impone, le masse popolari non possono sviluppare spontaneamente la loro lotta, elevare la loro combattività, la loro organizzazione e la loro coscienza senza un centro autorevole di direzione. Le masse popolari sono capaci di condurre una lotta eroica, ma bisogna che chi ha i mezzi per concepire la necessità della trasformazione, faccia i passi necessari per costruire la direzione autorevole di cui le masse popolari hanno bisogno. Bisogna combattere nelle nostre file l’attendismo, la tendenza a mascherare il proprio opportunismo dietro l’osservazione banale che le masse popolari non sono ancora mature, che non hanno ancora un orientamento. Senza iniziative da parte di noi comunisti, da parte degli esponenti più avanzati delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari, da parte degli elementi più autorevoli della sinistra sindacale, della società civile e della sinistra borghese che già si oppongono alla giunta Monti-Napolitano, la situazione peggiorerà passo dopo passo, manovra dopo manovra: non c’è limite al meno peggio.
Bisogna rompere con l’attendismo! Irrompere nella lotta politica borghese in questa situazione non comporta più principalmente partecipare alle campagne elettorali. I partiti che ratificano i decreti della Giunta Monti-Napolitano aboliranno o blinderanno le elezioni, se non troveranno il modo di manipolarle, stante che sempre meno riescono a raccogliere voti e consensi con le normali pratiche truffaldine della democrazia borghese. Irrompere nella lotta politica borghese in questa situazione comporta principalmente contrapporre alla giunta Monti-Napolitano un Comitato di Salvezza Nazionale con l’obiettivo di costituire un Governo di Blocco Popolare e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia. Oggi è del tutto possibile, perché i vertici della Repubblica Pontificia non sanno che pesci pigliare: la giunta Monti-Napolitano sta in piedi principalmente grazie alla debolezza e all’esitazione dei suoi oppositori. Noi parliamo dell’Italia, ma il nostro non è un progetto nazionalista e autarchico: i legami internazionali sono tali e la situazione internazionale è tale che il primo paese che imboccherà la strada della rivolta contro il sistema imperialista mondiale, aprirà la strada su cui si incanaleranno anche gli altri paesi che hanno tutti anch’essi bisogno di sottrarsi alla guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce in ogni angolo del mondo.
Oggi tra chi si agita contro l’opera nefasta e criminale della giunta Monti-Napolitano, dobbiamo far leva con forza su due discriminanti principali:
1. tra chi si limita alle proteste, alle rivendicazioni (non vuole andare oltre, invoca che sia il governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia a soddisfare le richieste delle masse popolari), alle piccole iniziative di economia locale, alle iniziative di nicchia (cooperative, gruppi di aiuto reciproco, le mille iniziative di cui sono vivaci e fantasiosi propagandisti Viale-Proudhon e i suoi soci) e chi pone in primo piano la costituzione di un governo d’emergenza delle OO e OP o comunque partecipa alla lotta per costituirlo e quindi a promuovere una reale democrazia partecipativa. Persino nel cacciare un governo, se non si ha una propria alternativa programmatica e organizzativa di governo si finisce inevitabilmente per lavorare al servizio di chi nella classe dominante cerca un ricambio (nel caso concreto un anno fa fu la Conferenza Episcopale del cardinal Bagnasco che con il suo governo Monti-Napolitano raccolse i frutti immediati della lotta delle masse popolari contro la banda Berlusconi);
2. tra chi si limita ad attrezzarsi per partecipare alle elezioni (forse) prossime venture e chi è deciso a formare a ogni costo un governo d’emergenza, con o senza le elezioni e a imporlo ai vertici della Repubblica Pontificia principalmente rendendo ingovernabile il paese da ogni governo loro emanazione: chi si ferma alle elezioni, apre la strada alla loro soppressione e alla loro manipolazione, blindatura, ecc. - è così tentante per i vertici della Repubblica Pontificia blindare o abolire le elezioni se basta questo a tagliare le gambe all’opposizione! Chi crede che non oseranno farlo, non tiene conto della condotta illegale, criminale e di aperta violazione della Costituzione che la giunta Monti-Napolitano ha già adottato fin da quando si è costituita.

Ogni comunista, ogni operaio e lavoratore avanzato deve quindi propagandare sistematicamente la formazione di un’alternativa di governo e portare ogni OO e OP a proporsi, come complemento necessario di ogni protesta, di ogni lotta rivendicativa, di ognuna delle attività cooperative e di nicchia promosse dai Viale-Proudhon, la costituzione del GBP. Bisogna che chi è già deciso a costituire il GBP, formi subito un Comitato di Salvezza Nazionale che affermi con forza e chiarezza che l’alternativa di governo non si forma principalmente tramite elezioni organizzate dai vertici della Repubblica Pontificia e forse si formerà del tutto senza elezioni organizzate da quei vertici. Ovviamente quanto più sarà chiaro che la costituzione del GBP avanza anche senza simili elezioni, tanto più la borghesia e il clero esiteranno a sopprimere le elezioni, tanto più saranno ostacolati nelle loro manovre per blindarle e manipolarle. Dobbiamo allargare il campo di chi è deciso a costituire a ogni costo un’alternativa di potere alle autorità della Repubblica Pontificia.
Questa è la sintesi dei compiti in questo momento. È adempiendo a questo compito immediato che noi comunisti lavoriamo concretamente alla rinascita del movimento comunista e conduciamo le masse popolari verso l’instaurazione del socialismo. A ben poco serve proclamare l’obiettivo del socialismo e fare propaganda del socialismo se non mettiamo in opera una linea che, a partire dalle condizioni già esistenti, allarghi l’organizzazione delle masse popolari ed elevi la loro coscienza, tenendo conto che la masse popolari imparano principalmente tramite l’esperienza pratica e il bilancio della loro esperienza pratica. È opportunismo proclamarsi comunisti e mettere in opera tattiche dettate dalle circostanze senza avere una strategia per instaurare il socialismo, regolandosi quindi sul senso comune. Proclamare che le masse popolari non sono mature per l’instaurazione del socialismo e non definire e attuare una linea che allarghi la loro organizzazione ed elevi la loro coscienza, è solo disfattismo, un modo per nascondere la propria rinuncia a lottare.
Accrescere il numero delle OO e OP; elevare il loro livello di lotta e di coscienza facendo leva in ognuna di esse sulla sua sinistra; promuovere il coordinamento delle OO e OP a livello territoriale e tematico; mostrare a ogni OO e OP che per raggiungere il suo particolare obiettivo deve contribuire a costituire il GBP; costruire Amministrazioni Comunali e in generale Amministrazione Locali d’Emergenza (ACE e ALE); rendere il paese ingovernabile dalla giunta Monti-Napolitano organizzando in ogni terreno la disobbedienza civile, rafforzando proteste, ribellioni, rivolte, scioperi e dimostrazioni, promuovendo solidarietà e iniziative produttive autogestite (quelle che anche i Viale-Proudhon propagandano); fare di ogni lotta e iniziativa delle masse popolari una scuola di comunismo; denunciare l’operato della borghesia e del clero; propagandare il socialismo, l’esperienza storica del movimento comunista e la concezione comunista del mondo; reclutare nel partito comunista gli esponenti più avanzati e più generosi; costituire Comitati di Partito a ogni livello, in ogni località e in ogni azienda; rafforzare la struttura clandestina del Partito; promuovere nelle file del Partito l’assimilazione e l’applicazione della concezione comunista del mondo: ecco come oggi noi comunisti conduciamo concretamente la guerra popolare rivoluzionaria che instaurerà il socialismo nel nostro paese e contribuirà alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che monta in tutto il mondo.


Non dare tregua alla Giunta Monti-Napolitano che traballa!

Rompere con le istituzioni e le imposizioni degli inquinatori, degli speculatori, degli uomini della finanza, dei banchieri e delle istituzioni della Repubblica Pontificia e dell’UE!

mercoledì 29 agosto 2012

Dime, mini bombe atomiche USA, stipate in Italia e dirette in Israele... per la prossima guerra

Il castello del mago - Dipinto di Franco Farina

Ante scriptum

PREMESSO CHE TUTTO QUESTO CHE VIENE QUI SOTTO RIPORTATO NECESSITA DI VERIFICHE, MI CHIEDO: MA I COSIDDETTI MOVIMENTI PACIFICISTI, UMANITARI, ANTINUCLEARI, QUELLA SINISTRA UN TEMPO IMPEGNATA CONTRO LE GUERRE E I GENOCIDI, CHE FINE HANNO FATTO?
POSSIBILE CHE QUANDO SI TRATTA DI ISRAELE, DELLE SUE MALEFATTE, TUTTI DIVENTANO CIECHI E SORDI? E PERCHE’? (M.B.)

.........

Non c’è freno all’orrore che dilania la Palestina. Dopo i cecchini addestrati a menomare i bambini sparando agli occhi, dopo le bombe al fosforo, gli ordigni a grappolo e all’uranio impoverito, Tsahal sperimenta una novità sulla pelle di un milione e mezzo di palestinesi rinchiusi nei lager di nuova generazione. Causano un’esplosione radioattiva di breve raggio. In teoria limitano i danni collaterali. L’acronimo è “Dime” (Dense Inert Metal explosive). E’ un involucro in fibra di carbonio imbottito con tungsteno, cobalto, nickel o acciaio. Queste bombe rilasciano micro-schegge che tranciano tessuti molli e tendini. I feriti sono così destinati a morte sicura, poiché le schegge impercettibili restano nel corpo, provocando il cancro.

L’ atomica in miniatura - ideata e fabbricata negli Stati Uniti d’America - viene attualmente utilizzata a Gaza dall’esercito israeliano sui civili palestinesi. La notizia del giorno è disarmante. Una gola profonda rivela: “Le Dime sono stoccate in Italia, nella base di Camp Darby in provincia di Livorno”. Una conferma indiretta all’accordo militar-commerciale stipulato a suo tempo dal governo Berlusconi con lo Stato israeliano. Ovviamente, dietro la regia dello zio Sam. Si attende urgente smentita del primo ministro Monti Mario, con prove alla mano verificabili dall’opinione pubblica.

In ogni caso l’Italia conferma la sua sovranità azzerata.

Le Monde - Come riporta il quotidiano francese del 13 gennaio 2009: «Due medici norvegesi presenti a Gaza affermano di “aver visto delle vittime provocate da un nuovo tipo di arma, le DIME”. Dei feriti di un tipo nuovo –adulti e bambini le cui gambe non sono altro che dei moncherini bruciati e sanguinolenti- sono stati mostrati in questi ultimi giorni dalle televisioni arabe che trasmettono da Gaza. Domenica 11 gennaio, sono stati due medici norvegesi, i soli occidentali presenti nell’ospedale della città, che ne hanno dato testimonianza.

I dottori, Mads Jilbert e Erik Fosse, che intervengono nella regione da una ventina d’anni con l’Organizzazione non governativa norvegese Norwac, sono potuti uscire dal territorio della città con 15 feriti gravi, attraverso la frontiera con l’Egitto.

Non senza alcuni ultimi ostacoli: “Tre giorni fa, il nostro convoglio, per di più condotto dal Comitato internazionale della Croce rossa, è dovuto tornare indietro prima di arrivare a Khan Younis, dove alcuni dei carri armati hanno sparato per stopparci”, hanno detto ai giornalisti presenti ad Al-Arish. Due giorni piu tardi, il convoglio è riuscito a passare ma i medici e l’ambasciatore norvegese venuto ad accoglierli, sono stati bloccati tutta la notte “per ragioni burocratiche” all’interno del terminal della frontiera di Rafah, semi-aperto unicamente per alcune missioni mediche (…) “All’ospedale al-Shifa, di Gaza, non abbiamo visto delle bruciature al fosforo, né dei feriti da bombe a sottomunizioni (cluster bombs).

Abbiamo visto ferite di cui abbiamo tutte le ragioni di pensare che siano state provocate da un nuovo tipo di arma, sperimentato da militari americani e conosciuta sotto l’acronimo DIME –(Dense Inert Metal Explosive)” hanno dichiarato i medici. Piccole bolle di carbone contenenti una lega di tungsteno, cobalto, nichel e ferro, queste armi hanno un enorme potere esplosivo, che si dissipa nell’arco di 10 metri. “A 2 metri il corpo è tagliato in due; a 8 le gambe sono tagliate, bruciate come da migliaia di punture d’ago. Non abbiamo visto i corpi scarnificati ma molti amputati. Ci sono stati casi simili nel Libano del sud nel 2006 e ne abbiamo visti a Gaza lo stesso anno, durante l’operazione “Pioggia d’estate”. Alcuni esperimenti su dei ratti hanno mostrato che le particelle che restano nel corpo sono cancerogene” hanno spiegato i medici (…) “i feriti non hanno nessuna traccia di metallo nel corpo, ma delle strane emorragie interne. Una materia brucia i loro vasi e provoca la morte senza che noi possiamo fare nulla”.

Effetti mortali - «Siamo in contatto con medici che operano anche nella Striscia di Gaza, abbiamo visto immagini, già fatto studi approfonditi sulle armi utilizzate dagli israeliani in Libano nel 2006 e siamo arrivati alla conclusione che le ferite che vediamo oggi a Gaza sono identiche a quelle in Libano; e allora vennero utilizzate ‘Dime’ e fosforo bianco»: dichiara Paola Manduca, docente universitaria di genetica e rappresentante del ‘New weapons committee’ di Genova, un gruppo di accademici, ricercatori e studiosi di tutto il mondo che studia gli effetti degli ultimi ritrovati dell’industria bellica sugli individui e sulle popolazioni. «I Dime - confermala Manduca - sono un prodotto dell’industria americana di cui si conosce l’esistenza dal 2004 ma che teoricamente non dovrebbero essere in commercio se ci si attiene alle dichiarazioni ufficiali; in realtà il loro impiego nel 2006 da parte degli israeliani in Libano è stato accertato».

La rappresentante del ‘New weapons committee’ spiega che i ‘Dime’ sono ordigni studiati per la guerra urbana e considerati dai loro ideatori ‘strumenti adeguati’ per ridurre i danni collaterali perché hanno una potenza controllabile e una forza distruttiva che in genere varia tra i cinque e i 10 metri. «I ‘Dime’ - continua la Manduca - contengono nano-particelle di materiale pesante che a seconda della foggia del contenitore vengono diffuse in maniera omogenea o secondo alcune particolari forme; i tanti casi di amputazione sono probabilmente dovuti a ‘Dime’ che rilasciano le particelle plasmandole come una lama che trancia di netto qualunque cosa trovi all’interno del suo raggio di azione; ecco perché tante persone, bambini e donne, vengono ritrovati con braccia e gambe amputate, ma senza nessun frammento nel resto del corpo; anche l’innesco può essere modificato in base alle necessità.

Volendo paragonare i ‘Dime’ a qualcosa che ci è più familiare, provate a immaginare delle accette giganti lanciatevi contro a folle velocità». Sembra fantascienza, continua la docente genovese, ma sono armi reali che uccidono o lasciano con gravi disabilità chi viene colpito.

Gianni Lannes - sulatestagiannilannes



martedì 28 agosto 2012

Castelgandolfo, il lago vulcanico, il pozzo nero, l'ingresso agli inferi... paparatzy e mario il satanasso, uniti!

E questa che c'entra?

"Benedetto" XVI ed il piccolo satana montano

In Vaticano, a Castelgandolfo, il Papa ha nuovamente ricevuto Mario Monti. Con tutti gli onori e le benedizioni del caso . Il presidente del consiglio è stato celebrato per la sua "competenza e sobrietà pubblica e privata" nonché per il valore dei provvedimenti presi nei confronti di giovani e più grandetti nel periodo del suo governo .

E, per completare il quadro , Benedetto XVI ha chiesto al suo ospite la "protezione" dell' Italia in occasione del prossimo viaggio in Libano . Quella diplomatica e (udite , udite) pure quella della "intelligence".

Insomma, il Papa tedesco ha indicato "l'uomo della Provvidenza" 2012 e, forse, del secolo. Magari su suggerimento della Merkel (e dello Ior).

Del Monti privato non ci frega nulla.
Ognuno può battersi il petto in chiesa o fuori quando vuole. Dei propri peccati renderà conto al Dio in cui crede al momento opportuno.
Ma il Monti pubblico , quello precedente (al servizio di banche e società più o meno segrete) e quello attuale (affamatore di fatto di una gran massa di Italiani , lattanti compresi) , come può essere portato ad esempio di vita cristiana per i fedeli ?

Si rende conto il Papa di quel che afferma ? Monti , oltre a non avere alcun imprimatur elettivo , non gode certo dei favori della maggior parte del popolo italiano.

Basterebbe chiederlo a quanti vanno a Castelgandolfo in udienza pubblica per capire gli umori correnti . Se proprio volessimo andare a "sfruculiare" (andare ad esaminare volutamente con spirito critico fino in fondo la questione) gli "atti" di Monti , non credo proprio potremmo trovare la minima traccia neppure di quel "capitalismo sociale avanzato" che è richiamato dalla Chiesa post-conciliare .
Monti , assieme ai componenti del suo governo ed alla maggioranza che lo sostiene , assomiglia più ad un piccolo Satana(ed alla sua coorte) che opera , al servizio di quello più "grande" (gli Usa), per portarci tutti all'Inferno . Intanto su questa terra , con una esistenza sempre più difficile e miserabile. Poi , per il "post", si vedrà al momento . Che Benedetto XVI abbia a che fare con le profezie dell'Anticristo ?


Grazie per l'attenzione .

Vincenzo Mannello
http://www.vincenzomannello.it/

USA, spioni minuti... Ovvero come fare le pulci ai dipendenti sospetti

Futuro USA (e getta)

GOVERNO STATI UNITI ACQUISTA LA TECNOLOGIA PER SPIARE I DIPENDENTI!!!!

Ogni movimento che fai, io starò a guardarti. Agenzie governative statunitensi installano nuova tecnologia spionistica.

Un numero crescente di agenzie federali degli Stati Uniti d'America stanno monitorando le comunicazioni personali dei dipendenti, le relazioni del Washington Post.

Gli esperti del settore hanno detto al Washington Post Lisa Rein che quasi tutti i rami del governo è ora sorvegliare i propri dipendenti attraverso il monitoraggio elettronico, scoraggiando gli informatori e, potenzialmente, violare i diritti alla privacy. Diverse tecnologie acquistate da agenzie federali ai datori di lavoro per controllare le email, tweets intercettare o messaggi di Facebook, prendere screenshot del computer e raccogliere dati sulle ricerche tramite parole chiave.

Secondo legge federale americana, le agenzie non sono tenuti ad informare il proprio personale che li si guardano. La maggior parte dei dipendenti è stato detto è che, quando si accede al loro governo in rete del computer o per smartphone, lui o lei ha 'alcuna ragionevole aspettativa di privacy' per tutti i dati che passano attraverso le macchine.

L'Ufficio Informazioni USA per la sicurezza di Vigilanza ha fornito informazioni rivelando che non agenzie di intelligence ha speso 5,6 miliardi protezione delle informazioni classificate nel corso dell'anno fiscale 2011, quasi 1 miliardo di dollari in più rispetto all'anno precedente. E se non è possibile sapere quale parte di tale importo è speso per monitorare i flussi dei dipendenti interni, il suggerimento è che le agenzie federali americani sono sborsare sempre più soldi per web-filtraggio aziende software come Websense, SpectorSoft e Tecnologie TANTUS.

La Food and Drug Administration, la Federal Aviation Administration, l'administation Transportation Security, la Federal Maritime Commission, la Export-Import Bank e la National Institutes of Health sono alcune delle agenzie governative che hanno acquistato software per la gestione del controllo della corrispondenza personale dei dipendenti.

Ma nella fase di post-Wikileak America, con le amministrazioni sfregamento per la sicurezza dei dati elettronici, i datori di lavoro si stanno muovendo. Gli scienziati sono particolarmente nel mirino. Sei scienziati che lavorano alla ricerca sul cancro con la Food and Drug Administration (FDA) sostengono che la FDA utilizzato informazioni ottenute tramite account di posta elettronica personali Gmail e Yahoo per molestare gli scienziati o li hanno licenziati.

Gli scienziati hanno recentemente intrapreso un'azione legale contro la FDA per violazione della privacy, dice il messaggio. Agenzie federali, tra cui la FDA, negare che l'uso crescente delle tecnologie 'Peeping Tom' è fatto per scopi di ritorsione o nefasto.

Tenere sotto controllo i dipendenti, le agenzie sostengono, è necessario in un mondo sempre più connesso, in cui i dipendenti possono facilmente verificarsi trafilamenti di informazioni sensibili.

Ma una società di software ha detto al Washington Post che ha clienti di agenzie governative "che non vogliono lasciare i loro dipendenti sanno perché vogliono vedere le loro abitudini vere. ' Le rivelazioni ha sollevato preoccupazioni tra i sostenitori e difensori di informatori.

'Come si fa a distinguere tra un contatto costituzionalmente protetto con la stampa e una perdita di illegale?' chiese Stephen M. Kohn, un avvocato che rappresenta gli scienziati della FDA. 'Non è possibile. Quello che hai in questo momento è la capacità di trovare ogni singolo Gola profonda nel governo.

E mentre almeno due dei Democratici alla Camera dei Rappresentanti hanno espresso la loro preoccupazione per spiare effetto raggelante software su informatori potenziali, l'importo speso per la protezione delle informazioni classificate suggerisce che lo Zio Sam avranno i mezzi per sapere cosa hai fatto l'estate scorsa per qualche tempo a venire.

AMERICANI GRANDE DEMOCRAZIA!!!!!!!!!!

Valter Melchiorri

lunedì 27 agosto 2012

Passeggiando a settembre a Calcata e nella Valle del Treja....

Raccolta erbe selvatiche

Cari amici,

ecco le escursioni previste al Parco Valle del Treja nel mese di settembre 2012. Il programma completo è consultabile sul sito www.parcotreja.it (Programma 2012 - "Storie di un fiume").

Per informazioni si possono contattare gli uffici del Parco allo 0761 587617 oppure le singole associazioni che conducono le visite. I riferimenti sono sul sito.

Ricordiamo che le visite guidate e le altre attività sono a numero chiuso e la prenotazione è obbligatoria e va fatta entro le ore 18 del giorno precedente direttamente alle associazioni.

sabato 1 settembre 2012 ore 9,30
Parole nel verde
Escursione - lettura di poesie

sabato 8 settembre 2012 ore 9,30
Despachos – offerta alla Pachamama
Passeggiata naturalistica con attività

sabato 8 settembre 2012 ore 21,00
Creature dell’oscurità
Escursione naturalistica

domenica 16 settembre 2012 ore 9,30
Come mi vesto oggi?
Escursione ludico-naturalistica
(visita pensata per ragazzi dagli 8 anni)

sabato 22 settembre 2012 ore 9,30
Tre Alture sul Treja
Escursione naturalistica e storico-archeologica

domenica 23 settembre 2012 ore 9,30
Le Isole Sacre
Escursione naturalistica – archeologica

domenica 30 settembre 2012 ore 9,30
Tre passi nel bosco e nella storia
Escursione naturalistica

Ufficio comunicazione del Parco del Treja
tel. 0761 587617

mailing@parcotreja.it


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Altra escursione... altro regalo


Domenica 2 Settembre 2012, ore 10.00 – Calcata (VT)





Splendida escursione nel Parco Valle del Treja che, partendo da Calcata Vecchia (bandiera arancione del T.C.I.), ci permetterà di ammirare una grande varietà di ambienti: nella prima parte del percorso, selvaggia e di notevole suggestione, scenderemo nella spettacolare forra incisa dal fiume, che costeggeremo per un buon tratto. Successivamente, risaliremo fino a sbucare lungo una strada di campagna, tra noccioleti ed uliveti, sotto l’egida del Soratte, la cui mole, quieta e maestosa, ci accompagnerà fino al punto di partenza. Tornati al borgo, faremo una passeggiata tra i suoi caratteristici vicoletti, per poi concludere in bellezza visitando la mostra fotografica “I castelli perduti del Lazio”, presso il palazzo baronale.



Caratteristiche itinerario: dislivello: +/- 200 m; difficoltà: media; durata: 7 h (con soste); lunghezza: 12 Km; cosa portare: scarponcini da trekking (possibile presenza di tratti fangosi), abbigliamento comodo e adatto alla stagione (si consiglia di vestirsi “a cipolla”), pranzo al sacco, acqua (almeno 1,5 L), macchinetta fotografica, cappellino da sole, telo pic-nic.

Programma di massima:

-ore 10.00: ritrovo ai nuovi parcheggi di via Mandolina a Calcata (VT);

-ore 13.30: pranzo al sacco nei prati;

-ore 16.00: passeggiata nel borgo e visita della mostra;

-ore 17.00: saluti.


Accompagnamento: Guida Ambientale Escursionistica.

Prenotazioni obbligatorie (entro le ore 19.00 del giorno precedente): 329-8194632.

Condizioni: iniziativa a numero chiuso (minimo 8, massimo 15 partecipanti); annullamento in caso di pioggia.



domenica 26 agosto 2012

Eutanasia fai da te: "Lasciarsi morire d'inedia... metodo casareccio alla portata di tutti!"



Tony Nicklinson è morto due giorni fa all'età di 58 anni. Affetto dalla sindrome Locked-in aveva chiesto l'eutanasia, ma gli era stata negata dalla Corte di Londra appena una settimana prima. Secondo la BBC e The Guardian Tony era completamente devastato dalla decisione, tanto da aver iniziato lo sciopero della fame, cosa che d'altra parte non l'ha ucciso: la morte è arrivata a causa delle complicazioni di una polmonite.

In Italia è possibile compilare un testamento biologico online tramite l'associazione Luca Coscioni o uno di proprio pugno secondo ciò che prevede la legge. Esistono poi disposizioni sul consenso informato: paradossalmente, però, alimentazione e idratazione non sono considerate terapie, ma forme di sostegno vitale e non sono quindi soggette alla volontà del paziente o del suo fiduciario (cfr. DDL Calabrò).

L'argomento è enormemente complesso. Uno dei punti certi è che l'eutanasia in Italia è vietata.

...ma è praticata. The Lancet ha pubblicato nel 2000 i risultati di un'indagine sui trattamenti di fine vita praticati da alcuni neonatologi (1239, l'89% di coloro a cui furono somministrati i questionari anonimi) di otto Paesi europei (Italia, Spagna, Lussemburgo, Germania, Francia, UK. Olanda e Svezia). La maggior parte dei medici affermò di non aver somministrato ulteriori cure a pazienti ritenuti terminali, mentre più basso risultò il numero di chi aveva somministrato farmaci con l'intento di terminarne la vita (solo in Francia e in Olanda risultò essere pratica frequente, in Italia il 2% dichiarò di averlo fatto almeno una volta). Con la stessa metodologia è stato realizzato anche uno studio dell'Università Cattolica di Milano: in questo caso il 3.6% dei rianimatori milanesi ha detto di aver praticato l'eutanasia attiva almeno una volta, mentre secondo il Critical Care Medicine (1999) il 13% dei rianimatori italiani ha somministrato farmaci con l'intento di accelerare la morte del paziente. Ancora secondo The Lancet, ma stavolta nel 2003, il 23% dei decessi in Italia era stato preceduto da una "decisione medicale sul fine vita", quattro anni prima nell'articolo Attitudes of Italian doctors to euthanasia and assisted suicide for terminal ill patients si sostiene che il 17-9% dei medici italiani è disposto a praticare l'eutanasia attiva e/o il suicidio assistito, 8 medici su 10 sono invece disposti a interrompere il sostentamento vitale.

Quello che emerge è che da noi l'eutanasia attiva non è pratica frequente, ma certamente esiste e su questo pur limitato fenomeno sociale i cittadini meriterebbero una risposta anche da parte delle istituzioni, ad esempio alle seguenti domande:

1) Questi medici devono essere condannati per omicidio e quindi, come sosteneva D'Ambrosio, si devono fare tutte le verifiche del caso, autopsie comprese? Il fatto che si venga a conoscenza di un reato, anche se da questionario anonimo, non ha nessuna conseguenza penale?

2) Esistono delle disparità di trattamento, ovvero se la professione medica è relativamente libera i diritti del malato sono invece uguali per tutti. Perché allora il malato terminale che incontra un medico che pratica clandestinamente e illegalmente l'eutanasia può usufruirne e un altro no?

3) Nei casi di eutanasia, con quali modalità vengono somministrati farmaci che provocano la morte del malato? Chi decide? Il medico, il medico con la famiglia, il malato? Il malato, nel caso in cui non fosse stato in grado di decidere per se stesso al momento del decesso, era a conoscenza della possibilità che gli venisse praticata l'eutanasia? Ne aveva fatto richiesta in precedenza? Se sì come?

Prima del dibattito etico, certamente necessario, è indispensabile fare chiarezza su quello che è un fenomeno già presente e non regolamentato. In Europa c'è già un precedente, l'Olanda, che introdusse nel 1990 le prime regolamentazioni proprio a seguito del Remmenlink Report, l'indagine ufficiale del governo olandese sull'eutanasia clandestina.

Laura Bonaventura
Qualcosa di Sinistra

sabato 25 agosto 2012

Distruggere l'habitat aggratis... "Chi costruisce non paga l'Iva" - Nuove misure devastatorie del gobierno montales (delle banche)



Business - La defiscalizzazione delle infrastrutture piace a Confindustria, ai costruttori edili e alle banche.

CRESCITA Il governo propone il «fisco buono» per chi realizza e finanzia infrastrutture.

Chi costruisce non paga l'Iva

Qualche legislatura fa, un estroso presidente del Consiglio, per convincere gli italiani (e Confindustria e le banche) che con lui era arrivato il momento della crescita, si faceva invitare in televisione e con un pennarello in mano cominciava a tracciare sgorbi su una lavagna, erano ponti, autostrade, tangenziali, gallerie. Le mitiche infrastrutture. Colate di cemento su uno dei territori più devastati d'Europa. Dava anche i numeri dei nuovi posti di lavoro, nell'ordine dei milioni.

Tanto per anticipare la «ciccia» del piano Monti sulla crescita che va in scena oggi al primo consiglio dei ministri dopo le vacanze, il vice ministro allo Sviluppo Mario Ciaccia - il titolare del ministero è Passera - ha ribadito la sua idea grandiosa: l'esenzione totale dell'Iva sulle nuove opere per raggiungere «l'ambizioso obiettivo di realizzare un considerevole numero di infrastrutture diversamente mai realizzabili» e di conseguenza «innescare uno straordinario motore per la creazione di posti di lavoro, che prudenzialmente indico in diverse centinaia di migliaia di unità». Come sono modesti gli uomini del governo tecnico. La stessa identica idea, peraltro bocciata, era venuta a un certo Tremonti.

Mario Ciaccia - che con il suo annuncio dal meeting di Rimini ha mandato in sollucchero Confindustria, Cisl e costruttori di varia specie - non è entrato nei dettagli delle grandi opere oggi «non bancabili» (non le finanziano, e chissà perché...) che invece dovrebbero essere realizzate grazie al privilegio fiscale studiato dai «tecnici» di Monti, però ha azzardato cifre a dir poco ottimiste sull'impatto che la «sterilizzazione dell'Iva» potrebbe avere sull'economia italiana: «5-6 punti di Pil, circa 80 miliardi di euro» (calcolando che da qui al 2020 il fabbisogno di infrastrutture sarebbe di 300 miliardi di euro). Anche questo far di conto con attitudine faraonica ricorda qualcuno: si parla di aeroporti, porti «strategici» per intercettare merci dall'Asia (che in tempi di crisi globale nessuno compra più), tunnel del Brennero, l'autostrada Orte-Mestre, bretelle come la tangenziale esterna di Milano - pianura padana, una delle zone più trafficate e inquinate d'Europa - e il Tav Torino-Lione - e prima o poi salterà fuori anche il ponte di Messina.

Dice evviva in una sorta di controcanto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, «puntare in modo deciso sull'utilizzo della fiscalità come leva per favorire gli investimenti in infrastrutture è una scelta che condividiamo pienamente e che abbiamo già sostenuto da tempo insieme alle più importanti fondazioni e istituzioni finanziarie pubbliche e private». E adesso che i finanzieri sono al governo con il sostegno di Pd e Pdl - non per caso Mario Ciaccia era direttore generale di Banca Intesa Infrastrutture - l'ideologia della crescita per cementificare l'Italia potrebbe non conoscere ostacoli insormontabili. A parte eccezioni manganellabili. Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, si è già infilato il caschetto per inaugurare chissà quali cantieri, «in Italia non si fa più nulla da 40 anni». Tra gli entusiasti anche Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, e Dino Piacentini, presidente dell'associazione nazionale degli edili. Lupi (Maurizio, Pdl) ha tirato in ballo il Duomo di Milano, «dopotutto la costruzione è stata agevolata anche dall'esenzione del pagamento del dazio su tutto il materiale» (e da alcuni secoli di interminabili lavori).

Le argomentazioni contrarie di quei pochi che entrano nel merito delle cose, come Dario Balotta, presidente dell'Osservatorio nazionale delle liberalizzazioni nelle infrastrutture e nei trasporti (Onlit), sono spietate. «Questa idea sostenuta da alcune lobby politiche ed economiche ci porterebbe al default». Secondo Balotta, l'Italia è il paese dove il project financing è già fallito: «Tra il 1990 e il 2009 in Europa sono stati realizzati 1.340 progetti e di questi il 53% è stato realizzato in Gran Bretagna, il 12% in Spagna, il 5 e 4 in Francia e Germania, mentre in Italia solo il 2%». Considerato l'argomento, cementificare il territorio con opere magari inutili facendo fare affari ai soliti noti in un paese dove attorno a un qualunque appalto si condensano appetiti più o meno leciti, Beppe Grillo ci va a nozze. «La via dell'inferno - scrive sul blog - è lastricata di infrastrutture inutili a carico del contribuente... faranno aumentare il debito pubblico e arretrare l'Italia...

Nella pancia delle imprese che hanno finora sviluppato infrastrutture con il meccanismo parassitario del project financing ci sono 150/200 miliardi di euro che potrebbero essere scaricati sul debito pubblico a breve e medio termine». Segue minaccia. «Ci vediamo in parlamento. Sarà un piacere».

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Fonte: http://www.ilmanifesto.it/

Elezioni a scheda fissa – Vittoria sicura del potere costituito con il “georgellum”



Comunicazioni di servizio di Paolo D'Arpini

Arriva il “georgellum” (anche detto supermario o supermattarellum) – Forse si andrà a votare nel 2013, salvo che le necessità contingenti (crisi finale, guerra, etc.) non impongano la continuazione del “governissimo montales”. Però i partiti e soprattutto i gestori del potere effettivo stanno aggiustandosi ed accordandosi per una nuova legge elettorale “migliorativa” al Porcellum Calderoli.

Il migliore, anzi il migliorista (per antonomasia), è l’inquilino del colle, “georgio” il napoletano… ed infatti dopo averci ammannito il buon governo “tecnico” l’inquilino suggerisce il nuovo metodo elettorale ottimale: il “Georgello”.

Scrive Dagospia: “LA LEGGE ELETTORALE IN VIA DI DEFINIZIONE SEMBRA FATTA APPOSTA PER NON FAR VINCERE NESSUNO (E QUINDI RIPROPORRE LA MELASSA MONTIANA). PREMIO DI MAGGIORANZA AL PARTITO, COLLEGI (O PREFERENZE?), SBARRAMENTI PRO-LEGA E ALTRI TRUCCHETTI PER NON FAR SCEGLIERE IL PREMIER AGLI ELETTORI MA A NAPOLITANO – ARRIVA LA “SUPERCASTA” DEI LISTINI BLOCCATI –

DI PIETRO COMMENTA: “E’ UN SUPERPORCELLUM!” –

(Paolo D’Arpini)

Continua con articolo di Caterina Perniconi:

“L’accordo c’è, ma non si vede”. La battuta del senatore Gaetano Quagliariello è la sintesi più azzeccata di quel che sta accadendo sulla legge elettorale. Ieri Enrico Letta, in un’intervista sul sito del Sussidiario, pubblicazione vicina a Comunione e liberazione, ha svelato il segreto di pulcinella: l’intesa di base sulla nuova legge c’è, ora “il comitato ristretto della commissione del Senato esca allo scoperto”.

Un’esortazione a rivelare qual è la bozza che mercoledì prossimo verrà discussa nel comitato ristretto al Senato dopo le consultazioni estive tra Alfano, Bersani e Casini, che non hanno mai avuto fretta di uscire allo scoperto.

Nell’accordo era compreso infatti anche un patto per non mandare la legge in Parlamento prima della fine di ottobre e a quel punto “ci vorrebbe Houdini per approvarla entro novembre”, per dirla con Quagliariello.

Anche se le urne prima della fine dell’anno non dispiacerebbero a una parte della maggioranza: Bersani potrebbe evitare le primarie – che scamperà anche con una legge che non prevede le coalizioni – e incassare il vantaggio; così come Casini, unico leader di un movimento centrista. La contrarietà di Berlusconi alle elezioni anticipate è nota, anche se i pressing potrebbero convincerlo.

Come quelli del Capo dello Stato, che comunque farà in tempo a battezzare il nuovo governo scadendo il settennato il 15 maggio. Del resto il suo intervento sarà necessario se, come si profila, i partiti correranno da soli e non in coalizione. Solo dopo le elezioni quindi, con ampie mediazioni, arriveranno le alleanze per governare. Base possibile anche per un esecutivo Monti bis.

“Un superporcellum alla faccia della democrazia” è il commento di Antonio Di Pietro all’accordo trovato da “ABC” per favorire i grandi partiti.

“Sembra che si stia apparecchiando una superporcata, cioè una legge fatta apposta per evitare che dalle urne esca fuori un risultato chiaro: una coalizione maggioritaria che va a governare e una minoritaria che va a fare l’opposizione. Così si usa di solito, tranne nelle dittature.

Ma ai signori della casta sembra troppo facile, troppo limpido e soprattutto troppo democratico”.

Il leader dell’Idv motiva il suo commento punto per punto. “Tra premi di maggioranza ai singoli partiti, ritorno al proporzionale, soglie di sbarramento e marchingegni studiati per lasciare alle segreterie il potere di scegliersi in un modo o nell’altro i parlamentari (listini bloccati, ndr) la legge sulla quale i furbetti della maggioranza stanno lavorando ha due soli obiettivi: mettere ai margini le forze politiche scomode come l’Italia dei valori e creare ad arte una situazione che renda inevitabile continuare con il governo Monti e con l’assurda maggioranza che lo sostiene”.

Ma Di Pietro non è l’unico contrario a questo accordo. Pd e Pdl hanno al loro interno diversi malumori, e gli ex An non li tengono nascosti: “Non c’è alcun accordo sulla legge elettorale – ha tuonato il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri – ci sono delle tesi in campo, io e molti altri siamo dell’avviso che quello delle preferenze sia il metodo di scelta migliore”.

La decisione invece pende per i collegi voluti dal Pd che in cambio cedono il premio di maggioranza alla coalizione, accettando quello di partito. Il 30% dei parlamentari verrà comunque eletto in listini bloccati in circoscrizioni ridotte, come quelle del sistema spagnolo.

Naturalmente i piccoli partiti devono restare fuori dal Parlamento: quindi sbarramento al 5% ma anche un lodo “salva-Lega” che prevede la soglia dell’8% in tre Regioni.

“Perché in una legge elettorale sono importanti i dettagli”, parola di Quagliariello. Che svela il terreno sul quale si giocherà la partita finale per la legge elettorale.

(Fonte: il Fatto)

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Commento di Camillo Coppola: “Caligola (leggi georgius neapolitanus) era già iscritto al GUF, ovvero Giovani Universitari Fascisti, poi nella catartica metamorfosi di piazzale Loreto, attraverso i moti di UNGHERIA il fungo è diventato una eterea ed indistinta aggregazione definita "migliorista". Napoli possiede una tradizione di cui è specialista, il banchetto del gioco delle tre carte, vince sempre il banco, perché la madre dei fessi è sempre incinta. Però ricordatevi,egli fà questo non per entrare nella storia degli orrori,ma per la causa nobile e superiore è disposto a finire i suoi giorni nell'ambiguità di una vita”

venerdì 24 agosto 2012

Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti ricordati a Viterbo

Vergognati america...!


"Ma ricordati sempre, Dante, nel gioco della felicità non prendere tutto per te, ma scendi d'un passo e aiuta i deboli che chiamano al soccorso, aiuta i perseguitati e le vittime, perchè sono i tuoi migliori amici, sono loro che combattono e cadono come tuo padre e Bartolo hanno combattuto e son caduti ieri per conquistare la gioia della liberta' per tutti e per i poveri lavoratori. In questa lotta della vita troverai molto amore e sarai amato... Sì, Dante, oggi possono crocifiggere i nostri corpi, e lo fanno, ma non possono distruggere le nostre idee, che rimarranno per le giovani generazioni future"

(Nicola Sacco, dalla lettera scritta al figlioletto Dante di dieci anni, pochi giorni prima di essere ucciso innocente)

"Ho gia detto che non soltanto non sono colpevole di questi due delitti, ma non ho mai commesso un delitto in vita mia: non ho mai rubato, non ho mai ucciso, non ho mai versato una goccia di sangue, e ho lottato contro il delitto, ho lottato sacrificando anche me stesso per eliminare i delitti che la legge e la chiesa ammettono e santificano... sono tanto convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte, e per due volte io potessi rinascere, vivrei di nuovo per fare esattamente cio' che ho fatto finora"

(Bartolomeo Vanzetti, dalle parole pronunciate alla conclusione del processo, dinanzi alla Corte che condannava a morte lui e Nicola Sacco innocenti)

Il 23 agosto 1927 furono assassinati Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.

Il 23 agosto 2012 il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo ha reso omaggio ai due martiri con una commemorazione.

Nel corso della commemorazione sono state lette la breve autobiografia di Bartolomeo Vanzetti, "Una vita proletaria"; alcune lettere di entrambi ai familiari e ai compagni; infine le parole pronunciate prima da Nicola Sacco e poi da Bartolomeo Vanzetti dinanzi alla Corte assassina, ma anche dinanzi all'umanita' affinche' mai piu' le dimentichi.


Nicola Sacco (Torremaggiore, 22 aprile 1891 - Charlestown, 23 agosto 1927) e Bartolomeo Vanzetti (Villafalletto, 11 giugno 1888 - Charlestown, 23 agosto 1927), proletari, emigrati, militanti del movimento operaio, portatori dell'ideale della pace, della giustizia e della fraternita' fra tutti gli esseri umani, limpidi e generosi avversari di ogni potere sfruttatore e oppressivo, vittime innocenti della violenza del potere. Essi testimoniano ancora e per sempre della dignita' umana, della lotta contro ogni menzogna e ingiustizia, dell'ideale anarchico di una societa' di persone libere, eguali in diritti, solidali.



Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

Il 24 agosto 2012

giovedì 23 agosto 2012

Quel che sta facendo Hollande in Francia mentre il monti, in Italia, fa regalie alle banche....



In giro per l'Italia si leggono messaggi che fanno rabbrividire per la mentalita distorta che si nota nel giudizio degli Italiani.

In molti plaudono al ritorno della DC, altre del PD, altri ancora del PDL, e qualcuno addirittura pensa al PC.

Sembra che la lezione di sessantanni di imbrogli politici, corruzione, speculazioni, portando il paese al disastro economico, é stato furbescamente attribuito alla crisi Universale, al buco nell'Ozono, alle Capre che belano in coro, ai Galli senza voce, ecc.
Cordiali saluti Anthony Ceresa.


Da Maria Clotilde :


Oggetto: un genio ?

Ecco cosa ha fatto il premier
francese Hollande (non parole, fatti !!) in 56 giorni di governo:




· ha abolito il 100% delle auto blu e le ha messe all’asta;
il ricavato va al fondo welfare da distribuire alle regioni con il più alto numero di centri urbani con periferie dissestate.

· Ha
fatto inviare un documento (dodici righe) a tutti gli enti statali dipendenti dall’amministrazione centrale in cui comunicava l’abolizione delle “vetture
aziendali” sfidando e insultando provocatoriamente gli alti funzionari, con frasi del tipo “un dirigente che guadagna 650.000 euro all’anno, se non può permettersi il lusso di acquistare una bella vettura con il proprio guadagno meritato, vuol dire che è troppo avaro, o è stupido, oppure è disonesto. La nazione non ha bisogno di nessuna di queste tre figure”. Touchè. Via con le Peugeot e le Citroen. 345 milioni di euro risparmiati subito, spostati per creare (apertura il 15 agosto 2012) 175 istituti di ricerca scientifica avanzata ad alta tecnologia assumendo 2.560 giovani scienziati disoccupati “per aumentare la competitività e la produttività della nazione”.

· Ha abolito il concetto di scudo fiscale
(definito “socialmente immorale”) e ha emanato un urgente decreto presidenziale stabilendo un’aliquota del 75% di aumento nella tassazione per tutte le famiglie che, al netto, guadagnano più di 5 milioni di euro all’anno. Con quei soldi (rispettando quindi il fiscal
compact) senza intaccare il bilancio di un euro ha assunto
59.870
laureati disoccupati, di cui 6.900 dal 1 luglio del 2012, e poi altri 12.500 dal 1 settembre come insegnanti nella pubblica istruzione.


· Ha sottratto alla Chiesa sovvenzioni statali per il valore di
2,3 miliardi di euro che finanziavano licei privati esclusivi, e ha varato (con quei soldi) un piano per la costruzione di 4.500 asili nido e 3.700 scuole elementari avviando un piano di rilancio degli investimenti nelle infrastrutture nazionali.

· Ha istituito
il “bonus cultura” presidenziale, un dispositivo che consente di pagare tasse zero a chiunque si costituisca come cooperativa e apra una libreria indipendente assumendo almeno due laureati disoccupati iscritti alla lista dei disoccupati oppure cassintegrati, in modo tale da far risparmiare soldi della spesa pubblica, dare un minimo contributo all’occupazione e rilanciare dei nuovi status sociale.


· Ha abolito tutti i sussidi governativi a riviste,
rivistucole, fondazioni, e case editrici, sostituite da comitati di “imprenditori statali” che finanziano aziende culturali sulla base di presentazione di piani business legati a strategie di mercato avanzate.

· Ha varato un provvedimento molto complesso nel
quale si offre alle banche una scelta (non imposizione): “chi offre crediti agevolati ad aziende che producono merci francesi riceve agevolazioni fiscali, chi offre strumenti finanziari paga una tassa
supplementare: prendere o lasciare”.

· Ha decurtato del 25%
lo stipendio di tutti i funzionari governativi, del 32% di tutti i parlamentari, e del 40% di tutti gli alti dirigenti statali che guadagnano più di 800 mila euro all’anno. Con quella cifra (circa 4 miliardi di euro) ha istituito un fondo garanzia welfare che attribuisce a “donne mamme singole” in condizioni finanziarie disagiate uno stipendio garantito mensile per la durata di cinque anni, finchè il bambino non va alle scuole elementari, e per tre anni se il bambino è più grande. Il tutto senza toccare il pareggio di bilancio.



Risultato ?
Lo spread con i bund tedeschi è sceso, per magia. E’
arrivato a 101 (da noi viaggia intorno a 470). L’inflazione non è salita. La competitività e la produttività nazionale è aumentata nel mese di giugno per la prima volta da tre anni a questa parte.


Hollande è un genio dell’economia o è solo un politico vero ??

mercoledì 22 agosto 2012

La grande crisi... per vedere cosa c'è dietro bisogna guardare avanti.... od all'inverso

Chiaro come l'acqua

Lo scopo di questo articolo è quello di spiegare come una banda di banchieri, riuniti in società più o meno segrete come il Bilderberg, utilizzando uno schema ripetitivo, distruggono le democrazie del mondo, per appropriarsi dei loro beni pubblici ed avere il pieno controllo dell’economia mondiale.

L’arma che questa banda di banchieri utilizza per derubare il mondo non è una bomba atomica, anche se è ugualmente letale, ma un’ideologia: il Liberismo.

Come potete leggere su Wikipedia, il liberismo è una dottrina economica che teorizza il disimpegno dello stato dall’economia (perciò un’economia liberista è un’economia di mercato solo temperata da interventi esterni); Il liberismo fu abbozzato durante la Rivoluzione Francese, si sviluppò ampiamente nel corso dell’Illuminismo scozzese e all’interno della scuola detta “fisiocratica”, ma trovò forse la sua formulazione più compiuta in Inghilterra nel corso del XIX secolo, spinto dalla rivoluzione industriale, dagli studi di Adam Smith.Entrato in difficoltà in seguito alla crisi del 1929 e al diffondersi delle teorie keynesiane e più in generale con il diffondersi di visioni collettiviste, il liberismo ha conosciuto una rinascita negli ultimi anni del XX secolo,intorno al 1980, (neoliberismo) in seguito all’affermazione della globalizzazione e – ancor più – con la rinascita della cosiddetta Scuola austriaca (Carl Menger, Ludwig von Mises, Bruno Leoni,Murray N. Rothbard, Friedrich von Hayek).

Il liberismo afferma la tendenza del mercato (la mano invisibile) ad evolvere spontaneamente verso la struttura più efficiente possibile, che è poi il “mondo migliore” sia per il produttore che per il consumatore. Quindi, per il liberismo il sistema-mercato tende verso una situazione di ordine crescente.

Oggi sappiamo tutti che queste sono sciocchezze, giusto per usare un eufemismo, favolette che la cruda realtà dei giorni nostri ha smentito seccamente. Favolette raccontate, da chi insofferente del primato dello Stato e degli interessi dello Stato al proprio profitto personale si è inventato una teoria senza nessun fondamento razionale (e nessuna esperienza reale); si è inventato una teoria fondata su aspirazioni e desideri di avidi sciocchi, piuttosto che sull’analisi reale delle dinamiche dei mercati.



Ad ogni modo da quando sono comparsi sulla scena mondiale i Chicago Boys, è partita una campagna pubblicitaria a livello planetario delle loro bizzarre idee, che comprendeva anche la diffamazione dell’iniziativa pubblica. E così attraverso film, giornalisti, gente dello spettacolo, politici, intellettuali si è diffusa la falsissima idea che lo Stato fosse un freno al libero sviluppo dell’economia, e che le aziende pubbliche fossero meno efficienti di quelle private; peccato che ancora una volta la realtà dei dati economici odierni, afferma esattamente il contrario: oggi le imprese italiane che hanno una qualche rilevanza internazionale sono solo le due principali aziende ancora controllate dallo stato: Eni ed Enel. Analizzando le performance di tutte le aziende privatizzate dallo stato italiano, si è giunti alla conclusione che le privatizzazioni portano ad un peggioramento della qualità dei prodotti/servizi resi a fronte di un aumento dei prezzi, ad una diminuzione dei posti di lavoro, ad un abbassamento dei salari e della produttività delle aziende; l’unica cosa che cresce è il reddito di chi le possiede. Sono fatti, sotto gli occhi di tutti, eppure si fa fatica a prenderne coscienza, l’incapacità dell’uomo moderno a valutare i fenomeni per quello che sono è dovuta ad uno snaturamento della persona umana che da essere cognitivo e creativo è stata addormentata e limitata ad essere un soggetto meramente percettivo senza una propria capacità critica. Il complesso culturale dice che la neve è nera, e per la stragrande maggioranza delle persone la neve è nera.

Linea discendente

A partire dal 1948 inizia un lungo periodo di sostanziale stabilità fino al 1980 con pochi anche se significativi scostamenti o leggeri slittamenti di tendenza, come quello che si verifica dal 1965 fino al 1980 di moderato declino; dopo di essa, le condizioni di sostenibilità tendono a peggiorare sempre più per tutto il periodo che va dal 1981 fino al 1994; infine, nell’ultimo periodo, dal 1995 si assiste a un miglioramento progressivo dei problemi di sostenibilità che si mantiene fino al 2000, quando tale tendenza si inverte nuovamente e precipita ai giorni nostri.

Cosa è successo tra il 1980 e il 1995 in Italia:
Eliminazione della moneta di stato.Il 16 marzo 1978 Aldo Moro fu rapito e ucciso il 9 maggio successivo da appartenenti al gruppo terrorista denominato Brigate Rosse; subito dopo l’Italia smise di emettere cartamoneta di Stato.

Lo Stato soccombe al capitale.Nel luglio 1981 iniziava, dieci anni fa, un nuovo regime di politica monetaria. Si inaugurava, infatti, il cosiddetto “divorzio” fra Tesoro e Banca d’ Italia: una “separazione dei beni” che esimeva la seconda dal garantire in asta il collocamento integrale dei titoli offerti dal primo.Su iniziativa di Andreatta e Ciampi (appena asceso al soglio di Governatore della Banca d’Italia), la nostra Banca centrale venne esonerata dall’obbligo di acquistare i titoli del debito pubblico che fossero rimasti invenduti in asta. Quell’obbligo, in pratica, significava che lo Stato poteva indebitarsi al tasso desiderato, perché tutti i Buoni del tesoro che i privati non avessero acquistato finivano alla Banca centrale. Era il modo in cui lo Stato “comandava” il capitale monetario. Con il divorzio, invece, lo Stato venne costretto a indebitarsi ai tassi d’interesse correnti sul mercato, i quali giusto in quel periodo schizzavano verso l’alto a causa della svolta monetarista impressa da Paul Volcker all’azione della Federal Reserve, la banca centrale americana. Subito dopo esplodeva il debito pubblico Italiano.

I sindacati dalla parte dei padroni.La Marcia dei 4000 Quadri Fiat: è una manifestazione svoltasi a Torino il 14 ottobre 1980. Migliaia di impiegati e quadri della FIAT scesero in piazza per protestare contro le violente forme di picchettaggio che impedivano loro di entrare in fabbrica a lavorare, da ormai 35 giorni. La manifestazione, secondo l’analisi di molti storici, segnò un punto di svolta nelle relazioni sindacali: il sindacato a breve capitolò e chiuse con un accordo favorevole alla Fiat la vertenza, iniziando una progressiva perdita di potere ed influenza che si protrasse per tutti gli anni ottanta non solo in Fiat ma nel paese.

Congelamento dei salari. Tra il 1984 e il 1992, è abrogata la scala mobile: i governi di Bettino Craxi e Giuliano Amato, con l’accordo degli stessi sindacati; giustificarono l’abrogazione sostenendo che aveva generato un circolo vizioso che contribuiva una continua crescita dell’inflazione. In realtà la scala mobile era uno strumento economico di politica dei salari, volto ad indicizzare automaticamente i salari all’inflazione e all’aumento del costo della vita secondo un indice dei prezzi al consumo. Era cioè uno strumento utile al fine di mantenere inalterato il salario reale dei lavoratori, e dunque il loro potere di acquisto; entrava in azione se l’inflazione cresceva; mentre Craxi, Amato, e i sindacati (e tutta la stampa nazionale) sostenevano che era la scala mobile a creare inflazione, un poco come dire che viene a piovere se esci con l’ombrello. Ludwig von Mises (definito l’incontrastato decano della scuola austriaca economica) sosteneva che, poiché l’aumento salariale non comportava una variazione della base monetaria ma soltanto una riduzione dell’utile delle imprese, che veniva redistribuito ai lavoratori, sia da escludere un legame tra scala mobile e inflazione.

Studio di una Strategia per una privatizzazione selvaggia: II 2 giugno 1992 si svolgeva una riunione semisegreta tra i principali esponenti della City, il mondo finanziario londinese, ed i manager pubblici italiani, rappresentanti del Governo di allora e personaggi che poi sarebbero diventati ministri o direttori generali nei Governi Amato, Dini, Ciampi, Prodi, D’Alema (ma anche Berlusconi, per quanto riguarda la centrale figura di Mario Draghi). Oggetto di discussione: le privatizzazioni. Questa riunione si tenne a bordo del panfilo della Corona inglese, il “Britannia”in navigazione lungo le coste siciliane.In quella riunione si decise di acquistare le aziende italiane e la Banca d’Italia, e come far crollare il vecchio sistema politico per insediarne un altro, completamente manovrato dai nuovi padroni. A quella riunione parteciparono anche diversi italiani, come Mario Draghi, allora direttore delegato del ministero del Tesoro, il dirigente dell’Eni Beniamino Andreatta e il dirigente dell’Iri Riccardo Galli.Gli intrighi decisi sulla Britannia avrebbero permesso agli anglo-americani di mettere le mani sul 48% delle aziende italiane, fra le quali c’erano la Buitoni, la Locatelli, la Negroni, la Ferrarelle, la Perugina e la Galbani. La stampa martellava su “Mani pulite”, facendo intendere che da quell’evento sarebbero derivati grandi cambiamenti. Nel giugno 1992 si insediò il governo di Giuliano Amato. Si trattava di un personaggio in armonia con gli speculatori che ambivano ad appropriarsi dell’Italia. Tutto era pronto e favorevole, bisognava solo trovare un pretesto per convincere l’opinione pubblica italiana che fosse necessario privatizzare. Il pretesto lo crea ad arte George Soros.

Attacco speculativo alla Lira: L’attacco speculativo del settembre 1992, condotto da George Soros, portò ad una svalutazione della lira del 30% ed al prosciugamento delle riserve della Banca d’Italia, che fu costretta a bruciare 48 miliardi di dollari nel vano tentativo di arginare l’attacco speculativo. La crisi portò anche allo scioglimento del Sistema Monetario Europeo. A seguito dell’attacco speculativo contro la lira e della sua immediata svalutazione del 30%, la privatizzazione,delle aziende italiane, sarebbe stata fatta a prezzi stracciati, a beneficio della grande finanza internazionale e a discapito degli interessi dello stato italiano e dell’economia nazionale e dell’occupazione. Stranamente, gli stessi partecipanti all’incontro del Britannia avevano già ottenuto l’autorizzazione da parte di uomini di governo come Mario Draghi, di studiare e programmare le privatizzazioni stesse. I complici italiani furono il ministro del Tesoro Piero Barucci, l’allora Direttore di Bankitalia Lamberto Dini e l’allora governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi. Altre responsabilità vanno all’allora capo del governo Giuliano Amato e al Direttore Generale del Tesoro Mario Draghi. Alcune autorità italiane (come Dini) fecero il doppio gioco: denunciavano i pericoli ma in segreto appoggiavano gli speculatori. Amato aveva costretto i sindacati ad accettare un accordo salariale non conveniente ai lavoratori, per la “necessità di rimanere nel Sistema Monetario Europeo”, pur sapendo che l’Italia ne sarebbe uscita a causa delle imminenti speculazioni.

Quindi dal 1980, vediamo un vero e proprio attacco allo Stato italiano, supportato dall’interno da personalità di spicco del mondo economico e politico (del Centro-Sinistra) italiano, molti dei quali ancora in carica. Il Centro Sinistra italiano dal 1997 al 2000 stabilisce il record europeo di privatizzazioni di aziende statali (battendo persino l’Inghilterra patria del liberismo). Quindi qui in Italia, abbiamo una sinistra che per più di mezzo secolo in Tv e sui giornali,ci ha raccontato una politica basata sulla solidarietà sociale, sul mondo del lavoro, sui diritti dei cittadini, mentre al parlamento e sui panfili dei reali Inglesi studiavano il modo su come far arricchire pochi privati, distruggendo la nostra economia e svendendo nostri diritti.

1992–2012 Guerra Finanziaria all’Italia

Ma di tutte le privatizzazioni fatte, il colpo di grazia, quella che ha consegnato l’Italia nelle mani dei mercati internazionali (ergo ciò che ha esposto l’Italia alla speculazione finanziaria) è stato il “Divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia, con la successiva privatizzazione della stessa nel quinquennio tra il 1990 e il 1994.Finì così per realizzarsi un autentico scippo. Le azioni della Banca d’Italia, di fatto e di diritto un’istituzione pubblica creata con il preciso fine di difendere l’interesse nazionale, quindi l’interesse di tutti, vennero infatti trasferite a società bancarie private, portate quindi a fare gli interessi dei propri azionisti privati. Un cambiamento non da poco e che accomuna l’Italia, guarda caso, alla realtà statunitense dove sono le banche private ad essere gli azionisti della Federal Reserve, l’unico soggetto autorizzato ad stampare ed emettere moneta e che fu messo in condizione di farlo grazie ad un autentico colpo di mano realizzato all’inizio del secolo scorso. E’ appena il caso di ricordare che il disegno di legge Tremonti sul risparmio, che di fatto dimissionò l’ex governatore Antonio Fazio, prevedeva tra l’altro che entro il gennaio del 2009 le quote delle banche in Via Nazionale tornassero di proprietà del Tesoro o altri enti pubblici ad un prezzo di vendita stabilito dallo stesso Ministero”. Ancora oggi, la questione del trasferimento delle quote della Banca d’Italia, un passo importante per rientrare in possesso del signoraggio monetario, è rimasta sospesa.

Si presume cioè che lo Stato sia una istituzione sociale, ed invece si comporta come una istituzione antisociale. Già alle scuole elementari si sostiene che lo stato è fondato sui tre poteri esecutivo, legislativo e giudiziario, omettendo di menzionare il potere economico-monetario che sovrasta i prime tre. Eppure il bambino che non ha i soldi per la merenda, lo sa già bene. In pratica non si descrive appieno in che cosa consiste la sovranità popolare né si puntualizza che, in caso di abuso da parte delle istituzioni, è necessario insorgere.


Mauro Miccolis
http://miccolismauro.wordpress.com


Per vedere cosa c’è sotto il proprio naso occorre un grande sforzo. (G.Orwell)


"Ogni governo può creare, emettere e far circolare tutta la valuta ed il credito necessari per soddisfare le proprie necessità di spesa ed il potere d’acquisto dei consumatori" (Abraham Lincoln, XVI presidente degli Stati Uniti)

martedì 21 agosto 2012

Winfried Wolf: "Sottoattraversamenti, ponti enormi e gallerie... l'inutilità dei grandi progetti inutili"

Resti di lavori troppo umani

Premessa

Faccio parte di un comitato che a Firenze si oppone ad un sottoattraversamento TAV; il nostro comitato è entrato in contatto con quello (ben più forte e organizzato) che a Stuttgart si oppone ad un progetto simile a quello fiorentino.
Con la mediazione e l'aiuto dei Valsusini stiamo cercando di dare ai nostri movimenti un livello europeo.
In questo senso vi inoltro la traduzione del discorso tenuto da Winfried Wolf durante una manifestazione a Stuttgart; Wolf è un economista (direi un "Guido Viale" tedesco) ed è molto interessante la sua analisi della crisi legata alle grandi opere inutili e la previsione che anche in Germania la crisi arriverà in maniera dura e spietata sempre con i più fragili.

Tiziano Cardosi

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http://www.presidioeuropa.net/blog/grandi-progetti-inutili-il-nostro-impegno-grandi-progetti-sensati/


I grandi progetti inutili – e il nostro impegno per grandi progetti sensati
Discorso di Winfried Wolf del 30/07/2012 alla 133esima manifestazione del lunedì contro Stuttgart 21
Care amiche, cari amici,
Mi è concesso di presentare qui per la prima volta al pubblico un progetto ferroviario devastante, caratterizzato dalle seguenti specificità e dai seguenti parametri:
- la stazione di testa, esistente da 80 anni, sarà eliminata per il traffico a lunga percorrenza;
- verrà costruita sotto la città una galleria di 7 km, fornita di tecniche segnaletiche ultramoderne, per il traffico ad alta velocità;
- nel centro città vi sarà uno scavo gigantesco nel quale si cementificherà la stazione principale e di transito;
- il preventivo ufficiale dell’intero progetto corrisponde a 5-6 miliardi di euro, mentre i contestatori indicano 10-12 miliardi di euro;
- i lavori dureranno 10-12 anni, mentre stando ai contestatori i cantieri resteranno aperti 12-15 anni;
- l’inizio ufficiale dei lavori era fissato alla fine del 2011, attualmente però i lavori vacillano; in parte per le proteste, ma soprattutto per motivi tecnici: ci sono notevoli problemi con la gestione della falda idrica;
- il capo del governo, che qui chiamerò in forma abbreviata “MP M”, difende il progetto sostenendo che non si tratterebbe di un grande progetto singolo, ma che con esso si creerebbe un corridoio ferroviario importante per tutta l’Europa.
Fin qui la descrizione del progetto. Avete indovinato di che cosa si tratta? No, non è il “corridoio Parigi-Stoccarda-Bratislava”, “MP M” non è l’ex presidente (della regione Baden Württemberg, n.d.t.) Mappus… e la stazione citata non è a cura di Bonatz (architetto dell’attuale stazione di Stoccarda, n.d.t.), anche se l’architettura non è dissimile.
Questa è la sesta volta che intervengo alle manifestazioni contro S21 a Stoccarda, e ho parlato in decine di altre occasioni sullo stesso argomento, cercando sempre di presentare novità. Sarebbe quindi noioso, se oggi mi ripetessi e vi presentassi cose già note.
“MP M” sta per il presidente del consiglio Mario Monti, con il corridoio intendo la tratta Mi-Bo-Fi-Rm-Na. La stazione menzionata è Santa Maria Novella. In breve: sto parlando del progetto TAV tunnel Firenze, il sottoattraversamento della città di Firenze.
Questo progetto ha incredibili somiglianze con S21, che parrebbe essere la matrice per la mania ferroviaria di Firenze.
Di questo mi sono potuto accertare a marzo e maggio di quest’anno in diverse occasioni: gli amici e le amiche che lì lottano contro questo progetto lo vedono come parte di molte grandi opere inutili.
Motivo, o meglio punto di partenza del mio impegno a Firenze, siete del resto stati di nuovo voi: Valsusini più volte venuti a Stoccarda, legati ad amici fiorentini che lottano contro il TAV tunnel Firenze, che ho incontrato a Stoccarda dando così il via a questo proficuo scambio.
È semplicemente meraviglioso quel che qui si concretizza: il fondersi insieme di ciò che deve stare insieme.
A seguito delle nostre visite – alla seconda ha partecipato anche il prof. Heiner Monheim – è nata una lettera aperta alle istituzioni toscane e una al presidente del consiglio Mario Monti. Ambedue lettere, pensate e scritte prevalentemente da me, sono supportate da un fine circolo firmatario di personalità tedesche, austriache ed italiane. I relativi testi sono disponibili in Italiano, Inglese e Tedesco.
Il progetto di Firenze ha le seguenti specificità:
- la costruzione delle gallerie passa sotto gran parte del centro storico, oppure lungo esso, mettendo in pericolo la staticità di edifici di centinaia di anni;
- lo scavo sarà di 500x500m, con una profondità di 50 m: già ora ci sono enormi problemi con lo smarino, si tratta di terre inquinate;
- la nuova stazione sarà incoronata da una cupola disegnata dal famoso architetto Sir Norman Foster: la stazione viene chiamata semplicemente “stazione Foster”;
- tra i contestatori del progetto c’è una figura corrispondente al nostro amico Egon Hopfenzitz, per anni capostazione a Stoccarda: a Firenze si chiama Tiziano Cardosi, il portavoce dei NoTav-Tunnel, ex capostazione di Campo di Marte.
Circa nove settimane fa Heiner Monheim ed io, insieme ad amiche e amici di Roma e Firenze, abbiamo parlato nello storico Palazzo Vecchio, il municipio di Firenze. Molti di voi conoscono l’edificio di vista o da cartoline e libri: si tratta di una torre come alla mia sinistra sulla piazza del municipio di Stoccarda… ma quello di Firenze è alto una volta e mezza il nostro, è molto più vecchio e incute assoluto stupore.
Nel mio discorso in questo impressionante edificio evidenziai che se si cercano le principali cause dell’errato orientamento della politica ferroviaria europea, colpiscono tre elementi che ricorrono in tutte queste “Grandi Opere Inutili”(sempre riportato in Italiano nel testo originale, n.d.t.).
Questi elementi sono:
1. La politica di trasporto e ferroviaria dell’UE, focalizzata su grandi progetti chiamati TEN e su traffico ad alta velocità.
TEN significa “Transnational European Network”, ma potrebbe anche essere abbreviato in GDP (Great Distructive Projects) oppure in GOI (Grandi Opere Inutili).
Uno sfondo per questo orientamento è dato dalla mobilità personale dei politici di professione, dei funzionari pubblici e dei lobbisti, che amano sorvolare e sfrecciare attraverso l’Europa in giornata. A questa mobilità molto specifica, di dominio maschile e trasudante potere, oppongo i seguenti dati di base: il 90% dei percorsi ferroviari è a breve distanza, fino a 50km. La distanza media del traffico ferroviario a lunga percorrenza, quindi IC, EC ed ICE in toto è di ca. 250km. Questo significa però che nella quantità totale di viaggi ferroviari, anche a distanza, l’alta velocità e il risparmio di minuti a tutti i costi è strutturalmente senza senso. È altro ciò che importa: puntualità, pulizia, la risposta positiva alla domanda “Troverò un posto a sedere?”, connessioni efficienti e non per ultimo tariffe accettabili.
2. Le politiche neo-liberali di riduzione del settore pubblico in generale, e la privatizzazione delle ferrovie in particolare.
Questi elementi hanno un significato alquanto pratico: un bene pubblico, soprattutto il bene pubblico di terreni e suolo che si è accumulato in molti decenni e nel caso delle ferrovie in 180 anni, viene espropriato e privatizzato. Nel settore ferroviario le richieste UE di separazione tra infrastrutture e gestione del traffico giocano un importante ruolo. L’infrastruttura può restare pubblica, così lo restano anche i debiti con i quali è stato finanziato il progetto infrastrutturale compreso le grandi opere inutili. Al contrario, la gestione del traffico ferroviario sulla rete pubblica sarà gestita da società private.
Tale separazione è molto più avanzata in Italia, avendo una società di infrastrutture come RFI, con una società di gestione di traffico ancora pubblica come Trenitalia e con una società di gestione di traffico nuova, della quale parlerò più avanti, rispetto alla Germania.
Nella società Deutsche Bahn AG le linee (DB Netz), le stazioni (DB Station und Service) e la gestione del traffico (DB ML) sono ancora collegate in modo stretto, e nel traffico di persone a lunga distanza la DB possiede ancora un monopolio del 99%.
Di fatto da lungo tempo nelle ferrovie hanno acquisito un ruolo interessi estranei e addirittura contrastanti ad esse. Nella Deutsche Bahn AG il trio degli amministratori infernali, intendo Heinz Dürr, Hartmut Mehdorn e Rüdiger Grube, sono assai conosciuti: tutti e tre supportavano S21, tutti e tre provengono dalla forgia di Daimler-Airbus.
Nel caso Mappus-Notheis, di recente tornato in discussione, è interessante come il boss di Morgan-Stanley-Germania Notheis dirigeva il burattino Mappus (ex presidente della regione, n.d.t.), tramite email financo nella scelta delle parole da adottare in conferenze stampa. È altresì interessante e ancora non discusso in pubblico come Notheis e Morgan-Stanley erano stati incaricati dall’allora ministro dei trasporti Wolfgang Tiefensee di portare in borsa la Deutsche BahnAG.
Com’è la situazione in Italia? Uno dei gestori dei treni ad alta velocità sulla tratta Milano-Firenze-Roma-Napoli è il già citato ente ferroviario statale Trenitalia. Esiste però già un secondo gestore, la società Novo Trasporti Viaggiatori (NTV) cui amministratore è un certo Luca di Montezemolo, boss della Ferrari oltre che per lungo tempo presidente di Confindustria e manager influente alla FIAT.
Questo significa che nel progetto della citata linea ad alta velocità e quindi anche nel progetto TAV tunnel Firenze gli interessi dell’industria automobilistica giocano un ruolo dominante.
Come in Germania con la DB AGe in Italia con la società NTV, questa è la situazione a livello mondiale.
Qualche giorno fa ho acquistato l’ultima edizione del giornale economico americano “Fortune”. Un tale acquisto, per esempio da farsi all’edicola della stazione centrale di Stoccarda, una volta l’anno per la somma di 5 euro e quasi sempre a fine luglio/inizio agosto, vale quasi sempre la pena.
In questi quaderni “Fortune” pubblica le statistiche dettagliate dell’anno precedente, ora quindi per il 2011, sui “Global500”, le più grandi imprese mondiali. Se si solfeggia la prima sporca dozzina di questa classifica, vi si scoprono nove gruppi petroliferi, un gruppo automobilistico, uno energetico e uno solo che non appartiene al gruppo petrolio-auto-energia.
Più in particolare, il numero uno per volume d’affari nel 2011 era Royal Dutch Shell (petrolio); a seguire, n. 2 Exxon Mobil (petrolio), n. 3 il fuggiasco Wal Mart Stores (vendita di beni al dettaglio), n. 4 BP (petrolio), nn. 5 e 6 Sinopec Group e China National Petroleum (petrolio & petrolio), n. 7 Stategrid (colosso energetico cinese), nn. 8 e 9 Chevron e Conocophilips (colossi di petrolio statunitensi), n. 10 Toyota Motors (automotive), n. 11 Total (colosso petrolifero francese) e n. 12 Volkswagen.
3. I cambiamenti della struttura di fondo del capitalismo avvenuti dagli anni ’90.
Il peso crescente del settore finanziario e, dalla crisi delle banche nel 2008, la predominanza degli istituti finanziari, quindi delle banche, dei Hedge Fonds, delle società di Private-Equity. Su questo tema è stato appena pubblicato un libro interessante di Werner Rügemer (“Ratingagenturen, Einblicke in die Kapitalmacht der Gegenwart”. Bielefeld 2012).
L’affare centrale degli istituti finanziari è la concessione di crediti. Crediti particolarmente sostanziosi e magari anche rischiosi promettono il maggior guadagno, soprattutto quando ci sono garanzie statali per il rimborso. Perché in tal caso è chiaro come interessi e saldo vengono spremuti dalla popolazione attraverso programmi governativi di riduzione spese. Questo gioca un ruolo fondamentale nella crisi e tragedia greca. Le grandi opere inutili in quel paese erano i giochi olimpici del 2004, una gran parte della metropolitana di Atene, il gigantesco ponte sul golfo di Corinto e una serie di acquisti di armamenti.
La conseguenza: in Grecia si trovano mezza dozzina di stadi di calcio/sport inutilizzati. Tratte della metropolitana non sono state terminate e da quattro anni attendono di essere messe in funzione. Il ponte sul golfo di Corinto è poco usato per il pedaggio elevato, ela Greciapossiede uno degli eserciti più forniti di carri armati d’Europa: settecento tank Leo-II vi stanno arrugginendo.
Il tema dei grandi progetti finanziati da crediti gioca un ruolo importante anche nella nuova crisi spagnola. Le grandi opere inutili sono qui due milioni di case ed appartamenti costruiti nell’ultimo decennio e diverse linee ferroviarie ad alta velocità di2500 km totali. Le conseguenze: 1 milione di case vuote: in fondo si potrebbero dare in comodato d’uso all’armata di lavoratori nordafricani sottopagati usati nell’edilizia e nell’agricoltura, così almeno queste case sarebbero abitate e non crollerebbero come sta succedendo ora. Certo che questo però urta contro il principio della proprietà privata.
Soprattutto ex profughi nordafricani stanno sfuggendo dalla presupposta terra promessa Spagna con la sua disoccupazione generale del 20% e giovanile del 50%. Tratte ferroviarie ad alta velocità in costruzione o progettate vengono cancellate senza sostituzione, così come il collegamento Madrid-Lisbona e quello Vigo-Porto, persino la tratta ad alta velocità tra Toledo-Cuenca-Albacete che funziona da alcuni anni, è stata congelata. Parallelamente si è scoperto che ogni treno era occupato da malapena 20-30 viaggiatori.
In Italia, oltre al citato TAV tunnel Firenze esiste delle grandi opere inutili il progetto di alta velocità Torino-Lione con la parte strategicamente decisiva e da lungo tempo combattuta in Val di Susa.
L’Italia si trova sull’orlo di una crisi come la stanno sperimentandola Greciada tre anni ela Spagnada un anno. E qui la crisi acquisirà un significato particolare: uno perché l’Italia è la terza economia dell’UE e poi perché l’Italia si porta appresso da più di un decennio un indebitamento che supera il PIL (e varia tra il 105 ed il 115% del PIL).
La Spagna all’inizio della crisi nel 2008, era indebitata solo del 40% del PIL, ancora nel 2011 l’indebitamento era pari al 70% del PIL. Nonostante ciò,la Spagna è finita nel mirino della speculazione internazionale e sta vivendo una crisi catastrofica. Probabilmente la stessa cosa succederà in Italia in modo simile.
Se in questa situazione in Italia continua la politica dell’era Berlusconi con le grandi opere inutili, se in questo modo l’indebitamento statale cresce ulteriormente, la troika romana fallisce e i debiti che sono immagazzinati dalle FS e da RFI diventano debiti statali addizionali al debito statale ufficiale… Allora la crisi accelererà. Monti & Co. stanno ballando sul vulcano.
Per questo motivo la seconda lettera ufficiale l’abbiamo indirizzata direttamente a Mario Monti e abbiamo indicato questa correlazione fatale tra i progetti TAV tunnel Firenze e quello in Val di Susa da un lato e la imminente crisi finanziaria italiana dall’altro.
Care amiche e cari amici,
E la Germania… qui è veramente tutto diverso? Il Baden-Württemberg, questa regione ricca… ci possiamo veramente salvare da questa crisi europea? Sinceramente credo che sia un inganno.
Rammento:
- Spagna e Italia fino a 3 anni fa avevano il 2° migliore rating delle agenzie Moody’s, Standard & Poors e Fitch: vale a dire che questi paesi erano solidi, “investment-grade”: l’acquisto di BOT e altri investimenti del genere venivano consigliati a tutto il mondo;
- l’Irlanda fino a 3 anni fa era quotata con triplice A (AAA), la quotazione migliore di queste agenzie, a lungo è stata definita la “tigre celtica”.
Nel frattempo i titoli di stato di Irlanda e Spagna sono diventati carta straccia, quelli italiani sono considerati insicuri, rischiosi, con previsione negativa.
La Germania ha una montagna di debiti pubblici che corrisponde ormai al 80% del PIL. Prima dell’inizio della crisi, nel 2008, il debito si aggirava al 66%. Il tetto massimo consentito dagli accordi di Maastricht del 1992 è il 60%. Anche il “figliol prodigo” dell’UE sta esagerando, allora.
La Deutsche Bahn AG partiva all’inizio del 1994 con zero debito, il debito accumulato delle ferrovie federali se l’era accollato lo Stato. Nel frattempo la DB AGsi è indebitata con 18 miliardi di euro. Con ciò le ferrovie hanno accumulato in diciannove anni una montagna di debiti equivalente a quelli prodotti dalle Ferrovie Federali Tedesche negli anni dal 1949 al 1989, quindi in quarant’anni.
Queste sono notevoli ipoteche finanziarie che, attraverso la corresponsabilità per i diversi ombrelli di salvataggio, aumenteranno in modo notevole.La Germania è ormai garante decisivo per questi ombrelli di salvataggio (che si riveleranno ombrellini nel momento in cui l’Italia sarà colpita dalla crisi).
La Germania è soprattutto minacciata da una nuova crisi di economia reale. L’economia tedesca è enormemente dipendente dalle esportazioni, dipendente il doppio dal commercio mondiale rispetto a quella francese o italiana. Tutta l’eurozona dalla fine del 2011 si trova in una nuova crisi di economia reale. I programmi di risparmio applicati in Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna vi contribuiscono. Osserviamo in questo momento una depressione crescente. Nell’eurozona siamo già arrivati al temuto “double-dip”- alla crisi del 2008-2009 segue, interrotta da una debole fase di ripresa nel 2010/2011, una nuova crisi. Il crollo della congiuntura si prevede anche negli USA per l’autunno 2012. In Cina la crescita rallenta da metà 2012. Sono condizioni circostanti decisamente critiche.
All’inizio dell’attuale crisi, nel 2007/08, gli stati avevano ancora un notevole margine finanziario. Questo è stato usato per sostenere con più di un miliardo di Dollari le banche del Nord America e dell’Europa, e per iniziare qualche programma di sostegno di congiuntura. Parola chiave: premio di rottamazione. Le banche hanno accettato questo regalo di soldi pubblici con gratitudine e vi vedevano il permesso di continuare come prima.

La conseguenza: girano di nuovo le ruote della speculazione con conseguenze incalcolabili per l’economia mondiale. Se arriva veramente una nuova crisi, nel settore finanziario, nelle borse e soprattutto nella cosiddetta economia reale, dal punto di vista capitalista non c’è più margine per programmi di sostegno di congiuntura, nessuna possibilità per una contromanovra Keynesiana.
Allo scenario di questa crisi che si sta generalizzando si evidenzia che le grandi opere inutili contrastano diametralmente rispetto a queste tendenze. La pressione a fermarle aumenta sempre di più con questa crisi.

Se interpreto in modo corretto le ultime notizie, anche il nuovo governo francese di François Hollande vuole fermare i progetti di TGV-TAV- con ciò anche la tratta da Lione al confine italiano sarebbe in dubbio. E la crisi, che del resto ha conseguenze sociali catastrofiche, avrebbe un risultato positivo e sosterebbe obbiettivamente le nostre amiche e i nostri amici della Valle di Susa.

Care amiche e cari amici, abbiamo vissuto a Stoccarda un momento enorme ed esemplare per il nostro paese e per l’Europa, e lo viviamo anche oggi come ci dimostra la 133esima manifestazione del lunedì.

Ci sono stati grandi successi. C’è stato un colpo brutale alla nuca, subito dopo la mediazione di Geissler e dovuto al verdetto di Heiner, il meschino; e c’è stata una sconfitta amara con il referendum del 27 novembre 2011. Qui si tratta di una vittoria della ottimamente coordinata lobby di capitale S21 di imprese edili, banche e industria automobilistica, guidata dai capi delle ferrovie che supportano il business della concorrenza nelle politiche di trasporto.

Questo successo della controparte è stato possibile in quanto la nostra parte era indebolita dalla politica del governo verde, perché decine di migliaia di oppositrici ed oppositori a S21 erano irritati e centinaia di migliaia di persone che avevano votato Verdi e la SPD erano amaramente delusi.
Ma tutto ciò non ha cambiato la correttezza dei nostri argomenti. Proprio dopo il 27 novembre ci sono state tante conferme nuove per la critica a S21.
Ne sono assolutamente certo: S21 non sarà fatto. So che molti del governo a Berlino e alla guida delle Ferrovie lo sanno. Per loro era ed è soprattutto importante dimostrare che un movimento democratico come quello contro Stuttgart 21 non deve avere successo. Potrebbe costituire un terribile esempio.

Perciò il credo da quelle parti è “bisogna spezzare il collo a questo movimento”.
La cancelliera Angela Merkel l’ha precisato prima delle elezioni regionali in Baden-Württemberg dicendo: “Se non possiamo imporre Stuttgart 21, non possiamo pretendere il risparmio dalla Grecia”. Suona stupido, ma è saggio. La signora Merkel sostiene che bisognerebbe far capire a tutti come devono funzionare le cose.
Date queste premesse sarebbe poco bello se i promotori di S21 dovessero ammettere che il progetto alla fine è fallito per problemi di finanziamento, o per imprevedibili e irrisolvibili problemi tecnici (gestione della falda idrica, sorgenti di acqua minerale, terreni gessosi, ecc.).

La finanza e la tecnica alla fine giocheranno un ruolo importante, ma altrettanto vale considerare che il progetto Stuttgart 21 fallirà anche grazie a noi e grazie alla lotta contro il progetto. Lo sta a dimostrare questa 133esima manifestazione del lunedì con tremila partecipanti anche in questo periodo di ferie e con un aumento di partecipazione rispetto a qualche tempo fa.

È importante mantenere in vita questa lotta e di ravvivarla; è un bene se, come fatto da Walter Sittler e dai Parkschützer, si piantano gli alberelli della speranza. Soprattutto però è importante che continuiamo a scendere in piazza, che ci sia una continuità nel movimento, che i nostri argomenti vengano ribaditi e concretizzati.

Care amiche e cari amici, continueremo a camminare con la schiena dritta, ci impegneremo per grandi progetti utili: per i nostri figli, per l’ambiente, il clima, la nostra città e per la nostra stazione…

Grazie.

Winfried Wolf