giovedì 28 febbraio 2019

Il carrozzone (dell'opposizione) va avanti da sé...



Chi l’avrebbe mai detto che un giorno, dopo i dolorosi travagli della prima, della seconda e della terza repubblica, saremmo arrivati ad avere un quadro così “arlecchino” dell’opposizione di governo: vedere il “genitore uno” (parlare di “madre” oggi è anacronistico e contro natura) dell’infanticidio legale, insieme al “genitore due” della “soppressione dell’articolo uno della Costituzione” (attraverso l’esotico, e per questo da molti ingenuamente accettato senza battere ciglio, “jobs act”), che fanno quadrato, con la partecipazione attiva del “nonno adottivo della nipote di Mubarak”, e quella passiva degli eredi del Movimento Sociale Italiano, contro un governo che ha l’appoggio elettorale di oltre il 60 per cento dei votanti,  lascia semplicemente interdetti!

A sentirli in televisione, ogni giorno e a tutte le ore, in un grottesco e monotono cocktail di propaganda di regime - i Della Vedova, Tajani e Fratoianni, insieme alle sempre più numerose madamine taurinensi, piddine Bernine e Gelmine – generano una ripulsa così forte che solo la collaudata capacità di tenuta gastrica dei nostri connazionali, immunizzati da decenni di malversazioni politiche, ne consente (almeno per ora) il contenimento.

Dalla loro parte, d'altronde, da un lato il grosso dell’apparato mediatico di manipolazione informativa, con altrettanto nutrite schiere di impudichi e malcelati servitori, dall’altro gli arroganti governanti di una distorta Unione Europea, al servizio di “mercati” - che altro non sono che un sistema osceno di mega-finanza in mano a privati - e non già degli esseri umani, come la politica vera e sanamente intesa imporrebbe!

Ed è così che i tentativi di tutelare i più svantaggiati, contrastare il privilegio dei vitalizi, ridare dignità al lavoro, combattere il gioco d’azzardo, adottare misure per un miglior sistema giudiziario, contenere i costi della politica, fare analisi di costi e benefici delle opere pubbliche, diventano tutte cose di poco conto e, peggio ancora, deriva di recessione, regressione e stagnazione.

C’è poco da fare. Ma, soprattutto, c’è poco da dire: ci aveva già pensato Renato Zero, qualche anno fa, a raccontare in musica quello che questa gente è capace di fare. Non ricordi?.....  

Il Parlamento va avanti da sé
con le regine i suoi fanti i suoi re
Ridi buffone per scaramanzia
che presto il governo se ne va via
Musica gente cantate che poi
uno alla volta torniamo anche noi
Sotto a chi tocca in doppio petto blu
a “uno mattina” ci vai pure tu
Bella la Lega che se ne va
un fiore un freno il decreto dignità
La svuotacarceri dolce poesia
se ci tenevi, di nuovo ci sia
Bella la vita volevi tu
e t'accontento una volta di più
Con le regine e con i suoi re
Il carrozzone va avanti da sé

Adriano Colafrancesco

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mercoledì 27 febbraio 2019

Luigi Caroli: "1969… 2019 dall’egualitarismo al populismo" - Resoconto

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"Volevamo cambiare il mondo"
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… quello che si è svolto la mattina del 16 febbraio 2019 alla Casa della Cultura di Milano:  1969… 2019  dall’egualitarismo al populismo.

Come ormai sempre succede, il più giovane aveva …. quarantadue anni. Tutti coloro che partecipavano alle manifestazioni (che diventano sempre più rare) in difesa dei valori della sinistra lo conoscono (fa il fotografo). Qualche bel ricordo del biennio rosso 68-69 e tanti rimpianti hanno accomunato gli intervenuti. Non mi ha entusiasmato il lungo intervento del relatore. Tantomeno il suo bis finale. Quasi sempre – l’avete notato anche voi? – al momento delle domande del pubblico … manca il tempo per rispondere. 

L’intervento che mi è piaciuto di più è stato quello di Emilio Molinari che non ha parlato – non ci crederete – del problema dell’acqua pubblica ma della sua lunga attività come sindacalista alla Borletti (famosa società milanese che – probabilmente – alcuni di voi non conoscono).

Pregevole quello della storica del lavoro Maria Grazia MERIGGI. Ha disceso la ripida scaletta appoggiandosi al bastone a seguito di un infortunio.

Posato e apprezzabile quello del sindacalista (CUBSIP-la nonna di Telecom) Francesco FORCOLINI, ora felicemente “pentastellato”. Felicemente? Ha votato come il 41% dei commilitoni e spero che ne alzi il livello.

Molinari ha rievocato – con arguzia – diversi episodi che, se raccontati tre o quattro anni fa, avrebbero provocato forti rimostranze tra i convenuti.

Mi è piaciuto molto l’intervento dell’importante dirigente CGIL Carlo GHEZZI e gli ho chiesto di mandarmi – se poteva – il testo del suo intervento. Ve ne faccio volentieri dono. Qualche grosso taglio – per ragioni di tempo – l’aveva fatto lui. Qualche altro l’ho fatto io, con alcune piccole aggiunte (in corsivo).
Buona lettura. A rate, naturalmente.

Luigi Caroli – 27 febbraio 2019 


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Quando, nel novembre del 1989, cadde il muro di Berlino la stragrande maggioranza dei progressisti manifestò sentimenti di entusiasmo mescolati alla sensazione che tante angosce e tante contraddizioni fossero finalmente alle spalle.

Dopo la caduta del muro, quasi tutti i paesi del continente europeo premiarono gli schieramenti di sinistra o di centro-sinistra chiamandoli alla prova di governo mentre avanzava nel mondo un possente processo di globalizzazione privo di ogni regola ma sostenuto dalla fiducia nelle capacità del mercato di autogovernarsi e di ridistribuire la ricchezza. Per dirla con Tony Blair (il bugiardo reo confesso): “quando si sarebbe innalzata la marea, si sarebbero alzate tutte le barche, sia quelle grandi che quelle più piccole”. Immersi in queste illusioni, i governi progressisti che hanno guidato l’Europa e gli Stati Uniti negli anni novanta non seppero o non vollero indirizzare, nè tantomeno contrastare, quei processi; anzi, tesero a favorirli facendo pochi sforzi per limitarne le conseguenze dirompenti. Le stesse sinistre non mantennero come riferimento fondamentale la rappresentanza del lavoro e non seppero proporre  una cultura politica che offrisse un nuovo orizzonte per scelte diverse. Nessun “sol dell'avvenire”, antico o nuovo che fosse, fu indicato ai popoli del mondo in alternativa ai desiderata delle élites mentre le diseguaglianze arrivarono ad eccessi mai prima registrati. Lo stipendio del direttore della General Motors 500 volte più grande della paga di un operaio comune! Alla fine degli anni 60 era più grande di 30 volte e qualcuno protestava trovando il rapporto eccessivo.

Emblematico il solenne incontro dell’Ulivo mondiale di Firenze nel 1999 con la presenza di Clinton, Prodi, Cardoso, Blair, D'Alema, Schroder e Jospin. Un forum che  discusse del futuro del mondo ma che non seppe cogliere nè il carattere che la globalizzazione aveva assunto ormai da più di un decennio nè il ruolo che la finanza si era  progressivamente attribuito. Soprattutto, nessuno aveva paventato la terribile crisi economica che sarebbe esplosa da lì a qualche anno. Fu Clinton che cancellò la distinzione tra banca di risparmio e banca d'affari, imposta da Roosvelt nei primi anni trenta, aprendo così la via ai grossi scempi commessi dalla finanza.
Con la creazione di migliaia di trilioni di derivati, buona parte dei quali sono ancora celati tra gli attivi(?) delle banche.

Le componenti più radicali della sinistra, che non avevano condiviso le illusioni blairiane, non hanno tuttavia saputo contrapporre altro che generose testimonianze di antichi valori senza però riuscire ad elaborare analisi adeguate né, tantomeno, costruire piattaforme politico-programmatiche credibili agli occhi delle masse popolari. E' in questa fase storica, a cavallo della fine del millennio, che, a mio giudizio, vanno individuate le radici delle attuali grandi difficoltà della sinistra mondiale, europea e italiana.

L'esplosione della crisi economica dell'agosto del 2007 ha disvelato tutte le illusioni mal riposte nel buon funzionamento del mercato e nella possibilità che la ricchezza arrivasse attraverso il denaro anziché attraverso il lavoro. Al contrario, ha reso evidente come si fosse prodotta nel mondo una consistente svalorizzazione del lavoro. Lavoro profondamente trasformato, vistosamente segmentato e diviso. La crisi ha evidenziato l'esplosione di insostenibili diseguaglianze in una società che non è più riuscita a rilanciare la crescita e l'occupazione, nè un modello di sviluppo sostenibile  in grado di attivare politiche pubbliche, di dare regole ai mercati e ai sistemi finanziari, di affiancare alla globalizzazione dell’economia quella dei diritti.

La ricerca dell’uguaglianza, della giustizia sociale e la difesa della dignità delle persone sono svanite sostituite da un notevole disordine internazionale, da diffuse guerre locali e dai conseguenti processi migratori di bibliche proporzioni.

Dove va oggi il mondo? Quale idea perseguiamo di società, economia, mercato, rapporto tra Stato e mercato? Esiste ancora una questione sociale o anch'essa è finita con il novecento (come qualcuno assurdamente sostiene anche a sinistra)? La sinistra dovrebbe dare delle risposte convincenti, in assenza delle quali prenderanno fiato e vigore egoismo, trasformismo, populismo e – soprattutto – razzismo. Si logorerà - sempre di più - la partecipazione democratica e proseguiranno – senza ostacoli - le insensate politiche economiche europee incentrate sul rigore e sul pareggio di bilancio che ci stringono in una assurda tenaglia tra austerità e recessione e che esasperano scompensi crescenti nelle aree territoriali storicamente più sofferenti a partire dal nostro Mezzogiorno.

Il trattato di Maastricht ha avviato l’Europa della moneta e dei mercati con la libera circolazione delle persone e delle merci ma non la costruzione di una Europa economicamente e fiscalmente protesa verso una nuova e reale unità ne tantomeno una Europa sociale e dei diritti individuali e collettivi. Le forze progressiste europee, di fronte al dominio del pensiero neo-liberista, si sono limitate al blando contrasto delle asprezze più evidenti rimanendo sostanzialmente subalterne rispetto ai processi economici e sociali che si sono sviluppati. Sono drammaticamente venute meno al compito di prospettare un’alternativa.

Non hanno saputo costruire identità valoriali, progetti convincenti fatti di programmi concreti e credibili in grado di parlare al cuore come alla mente delle persone. Sono prevalsi gli egoismi nazionali in un contesto contrassegnato da gravi limitazioni della effettiva partecipazione democratica dei cittadini dei singoli paesi con i propri Parlamenti che si sono ritrovati a gestire una sovranità limitata a fronte di un Parlamento europeo che non esprime un governo reale e legittimato democraticamente. Il solo Parlamento tedesco è divenuto l’assise parlamentare a legittimità piena. 

Dominato dalle scelte economiche di Scheuble e da una cultura politica rigorista, non riesce più ad esprimere quel respiro politico che in epoche recenti personalità quali Mitterand e Kohl avevano saputo imprimere al processo unitario europeo.

Se nei due secoli che abbiamo alle spalle il mondo del lavoro e la sinistra, che è nata per dargli voce in politica, e con essa i sindacati e il movimento cooperativo hanno saputo conquistare diritti e portare regole e democrazia a mezzo del conflitto che si sviluppa laddove si lavora e si produce, dobbiamo convenire che oggi non abbiamo analisi né strumenti per intervenire adeguatamente laddove stravince la finanza e si accumula sempre di più la grande ricchezza. Dopo la crisi del 1929 erano stati cambiati alcuni dei paradigmi economici fondamentali con il keynesismo. Dopo il 2007 non è cambiato nulla.

La sinistra e le grandi masse popolari, di fronte alla finanza, paiono impotenti(il nemico è un’ombra impalpabile), non sanno proporre nuove forme di lotta. Tantomeno  regole del gioco: il banco vince per statuto. Nel confronto dei 99 contro unodenunciato da “Occupy Wall Street”, l'uno seguita a vincere e i 99 a perdere. La finanza ha abbassato un poco i toni nello scenario economico mondiale rispetto agli anni che hanno preceduto l'esplodere della crisi, ma la musica è sempre la stessa. Così, di fronte alla mancanza di una seria offerta politica alternativa, moltissimi cittadini non partecipano più né alla vita politica né al voto. Si è, nel frattempo, notevolmente indebolito il ruolo dello Stato come garante di un sistema di diritti e di doveri per tutti mentre una effettiva statualità europea non nasce. La ricchezza si va concentrando sempre più in poche mani e non vi è oggi alcuna concreta messa in discussione di tale stato di cose. Si vanno progressivamente accentuando le tensioni e i contrasti tra i poveri e i migranti, tra gli ultimi e i penultimi sempre più gravati dalla paura del diverso.

Le nuove drammatiche vicende della pace e della guerra, della emigrazione di massa di tantissimi diseredati nel Mediterraneo, in Africa e nel Medio Oriente così come le tensioni esplose in Ucraina hanno trovato l'Europa e le sinistre incapaci di elaborare una proposta politica unitaria e incisiva per fermare le guerre in corso, per frenare le vendite di armi, per costruire conferenze di pace e soluzioni dei conflitti, per lanciare nuovi Piani Marshall in aiuto a quei martoriati territori che vanno radicalmente ricostruiti. Solo tali iniziative potrebbero contenere i processi migratori in atto. Non si può mettere la testa sotto la sabbia lasciando solo Papa Francesco a denunciare i disastri che stanno a monte di tali giganteschi processi migratori. Non basta la nostra solidarietà con i migranti ma, se non vogliamo fornire nuovi arruolati alla malavita organizzata, occorre realizzarne oltre all'accoglienza l'integrazione con il lavoro, la casa e il welfare. Oltre all'insegnamento della lingua, così come avviene in Germania. 

Purtroppo queste tematiche riguardano anche moltissimi italiani, sopratutto i più poveri. Occorre quindi costruire un ampio fronte comune, che costruisca una forte alleanza tra gli ultimi e i penultimi. Altrimenti la contrapposizione tra loro diventerà
devastante.

E’ urgente inquadrare tutto ciò nella costruzione di un’Europa unita contrassegnata da un modello sociale caratterizzato da un welfare rinnovato nelle forme ma confermato nei suoi cardini fondanti. Ripensare l’Europa e la sinistra rappresenta oggi la vera sfida. Senza un’Europa sociale, senza il governo unitario del suo sviluppo economico, senza un sistema fiscale europeo che attui una raccolta di risorse e una redistribuzione della ricchezza, un’Unione europea, rigorista e in stagnazione, mostrerebbe il fallimento del sogno di un continente unito e solidale. L’anti-europeismo sarà sconfitto solo se sarà sconfitto il neo-liberismo e se il Social-compact prenderà il posto del Fiscal-compact.

Occorre cambiarne radicalmente le politiche economiche, ma per fare questo occorre che i progressisti escano definitivamente dalla sbornia neo-liberista e dal sostegno acritico alla globalizzazione che li ha coinvolti e illusi per troppi anni. Le forze del lavoro debbono saper promuovere un grande sindacato unitario europeo, un soggetto rivendicativo capace di produrre un’azione incisiva fondata su una autonoma funzione generale. Occorre passare dall’attuale coordinamento costituito oggi dalla Ces (Confederazione Europea Sindacati – l’attuale segretario è l’italiano Luca Visentini) a un soggetto rivendicativo capace di produrre contrattazione. Serve all’Europa un patto politico che contenga la costruzione di un organico sistema di diritti, basato su valori fondanti e condivisi che coinvolga i suoi cittadini, capace di fornire una legittimazione piena alle nuove istituzioni continentali con un patto politico che contenga un patto sociale così come realizzato nella Carta costituzionale del nostro paese e nelle esperienze costituzionali più importanti del continente.

Occorre giungere alla formazione di grandi partiti di sinistra costruiti su base continentale e dotati di una forte autonomia politica e culturale. Divisi, non si va oggi da nessuna parte; il progetto di creazione degli Stati Uniti d’Europa non ha alternative pena una drammatica sconfitta dalla quale, di fronte agli Usa, alla Cina o alla Russia, non si salverebbe nessun paese, nemmeno quelli apparentemente più forti.
Di fronte al fallimento delle ricette neo-liberiste e delle élites che le hanno sostenute e di fronte alla mancanza di un convincente progetto della sinistra, le destre raccoglieranno inevitabilmente malumori, insicurezze, paure e disagi che animano ampi settori popolari. Quanto successo nelle elezioni presidenziali americane è stato emblematico: tante forze del lavoro hanno finito per votare per Donald Trump così come in Francia molti lavoratori si sono orientati a votare per Marine Le Pen, come tanta parte dei ceti popolari votano in Italia per la Lega o per il movimento ideato da Beppe Grillo che dichiara non essere né di destra né di sinistra. Tra il politico amico dei banchieri e il populista l'uomo della strada tendenzialmente è portato a scegliere il populista (se non intravvede una credibile alternativa) che si faccia davvero carico dei suoi problemi e dei suoi travagli.

E tutto ciò non può che sollecitare una sinistra troppo pigra nel produrre analisi, progetti, programmi, identità; una sinistra troppo incerta nel riaffermare il proprio antico sistema di valori declinandolo adeguatamente e confrontandosi con le novità che le società moderne le pongono a partire dal rapporto con il lavoro, con l’ambiente e con la finitezza delle risorse mentre le diseguaglianze stanno esplodendo come mai nella storia dell’umanità.

Una sinistra è utile se non si limita a testimoniare, ma se è capace di contribuire a cambiare il presente stato delle cose.

Carlo Ghezzi

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lunedì 25 febbraio 2019

A Guaidò gli scappa la pipì (e lascia i suoi supporters a farsi le pippe..)

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Aveva promesso che:
• il 23 febbraio Maduro non sarebbe stato più il presidente del Venezuela,
• gli "aiuti umanitari" sarebbero entrati con le buone o con le cattive,
• ci sarebbero stati "franchi tiratori" del governo che avrebbero ucciso gli oppositori alla frontiera,
• il popolo si sarebbe ribellato contro Maduro,
• una "feroce dittatura" avrebbe represso ed arrestato ogni protesta.

Nulla di tutto ciò si è verificato.

Invece:
• il colpo di stato è fallito,
• Maduro continua da 6 anni ad essere presidente legittimo,
• nelle strade decine di migliaia di persone tutti i giorni manifestano a favore del governo chavista,
• Guaidó ha abbandonato il paese illegalmente, in buona salute, senza che nessuno gli abbia torto un capello, lasciando orfani i suoi fans e senza aver conseguito neanche un successo.

Ora, tornato tra le braccia dei suoi manovratori, lo attendono le strigliate di chi lo ha creato, finanziato, istruito (in Serbia), e che ora si rende conto del fallimento totale.
Quali saranno le decisioni che prenderanno questi professionisti dell'illegalità è difficile dirlo, di sicuro, a giudicare dalle facce che avevano ieri, Maduro ed il popolo venezuelano gli hanno dato una sonora lezione.
Caracas 24-02-2019

Notizia di agenzia: (ANSA) - CARACAS, 23 FEB - Juan Guaidò, il presidente del Parlamento venezuelano, ha detto che le Forze armate del suo Paese lo hanno aiutato ad attraversare la frontiera con la Colombia, dove ha fatto visita al concerto 'Venezuela Aid Live' e si è riunito con il presidente colombiano Ivan Duque e i suoi omologhi di Cile, Sebastian Pinera, e Paraguay, Mario Abdo. 

venerdì 22 febbraio 2019

La riduzione dei membri del Parlamento è accettabile


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Bene la riduzione dei membri del Parlamento

Molti di noi cittadini di questa Repubblica italiana, di cui deteniamo originariamente la sovranità, abbiamo sempre pensato che il nostro Parlamento era pletorico; come anche in altre nazioni.

La decisione  di diminuirne il numero, portarlo ad un livello più ragionevole, come appunto quello prospettato - 400 per la Camera, 200 per il Senato - ci sembra molto saggia e molto opportuna; come anche quella di diminuirne gli stipendi e di eliminare gli altri privilegi; e anche il titolo di onorevole, che addirittura sarebbe conservato a vita.

Che il parlamentare acquisti coscienza della sua vera identità: ch'egli è semplicemente un rappresentante dei cittadini col compito di gestire l'ordinamento legislativo dello Stato; il quale poi sussiste per una cessione di diritto dei cittadini stessi; come ben ha spiegato Beccaria.

Sulla base del principio di eguaglianza, dell'eguale dignità e diritto di tutti i cittadini; sul dovere quindi di colmare l'indigenza e la povertà di milioni di cittadini (sei milioni, una cifra enorme; ma sono anche di più) il denaro pubblico dev'essere gestito con parsimonia e distribuito per il benessere di tutti.

 Prof. Arrigo Colombo -  arribo@libero.it/ 

giovedì 21 febbraio 2019

"Manifesto sdebitista" di Marco Della Luna - Liberi dalla tirannia del debito...


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I manovratori fanno abbondare la moneta per la grande finanza speculatrice, e la fanno scarseggiare per l’economia reale, gli investimenti, i consumi, la vita della gente - anzi li ingessano nell’indebitamento innescando una spirale negativa: questa è l’essenza del malandare economico.

Le false dottrine sulla scarsità della moneta (che oggi al contrario, essendo sganciata dall’oro, è solo un simbolo numerario, quindi senza costi né limiti di produzione, ma vincolata solo alla bontà del suo impiego), le ricette di pareggio forzato di bilancio imposte persino nella recessione, manifestano i loro effetti in Europa: 2,3% di crescita demografica dal 2010 al 2018 nonostante l'immigrazione, contro il 22% del Nord America, del Sud America, il 30% dell'Oceania, il 56% dell'Africa, il 32% dell’Asia. Le predette dottrine della scarsità e della cinghia tirata hanno l'effetto e probabilmente anche lo scopo di causare depressione psichica, sfiducia nel futuro, in quanto il denaro scarseggia: in Italia segnatamente è un terzo di quello disponibile pro capite in Olanda, metà di quello disponibile pro capite in Francia, quindi la gente tende al risparmio, a restringersi, nella riproduzione come nei consumi, onde la depressione, il calo della domanda interna, l'invecchiamento della popolazione.

Una reazione è questo deliberato schiacciamento monetario della gente da parte delle élites, è la creazione della moneta scritturale popolare, per pagare i debiti verso le banche e il fisco. Creando moneta scritturale la gente fa esattamente quello che fanno le banche, senza autorizzazione di legge. Le banche la creano e se la mettono in cassa senza contabilizzare questa entrata di cassa della moneta che poi prestano o usano per investimenti e spese. In tal modo creano un matematico squilibrio tra l'ammontare complessivo dei debiti e la liquidità disponibile, che rende i debiti inevitabilmente non pagabili, imprigiona le persone, le ditte, gli stati in un indebitamento maligno ed indefinitamente crescente.

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Lo Sdebitismo nasce dalla constatazione che qualsiasi iniziativa di politica economica indispensabile per invertire il declino e rilanciare il Paese è resa impossibile a monte da questo sistema monetario e bancario, il quale produce un indebitamento crescente, inestinguibile e paralizzante virgola che ha svuotato il settore pubblico di ogni capacità di azione e di ogni dignità politica, sottoponendolo al potere irresponsabile della grande Finanza privata internazionale punto.

Lo si è visto anche ultimamente, allorché le promesse di interventi economici per investimenti produttivi e redistribuzione del reddito, promesse in base alle quali La Lega Nord e Movimento 5 Stelle avevano ottenuto il mandato elettorale, sono state in buona parte vanificate dai Vincoli europei di bilancio in relazione a un debito pubblico ipertrofico perché gonfiato e consistente quasi esclusivamente di interessi capitalizzati. Il reddito di cittadinanza è stato sostituito da un sussidio per la disoccupazione e l'inserimento lavorativo, è stato ridotto come importi a circa un quarto di quanto originariamente promesso. La quota 100 è stata realizzata in modo che sostanzialmente va a beneficio di pochi, mentre la flat tax è praticamente rinviata sine die. Per giunta sono stati cancellati gli incentivi per l'innovazione tecnologica, sono state introdotte clausole di salvaguardia che possono portare l'IVA a livelli di soffocamento economico virgola, e tutto questo si è fatto sul presupposto che il prodotto interno lordo cresca dell'uno e mezzo per cento mentre poi si è visto che cresce molto meno, quindi bisognerà introdurre nuovi tagli o nuovi tributi.

Sostanzialmente quindi non vi è stato il promesso cambiamento ma un governo che continua ad essere prigioniero di regole economiche già dimostratesi fallimentari.

Dall'altra parte abbiamo ormai chiaramente compreso che il sistema monetario e bancario –che governa i governi- si basa sull'inganno e sulla frode, oltre che sulla violazione delle leggi, perché soprattutto le banche private creano il grosso della liquidità dal nulla aumentando i loro patrimoni ma senza registrare la sua creazione come entrata di cassa, quindi evadendo le tasse e contemporaneamente creando utili extracontabili che, essendo sottratti alla liquidità ufficiale, determinano matematicamente uno scompenso tra indebitamento complessivo e liquidità complessiva, scompenso che a sua volta determina le crisi di insolvibilità, la carenza di liquidità, il calo della domanda interna, la recessione senza uscita.

Rendendosi conto di quanto sopra, si comprende automaticamente che non ci può essere soluzione ai problemi economici finanziari e sociali, anzi che non ci può essere una politica che sia tale, se prima non si corregge il sistema monetario e bancario anche nei suoi metodi contabili e se prima non lo si sottopone per legge al controllo pubblico, dato che ormai tutti abbiamo capito che la funzione di creare la moneta, di fissare i tassi di interesse, di stabilire chi può essere finanziato e chi no, sono tutte funzioni di carattere pubblico che non possono essere affidate a privati e quali le usano a scopo speculativo e di potere sulla società. La nazionalizzazione della banca centrale di emissione e delle banche strategiche è indispensabile.

Ripetiamo: se prima non si libera la società e le istituzioni dall'indebitamento che ormai è divenuto inestinguibile matematicamente, non ci può essere alcuna scelta politica né alcuna possibilità di soluzione dei problemi quindi non ci può essere nemmeno una scelta tra partiti politici e tra programmi politici: tutto si riduce a una falsa,  a promesse  irrealizzabili.
Incominciamo col liberare i singoli cittadini e le imprese per poi passare agli enti pubblici.

Marco Della Luna

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sabato 16 febbraio 2019

"L'invenzione dell'austerità di quattro amici al bar" - Sceneggiata recensita da Luigi Caroli



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Sorseggiato il terzo bicchierino, Alberto si rivolge all’amico che sta finendo di sfogliare il terzo numero del nuovo supplemento del lunedì:”Sai, Francesco? Mi ha telefonato Silvia dall’America”. “Come sta? Fa buoni affari?”. “Sì, tutto bene. Goldman Sachs va a gonfie vele e incamera somme favolose. Ha fatto bene a lasciare l’insegnamento universitario. Però sente la nostalgia e mi ha detto: “Perché tu e Francesco non riesumate la teoria dell’Austerità che annulla la crisi? Quella che ci rese famosi a livello mondiale (con sonore pernacchie finali da parte del Nobel KRUGMAN e di altri professoroni). Mi era venuta in mente due anni dopo la laurea (naturalmente, bocconiana) e te ne parlai. Ricordi? Tu t’innamorasti (della teoria o di lei?). Così giovane e così sapiente. A Caserta – dove è nata – direbbero che “è nata imparata”.
Alberto precisa:”Francesco, non dovrei dirlo ma il libro l’ho scritto io. Lei ha fatto le ricerche e aggiustato i numeri affinché convalidassero la teoria. Il libro “Larges charges in fiscal policy – taxes versus spending” ebbe grande risonanza. Poi però arrivò Paul Krugman (il Nobel 2008), obamiano di merda, e - nel mondo accademico – dopo che si scoprì che anche Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff si erano arrangiati con i numeri per avvalorare la loro tesi sul livello di debito che non si deve superare,
tutti i professori che incontravo mi chiedevano:”Trovate altre prove?” e ridevano.

Comunque Silvia ha avuto un bel culo (o l’aveva già?). Scrisse un saggio su “come gli Stati indebitati potevano uscire dalla crisi” che fu preso come guida dall’Irlanda e dal Regno Unito guidato da Cameron.
Risultato? L’Irlanda fallì e Cameron – per salvarsi – propose il referendum sulla Brexit. Sai com’ è finita.
Dopo che Napolitano estrasse dal cilindro il coniglio (pardon, il Rettore), Silvia scrisse (nel gennaio 2012):”Gli aumenti delle tasse nella manovra Monti sono stati notevoli.
Gli interventi sulle pensioni (legge Fornero piangente) sono molto importanti e positivi. Ma … poteva fare di meglio. Doveva tagliare molto di più la spesa pubblica corrente”. In quelle condizioni?

Cari casertani, la vostra Silvia non è nata “imparata”.

Carlo interruppe il silenzio:”Ferruccio potrebbe darci una bella mano per il lancio del libro. Vero Ferruccio? Non ti andrebbe di scrivere la prefazione? Marina (la primogenita di Silvio guida la Mondadori e controlla i libri della Rizzoli) ne sarà entusiasta e pure il suo paparino (che non è mai stato austero)”.
Ferruccio non sa molto di economia ma con la politica se la cava bene. Pacatamente chiede:”Carlo, al Ministero dell’Economia ti danno ancora ascolto?”.
Non parlarmene, sono degli ignoranti. Il Ministro faceva il Rettore alla Sapienza. Vuoi metterla a paragone della Bocconi? E gli altri scarseggiavano nel congiuntivo e indicavano male la via. Vogliono togliere i soldi ai ricchi per darli ai poveri. Dove mai si è vista una cosa simile? Sono pericolosi. Lo stipendio come CONSULENTE non me lo possono togliere perché è un diritto acquisito ed è ottimo. Ultimamente mi hanno perfino nominato “consulente” della Deutsche Bank. Tu Ferruccio non ne parli mai ma è proprio malridotta. Ha in pancia (dal 2009) 45 mila miliardi di DERIVATI che, a malapena, valgono 15 mila. Col mio aiuto e quello di Draghi (che è amicissimo dei tedeschi) cercheranno di colmare la voragine. Per ora, sparlano delle nostre banche per sviare il discorso dalle loro”.
Ferruccio insiste:”Ma il Ministro ti dà retta?”

Caro lettore, devi sapere che quasi tutti i ministri dell’economia italiani hanno accolto supinamente i consigli trasmessi dalla Bocconi tramite “corriere”.
Carlo risponde:”Con Pier Carlo era molto meglio. Il PIR gliel’ho suggerito io. Ne avevo parlato prima con Doris padre (non col figlio che pensa a divertirsi ogni volta che c’è una grossa commissione d’ingresso, cambiando fidanzata)”.
VENGONO CHIAMATI DUE TAXI: sul primo salgono Alberto e Francesco.
Un paio di mesi sono stati sufficienti perché il capolavoro, scritto a sei mani, dai tre grandi economisti facesse un elegante – ma stiracchiato – ingresso nelle librerie.
Titolo? “AUSTERITA’”.
Il prelancio è stato accurato: Ferruccio e uno dei tanti vicedirettori hanno scritto “appropriati” articoli allo scopo di facilitare la comprensione del capolavoro.
Come fece Boccaccio con Dante.
L’AUSTERITA’ fu nutrita come un’oca fino a diventare ESPANSIVA.
Fu informata Silvia (il libro è stato scritto in inglese) che ne fu entusiasta e si schierò immediatamente, armata di chiodi avvelenati, contro la COMPAGINE POPULISTA – SOVRANISTA – FUORIPISTA.
Quando la stima del PIL tedesco è scesa di 0,8 punti – in tre mesi – non fiatò ma, quando speculatori “adversus italicos” hanno scritto che il nostro PIL sarebbe sceso – forse – di 0,6 punti in un anno, la CHEF ECONOMIST di Goldman Sachs ha scritto che stavamo diffondendo il contagio nel mondo finanziario (che arricchisce la “Creso in gonnella” casertana). Silvia ha previsto – ricordalo bene – la caduta dell’attuale Governo entro il 30 giugno 2020. E poi? Un Governo di centro – destra o uno di centro – sinistra. Con quali numeri? Quelli li deve ancora sognare.
E MATTARELLA CHE ERA PRONTO A FARE DA CAMERON!!

RECENSIONE DELLA PREFAZIONE (scritta in buon italiano)
Il testo è tradotto dall’inglese. In grassetto il prefatore, in petit il recensore.

Oggi non c’è più – ed è quello che più ci inquieta nel presentare il libro (di Alberto, Carlo e Francesco) – la consapevolezza collettiva dell’utilità di un sacrificio nell’interesse generale del Paese. Ogni misura proposta è divisiva.
Ha già incamerato – e investito – tre ricchissime liquidazioni. E’ “inquieto” perché teme per l’attuale grosso contratto di consulenza che l’obbliga a scrivere cazzate al fine di continuare a favorire l’interesse dei padroni e dei padrini?
Peggio, è sospettato di favorire chi ha di più ai danni di chi ha meno.
Sospetto? E’ una certezza! Quale sacrificio ha fatto lui per il Paese? Quello di travisare la verità nell’interesse di pochi. Anzi, di pochissimi.
La diffidenza alimenta il rancore, l’ignoranza nutre il pregiudizio, l’incompetenza esalta l’ignoranza.
L’arroganza è quella del suo ex collaboratore col nome in bianco e il cuore nero. Ha pesantemente insultato, in prima pagina, chi ha parlato dei guai della globalizzazione. L’arroganza è congiunta a una crassa ignoranza.
Ogni tanto il Corriere pubblica scritti di Ian Bremmer. E’ un politologo misurato, nato a Gary (a poche miglia da Chicago). In un libro pubblicato in Italia l’anno scorso ha scritto di essere diventato molto ricco con la GLOBALIZZAZIONE. Aveva avuto la fortuna – in gioventù - di essere scelto per frequentare un corso presso una banca di Chicago e ha sfruttato le conoscenze acquisite. Ma … Gary è oggi una città fantasma.
Pochi e malpagati i lavoratori rimasti. Molto diffuse la droga e la prostituzione. Tanti i suicidi. Nel resto degli Stati Uniti – ha scritto – in tutte le città sedi di industrie, le cose vanno allo stesso modo.
Il turco Dany Rodrik (nato a Istanbul) è un’economista di chiara fama che insegna ad Harvard (dopo averlo fatto alla Princeton University). Rivendica la necessità di un’economia mondiale pluralista, dove gli Stati-nazione possiedano un’autonomia sufficiente per formare i propri contratti sociali (proprio quelli che il giornalista italiano dal cuore nero aborre) sviluppando strategie economiche pensate per i propri bisogni.
SI DEVE RISTABILIRE un equilibrio accorto tra una governance nazionale e una globale.
L’ignorante presuntuoso è servito.
L’eventuale ignoranza del cittadino non potrebbe essere dovuta alle verità che gli vengono nascoste? Quando mai le “grandi firme” hanno raccontato ai lettori le opinioni di Joseph STIGLITZ (Nobel 2001) o di Paul KRUGMAN (Nobel 2008)? Hanno mai riferito le considerazioni della stimatissima professoressa italiana (insegna a Londra) Mariana MAZZUCATO in corsa per il Nobel per il suo splendido “IL VALORE DI TUTTO”? Hanno mai citato dell’americano Adam TOOZE, storico e professore alla Columbia University, autore di “LO SCHIANTO”, il racconto puntuale e ricco di note che dimostrano la verità delle sue asserzioni? Eppure ha chiaramente spiegato come un decennio di crisi economica abbia cambiato il mondo! V’è un abisso tra le sue ricerche e quelle (fasulle) di Silvia e Alberto. Perché non dire delle “IDENTITA’ PERDUTE” di Colin CROUCH che cita il filosofo dell’economia Karl POLANJI, sociologo e antropologo? La cui tesi “fondamentale”, condivisa dai maggiori pensatori mondiali, è stata:”LA NEGAZIONE DELLA NATURALITA’ DELLA SOCIETA’ DI MERCATO”. L’economia non è avulsa dalla società embedded, integrata, radicata all’interno della società.
I bocconiani sono fermi a SMITH e RICARDO. Due geni ma … i loro capolavori li hanno scritti nel 1776 e nel 1820, quando … c’era solo l’agricoltura.

Un titolo di MONTANELLI fu:”SI STAVA BENE QUANDO SI STAVA MEGLIO?”. Oggi qualcuno sarebbe tentato, nell’ubriacatura sovranista, di togliere il punto interrogativo.
E’ l’élite, cui egli è orgoglioso di appartenere, che l’ha strappato.
L’ubriacatura è sua e dei tre amici del bar. Le loro parole suonano vuote, inconsistenti, sono slogan per ingannare i lettori ignari. Faranno sorridere, quando e se le leggeranno, i veri economisti.
Faranno inorridire Vittorio Emanuele PARSI, professore alla Cattolica. Ha scritto “TITANIC” in cui spiega che l’ordine globale neoliberale ha sostituito, a partire dagli anno OTTANTA, l’ordine liberale.
Imboccando una rotta diversa e più pericolosa di quella segnata dall’incontro e reciproco bilanciamento di democrazia e mercato che ne ha provocato il naufragio.
DEMOCRAZIA! “Vade retro” gridano in coro I QUATTRO AMICI AL BAR.
Scarsa – a mio giudizio – è la possibilità di rimediare a questa situazione. I giovani passano fino ad otto ore al giorno a giocherellare con i loro moderni aggeggi. All’interno c’è tutto ma, non avendo mai letto alcunché, non sanno cosa cercare. I GRANDI INTELLETTUALI SONO SPARITI O IMPECORITI.
Le potenti lobby li hanno cooptati, continuano a suonare la solita musica e ne hanno alzato il volume. DEVONO SALVARE I LORO PADRONI. Le scialuppe per loro non mancano. AFFOGHINO I POVERI DIAVOLI!

Nel gennaio 1977, parlando a Roma in un Convegno, Enrico Berlinguer stupì la platea:”NON E’ UN’IDEOLOGIA, E’ UNO STRUMENTO NECESSARIO AD AFFRONTARE UNA SITUAZIONE D’EMERGENZA, A RECUPERARE EFFICIENZA, A INTRODURRE MAGGIORE EQUITA’ SULLA STRADA DI UN RINNOVATO SVILUPPO”.
Questo trafiletto è la ripetizione della prima pagina del testo, posta sotto la dedica del libro.
Se Enrico avesse voluto dire quello che vogliono fargli dire i quattro amici, gli ubriachi sarebbero cinque.
All’inizio del 1977 la GLOBALIZZAZIONE stava per emettere il primo vagito. Cosa stesse per avvenire lo spiega in “GUASTO E’ IL MONDO” John JUDT, storico e accademico inglese mancato nel 2010.
Egli ha scritto:”PER TRENT’ANNI ABBIAMO TRASFORMATO IN VIRTU’ IL PERSEGUIMENTO DELL’INTERESSE MATERIALE PERSONALE”.
Enrico e John non avrebbero potuto scrivere di meglio ed Enrico l’ha detto prima che la cosa accadesse. L’austerità non era per gli operai ma per i dirigenti. Per l’élite!
Far testimoniare un morto mettendo a verbale il contrario di quel che voleva dire è SPORCA MISTIFICAZIONE. Se quel nobile discorso divenne famoso – BERLINGUER MORI’ POCHI MESI DOPO – fu perché voleva stigmatizzare il comportamento di alcuni dirigenti del “suo” partito che avevano preso ad apprezzare la partecipazione ai banchetti (pagati dai poveri diavoli) diffusi nei partiti di governo. Quel discorso fu infatti aspramente criticato, in Direzione, da un grosso dirigente.
Foraggiato sia dagli americani che dai russi.
Una testimonianza l’ho ascoltata due mesi fa al supermercato. Nei pressi dell’edicola dei giornali, avevo criticato ad alta voce (cosa tollerata per la mia non più verde età) il titolone di un importante giornale. Mi si avvicinò un coetaneo e mi disse:”Me lo ricordo bene quel signore, quando veniva nei nostri uffici vicini a Piazza del Duomo. La nostra ditta acquisiva grosse commesse in Russia. Veniva spesso e il peso della busta era consistente”.
Pare che i figlioli abbiano banchettato per commesse in Italia. Spero che i nostri giovani comincino a trovare ciò estremamente disdicevole. E’ tempo che comincino. Altro che i sovranisti.
Ci vogliono gli spazzini.

L’austerità fu la scelta virtuosa di Regno Unito, Irlanda e Portogallo.
E’ una balla colossale, raccontata dalla casertana SILVIA che fu immeritatamente pagata dai primi due Paesi (come ho sopra raccontato). A Irlanda e Portogallo fu imposta dal Fondo Monetario Internazionale e il risultato fu tragico. Ferruccio farebbe bene a leggere qualche libro.
Al Regno Unito è costata, prima la recessione e poi la Brexit.
UN’USCITA DA CUI GLI INGLESI NON SANNO COME USCIRE.

L’austerità può essere buona o cattiva. Cattiva è quella che, aumentando le tasse, non arresta ma amplia la recessione. Al tempo del governo Monti, Francesco e Alberto lo fecero notare sul Corriere. Le critiche non piacquero all’ex (collega e Rettore). Non avrebbe dovuto aumentare le tasse ma ridurre le spese.

Questa è ignoranza totale dell’economia.
Mentre le ditte italiane chiudevano o fallivano ogni giorno a centinaia, ridurre ulteriormente le spese avrebbe pietrificato un’economia che stagnava da anni.
COTTARELLI – professore che ha insegnato per ben sei mesi in Bocconi – fu assunto con ottimo stipendio da Renzi per studiare i modi con cui ridurre le spese pubbliche.
In due anni non ha ottenuto il minimo risultato. Ha raccolto tutti gli studi effettuati nello zainetto con cui si è presentato – arrivando in bicicletta – da MATTARELLA quando questi voleva assegnargli il compito di PRIMO MINISTRO.
Per dove cercare i voti necessari, Cottarelli avrebbe consultato Silvia, previa raccomandazione di Francesco e Alberto che sarebbero diventati ministri.

E’ proprio riducendo le tasse che l’austerità diventa buona. Anzi, non è solo positiva ma espansiva. Sono i risultati positivi che non si sono mai visti. Per evidenziarli Silvia ha dovuto cambiare i numeri e lasciare l’università.
SUL FATTO CHE ESPANDA LA RICCHEZZA DEI RICCHI CONCORDA TUTTO IL MONDO ACCADEMICO E PURE I MARZIANI.

Spesso, ma non sempre, il costo dell’austerità è elevato. I tagli nella spesa fanno sperare che – in futuro – le tasse possano scendere.
SPERO, PROMITTO e IURO REGGONO L’INFINITO FUTURO.
Sono importanti le misure per liberalizzare il mercato.
Più liberalizzazione di così si muore. Sono infatti morti a milioni.
L’austerità è uno strumento prezioso se ben dosato.
NON E’ QUELL’INFERNO IN TERRA DI CUI MOLTI PARLANO.
Per avere la conferma delle dicerie, caro lettore, vai quest’estate in Grecia. Farai un’opera buona.
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LE RECENSIONI: quelle serie, brevi ma intense e costose.
  1. Una guida eccellente tanto per i politici quanto per i ricercatori”
Valerie A.Ramey – University of California, San Diego.
Tutti i professori ordinari sono stati assunti come assistenti non assicurati che hanno avuto successo nell’ottenere il mandato e nel continuare a crescere nei ranghi accademici.
E’ l’università con la maggior percentuale di donne tra professori, assistenti e studenti.
La signora ha fatto carriera ed è diventata Presidente dell’American Accademy of Art and Sciences. Il più grande economista con cui ha avuto i più stretti legami è stato Garey Ramey.
E’ suo marito.
L’IMPEGNO NELL’IMPORTANTE CARICA NON LE HA CONSENTITO DI SCRIVERE LIBRI.
  1. Un libro eccezionale, fondamentale, necessario, scritto magistralmente dai più grandi esperti in materia di pratiche fiscali”
Harald Uhlig – Professor of Economics – University of Chicago dal 2007.
Tedesco, twitta molto in Tedesco, poco in inglese.
Si occupa di cioccolato, politica energetica, presentazione di amici.
Non risultano libri da lui pubblicati. Solo molti articoli.
  1. Un lavoro pioneristico destinato a restare a lungo un riferimento imprescindibile per studiosi, studenti e appassionati di economia”.
Charles Wyplotz – prof. International economic – Graduate Institute of Ginevra.
Editorialista per importanti giornali internazionali, non ha avuto il tempo di scrivere un libro, ma ha fatto un’interessante ricerca:”MACROECONOMIA, EURO E VINO”.
Avrà scritto la recensione prima o dopo aver bevuto?
  1. Un testo brillante e cruciale che stabilisce un principio semplice e chiaro:
tagliare le spese è molto meno dannoso che alzare le tasse”.
John H. Cochrane – University of California – Berkeley.
Dal 2016 prof. of finance (by courtesy) a STANFORD.
Dal 2015 è SENIOR FELLOW (assistente personale molto ben pagato dai ricchi genitori Anderson) di Rose-Marie and Jack Anderson presso HOOVER Institute.
Al suo attivo tante pubblicazioni, tantissimi articoli, nessun libro.

IL DUBBIO FINALE

Tre grandissimi economisti, per presentare un libro destinato a rimanere negli anali,
sembra non siano riusciti a trovare un solo scrittore di libri seri.
Twittiamo e beviamo anche noi.
Cin cin.

Luigi Caroli – 16 febbraio 2019 – ste72mi@yahoo.it

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