Cultura che fu...
L’Ue è peggio di Margaret Thatcher
La situazione nel paese sta degenerando in una vera emergenza umanitaria. Di fronte a tutto ciò le elite di Bruxelles, con in testa il commissario all'economia Olli Rehn, mostrano solo indifferenza e ostinazione.
Da quando ho memoria, il Regno Unito ha sempre considerato l'Unione europea una forza del bene in un mondo in difficoltà, per quanto vagamente incompetente e corrotta. Un giudizio che sta diventando sempre più difficile da sostenere. L'Europa unita si sta progressivamente trasformando in un brutale oppressore, indifferente alla democrazia, all'identità nazionale e alle necessità della gente comune.
Questa settimana l'ultimo intervento di Bruxelles potrebbe aver segnato un ennesimo punto di svolta: i burocrati hanno minacciato di far fallire un intero paese a meno che i partiti di opposizione non si impegnino a sostenere il piano di austerity voluto dall'Ue.
Analizziamo i problemi della Grecia dalla giusta prospettiva. La Grande depressione britannica degli anni trenta è entrata a far parte della mitologia nazionale. Erano gli anni dei pasti gratuiti per centinaia di persone ritrovatesi sul lastrico e della disoccupazione di massa, immortalati dai romanzi di George Orwell.
Eppure durante la depressione il pil britannico non è mai calato di più del 10 per cento. In Grecia, al contrario, è già crollato del 13 per cento dal 2008, e secondo gli esperti dovrebbe perdere un ulteriore 7 per cento entro la fine dell'anno. In altre parole, prima del prossimo Natale la depressione della Grecia avrà raggiunto livelli doppi rispetto alla terribile catastrofe economica che ha colpito il Regno Unito 80 anni fa.
Nonostante ciò, l'élite europea continua a comportarsi come se la tragedia dei greci non avesse alcuna importanza. Questa settimana Olli Rehn, l'economista di riferimento dell'Ue, ha parlato di "devastanti conseguenze" in caso di default di Atene. Dal contesto delle affermazioni si capisce benissimo che Rehn è preoccupato delle ripercussioni per gli altri paesi europei, non del futuro della Grecia.
La vita in Grecia, la culla della civiltà europea, è diventata un incubo, ma l'elite europea sembra del tutto indifferente.
Circa centomila attività commerciali sono state costrette a chiudere battenti, e molte altre sono sull'orlo del fallimento. Il numero dei suicidi cresce esponenzialmente, gli omicidi sono raddoppiati e per le strade vagano decine di migliaia di senzatetto. La vita nelle campagne, dove la gente è tornata al baratto, è ancora accettabile. Nei paesi e nelle città le condizioni sono invece insostenibili. Per le minoranze – soprattutto gli albanesi, che non hanno diritti e da tempo accettano i lavori che i greci considerano troppo degradanti – sopravvivere è un'impresa disperata.
Non sono soltanto le famiglie a vivere un incubo. Anche le istituzioni sono al collasso. Diversamente da quanto accaduto nel Regno Unito durante gli anni trenta, la Grecia non ha alle spalle una luna storia di democrazia parlamentare stabile. È passata appena una generazione dalla dittatura dei colonnelli, e oggi, mentre alcune aree del paese sono già sprofondate nell'anarchia, stanno emergendo forze inquietanti.
Appena qualche mese fa i partiti estremisti raccoglievano il favore del 30 per cento della popolazione. Oggi, secondo i sondaggi, la sinistra e la destra radicali sono arrivate al 50 per cento, e la loro avanzata non si ferma. Tra le ragioni del distacco dei greci dalla democrazia c'è sicuramente l'ingerenza dell'Ue, e l'imposizione da parte di Bruxelles del premier-fantoccio Lucas Papademos.
L’idiota di Bruxelles
Alla fine dell'anno scorso sono stato aspramente criticato e addirittura allontanato dallo studio di Newsnight per aver definito il portavoce Ue Amadeu Altafaj-Tardio "l'idiota di Bruxelles". Da allora in molti si sono affannati a sostenere che Altafaj-Tardio è in realtà un uomo intelligente e affascinante. Non ho motivo di dubitarne, e inoltre bisogna tenere presente che si tratta semplicemente di un portavoce al soldo di Olli Rehn, Commissario agli affari economici e monetari.
Eppure se ci ripenso mi accorgo di essere stato fin troppo generoso nelle mie valutazioni. E mi piacerebbe spiegarmi meglio. L'Idiozia è chiaramente una delle cause dei problemi di Bruxelles, e può spiegare molte delle valutazioni risibili e degli errori strategici degli ultimi anni. Tuttavia ciò che mi colpisce di più è l'atteggiamento insensibile e disumano dei commissari Ue come Rehn, che stanno facendo a pezzi un paese che un tempo era fiero, famoso e abbastanza ben gestito.
Sono abbastanza vecchio da ricordare la loro retorica quando Margaret Thatcher portava avanti le sue politiche monetariste per reagire alla recessione dei primi anni ottanta. All'epoca fu accusata di non avere alcuna compassione o umanità.
Eppure tra il 1979 e il 1982 il pil era calato di appena il 6 per cento, meno di un terzo rispetto alla Grecia travolta dalla crisi. Il picco nel tasso di disoccupazione era stato del 10,8 per cento, la metà di quello registrato oggi dalla Grecia.
La verità è che Margaret Tatcher è stata una figura molto più pragmatica e compassionevole di Olli Rehn, del suo portavoce Amadeu Altafaj-Tardio e compagnia. La lady di ferro non avrebbe mai distrutto un intera nazione in nome di un dogma economico.
Per il Regno Unito sarebbe altamente immorale continuare a sostenere la moneta unica europea, un esperimento catastrofico che ha già provocato devastazioni inumane su larga scala. Anche lasciando da parte ogni altra considerazione, dovrebbe bastare il senso di umanità a convincere David Cameron a staccarsi da Bruxelles e correre in aiuto della Grecia.
Peter Oborne
Traduzione di Andrea Sparacino
Fonte primaria: The Daily Telegraph, Londra - l'articolo originale è reperibile al seguente link: http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/greece/9084305/The-callous-cruelty-of-the-EU-is-destroying-Greece-a-once-proud-country.html
sabato 18 febbraio 2012
Peter Oborne: "La situazione in Grecia nella giusta prospettiva..."
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