La scienza e la fisica ci hanno insegnato che l’Attività Solare è, in qualche modo, LA RISPOSTA DEL SOLE ALLE INTERFERENZE ESTERNE, siano esse di tipo gravitazionale che magnetiche.
Come sarebbe il Sole se fosse l’unico oggetto presente in tutto l’universo?
Quasi certamente lo vedremmo giallo… uniforme… senza flare solari, CME (Espulsioni di Massa Coronale) o macchie. Un’unica palla incandescente e con una temperatura costante su tutta l’intera superficie. Che monotonia!
Inserendo in questo Sistema Solare immaginario un solo pianeta come ad esempio la Terra (senza la Luna), sul Sole inizieremmo a vedere, forse, le macchie solari e qualche variazione, leggerissima, dell’attività magnetica. Questo perché ogni corpo celeste orbitante intorno alla nostra stella, influenza in modo DIRETTO la posizione del Centro di Massa del Sistema Solare. E questo centro di massa è come un peso nello zaino che portiamo sulle spalle per andare in montagna… se il peso è centrato non abbiamo nessun problema, ma se lo mettiamo di lato, allora a lungo andare graverà in modo errato sulla nostra schiena provocandoci dolori e deformazioni articolari. Ecco, sul Sole questo “peso” spostato di lato, ne altera in modo evidente e significativo, l’attività magnetica!
In modo abbastanza evidente, ci si rende conto che l’attività magnetica del Sole varia in modo ciclico… con una durata dello stesso di circa 11 anni (media).
E 11 anni è anche il periodo orbitale del gigante gassoso Giove, il pianeta che più di ogni altro altera l’attività magnetica del Sole.
Ma Giove, Saturno, Urano, Nettuno, Venere e tutti gli altri pianeti del Sistema Solare, non riescono comunque a spiegare le cause di tutte le variazioni, più o meno cicliche, che osserviamo nell’attività solare prima… e nel clima terrestre dopo.
Certo, più di qualcuno che mi legge si chiederà: “ma che te frega….!!!”
Beh… se uno non è curioso della vita e di ciò che gli gira intorno, che campa a fare?
Per capire un po meglio di cosa sto parlando prendiamo in esame un nostro grafico che riporta la temperatura sul pianeta Terra negli ultimi 450.000 anni.
Come vedete nel grafico ci sono una miriade di informazioni che pian piano andremo a leggere, comprendere e/o almeno a spiegare.
Partiamo dall’alto e scendiamo man mano.
La prima linea è l’eccentricità dell’orbita terrestre. Il nostro pianeta orbita intorno al Sole, descrivendo un’orbita quasi circolare… Essendoci il quasi, va da se che si tratta di una ellisse. Ebbene… lo schiacciamento di tale ellisse, detto appunto eccentricità, viene riportato graficamente. Motivo? Perché ci piace!
La seconda linea è la precessione… ovvero un movimento rotatorio dell’asse terrestre intorno ad un asse centrale. Ebbene si.. c’è più di un asse nel nostro pianeta!
La terza linea è l’inclinazione dell’asse terrestre. Col passare degli anni, infatti, l’inclinazione dell’asse terrestre varia tra i 22.5° e i 24.5°.
C’è poi una linea che per ora trascuriamo e che riguarda l’irraggiamento solare a 45° N.
Poi viene il bello… e le informazioni veramente utili a fare tutta una serie di ragionamenti.
La linea molto frastagliata, di colore arancione acceso, è la rappresentazione della ricostruzione delle temperature terrestri negli ultimi 450.000 anni sulla base dei carotaggi di ghiaccio in Antartide. Questa linea ci fornisce solo un’indicazione di quale fosse la temperatura del nostro pianeta e non una indicazione precisa di ciò che avvenisse in tutto il mondo a quell’epoca!
La linea celeste è il livello dei mari, ricostruiti sulla base dei sedimenti marini e lacustri e riferiti allo stesso periodo di tempo.
L’ultima, la linea di colore grigio scuro, sono le polveri depositatesi sugli strati di ghiaccio e successivamente inglobati nelle bolle d’aria del ghiaccio stesso.
Analizzando in modo sistematico queste 3 informazioni, possiamo avere un’idea di ciò che è avvenuto in passato… e per la gioia di qualcuno, fare una previsione su ciò che potrebbe avvenire nel nostro futuro!
Ma andiamo con ordine…
Guardando la linea delle temperature, possiamo notare come risultano essere normalmente basse e solo ogni tot mila anni, si alzano a formare dei picchi.
Il livello più basso di questa temperatura, corrisponde a circa 6-8°. Ovvero più o meno la metà dell’attuale temperatura media.
Abbiamo quindi, nel grafico, 5 picchi principali… (a 0, 125.000, 240.000, 335.000 e 410.000 anni fa) ed 1 secondario (a 210.000 anni).
Il periodo climatico compreso tra un picco e l’altro viene definito Periodo Interglaciale Freddo. E facendo alcuni calcoli, notiamo che la durata di tali periodi SEMBRA stia aumentando.
Infatti si parla di 75.000 anni per quello più “vecchio” (410.000 -> 335.000), 95.000 anni per il successivo (335.000 -> 240.000), 115.000 anni per il penultimo e, appunto, 125.000 per l’ultimo Periodo Interglaciale Freddo.
Per quanto riguarda il livello dei mari, considerando che la lettura del grafico avviene da destra verso sinistra, si ha sempre un certo ritardo rispetto alla linea delle temperature. Perché? La risposta è estremamente semplice: perché si esce sempre da un interglaciale freddo, pertanto la quantità di ghiaccio alla fine di ognuno di questi periodi è enorme e prima che il ghiaccio si trasformi in acqua passano dei secoli. Facendo un calcolo estremamente approssimativo, alla fine di ogni interglaciale caldo, prima di rilevare un effettivo aumento del livello dei mari rispetto all’aumento delle temperature, passano tra i 1500 e i 2500 anni! Vi ricordate la storia del Diluvio Universale?
L’ultima linea ci consente di capire che tipo di clima ci fosse durante i Periodi Interglaciali Freddi.
Come possiamo vedere, la quantità di polveri aumentano man mano che ci si sposta verso la fine di tale periodi. Questo perché col tempo, a causa delle basse temperature e dell’evaporazione quasi nulla, il clima del nostro pianeta si trasforma da caldo-umido in un clima particolarmente secco, freddo e arido, con pochissime precipitazioni e fortissimi sbalzi termici tra il giorno e la notte (come avviene nei deserti di oggi dove si possono avere sbalzi anche di 30°C tra notte e giorno).
Poi tutto è cambiato. Quasi di colpo.
La temperatura ha ripreso ad aumentare e dopo diversi secoli è aumentato anche il livello dei mari.
Tutto ha ripreso a funzionare normalmente seguendo il suo ciclo naturale per come lo conosciamo noi oggi.
L’evaporazione dell’acqua ha riportato pian piano il livello dell’umidità dell’aria a valori più elevati consentendo la formazione delle nuvole e successivamente dei temporali. E questi, inondando pianure, colline e montagne, ha reso nuovamente fertili gran parte delle terre emerse.
Dopo circa 8.000 anni la temperatura ha raggiunto i valori di oggi e si è stabilizzata… con alti e bassi, garantendo la nascita della civiltà moderna e lo sviluppo di tutto ciò che conoscete.
La ricostruzione delle temperature nel grafico di prima, però, sono state fatte sulla base dei carotaggi in Antartide. Cosa è accaduto nel resto del mondo?
In questo grafico (da 10.000 a 60.000 anni fa) viene fatta una correlazione tra le temperature rilevate in Antartico e quelle rilevate in Groenlandia utilizzando il segnale del Metano.
Le bande brune indicano le fasi fredde in Groenlandia e corrispondono ai picchi caldi in Antartide. Le variazioni climatiche alla scala del millennio nelle regioni polari sono connesse nei due emisferi, ma sfasate. L’ampiezza degli eventi caldi in Antartide è molto minore che in Groenlandia e dipende linearmente dalla durata del coincidente evento freddo in Groenlandia.
QUello che è interessante notare è che, in ogni caso, sia nell’emisfero boreale che in quello australe, si nota una corrispondenza tra eventi freddi ed eventi caldi. Ovvero i periodi interglaciali sono comuni ad entrambi gli emisferi e riguardano, quindi, l’intero pianeta.
In quest’altro grafico, realizzato sulla base dei carotaggi effettuati sul lago Vostok, in Antartide, vengono rappresentati (dall’alto verso il basso) le polveri (in scala inversa), l’abbondanza isotopica del deuterio, la concentrazione di biossido di carbonio, di metano ed il livello del mare.
In questo grafico, invece, viene riprodotta la ricostruzione della temperatura a partire dai valori di abbondanza isotopica di ossigeno pesante (18O) in Groenlandia negli ultimi 80.000 anni. È da notare l’instabilità climatica alla scala del millennio durante il periodo che va da 11.000 anni fa fino alla fine del grafico e che corrisponde all’ultimo Periodo Interglaciale Freddo. Sono evidenti le frequenti e ampie variazioni climatiche di breve durata. Le transizioni climatiche sono brusche e hanno una durata media di pochi decenni. Se andassimo ad analizzare ancora più nel dettaglio ognuno dei picchi contrassegnati dai numeri, avremo ancora una volta dei violentissimi picchi di temperature normali intervallati da temperature fredde.
Com’è possibile che il clima cambi in modo così netto?
La risposta è alquanto semplice in realtà, anche se poi capirne le cause risulta un po più difficile: durante il Periodo Interglaciale Caldo, la fascia “temperata” si espande dall’equatore fin quasi al Circolo Polare e la Corrente a Getto (che si forma in atmosfera a circa 11 km di quota) è quasi lineare. Col passare del tempo, per tutta una serie di motivi legati alle correnti oceaniche, alla quantità di ghiaccio presente ai poli, ma soprattutto all’Attività Solare, la corrente a getto diventa sempre più “irregolare” e si amplificano le ampiezze delle Onde di Rossby, ovvero delle particolari “strutture” che si formano sia in atmosfera che negli oceani a causa del Forza di Coriolis.
Tali onde, durante la loro evoluzione temporale, portano alternativamente aria gelida verso le basse latitudini ed aria calda verso i poli. E sappiamo tutti che dallo scontro di aria fredda con aria calda e umida, nascono le piogge. Piogge che, come effetto primario, portano ad un raffreddamento dell’aria e successivamente anche del mare (anche se in maniera molto meno evidente).
A questo punto dovrebbe essere abbastanza chiaro un concetto fondamentale: la temperatura media NORMALE del pianeta Terra, non è quella che rileviamo oggi di circa 14.8°C, ma una molto più modesta 6-8°C…. Il NORMALE è però un concetto astratto che dipende dal periodo temporale in analisi e dal soggetto che compie l’analisi. Ovvero… per il nostro pianeta…. un periodo di tempo di 10.000 anni è un battito di ciglia. Per noi è un’infinità di tempo che non riusciamo neanche ad immaginare.
E l’inganno è proprio qui!
I media enfatizzano molto il concetto legato al Riscaldamento Globale… riproponendo le teorie farlocche alla base del “Riscaldamento Globale Antropogenico” come una verità assoluta che porterà il mondo sull’orlo della distruzione e l’umanità su quello dell’estinzione, a causa dell’aumento della temperatura che potrebbe raggiungere anche i 6-8° C rispetto ad oggi in appena 100 anni. Un Secolo!
Ma guardando i grafici di cui sopra, realizzati sulla base di DATI UFFICIALI e SCIENTIFICAMENTE INOPPUGNABILI, emerge una realtà decisamente diversa. Ovvero… che la temperatura del nostro pianeta è stata anche più alta, ma è stata comunque quasi sempre molto più bassa di oggi. E il passaggio dal suo valore minimo al suo valore attuale, è avvenuto in circa 8.000 anni. Cioè… in 8.000 anni la temperatura è passata dai 6-8°C dell’ultimo Periodo Interglaciale Freddo, ai 14° C. circa dell’attuale Periodo Interglaciale Caldo. E questi scienziati vogliono farci credere che aumenterà di altrettanti gradi in appena 1 secolo? E tutta l’energia necessaria per farlo gliel’abbiamo fornita noi con quel misero 0,x% che rappresenta la componente ANTROPOGENICA della CO2 presente in atmosfera?
Mmmm…. qualcosa mi dice che le cose stanno in tutt’altro modo!
Se invece di limitarci a 450.000 anni, andassimo un tantino oltre, troveremmo, al di la degli ovvi ed eventuali errori di analisi (che potrebbero alterare leggermente le curve rappresentate) dei sedimenti e delle carote di ghiaccio, situazioni più o meno corrispondenti all’analisi già effettuata. Cioè… Più si va indietro nel tempo… e più la durata dei Periodi Interglaciali Freddi diminuisce, mentre al contrario, i Periodi Interglaciali Caldi, sembrano diventare più lunghi ma anche più freddi. Almeno fino a 450.000 anni fa!
Che sia anche questo un ciclo? Ovvero… è possibile che il clima del nostro pianeta, sia nel breve che nel lunghissimo tempo, sia regolato in modo ciclico con periodi caldi e freddi che si ripetono incessantemente dalla notte dei tempi e con la durata di tali periodi che aumenta e diminuisce seguendo regole ben precise?
La risposta sembra essere assolutamente affermativa.
In quest’ultimo grafico notiamo alcuni andamenti della temperatura del nostro pianeta e dei livelli del mare, particolarmente strani tra i 775.000 e i 500.000 anni fa.
Cos’è successo? Potrebbe essere colpa di quel picco nelle polveri… registrato circa 740.000 anni fa e del tutto anomalo?
Forse si. L’impatto di un grande meteorite o una cometa con il nostro pianeta, potrebbe aver alterato il clima per decine di migliaia di anni… oppure, più semplicemente, c’è qualcosa del passato del nostro pianeta che ancora non conosciamo.
Siccome amiamo i grafici e volendo andare un tantino più indietro nel tempo… spingiamoci fino a 5 milioni di anni fa.
Come abbiamo visto prima, la temperatura del pianeta è direttamente connessa all’abbondanza isotopica di ossigeno pesante (18O). Pertanto guardare il grafico dell’ossigeno pesante è in qualche modo come guardare un grafico dell’equivalente temperatura del periodo.
E come vediamo chiaramente, il nostro pianeta ha una temperatura che varia tantissimo… e che, da 5.5 milioni di anni fa ad oggi, non fa altro che diminuire… con un’amplificazione degli sbalzi termici tra i periodi FREDDI e i periodi CALDI.
In questo grafico abbiamo voluto quasi esagerare… arrivando a circa 65 milioni di anni fa.
Nel grafico è inserita una scala delle temperature equivalenti per i carotaggi del lago Vostok. Questo ci consente di stimare, in via del tutto analitica e quindi senza alcuna precisione scientifico-matematica (anche se poi il dato ha riscontri oggettivi), una temperatura massima dell’Optimum EOCENE (circa 50 milioni di anni fa) che ha raggiunto i 25-30°C. Niente a che vedere con i 14.8°C di oggi.
Di sicuro, quindi, terminando questo lungo articolo sulle temperature e sull’enfatizzazione di un evento che non ha nulla di eccezionale, possiamo stare sicuri del fatto che sarà molto difficile, se non impossibile, che la temperatura media del nostro pianeta possa aumentare e possa farlo con i valori indicati dagli “scienziati” che hanno abbracciato la farlocca teoria del Riscaldamento Globale Antropogenico.
Ma cosa accadrà in futuro?
Secondo questa nostra ricostruzione, sulla quale sta lavorando da mesi Luigi Lucato, la temperatura è destinata a scendere di 5°C circa nei prossimi 10.000 anni.
Il problema non è, però, l’entità della variazione sul lungo periodo… ma a quanto ammontano le variazioni sul breve periodo.
Anche la linea verde, che mostra appunto questa tendenza, è estremamente frastagliata con picchi positivi e picchi negativi. La nostra civiltà è destinata a vivere solo un paio di questi picchi. Ma una differenza tra gli estremi degli stessi anche solo di 1°C, potrebbe provocare danni a dir poco irreparabili.
Certo… tutto dipende e dipenderà dal tempo che impiegherà il clima a raffreddarsi e a stabilizzarsi su temperature più basse.
L’idea che personalmente mi sono fatto è che non ci sarà mai un periodo di tempo sufficientemente lungo nel quale si abbia una temperatura media “costante”. Ci saranno sempre alti e bassi. Caldo e freddo. E più si va avanti nel tempo, più questa alternanza di climi e temperature diventerà evidente. E queste variazioni molto nette e molto accentuate, di sicuro, non fanno bene al genere umano!
Bernardo Mattiucci
(Fonte: http://www.attivitasolare.com/enfatizzazione-di-una-realta-distorta/)