Famigliola di cinghiali
Adesso ho capito perché il Parco del Treja non mi manda più i suoi comunicati... Per forza ogni volta ci attacco qualche pecetta delle mie, sui miei ricordi calcatesi, che gli rovina la "bella figura".
Per fortuna andando a curiosare su qualche giornale locale on line li recupero e così posso continuare la mia opera dissacratoria. E stavolta parliamo di cinghiali.
Ne avrei abbastanza di storie da raccontare, sufficienti per scrivere un libro di memorie, e magari vincere anche il Premio Pieve (per i racconti e diari personali), mi fermerò però ad alcune piccole dissacrazioni.
Tanto per cominciare dirò che gli ultimi due anni trascorsi a Calcata li ho vissuti in stretta vicinanza con i facoceri.
Paolo pensieroso davanti la casarsa sulla fogna
Arrivavano a pochi metri dalla mia casupola sulla valle e i loro grugniti gioiosi, mentre si satollavano con la merda della fogna a cielo aperto, ormai allietavano il mio riposo. Inoltre, nel famoso Tempio della Spiritualità della Natura, li avevo anche come compagni di meditazione. Anzi avevano scelto il luogo per accasarsi in modo definitivo, scegliendo belle grotticelle e mangiando ogni ben di Dio che cresceva nell'orto.... Le recinzioni erano ormai una rete sbrindellata, gli ingressi divelti, il terreno ben scavato, etc.
Altro che difese e turni di guardia, meglio non farsi vedere soprattutto durante le ore notturne per evitare brutti incontri. Le reti elettrificate (sotto menzionate)? Impossibile montarle a causa della perimetrazione difficile del luogo, tutto rupi e strapiombi. I bestioni, cinghiali caucasici da cento chili ed oltre, avevano inoltre imparato dove trovare cibo in abbondanza, estate ed inverno, e senza fatica, infatti nei pressi del loro santuario (parlo sempre del Tempio ovviamente) c'erano i secchioni traboccanti di delizie...
Il cinghiale (i cinghiali) campa a lungo rovistando e raccogliendo quel che circondava i bidoni non faticava a trovare chili e chili di cibo buono al suo sostentamento. I secchioni erano sempre strapieni di rimasugli gustosi. E gli unici altri concorrenti erano i gatti randagi e qualche cane sfigato. Ma nessun timore di carestie, ogni sabato e domenica c'erano quei due o trecento turisti che contribuivano a creare ricchezza aggiunta (leggasi rifiuti) e che portavano (magari ancora portano, non so) denaro sufficiente al mantenimento del “teatrino Calcata” e del popolo dei cinghiali.
Frotte di turisti in un angoletto di Calcata
Cinque anni fa scrivevo: "I ristoratori festeggiano, i baretti giubilano, gli affittacamere sorridono, i bottegai si sfregano le mani, i bancarellari ghignano, le associazioni “culturali” culturano, i turisti sognano di aver trovato il paese di Bengodi, mentre le immondizie (a spese dei cittadini residenti) aumentano… e soprattutto i cinghiali, protetti e vezzeggiati dal Parco, godono e prolificano a tutto spiano!"
Questa era la bellezza di Calcata! Magari oggi non è più così, forse la situazione è diversa, d'altronde, non essendoci più io, ormai trapelano solo notizie "d'ufficio turistico"
Fiume Treja
Ed eccone una, diramata dal Parco del Treja:
È appena stato pubblicato un articolo sulla prevenzione dei danni
provocati dalla fauna selvatica, e in modo particolare dal cinghiale.
L’articolo è apparso su Gazzetta Ambiente, una rivista scientifica di settore.
Si tratta di un bimestrale edito con il patrocinio del ministero
dell’ambiente, che si occupa specificamente di aree protette.
L’autrice è la dottoressa Valeria Gargini, tecnico naturalista del
Parco, che analizza la situazione generale, le criticità specifiche,
le proposte operative per gli interventi sul campo, le soluzioni
adottate per limitare i danni e i risultati finali, dal 1994 ad oggi.
Si tratta di un’ampia analisi dalla quale si nota subito che il Parco
del Treja occupa una delle posizioni di eccellenza nel quadro
regionale e nazionale delle aree protette.
“È stato soprattutto l’uso delle reti elettrificate che ha consentito
di limitare moltissimo i danni – osserva la dottoressa Gargini –
assegnarle in uso gratuito agli agricoltori si è rivelata una
strategia vincente, che ha ridotto moltissimo i danni, limitato il
costo degli indennizzi e soprattutto appianato i conflitti sociali
generati dalla presenza del cinghiale”.
Alcuni grafici a corredo dell’articolo dimostrano, con la chiarezza
dei numeri, l’andamento annuale delle cifre in campo e la progressiva
riduzione delle denunce per danni e dei relativi indennizzi liquidati
dal Parco.
“I contenuti di questo lungo articolo e la sua pubblicazione su una
rivista così autorevole nell’ambito delle aree protette – sottolinea
il presidente del Parco Gianluca Medici – credo possano rappresentare
un giusto riconoscimento per chi lavora nel Parco.”
Calcata - Paese ideale (delle fiabe)
Paolo D'Arpini
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaUn mio amico agricoltore biologico di Montorgiali, Scansano (Gr), con un cinghiale ci ha fatto amicizia e lo ha chiamato Bettino, me lo ha pure presentato.
RispondiEliminaComunque, Calcata non è cambiata da quando l'hai lasciata, Paolo, e non è certo più quella di 20-25 anni fa, ma è comunque un posto dove posso andare ogniqualvolta ho bisogno di 'schiarirmi' la mente.
Ciao!