venerdì 1 gennaio 2021

Le colpe dell'Egitto - "Ha stato Putin... anzi no, stavolta ha stato Al Sisi...!"

Ciò che hanno evidenziato,  alla Procura del Cairo, è che l’operazione Regeni era made in Intelligence; che si è trattato di un complotto; che nella fine di Regeni hanno agito due soggetti: la banda di malviventi che lo ha derubato (anche dei documenti) e che muore nel conflitto a fuoco con la polizia, e un’entità sconosciuta che lo ha eliminato. Ritrovamento e successiva grancassa di accuse al governo Al Sisi hanno avuto lo scopo di minare e impedire i rapporti tra Egitto e Italia e gli importanti affari che vi erano connessi.

Ci vuole qualcosa, per quanto indegno di qualsiasi procura seria, per almeno mettere alla gogna per un altro po’ Al Sisi e tutto il paese, “con tutte le sue pratiche di tortura e incarcerazione di massa?" Non le attestano Amnesty e HRW e “il manifesto”, testimoni inconfutabili, benchè lontani, delle efferatezze e  degli gli abominii dei paesi che l’Occidente deve abbattere? Non ci sono forse 60.000 prigionieri politici in Egitto. E se sono quasi tutti malfattori e, soprattutto, terroristi ISIS dei Fratelli Musulmani, che hanno massacrato migliaia di poliziotti e civili, i diritti umani valgono anche per loro, no? Dopotutto, ci hanno reso dei favori contro il “tiranno” amico dei russi. Liberiamo anche quelli!

Qui non si tratta di fare le lodi del presidente egiziano. Io le condizioni vere del popolo egiziano non le conosco ed è giusto che sia più preciso una volta che ci sarò stato.  Ma delle demonizzazione di leader e governi praticate in Occidente, mi fido meno dei diritti umani come propalati dal pensiero unico.  Intanto so che i fondamentali dell'economia egiziana sono migliorati enormemente rispetto al passato. Che si è ridotta la disuguaglianza sociale. Che sono state costruite infrastrutture utili alla società. Che Al Sisi sta con i giusti: Assad e Haftar.  Che di rivolte di massa non ce ne sono. Dirai che è perchè le si reprimono. Le reprimeva anche Morsi, che faceva bruciare le chiese copte, massacrava gli scioperanti e imponeva la Sharìa, ma le rivolte c'erano eccome.


C’è qualcosa che accomuna Al Sisi a Vladimir Putin. Non sono le nequizie che gli attribuisce ogni due per tre “il manifesto” . Si tratta di due governanti che, dopo coloro che avevano demolito, screditato e svenduto il loro paese (Gorbaciov, Eltsin, Mubaraq e Morsi), l’hanno rimesso in piedi. Di più si sono alleati tra loro, contrastano il Krakken turco in Libia, sono schierati con la Siria aggredita e massacrata. Non basta per provocare l’ossessione compulsiva per la diffamazione che manifestano coloro per i quali la svendita del proprio paese è pratica familiare? 





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