venerdì 31 agosto 2018

Quando volare diventa difficile...


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Un’antica leggenda narra che l’aquila viva fino a 70 anni, ma perché ciò accada, intorno ai 40 anni, dovrà prendere una decisione difficile. A questa età i suoi artigli sono lunghi e flessibili, e non riescono più ad afferrare le prede di cui si nutre. Il suo becco, allungato e appuntito, si incurva. Le ali, invecchiate e appesantite dalle penne assai ingrossate, puntano contro il petto. Volare è ormai difficile.
L’aquila ha solo due alternative: lasciarsi morire, o affrontare un doloroso processo di rinnovamento, lungo ben 150 giorni.
Volerà allora in cima a una montagna, si ritirerà su un nido inaccessibile, addossato a una parete rocciosa, un luogo da cui potrà fare ritorno con un volo piano e sicuro.
Trovato questo luogo, l’aquila comincerà a sbattere il becco sulla parete fino a staccarlo, affrontando con coraggio il dolore di tale operazione. Passate alcune settimane, le ricrescerà un nuovo becco.
Con questo, strapperà uno a uno, incurante del dolore, i vecchi
artigli.
Quando ricresceranno i nuovi artigli, con questi e con il becco, strapperà dal suo corpo tutte le penne, una ad una. Quando rinasceranno le nuove penne la nuova aquila si lancerà sicura nel volo di rinnovamento e ricomincerà a vivere per altri 30 anni.

La leggenda dell’Aquila ha molte attinenze con la nostra vita. Anche noi, molto spesso, nel corso della nostra vita ci troviamo a dover affrontare dure ma necessarie decisioni che ci guidano alla necessità di fare un processo di rinascita.
Intraprendere sfide e cambiamenti non è mai un compito facile.
La transizione, da uno stato all’altro, è raramente privo di sforzi ed alcune volte è molto doloroso.
Ma senza questo cambiamento, noi non potremmo crescere e diventare ciò che intendiamo essere.
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domenica 26 agosto 2018

Calcata, dal 31 agosto al 2 settembre 2018 - Utopia AdArte


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Dal 31 agosto al 2 settembre 2018 a Calcata si prevede un week end denso di teatro e di cinema - ma anche di musica, incontri, danza, arte circense, ricco di stimoli, fermenti e di socialità e condivisione intorno all'arte, in linea con quella che fin dal suo inizio è stata l’identità del Festival. 
La sezione Teatro sarà denominata, per questa V edizione, TUTTI GIU’ DAL PALCO, per sottolineare la presenza di attori e artisti teatrali che, scesi dai palcoscenici di tutta Italia, sui quali normalmente si esibiscono, reciteranno simultaneamente, anche alla luce naturale e in forma itinerante, nelle tante piazze e piazzette del borgo di Calcata, a diretto contatto con il pubblico.
Ma ADARTE non sarà solo Teatro. E’ prevista infatti - come sempre - una folta sezione Cinema, intitolata, quest'anno, FUORI DAGLI SCHE(R)MI, che presenterà una selezione di lungometraggi di autori emergenti (opere prime e seconde) e indipendenti, provenienti da tutta Italia (anche in coproduzione con altri paesi).
“La scelta del Parco – sottolinea il presidente del Parco Silvana Deffereria – si compenetra particolarmente bene con la qualità delle proposte culturali suggerite da AdArte, che vogliono essere alternative, ma anche di ricerca di un connubio tra uomo e natura che qui, più che altrove, si può riannodare.”

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(Fonte: La Città.eu)

venerdì 24 agosto 2018

Roma. Quale sicurezza per i pedoni?


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In data 22 Agosto  2018, con Oggetto: Quale sicurezza stradale?  ho interrogato  la Dirigenza  e i responsabili dell'ACI. (Ho colto l'occasione per porre la stessa domanda a tante persone componenti della Amministrazione Comunale romana, del gestore del tpl - Trasporto Pubblico Locale e della Consulta cittadina sulla Sicurezza Stradale).

Mi ha risposto solo un professore che pendolarizza tra l'Italia e l'estero.

Non credo che tutti gli altri siano in vacanza. 

La domanda è la seguente.

Al  Meeting dell'Amicizia, in corso a Rimini, sostiene l'ACI, ci sono 650 ragazzi (che ndr) diventeranno “Ambasciatori di sicurezza stradale” emozionandosi alla guida di un kart o di un simulatore di F1. Quei ragazzi, nati pedoni ma con la cultura della velocità con i cavalli necessari, di quale sicurezza stradale saranno gli Ambasciatori se ignorano (loro, i loro genitori, i loro istruttori, i loro insegnanti scolastici, ecc.) l'esistenza dei diritti del Pedone? Chi lo informerà che, quando non guida un veicolo, viene considerato e trattato - senza se e senza ma - da Pedone?  

Di tanti, solo uno ha già risposto.

E, non credo ad un silenzio che canta degli altri.
Percepisco un loro silenzio grifagno,


Vito de Russis 

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v.derussis@teletu.it

giovedì 23 agosto 2018

Quando i media mainstream vi dicono che il Portogallo è uscito dalla crisi, sappiate che i motivi sono assai diversi da quelli indicati...

La domanda è: dove vanno a finire i soldi?
Una delle risposte è straordinariamente sorprendente: in Portogallo. I colonizzatori, in sostanza, si stanno via via trasformando in colonizzati, con miliardi di euro detenuti dalle élite angolane, la maggior parte di queste incentrate attorno alla figura dell’ex presidente José Eduardo dos Santos (in carica dal 1979 al 2017), che si riversano nell’economia portoghese sotto forma di investimenti per nulla trasparenti.
 
Percorrendo il tratto di costa che da Lisbona porta a Ovest verso quelli che una volta erano i confini del mondo conosciuto, si passa per Estoril, nota per il Casinò e per il circuito di motociclismo, e soprattutto Cascais, una delle località estive più rinomate di tutto il Portogallo. Qui, sulle rovine delle residenze estive della corte reale lusitana, sono sorti in pochi anni degli edifici in vetro alti 14 piani a forma di cubo di Rubik e posizionati a poche decine di metri dalla spiaggia. Il complesso si chiama Residenza Estoril Sol, ma per tutti sono i “palazzi degli angolani”.
Acquistare la stragrande maggioranza di questi appartamenti di pregio ha avuto per gli investitori africani un valore simbolico, oltre che economico. Dallo sfruttamento e dalla schiavitù, sono riusciti ad entrare in Portogallo dal portone principale.
Tra gli acquirenti più famosi c’è Álvaro Sobrinho, ex amministratore delegato del Banco Espírito Santo in Angola. In Portogallo è diventato il principale azionista dello Sporting Lisbona, una delle principali squadre di calcio, nonché editore di due quotidiani. Durante la direzione della filiale portoghese del gruppo bancario, però, è stato accusato di aver sottratto ben 5,7 miliardi di dollari sotto forma di prestiti – a lui stesso e a personalità influenti angolane – che non sono mai stati rimborsati. Tuttavia, nonostante le indagini, le accuse non sono mai state confermate.
L’ex vicepresidente angolano invece, Manuel Vicente, è stato accusato di aver pagato una tangente da 810mila dollari a un giudice portoghese per mettere fine a un’indagine per corruzione. Tra le accuse, anche quella di riciclaggio di denaro sporco per l’acquisto proprio di appartamenti nei “palazzi degli angolani”.
Ampliando un po’ il campo delle stranezze, è facile notare come sulle casacche biancoverdi dei giocatori dello Sporting di Sobrinho campeggi a caratteri cubitali lo sponsor ufficiale Nos, il gigante delle telecomunicazioni il cui quartier generale domina il paesaggio del quartiere di Campo Grande, appena antistante allo stadio della squadra capitolina: il José Alvalade.
Uno dei principali azionisti di Nos è Isabel dos Santos, altra angolana, figlia dell’ex presidente e con un patrimonio stimato da Forbes in circa 3,5 miliardi di dollari.
Il suo ufficio si trova lungo il più grande viale dello shopping di Lisbona. Da qui, quella che è a tutti gli effetti diventata una delle donne più importanti del Portogallo, gestisce il suo impero di partecipazioni nelle banche del Paese, nei media e in asset particolarmente strategici. Oltre a Nos, controlla infatti l’angolana Unitel e il gigante portoghese dell’energia Galp.
Nel 2015, Transparency International ha incluso la signora dos Santos in una lista di 15 casi emblematici di “grande corruzione”. Perché i suoi capitali non si capisce bene da dove provengano, e perché l’ultimo decennio di governo del padre in uno dei paesi più corrotti al mondo è corrisposto con la grande crisi finanziaria che ha colpito anche il Portogallo.
L’auto-arricchimento da parte delle élite angolane grazie al boom petrolifero e le precarie condizioni dell’economia lusitana hanno così favorito l’afflusso di capitali di dubbia provenienza, costringendo le autorità portoghesi a limitare i controlli anti-riciclaggio.
Del resto, c’era da intercettare con urgenza almeno una parte di quei 189 miliardi di dollari usciti dall’Angola verso l’estero negli ultimi 15 anni. E siccome l’esposizione debitoria del Portogallo aveva toccato nello stesso periodo la spaventosa cifra di 111 miliardi di dollari ecco che la matematica accorre in prepotente aiuto. I creditori internazionali declassarono il debito nazionale lusitano valutato spazzatura, e in una situazione del genere praticamente nessuno sceglierebbe di farsi domande sull’origine dei capitali che arrivano, inaspettati, dall’Africa Nera.
António Monteiro, ex ministro degli Esteri del Portogallo e presidente della più grande banca privata del Paese, Millennium Bcp, ha affermato di recente al New York Times che gli investimenti dall’Angola hanno aiutato molte aziende portoghesi a sopravvivere, tra cui la sua banca: “Era un investitore molto gradito e, in certi momenti, l’unico investitore in Portogallo”.
“In Angola, chiamano il Portogallo la lavanderia a gettoni”, ha dichiarato più direttamente Ana Gomes, deputata portoghese al Parlamento Europeo e membro del Partito Socialista al Governo.
In cambio, oltre all’influenza politico-economica, gli angolani ne hanno guadagnato in reputazione. Il Portogallo, infatti, ha permesso alla signora dos Santos di trovarsi catapultata sul jet set di tutto il mondo. Ultimamente si mescola con le celebrità di Hollywood, tiene convegni alla London School of Economics, presenzia in prima fila in occasioni mondane di spessore come il Festival di Cannes.
A 45 anni, però, le sue uniche esperienze documentate da imprenditrice sono la gestione di un ristorante, di una società di produzione di eventi e di un walkie-talkie business. Un po’ poco per diventare esempio di self-made woman unico al mondo.
Alla domanda se fosse possibile che la fortuna della signora dos Santos si fosse fatta da sé, Marcolino Moco, ex primo ministro dell’Angola, ha risposto: “Tutta la sua ricchezza deriva dal fatto che suo padre è la legge”.
In pochi anni ha acquisito grandi quote e azioni di controllo nei settori dei diamanti, dei telefoni cellulari, delle banche e in altri settori dell’Angola. Nel 2016 è stata addirittura nominata amministratore delegato di Sonangol, la compagnia petrolifera statale dell’Angola. Peccato che a nominarla sia stato proprio papà Josè.
Un gruppo di avvocati ha poi tentato senza successo di destituirla dal suo incarico sostenendo che, non avendo precedenti in materia di gestione o esperienza nell’industria petrolifera, fosse stata incaricata dal padre di cancellare le prove della sua corruzione prima del suo passaggio di mano.
 
Tutte accuse più o meno fondate, ma al di là delle sentenze c’è di certo che il Portogallo sia riuscito a tornare a galla dopo la crisi grazie ad investitori tutt’altro che trasparenti: russi, brasiliani, cinesi e soprattutto angolani, che oltre ai capitali hanno portato (e stanno portando) in dote imponenti quantità di braccianti e lavoratori a basso costo. Oggi il Pil del Portogallo è cresciuto del 2,7%, l’occupazione del 3,2%, il debito pubblico è diminuito di più del 4% e il deficit 2018 scenderà all’1,1% del Pil. È davvero difficile pensare che sia tutto merito del controllo della spesa pubblica.
Fonte: http://www.occhidellaguerra.it/
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martedì 21 agosto 2018

Cinque stelluti ambigui sul futuro della Torino-Lione veloce... e dialogo politico a sinistra

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“I Si Tav eTelt fanno i fatti, vanno avanti e lanciano gli appalti. I Cinque stelle continuano a fare sterili proclami invece di fare atti amministrativi”, si legge in un documento di fuoco  che Perino ha fatto circolare negli ambienti No Tav. “E pensare che di cartucce da sparare ne avrebbero tantissime per bloccare gli ingranaggi della grande opera. Basta volerlo fare. Ma per non disturbare il manovratore (Telt e Lega) queste cose non non vengono fatte da chi è stato mandato a Roma per bloccare la Tav”.

Il commento arriva dopo le dichiarazioni del ministro Danilo Toninelli che aveva commentato il via libera del Cipe alle modifiche della delibera 30 sulla Torino-Lione di aprile. “Il testo è stato messo a punto dal governo precedente, nonostante la batosta elettorale appena presa che lo obbligava ad agire solo per gli affari correnti” - aveva detto -  Ma state tranquilli non è nulla che possa influire in modo decisivo sull’analisi costi-benefici che finalmente stiamo conducendo in maniera seria e obiettiva. Teniamo gli occhi aperti sul cantiere e, come detto, considereremo quale atto ostile ogni decisione che faccia avanzare la Tav senza una scelta politica del governo”. Ed è su questo punto che si consuma la rottura.  
“I nostri tecnici hanno suggerito molti modi-  ribatte ancora Perino - Ma loro niente. Attendono i risultati dell'analisi costi benefici. Poi quando questa sarà conclusa vedranno cosa fare, se saranno ancora al governo e se esisteranno ancora. In che mani ci siamo messi”.  
Tra l’incudine e il martello, tra il Movimento No Tav e i ministri pentastellati al governo, ci sono gli esponenti del M5S valsusini come Francesca Frediani: “Siamo la prima forza politica del Paese, finalmente al governo  - scrive  la consigliera regionale - Ma l'opposizione alla Tav, è una nostra bandiera. La Val Susa ha dimostrato di avere fiducia in noi e la responsabilità di questa fiducia è grande, soprattutto per i portavoce legati a questo territorio. Dal nostro ministro ci si aspetta un gesto formale forte e deciso”. 
  CARLOTTA ROCCI

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Commento di J.L.T.: "Come già detto da altri tra i quali Gaber (uno tra tutti Gramsci), la politica non si esaurisce e non si realizza e verifica con il voto a delega, ma con la partecipazione, la sollecitazione critica degli eletti, e quando è il caso con il supporto esplicito, deciso, organizzato. Elementare, no? E' quello che fanno Marescotti, Perino e altri (azioni in cui però è carente il coordinamento, l'organizzazione), e che dobbiamo fare anche noi, invece di stare a lamentarci e piangerci addosso, collaborando così ad ingrossare le fila dei restauratori, dai Benetton agli Elkan in giù, fino a Ezio Mauro, Mieli, Colombo e compagnia questuante, e in su fino a Zuckenberg. Il patto tra PD e alleanza di destra come sistemi di potere collaboranti e intercambiabili è già saltato, un primo obiettivo è raggiunto, ma guai a fermarsi qui e lasciar andare le cose per inerzia, ché in assenza di controllo popolare saranno indirizzate, di nuovo, a vantaggio dei restauratori ma con metodi più decisi e pericolosi di quando controllavano tutta la politica italiana dal '94. Tipo metodo adottato contro Moro - Berlinguer, dico e intendo. E sappiamo com'è andata a finire." (Jurcek)



Commento di F.G.: “Personalmente io non mi lamento e piango addosso. Coloro che a Genova, ben avendo capito i termini della questione, hanno applaudito i membri del governo non credo che siano utili idioti di “restauratori dai metodi più precisi e pericolosi di quando controllavano tutta la politica italiana”. Direi che converrebbe sostenerli finché vale la pena, piuttosto che fare i grilli parlanti alla “manifesto”. Absit injuria verbis...”

domenica 19 agosto 2018

Solarussa, 1 e 2 settembre 2018 - Fuori dal coro... Laboratorio di canto sociale




L'arrivo sarà  possibile da venerdì 31 agosto 2018 sera. Inizio del laboratorio sabato 1 settembre ore 10:00
Chiusura del laboratorio con concerto domenica 2 settembre dalle ore 20:00 circa a Seneghe, per il festival "Capudanne de sos poetas" www.settembredeipoeti.it



Solarussa è a 10km dalla SS 131, è semplice arrivare in auto. Prima di viaggiare da solo/a facci sapere perchè da Nord e da Sud in diversi si sposteranno.
È possibile raggiungere Solarussa anche coi mezzi pubblici, via treno fino ad Oristano e poi col bus Arst, e con alcuni (pochi) treni regionali che fermano in paese.



Verrà data precedenza a chi risponde entro il 25 agosto.
Il laboratorio sarà a sottoscrizione libera, necessaria per il sostegno delle spese essenziali di questa 2 giorni. Lo spirito con cui l'abbiamo pensato è quello dell'incontro per la riscoperta collettiva di canti, lotta e memoria. Ci auspichiamo dunque che sia un calderone di convivialità e di autogestione. A Solarussa ci sarà posto per campeggio libero, accesso a bagni e docce, possibilità di cucinare collettivamente. La sede di un'associazione potrà accogliere il laboratorio e alcune delle persone che fossero sprovviste di tenda. Sarà il paese ad ospitarci sostenendo le nostre modalità di autogestione. Porta tenda, sacco a pelo, piatto e forchetta.

Il canto sociale è un concetto molto ampio, utile proprio in tal senso perché ci permette di comprendere la storia e l’attualità dei canti di protesta, di lotta, di lavoro e più in generale tutte le pratiche musicali delle culture popolari di tradizione orale.  Nel recente passato questa storia cantata si riattiva in Italia a partire dagli anni Cinquanta, con l’esperienza del Cantacronache e in maniera più diffusa a partire dai primi anni Sessanta con la nascita del Nuovo Canzoniere Italiano e quindi di tutti i Canzonieri diffusi in Italia (fra cui il Canzoniere delle Lame di Bologna) e soprattutto con la presa di coscienza, da parte dei soggetti popolari stessi, dell’importanza e della bellezza della propria cultura popolare di tradizione orale, non più segno di inferiorità sociale ma tratto distintivo di riscatto delle differenze. Questa storia si arricchisce infatti anche con la diffusione delle ricerche antropologiche, sociali ed etnomusicologiche e l’intreccio continuo con i movimenti politici e culturali, con tutti quegli intellettuali rovesciati che hanno contribuito a questa presa di coscienza, incrociandosi in gran parte attorno all’esperienza dell’Istituto Ernesto De Martino. Il canto sociale rischia continuamente di farsi genere musicale ma sfugge sempre, grazie alla sua estensione, alle etichette di mercato, grazie alle ineluttabili nuove generazioni che hanno praticato successivamente la presa di parola critica sul mondo. Dagli anni '80 la canzone politica diminuisce la sua vena creativa ed emergono altri fenomeni più rilevanti dal punto di vista etno-sociologico musicale: le sottoculture punk degli anni '80, il rap e l'hip hop negli anni '90 e le culture dei migranti che sbarcano in Europa nel nuovo millennio.

La dimensione europea della storia del canto sociale ha sicuramente due momenti di enorme importanza: il repertorio dei canti della Comune di Parigi (1871) e quelli della Guerra civile e della Resistenza spagnola (1936-39). Molta vivacità ha espresso soprattutto a partire dagli anni Sessanta anche la cultura latino americana. Infine, per capire a fondo la complessità delle culture popolari di tradizione orale, è importante approfondire lo studio delle singole culture popolari, per esempio quella tuttora viva e non in conserva della Sardegna, come di tante altre singole regioni italiane o di altre parti del mondo.

Canti di lotta, di protesta, di lavoro, anarchici, anticlericali, socialisti, comunisti, antifascisti, antimilitaristi e contro la guerra, anti imperialisti e anti capitalisti, di prigione e/o di esilio, contro le forze dell’ordine, di emigrazione, femminili e/o femministi, satirici, d’amore, paraliturgici (legati ai rituali delle culture popolari di tradizione orale).
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sabato 18 agosto 2018

Viterbo. Cultura ed arte "idroponica" alla Pensilina




“Viterbo capitale della cultura” sembra sia l’unica via per far crescere la nostra città e anche noi concordiamo su questo, ma non crediamo che si debba partire con il trasformare lo “Spazio Pensilina” al Sacrario nel “Musa” : il più famoso ed esteso fra i musei subacquei del mondo.

Non è uno scherzo perché, purtroppo, quanto accaduto oggi pomeriggio ha dell’incredibile: lo Spazio Pensilina che, attualmente ospita la splendida ed imperdibile mostra “SAGOME, storie di artiste ignorate” di Rossana Borzelli si è totalmente allagato bagnando anche le opere dell’artista che, ci auguriamo, non abbiano subito danni.

Ci chiediamo se è possibile che uno spazio inaugurato pochissimo tempo fa ed adibito anche ad ospitare mostre possa allagarsi in questo modo.

Chi lo ha costruito, lo ha fatto a regola d’arte? Sono state fatte le opportune verifiche da parte dell’amministrazione?

Se si vuole diventare “capitale della cultura” lo si deve fare cominciando dal tutelare le opere esposte, quale artista metterebbe a repentaglio i propri gioielli?

Speriamo che il sindaco Arena faccia le opportune verifiche e corra ai ripari. Oltre le parole servono i fatti.

Massimo Erbetti

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Consigliere Comunale 

giovedì 16 agosto 2018

"Coliticamente scorretto" - Stitichetta? Fatti una peretta...


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Il clistere è un ottimo metodo per prevenire le malattie dell'intestino. Dell'enteroclisma semplice, a base di acqua calda, furono fautori i dottori Costacurta e Lanzaeta, che erano erano laureati e non "guaritori alla buona", ed anche la dottoressa Kousmine era laureata e posso assicurare che diversi medici anche oggi prescriverebbero la pulizia intestinale, se i primari (ridottisi ad agenti di commercio delle multinazionali del farmaco) non proibissero loro di pronunciarsi.

Posso assicurare di avere sentito più volte medici dell'ospedale mormorare:
"Certo... era meglio quando si prescriveva il clistere". Eppure oggi si va avanti a pastiglie, a intrugli, al massimo ai c.d. "clisterini" prefabbricati pieni di sostanze tossiche. Persino negli interventi chirurgici (anche addominali!) in molti ospedali non si pratica più il vecchio enteroclisma classico ma si danno purghe, un tempo considerate NOCIVE per gli interventi chirurgici .

Detto questo non escludo anche la medicina ufficiale e la chirurgia, quando esse , in casi estremi siano necessarie. L'unica cosa che mi preme è fare prendere alla gente una COSCIENZA INTESTINALE, ovvero che si renda conto dello stato di intasamento e di intossicazione del còlon dovuta a decenni di cibo-spazzatura..

Poi, in ultima analisi ciascuno è libero di seguire le terapie che meglio crede. Vorremmo poterci confrontare di più su questo tema. Invece la maggioranza della gente evade l'argomento ritenuto "coliticamente scorretto".

Gianni Donaudi 


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giovedì 9 agosto 2018

"Io, complottista..." - Identikit di chi "sparge veleni" contro il sistema

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Passo  anch'io per complottista. Del resto ognuno ha i suoi difetti.  Passo per complottista per i miei libri e articoli sui poteri forti che controllano il mondo e lo schiavizzano con la moneta debito (gli interessi sul debito mondiale sono più alti dell’intera economia mondiale).  Perché parlo e scrivo della Darpa e della Cia dicendo che è la sede mondiale del terrorismo. Perché dico che la A.I. (intelligenza artificiale) non è altro che il mezzo più avanzato di controllo dell’umanità. Perché dico e scrivo che Google, Amazon e Facebook sono “invenzioni” della Cia e di chi gli sta dietro e anche loro hanno a che fare con il controllo dell’umanità.  Perché parlo e scrivo di controllo del clima, di scie chimiche e del morbo di Morgellons. 
Perché parlo di TPG (totalismo per gradi) come mezzo per arrivare a quella tecnodittatura globale in piena fase di realizzazione (anche se pochi paiono rendersene conto) e della finestra di Overton come strumento di ingegneria sociale. 
Perché dico che i media servono unicamente a sdoganare le verità del potere (tipo i vaccini che ci salvano, altrimenti moriremmo tutti come mosche). Perché parlo e scrivo di dittatura medica/farmaceutica e dico che le case farmaceutiche in collaborazione con le università inventano malattie in laboratorio e poi le diffondono tra le popolazioni. Perché parlo degli OGM e dico che i primi finanziatori e sostenitori sono stati i Rockfeller i quali hanno intravisto nelle sementi dal dna modificato (che, tra le altre cose, abbassano la fertilità dell’essere umano – scesa del 40% dacché si è cominciato a commercializzarle) uno straordinario strumento per il loro piano di depopulation globale.
Perché parlo di migrazioni di massa forzate organizzate dai poteri forti. Perché scrivo di LGBTIQ (se andiamo avanti così non basteranno più le lettere dell’alfabeto) come mezzo di cancellazione di ogni identità umana e dico che nella gran promozione dei diritti civili quelli sociali vengono buttati nel cesso. Passo anche per complottista perché dico che grazie alla vergognosa pratica degli uteri in affitto (e non della surrogazione di maternità, che è una terminologia asettica da linguaggio medico e PC) nel gran bailamme retorico dei diritti alla genitorialità di quegli adulti che non possono avere figli (a parte il fatto che poi gli uteri li affittano anche coloro che possono benissimo averne) dei diritti dei bambini non si preoccupa nessuno. E passo anche per complottista perché parlo di sdoganamento progressivo della pedofilia (Segnatevi la data. Tra vent’anni al massimo sarà legalizzata).
Passo per complottista perché parlo e scrivo di questo e tanto altro.
La cosa è quantomeno curiosa. Di solito chi complotta sono i poteri forti, non un perfetto “signor nessuno” come me. Di solito chi complotta ha delle ragioni per farlo, ne tra un vantaggio, ha degli obiettivi chiari da raggiungere. Non chi come me non ha nessun ragione per farlo, non ne trae nessun vantaggio, non ha nessun obiettivo da raggiungere se non aiutare le masse ad aprire gli occhi. Non chi come me non ha nulla da guadagnare e tutto da perdere. Io non complotto per vivere. E soprattutto non mi piace farlo. La mia vita non è migliore perché “complotto”. Posso garantire che è peggiore. Io di mio ho una vita bellissima che mi sono costruito pezzetto dopo pezzetto, superando limiti e paure e cercando di liberarmi quotidianamente dalla Matrix in cui viviamo. Sono contento di dove sono ma soprattutto so dove voglio arrivare: molto più in là, molto più in alto e in tutto questo il mio scrivere e parlare di questi temi è un impiccio. I miei giorni non sono tutti facili, ma continuo ad alzarmi convinto che oggi sia un’altra meravigliosa giornata da vivere (il che aiuta a vivere bene).
Chi mi conosce e sa come vivo e soprattutto come penso e cosa provo, sa benissimo che non sono qui a contar balle. Questo per dire che con la bellissima vita che ho, avrei di ben meglio da fare che complottare.
Se lo faccio è unicamente perché altri in passato mi hanno aiutato ad aprire gli occhi sul mondo in cui viviamo e ritengo doveroso fare altrettanto.
Ma torniamo al complottismo. Scrivo in Zombies.
“I complottisti (anche detti cospirazionisti) sono, secondo i controcomplottisti, coloro che inventano teorie del complotto contro i politici, contro le grandi multinazionali, contro le banche, contro la BCE, contro i personaggi ombra che stanno dietro le grandi politiche mondiali, eccetera. La prima obiezione è che secondo questa logica, se fosse giusta, chi accusa qualcuno di complottismo si rende per ciò stesso a sua volta complottista. Infatti, è nato prima l’uovo o la gallina? Chi è il complottista? Se appena appena colleghiamo il cervello, è immediata la comprensione che il termine “teoria del complotto” è, de facto, un “complotto” in sé.
Ma a parte questo, è opportuno informare il lettore che il complottismo in quanto tale venne inventato dalla CIA (Central Intelligence Agency) che non è un organismo del tutto al di sopra di ogni sospetto. 
Qualche piccolo dubbio sulla integrità morale della CIA, mi si consenta, è legittimo averlo.
Scrive Richard Belzer: “… il Cia Document 1035-960 del 1° aprile 1967 esprimeva tutta la sua preoccupazione per la “reputazione” del governo statunitense relativamente alle verità che stavano emergendo con la Commissione Warren che investigava sull’assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy. La CIA, non sapendo come far fronte a tutti gli attacchi che sarebbero arrivati in seguito alle conclusioni della Commissione Warren, decise semplicemente di screditarle bollandole come teorie complottiste”.
Con i media a disposizione la Cia ebbe gioco facile (e i media, all’epoca, erano molto ma molto meno “a disposizione” di quanto non lo siano oggi).
Io sarò anche complottista, ma perché tutti quei politici che erano dalla parte delle popolazioni (Thomas Sankarà, John e Bob Kennedy, Salvador Allende, Jaime Roldós Aguilera, Omar Torrijos, Jorge Haider, Aldo Moro e infiniti altri) sono stati fatti fatti fuori, mentre a quelli che, nei fatti, sono contro le popolazioni (che so, i Bush padre e figlio, Regan, la Tatcher, un Blair, un Hollande, un Monti, un Renzi, una Merkel, un Macron; insomma praticamente tutti gli altri) non succede mai nulla (anzi)? Non è quantomeno strano? La cosa non dovrebbe far sorgere qualche dubbio in un cervello con un numero sufficientemente alto di neuroni connessi?
In ogni caso il fatto che io (e tanti altri come me) passi per complottista è indicativo dello stato di zombitudine in cui vive la gente. Tanto per dirne una, viviamo in un mondo in cui metà della popolazione mondiale è schiava per andare avanti fino a fine mese mentre l’altra metà muore di fame o giù di lì (il 40% del cibo prodotto viene buttato per accordi economici, ovvero per ragioni di pura speculazione finanziaria) e tutto questo è quasi considerato normale. In tutto questo il problema sono i complottisti che denunciano questo stato di cose e non coloro che le programmano e realizzano scientemente.
Del resto i media di stordimento di massa non dicono le bugie, proprio no. Essi ci “informano”. Il problema dunque non sono i media bensì le fake news dei complottisti (l’ultimo dei quali, appena iscritto a sua insaputa alla lista su wikipedia, è uno dei pochissimi giornalisti integri rimasti in Italia: Marcello Foa). 
Vorrei ribadire il concetto perché è bene che il messaggio sia chiaro: il problema sono i complottisti e non chi ammazza quotidianamente 40.000 esseri umani di fame, sete e malattie correlate, non chi fa guerre, non chi affama metà popolazione mondiale e tiene schiava l’altra metà con quell’invenzione chiamata “lavoro”. Un po’ come il problema sono gli ecoterroristi e non chi devasta, taglia, sfrutta, inquina. Insomma, a parte i complottisti, va tutto bene.
Benvenuti nel paese delle meraviglie.

Andrea Bizzocchi

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sabato 4 agosto 2018

Roma - Agosto, trasporto mio non ti conosco...


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Il sig. Ficacci - attraverso il Corriere della sera - ci informa che, la sua rilevazione sul materiale circolante effettuata alle 08:00 (ora di punta) del 1 agosto, ha dato i seguenti dati:
#Atac: 780 bus (servizio al 65%), 8 filobus. Rete tram sospesa;
#RomaTpl: 220 bus (79%)

Questi dati sono catastrofici per il trasporto pubblico romano in un giorno lavorativo estivo e confermano quel circa 80% di servizio annuo espletato dall’Atac e dalla subappaltante RomaTpl sull’impegno assunto (101 milioni Vettura/km anno) col Contratto di Servizio tra il Comune di Roma Capitale e l’ATAC.

Ricordiamo che il sabato, giorno prefestivo (04 agosto), quei dati risulteranno ridotti di circa il 50%. E la successiva domenica, giorno festivo (05 agosto), scatta la ulteriore riduzione sul sabato di circa il 50%.

Siamo ai giorni del “Si salvi chi può”.

Da questa estate 2018 (luglio, agosto e settembre), conquista la ribalta lo strumento dell’incentivo a tre scaglioni di lavoratori: 1. presenti l’intero mese (350 €); 2. entro n. 2 giorni di assenze (230 €); 3. entro n. 5 giorni di assenze (150 €).
Non c’entra l’assenteismo ma il turismo.
Ogni lavoratore assente fa aumentare la citata catastrofe assoluta:  è la Roma turistica che obbliga a intervenire.

Vito De Russis 

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v.derussis@teletu.it

venerdì 3 agosto 2018

Governo del "cambiamento" - Bocciata la reintroduzione dell'articolo 18...


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E' stata bocciata la reintroduzione dell'articolo 18. Lo Statuto dei lavoratori, avviato dal socialista Giacomo Brodolini, era stato approvato nel 1970 dal governo di centrosinistra Dc - Psu (Psi + Psdi) - Pri con il voto favorevole del Pli, che non faceva parte del governo.

Siamo regrediti rispetto a democristiani socialisti e liberali della prima repubblica, non so se mi spiego.... I lavoratori oggi hanno meno potere di quello che avevano guadagnato cinquant'anni fa con un comunissimo governo borghese. Lutto civile.

"Costituzione della Repubblica, Articolo 67. Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato".


Il potere di iniziativa di legge è dei parlamentari, del governo e del popolo, il potere di approvazione di legge è del parlamento.


Un soggetto legittimato a iniziativa di legge ha proposto la reintroduzione dell'articolo 18, e la commissione parlamentare lo ha bocciato. 
E' vergognoso nei confronti dei lavoratori.

"Il movimento 5 stelle non voterà mai una norma che non sia di giustizia" (Danilo Toninelli, aula parlamentare, dibattito sulla legge elettorale, 2017). L'art 18 non sancisce un diritto facoltativo, bensì una norma (elementare) di giustizia: il lavoratore dipendente può essere licenziato solo per giusta causa. Negare tale norma significa approvare una normativa di ingiustizia.

Vincenzo Zamboni

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Commento di Piero Freddio: "Ci lasciano litigare tra pseudo sovranisti di ritorno ed antifascisti in assenza di fascismo. La Destra liberista del Danaro e la Sinistra libertaria del Costume di sono alleate per farci raccogliere da terra qualche euro, purché ci mettiamo a 90 gradi. La realtà è che abbiamo perso la capacità di discernimento tra diritti e doveri, libertà e servaggio, principi e cause seconde, verità e menzogna..."



Commento di Luigina Cascione Io credo che ci sarà una proposta di legge in merito del M5S, una proposta seria, non buttata così in un decreto legge...”