venerdì 17 febbraio 2012
Rieti... capoluogo del cemento, del cemento, del cemento.... di Gianfranco Paris
In hoc signo vinces... Foto di Gustavo Piccinini
L'ultima trasmissione intitolata Presa diretta, in onda domenica scorsa su RAI TV3 mi fornisce lo spunto per riparlare della politica urbanistica del comune di Rieti.
Il conduttore ha preso in esame tre esempi in campo nazionale: l'isola d'Ischia, la città di Cosenza e la città di Reggio Emilia. Tre esempi emblematici di come la politica urbanistica posta in essere dai comuni italiani sia analoga in tutto il territorio nazionale, sia se governato da amministratori che si dichiarano di appartenere al centro destra che da quelli del centro sinistra.
Cambiano gli strumenti, ma la musica è sempre la stessa!
L'isola d'Ischia è un caso da raccapriccio. Una delle perle del Mediterraneo, celebrata da poeti e frequentata fin dai tempi degli antichi romani per le sue acque salutari, vede ridotte le sue coste ad un agglomerato di cemento, in molti casi incompiuto, che deturpa gli angoli più beli delle sue coste, con case che in alcuni casi occupano addirittura la spiaggia e che, quando arriva l'alta marea, l'acqua salmastra inonda il pianterreno e gli scantinati.
In uno degli scantinati di un albergo è stato sistemato l'archivio del comune di Forio che raccoglie tutte le domande dei condoni, regalati dal Parlamento italiano agli abusivi, che attendono di essere prese in considerazione per la sanatoria.
Migliaia di domande che non possono essere evase per mancanza di personale e anche perché l'architetto che le deve esaminare subisce periodicamente delle minacce.
Ma non basta. Un abusivo, interrogato dal cronista, per difendersi ha riferito che proprio sopra la sua casa c'era una villetta, indicandola alle telecamere, costruita da un Prefetto della Repubblica, accanto alla quale ce n'è un'altra costruita da un familiare di Mastella.
Sono rari i luoghi delle tantissime coste dell'isola immuni da brutture e incompiute di ogni tipo.
A Cosenza le cose sono ancora peggiori. Cosenza è la città dove completò il suo ministerio ecclesiastico l'arcivescovo Trabalzini, dopo aver lasciato da vescovo la città di Rieti.
Qui è stata posta in essere una politica tesa a favorire lo spopolamento del centro storico a favore della valorizzazione urbanistica della periferia che, da agricola, è stata trasformata di zona urbana ad alta intensità abitativa.
Ma non solo, è stata consentita la realizzazione di un grosso centro commerciale con annessi dell'indotto sotto una collina ad alto rischio di frane perché situata in una zona di facile accesso.
Tutte le colline circostanti, bellissime dal punto di vista paesaggistico, sono state invase da migliaia di case che ne hanno snaturato la bellezza e la funzione.
Il discorso del centro storico merita una particolare riflessione.
Il centro storico di Cosenza, come la maggior parte dei centri storici delle città italiane, come ad esempio Rieti, è molto bello e rappresenta la memoria storica dello sviluppo della nostra cultura.
In qualunque parte d'Europa ci si rechi, i centri storici delle città sono oggetto di particolari cure e rappresentano una forte occasione di sviluppo dell'economia turistica.
Quando nel 1970 fu approvata la legge sui suoli, la cosiddetta legge del repubblicano Bucalossi, essa prevedeva che tutti i comuni si dotassero di un piano regolatore prima e di un piano particolareggiato poi per mettere mano ad una intensa campagna di potenziamento del patrimonio urbanistico cittadino.
Questa norma è stata totalmente, o quasi, disattesa e anche quando è stato redatto il piano regolatore non è stato fatto il piano particolareggiato che avrebbe dovuto stabilire nei dettagli come intervenire.
Ho vissuto direttamente questa tragedia urbanistica a Rieti dove, pur essendo stato affidato l'incarico di redigere il piano particolareggiato, non fu redatto perché i sindaci che vennero dopo quella amministrazione preferirono bloccare la città a favore dei tanti palazzinari iscritti ai vari partiti, ed in qualche caso finanziatori, che invece avevano comprato i terreni circostanti il perimetro cittadino.
Così il centro storico di Cosenza oggi è in pieno abbandono. A Cosenza l'amministrazione è appannaggio del centro destra. Il sindaco, una donna, ha mostrato molta insofferenza alle domande del cronista. Abbiamo visto delle immagini veramente squallide e vie completamente abbandonate, senza abitanti e senza vita.
Di recente ho rivisto Palermo dopo 50 anni, stessa situazione, anzi peggio perché a Palermo niente è concesso se non si fa parte di certi ambienti. Sembra impossibile che dopo tanto tempo nulla sia accaduto.
Il centro storico di Rieti ha subito la stessa sorte, ma si è salvato (si fa per dire) a causa del terremoto che ha messo in moto un processo di ristrutturazione a prescindere dal piano particolareggiato e per via di qualche piano di ristrutturazione pilotato sempre dagli stessi palazzinari, mentre ai privati non viene concesso niente.
Il risultato è comunque lo stesso perché da punto di vista della vita economica e sociale il centro storico di Rieti è praticamente quasi morto. Non ci sono più negozi, né attività artigianali che erano l'anima pulsante della Rieti dello scorso secolo, molte le case disabitate e abbandonate.
Il terzo esempio trattato da Presa diretta è quello di Reggio Emilia, amministrazione comunale guidata dal centro sinistra.
Anche qui stessa situazione. Abbiamo sentito il sindaco dichiarare che è bene consentire a chi vuole abbandonare la coltivazione dei terreni di trasformarli in terreni da urbanizzare per due motivi, primo perché si crea lavoro e secondo perché i palazzinari portano soldi al comune con gli oneri di urbanizzazione.
Così anche nella “civilissima” padania si applicano gli stessi metodi del resto d'Italia e il processo di cementificazione assorbe implacabilmente terreni agricoli seminando il panorama paesaggistico d'Italia di brutture e degradando i centri storici e i terreni.
A Rieti l'opera di cementificazione è stata recentemente potenziata dal consiglio comunale con la delibera di approvazione dei Piani Integrati, fortissimamente voluta dall'assessore all'urbanistica, che sarà probabilmente il prossimo candidato sindaco del centro destra reatino alla carica di sindaco. Con la scusa di sanare le tre zone ex industriali degradate del centro cittadino, la delibera consente la presentazione di progetti di cementificazione di tutte le altre poche zone cittadine distribuite a macchia d'olio intorno al centro. Ma mentre le zone ex industriali dovranno essere prima bonificate, e quindi molto probabilmente rimarranno così come sono per altri decenni in attesa di tempi per maggiori facilitazioni, le altre zone verranno a brevissimo invase da case e negozi destinati a rimanere sfitti, atteso che la città di Rieti, anziché aumentare la popolazione, la diminuisce.
Per fortuna che in Italia non la pensano tutti così. C'è qualcuno che si oppone non a parole ma con i fatti, come documentato sempre da Presa diretta. Infatti il sindaco di Colorno Marco Boschini che, insieme al sindaco di Cassinetta Domenico Finiguerra, ha costituito l'Associazione dei comuni virtuosi, ha deciso di non concedere terreni agricoli alla urbanizzazione del cemento, convinto che il vero bene dei suoi amministrati si fa conservando il patrimonio naturale alla collettività rifiutando il finto benessere della cementificazione.
Seguendo esempi di questo genere, Fara Virtuosa prima, e Rieti Virtuosa dopo, sono nate sullo slancio di queste idee e per realizzare le premesse perché nella pubblica amministrazione prevalgano a breve, o a lunga scadenza, queste linee di azione politica concreta.
Una ragione di più perché i cittadini si organizzino a difesa dei loro beni naturali contro ogni effimera speculazione che porta utili solo a pochi e danni a tutta la collettività
Gianfranco Paris
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