sabato 30 novembre 2013

Discorso sull'ecologia profonda, agricoltura industriale, uso dei combustibili fossili e inizio della fine del mondo


Discorso sull'ecologia profonda - Carlo Consiglio e Paolo D'Arpini

Ricordo un discorso che feci con lo zoologo Carlo Consiglio in merito all’inquinamento causato dall’agricoltura intensiva e dal tentativo in corso di dominare il mondo utilizzando le sementi, sia quelle selezionate per le piante sterili sia quelle ogm.
Ma parliamo prima  dell’utilizzo dei combustibili fossili che ebbe inizio per merito dei petrolieri americani, i quali una volta cominciato il bussinnes lo hanno esportato in tutto il mondo, condizionando lo sviluppo industriale all’uso del petrolio. Il petrolio ormai serve al funzionamento di tutto il sistema agricolo e produttivo in generale, ma intendiamoci non è in se stesso il progresso e le invenzioni tecnologiche e meccaniche che creano inquinamento, a parte l’aspetto dell’eccesso consumistico, bensì il loro funzionamento, l’energia alla quale questi mezzi attingono.
Eppure bruciare combustibili fossili a fini energetici ed industriali è risaputo che contribuisce alla formazione di anidride carbonica e questa a sua volta procura l’effetto serra. Non si può azzardare nemmeno una previsione circa gli effetti futuri del turbamento provocato dall’uomo nel ciclo naturale.
Tornando al problema ambientale causato dall’agricoltura industriale. Vediamo che dal 1900 ad oggi l’azoto usato come fertilizzante è aumentato di mille volte. L’interferenza dell’agricoltura sui cicli naturali è superiore a quella causata da ogni altro ciclo, compreso quello del ricambio atmosferico in seguito all’aumento di CO2, e questo perché l’azoto finisce nelle falde acquifere, nei fiumi, nei laghi e nei mari, e fa aumentare la crescita di alghe e piante che soffocano le acque e le rendono morte per eutrofizzazione. Inoltre se a ciò si aggiunge l’uso obbligato di diserbanti sparsi a piene mani sulle coltivazioni ecco che scopriamo che, con la nostra stupida mania di guadagno, stiamo avvelenando l’acqua del pianeta e procurando la fine di un ciclo vitale indispensabile al mantenimento della vita.
Ricordo alcuni anni fa il problema che era subentrato nell’isola di Montecristo, in seguito all’aumento massiccio della popolazione di roditori emigrativi. I topi avevano invaso l’isola distruggendo ogni altra forma vivente, mangiando le uova di uccelli, consumando ogni risorsa alimentare… finché il loro numero era tanto cresciuto da causare un’implosione… La natura si aggiusta da sé.
Probabilmente è quanto avverrà anche alla specie umana. Anche perché le fonti di inquinamento e di distruzione dell’habitat non sono solo quelle sinora menzionate. Vanno aggiunte le distruzioni deliberate per scopi di guerra, l’uso indiscriminato di risorse sotterranee e conseguenti sconquassi tellurici, la polluzione atmosferica causata dall’uso massiccio di combustibili fossili, l’avvelenamento di sempre maggiori aree verdi, etc.
Amen!

Paolo D'Arpini

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Petizione contro gli OGM: 
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Articolo di cronaca collegato: 

Nuovo contributo alle fonti fossili?Basta “manine”
Mentre si cerca di chiudere la stagione degli incentivi alle fonti rinnovabili, la fiducia al Senato alla Legge di Stabilità incorpora un nuovo sussidio per quelle fossili

 
Da anni si ripete che il nostro Paese non è in grado di definire una politica energetica, e procede a vista sospinto di qua e di là da interventi miopi e spesso contraddittori.
Ne è un esempio quanto contenuto nel maxi emendamento alla legge di Stabilità, a cui il Senato ha votato la fiducia il 27 novembre, che contiene alcune norme che riguardano il settore energia e pertanto le bollette di tutti i cittadini italiani.

Il maxi emendamento (comma 99), stabilisce che già nel prossimo anno sarà riconosciuto un capacity payment (leggi contributo economico) al termoelettrico italiano, anticipando la sua entrata in vigore, prevista originariamente nel 2017. Perché? Forse perché gli amministratori delegati delle maggiori imprese elettriche da un paio d’anni bussano alle porte per chiederlo?
In ordine di tempo, l’ultimo grido d’allarme era stato lanciato pochi giorni prima (il 20 novembre per la precisione) da Fulvio Conti in audizione alla X Commissione del Senato (ma GDF-Suez Energia Italia lo aveva fatto il 22 ottobre, Assoelettrica il 15 e Sorgenia il 10 ottobre),
L’ad dei Enel aveva riaffermato che senza “il riconoscimento dei costi degli impianti che lavorano poco”, sono a rischio “5.000 MW complessivi, di cui 400 dell’Enel”. Conti aveva criticato gli incentivi alle rinnovabili (coerentemente con quanto sostenuto da sempre), arrivati a rappresentare quasi il 20% del costo della bolletta finale dei consumatori domestici e aveva criticato il fatto che a questo risultato si fosse arrivati anche perché le reti interne di utenza (Riu) “consentono a una buona parte del manifatturiero di non pagarle”.
Le Riu sono imprese che realizzano una centrale nei loro siti ed alimentano le proprie attività industriali senza passare dalla rete di Terna, evitando così di pagare gli oneri; parliamo ad esempio di: Enipower, Barilla, Fiat, ILVA, Lucchini, Polimeri Europa, Solvay, Thyssenkrupp, Acciai Speciali, Unilever, Whirpool Europa.


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