Calcata negli anni '60 (Archivio Mauro Galeotti)
Ricordo nei primi anni ’70, allorché ero da poco giunto a Calcata, come spesso mi son dovuto confrontare con la morte. Finché ero vissuto in città la morte sembrava quasi una cosa inesistente, non vedevo praticamente nessun morto, salvo casi fortuiti ed accidentali.
In effetti, a pensarci bene, già diversi contatti con la morte mi avevano familiarizzato con questo “processo”: la trasformazione di un corpo/forma che torna agli elementi. Ma la mia esperienza era più che altro in veste di osservatore… Comunque giunto a Calcata, considerando anche che il paese era pieno di vecchietti, non passava anno in cui non ci fossero torme di defunti. Una volta o due fui anche costretto a trasportare cadaveri già in fase di decomposizione e puzzolenti.
Inoltre avendo un rapporto più stretto con gli animali spesso mi capitava di confrontarmi con la loro morte e sue conseguenze: la sepoltura, etc. E questo rapporto ravvicinato con la morte é continuato sino ad oggi… Quanti amici o nemici mi sono passati davanti.. quanti hanno lasciato questo mondo così da un giorno all’altro… alcuni in modo drammatico, altri per lenta esaustione, altri ancora uccisi per droga o suicidi per disperazione.
Beh, oggi è il 24 marzo, da pochi giorni è entrata la primavera, e questa è una buona stagione per morire, infatti rammento il proverbio popolare che dice “se passi la primavera la scampi per un altro anno…”. Ma parecchi non superano gli scossoni del risveglio dell’energia vitale… l’input è troppo forte ed il corpo collassa. Due giorni fa ad esempio ha lasciato definitivamente Calcata un ex ballerino, morto nel sonno… Questo personaggio, tal P.S., che io avevo soprannominato Principe Satanico per la sua malizia, è stato un catalizzatore di un certo modo di vivere, un modo contrapposto al mio. Ma in effetti l’individuo in questione ha solo svolto il suo compito nel contesto di una trasformazione inevitabile dell’abitare nel borgo, la dimora di Kali, in cui sono rappresentati interamente l’oscurità e la luce.
A far da contraltare al Principe Satanico, e per manifestare una innocenza ed una semplicità improponibile nel contesto umano, c’era una maiala che custodivo nel Tempio della Spiritualità della Natura. Questa maiala, per la quale ogni giorno dovevo arrabattarmi a cercare il cibo, era la protettrice di Calcata, quella Calcata che ancora crede o credeva in una dignità e spiritualità dell’uomo….
Come mai prendo una maiala a simbolo di queste virtù? Ho raccontato spesso in passato le qualità del maiale, che nell’antica società matristica era simbolo della Grande Madre. Mentre il Principe Satanico è stato simbolo del maschio patriarcale, dell’uso egoistico, della corruzione dei costumi, etc. Comunque con la dipartita del “principe” anche il suo contraltare “animale” è diventato superfluo, stamattina dentro al mandriolo la Dea era lì ferma, pareva che dormisse, liberata per sempre dal suo peso, dal dovere di fornire un’energia alternativa a quella dell’uso. La maiala stava lì a dimostrare che non è necessario un “uso”… ed è morta di vecchiaia.
Mi ritornano in mente alcune parole di Georges Bataille sul limite dell’utile… “…Sesso, riso, gioia estatica, morte, il dono di sé...”.
Paolo D'Arpini
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