lunedì 1 ottobre 2012

Il Consiglio Comunale di Grottammare rifiuta di emanare un Regolamento per la tutela della salute e del benessere degli animali




Un consigliere capogruppo d’opposizione di Grottammare avanza ed illustra in Cons. Com. una interrogazione per l’adozione di un regolamento comunale per la tutela della salute e del benessere degli animali.
      
RESPINTA. Pretestuose e in odor di medioevo le motivazioni dell’assessore all’ambiente - il quale pur dovrebbe sapere che la tutela degli animali è tutt’uno col rispetto ambientale - e quelle del sindaco Merli: Grottammare non ha bisogno di un regolamento del genere; il Comune rispetta gli animali (!), c’è  perfino una spiaggia per cani (!);  per i mercati ambulanti con animali vivi bastano i controlli di Asur, Forestale ecc.; la vendita di animali in mercati come quello di S.Martino [2 giorni consecutivi, n.d.a.] è tradizione (sic), non si può vietare, i commercianti ricorrerebbero al TAR (!); e poi a chiedere queste cose sono solo [udite udite] le “solite tre persone, due sono moglie e marito, più un’altra, e mi meraviglio di lei, consigliere…” (risparmiamoci il resto).
      
Risposte (risposte?) che rendono chi le formula indegno del ruolo che riveste e della funzione istituzionale che è chiamato ad esercitare. Un sindaco che fa dell’ascolto di istanze cittadine una questione numerica, ignora il dovere di rispettare ed eventualmente dar spazio alle istanze anche di un solo cittadino. Con buona pace della foga autocelebratoria con cui il personaggio strombazza un tanto pretenzioso quanto nella pratica estinto sistema partecipativo.
      [ E’solo quando si tratti di tagliar pini a decine in città, che è sufficiente uno sparutissimo gruppo, a presunta rappresentanza di un comitato di quartiere: n’est-ce-pas, sindacomerli? (Grottammare e San Benedetto e il loro infelice primato di città in cui i comitati di quartiere lottano - prontamente accontentati - per l’abbattimento di alberi, mica per impedirlo!). E' quando, anche, si debbano soddisfare categorie dagli interessi “forti”, che bastano le volontà di quattro-cinque gatti, n’est-ce-pas, sindacomerli? ]

      Sindacomerli mistifica consapevolmente la realtà. Amministratori e sindaco sanno molto bene infatti che non “tre persone” ma centinaia e centinaia, invece - da qui e da ogni parte d’Italia - con le loro mail indirizzate a Comune e mezzi d’informazione, hanno chiesto in più occasioni che cessi a Grottammare la barbarie di mercati con animali esposti in vendita anche per intere giornate (e la fiera di San Martino è alle porte!).
Dunque sindacomerli mente, quando parla di istanze avanzate sempre e solo dalle solite “tre persone”.

       Sindacomerli & C. sanno bene di essere inadempienti quanto al recepire e tradurre in Regolamento Comunale decreti nazionali e leggi regionali: vedi la L.R. 10/97 e relativo reg.d’attuazione, e il DPR 31.3.79sui compiti del sindaco in merito a vigilanza sulla protezione degli animali.

A questo adempimento sono stati richiamati più volte da cittadini di ogni parte d’Italia e da note e importanti associazioni locali e nazionali.

      Sanno bene che i controlli [se e quando ci sono] di Asur e Forestale sui mercati con animali vivi sono - vogliamo usare un garbato eufemismo? - “di routine”…  Cosa fa, che sia controllata la regolare certificazione degli animali in vendita, quando li si tiene ore e giorni in condizioni di stress, di innaturale immobilità, esposti alle condizioni climatiche, ai rumori, alla folla accalcata a ridosso delle gabbie, senza che nessuno ponga dei limiti a tanto disagio e sofferenza?
      
Grottesco, poi, non voler vietare il commercio ambulante di animali per il “rischio” che tribunali incalzati da mercanti dalla voce grossa annullino il divieto. E' di fronte alla codarda ipocrisia di tali scelte, che balza agli occhi l’assoluta necessità di un Regolamento comunale che limiti, almeno, il danno.
      
Sindacomerli confonde ciò che è semplicemente arcaico e inaccettabile alla sensibilità odierna, con ciò che definisce e difende come “tradizionela quale è ben altro dalle  manifestazioni di inciviltà e arretratezza culturale che la sua amministrazione continua ad ospitare e consentire.
    
E' evidente che nulla ha a che fare con presunte “tradizioni”, l'ostinazione ad accogliere in città quanto di più diseducativo: non solo il barbaro commercio ambulante di animali,  ma lotterie con in palio vitelli; circhi con animali sulle cui condizioni di detenzione nessun organo competente vigila; spettacoli – vietatissimi altrove – con esibizione di specie esotiche…  

La “tradizione” è altro, esattamente come le moltissime città che tale Regolamento se lo sono civilmente dato, sono altro da questa Grottammare. Borgo rimasto selvaggio per merito dei suoi amministratori.


Sara Di Giuseppe - digiuseppe.sara@gmail.com

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