Calcata sommersa dalle nebbie
Ricordo che quando ancora abitavo a Calcata, che è posta in cima ad un acrocoro in mezzo alla valle del fiume Treja, fantasticavo su quel che sarebbe accaduto se il livello del mare, come ormai dicono le previsioni catastrofiste, fosse salito sino a riportarla al suo stato originale... Beh, immagino sappiate che antichissimamente l'acrocoro di Calcata era un isola del paleo Tevere, dalle cui acque era completamente circondata. Mi affacciavo sulle rupi e vedendo le nebbie che salivano immaginavo che fossero acque limacciose pronte a ghermire il paese. A volte tali nebbie superavano il limite delle case e in tal modo appariva come se Calcata fosse sommersa... Ma non era solo fantasia galoppante la mia, c'era anche qualche dubbio abbastanza fondato su una ipotetica diga che qualcuno proponeva per riempire la valle del Treja e creare una sorta di lago artificiale con il borgo al centro.. Una pazzia turistica speculativa per aumentare il fascino del paesino più celebrato della Tuscia...?
Beh, oggi leggendo la notizia che segue, relativa alla possibile sommersione della antica città di Hasankeyf, in territorio curdo controllato dalla turchia, mi è tornato in mente.. l'incubo della sommersione di Calcata
Paolo D'Arpini
Hasankeyf, un’antica città nella provincia di Batman sta rischiando di essere sommersa dall’acqua a causa della diga Ilısu e della centrale idroelettrica già attiva nella zona.
Hasankeyf è un’antica città divisa in due da fiume Tigri che la attraversa da nord verso sud. La sua storia risale a diecimila anni fa. La città, che ha ospitato molte civiltà e che è stata un importante centro per il commercio, è anche uno dei più antichi insediamenti della Mesopotamia. Oggi rischia la distruzione della sua cultura, natura e società.
In occasione dell’Eid al-Adha la città è stata visitata da un gran numero di turisti nazionali e stranieri che tuttavia, mentre passeggiavano per vedere i siti storici, si sono trovati di fronte a degli sbarramenti. Il castello è ancora chiuso con barriere di ferro. La risposta data alla loro domanda sul motivo degli sbarramenti dai venditori di souvenir davanti al castello è stata; “per via del governo Erdoğan”.
Il progetto della diga Ilisu sul Tigri nell’Anatolia sudorientale è uno dei progetti di dighe più controversi al mondo. Nella primavera del 2008 sono iniziati i lavori di costruzione, poi proseguiti con l’aiuto attivo della Germania, dell’Austria e della Svizzera.
Nel luglio 2009, dopo tre anni di proteste continuative a livello locale ed internazionale e dopo continue violazioni degli standard internazionali, i tre stati europei hanno chiuso i loro contratti con la Turchia e il progetto si è fermato. Le banche ed aziende europee hanno fatto lo stesso e solo Austrian Andritz AG è rimasta nel progetto Ilisu.
Nella primavera del 2010 i lavori di costruzione sono ripresi. La Turchia ora cerca di finanziare l’intero progetto da sola (senza denaro dall’Europa) e di portare avanti il progetto ‘Ilisu’ contro la volontà della popolazione locale. Il tempo totale di costruzione è stimato in 7-8 anni.
La diga Ilisu avrebbe un impatto devastante sull’intera regione dell’alta valle del Tigri. Circa 400 chilometri del Tigri e dei suoi affluenti saranno distrutti dal bacino a monte e dal flusso artificiale valle della centrale elettrica. Onde di piena artificiali distruggeranno l’ecosistema a valle della diga, un habitat per specie a rischio a livello globale e flora e fauna ancora sconosciute.
Più di 200 siti archeologici, compresa la bella città di Hasankeyf verranno distrutti. Nei dintorni hanno lasciato le proprie tracce 23 diverse culture, per non parlare di siti non ancora scoperti che hanno visto10.000 anni di storia dell’umanità. Migliaia di persone dovranno lasciare le proprie case; i propri insediamenti e terre agricole verranno allagate. Il piano di costruire la diga Ilisu confligge con trattati internazionali, dato che paesi confinanti come la Siria e l’Iraq non sono stati consultati. Anche i conflitti etnici in Anatolia si intensificheranno.
La diga Ilisu allagherebbe un’area con un patrimonio culturale e naturale così ricco da rispondere a nove dei dieci criteri per diventare sito dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Secondo il rapporto pubblicato da Zeynep Ahunbay, Professore dell’Università di Istanbul, che è anche presidente di ICOMOS Turchia (il Consiglio Internazionale sui Siti e Monumenti che valuta le nomine per lo status di patrimonio dell’umanità) è l’unico posto al mondo ad avvicinarsi tanto ai requisiti dell’UNESCO.
ANF
Fonte: http://www.uikionlus.com/
Turchia, 22 sindaci curdi deposti dalle loro funzioni
http://www.uikionlus.com/
Proteste contro il muro tra Nisêbîn e Qamişlo
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Unione delle Donne Curde inizia una nuova fase di resistenza
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