mercoledì 8 febbraio 2012

ACTA - Come preparare la dittatura con la scusa del copy right

Foto di Gustavo Piccinini


Funzionario del Parlamento Europeo denuncia la segretezza e la disonestà attorno all’ACTA

Più quelli che hanno avuto parte all’approvazione dell’ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement; Accordo Commerciale Anti-Contraffazione, ndt), scoprono le onerose disposizioni di furto della privacy che l’accordo implica, meno vogliono averci a che fare. L’ultimo caso è quello di un funzionario del Parlamento Europeo incaricato di indagare sulle norme contenute nell’ACTA, funzionario che questa settimana ha abbandonato disgustato il suo incarico dopo aver dichiarato che, fondamentalmente, (il dispositivo delle norme) non era stato esaminato nel modo necessario.

Kader Arif – l’incaricato del rapporto – questa settimana, parlando delle disposizioni di ACTA, ha reso la seguente dichiarazione :
«Intendo denunciare nel modo più forte possibile l’intero meccanismo che ha portato alla firma di questo accordo: nessun coinvolgimento di organizzazioni della società civile, mancanza di trasparenza fin dall’inizio dei negoziati, ripetuta procrastinazione della firma del testo senza che ne venisse data la minima spiegazione, esclusione delle richieste espresse in più occasioni dal parte del Parlamento dell’Unione Europea nelle sue assemblee».

«Tutti sanno che l’accordo ACTA è problematico, sia per il suo impatto sulle libertà civili, sia per il modo con il quale rende perseguibili i provider di internet, sia per le sue conseguenze sulla produzione di farmaci generici, sia per la insignificante protezione che da alle nostre indicazioni geografiche».

«Questo accordo potrebbe avere delle pesanti conseguenze sulle vite dei cittadini, ed infatti è stato fatto tutto in modo da impedire al Parlamento Europeo di poter metter bocca sulla materia. È per questo motivo che oggi, nel momento in cui rendo disponibile questo resoconto – del quale sono stato incaricato – voglio mandare un forte segnale di allerta alla pubblica opinione circa questa inaccettabile situazione. Non prenderò parte a questa finzione».

I sostenitori americani ed europei di ACTA – come del SOPA statunitense (Stop Online Piracy Act) – sostengono sia concepito per la protezione della proprietà intellettuale; i critici invece l’hanno ripetutamente accusato di essere un mostruoso attentato alle libertà civili ed alla privacy dei consumatori, oltre a ledere altri diritti e libertà.

Le critiche mosse all’accordo da Kader Arif – l’incaricato del rapporto – e le sue dimissioni dalla buffonata, sono tanto più significative in quanto si può dire che egli avesse una visione dall'interno sia del testo dell'accordo che del meccanismo stesso con il quale è stato proposto ed approvato strada facendo.

La Electronic Freedom Foundation – un gruppo di controllo che sorveglia sia la privacy su Internet che i temi della libertà – ha scritto in un recente blog post, quanto segue:
«Se ci fosse un qualcosa in grado di racchiudere per intero tutto lo sbagliato dell’attuale funzionamento dei governi, ACTA sarebbe quella cosa». E prosegue: «Negoziato in segreto, l’accordo ACTA ha aggirato i controlli di tutte le istituzioni che vagliano le norme internazionali sugli IP esistenti, e ciò senza un qualsiasi contributo da parte dei parlamenti nazionali, dei legislatori o dei cittadini. Cosa ancora peggiore, l’accordo crea di peso una nuova istituzione globale – il ‘Comitato ACTA’ – che supervisionerà la messa in opera e l’interpretazione che saranno realizzate da membri non eletti e privi del minimo obbligo di trasparenza per i propri atti. Sia nel merito che nel metodo, ACTA è la personificazione di un approccio governativo vecchio e paternalistico – dall’alto al basso – assolutamente fuori passo con la moderna nozione di democrazia partecipativa».

Come se non bastasse, ACTA sta creando negli Stati Uniti una crisi costituzionale: il presidente Obama ha dichiarato che visto che non si tratta di un trattato – e che quindi non è soggetto al parere ed all’approvazione del Senato – quale capo del ramo esecutivo ha di suo i poteri per poterlo approvare. Gli esperti obbiettano che, basandosi su precedenti storici e procedurali, il valutarlo un accordo esclusivamente esecutivo – non importa tale valutazione è fatta a diritto dal presidente – è un falso.

«Il presidente non ha nessuna autorità costituzionale indipendente sulla proprietà intellettuale o sulle politiche di comunicazione, neppure esiste alcune precedente storico di accordi esclusivamente esecutivi in una simile area», così scrivono – sul Washington Post – Jack Goldsmith e Lawrence Lessig, entrambi professori alla Harvard Law School. «Al contrario, la Costituzione assegna al Congresso l’autorità primaria su tali temi, Congresso che ha il compito di fare le leggi che regolano il commercio estero e la proprietà intellettuale».

I sostenitori di ACTA dicono che gli esperti sbagliano. Voi, a chi credete?

J. D. Heyes

Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Massimo Frulla

Fonte > Naturalnews.com

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