venerdì 3 febbraio 2012

Savino Frigiola: “Congelare il debito pubblico, sospendere l’emissione dei titoli del debito, ritorno all’emissione monetaria da parte dello Stato"

Fiat Lux

Lettere inviate e ricevute - Uscire dalla crisi: fare la scelta

L’attuale devastante manovra di 30 miliardi lanciata dal Governo Monti serve solo a far fare cassa ai banchieri e deprimere ulteriormente persone e mercati già fortemente scossi da fallimenti e licenziamenti. Evidentissima la balla di voler ridurre di 30 miliardi il debito pubblico di 1950 miliardi solo se si considera che l’attuale manovra, finalizzata solo a sottrarre risorse al già anemico mercato, con il diffuso e progressivo impoverimento per Tutti, produce contestualmente anche la contrazione del gettito fiscale. La pretestuosità della manovra è dimostrata dall’obbligo di non pagare le pensioni in contanti superiori a 500 €uro a tutto beneficio dell’ingiusto salasso a favore dei banchieri. Invocare l’antiriciclaggio o l’evasione fiscale, a questo proposito, risulta offensivo ed un insulto alla comune intelligenza. Giova sempre ribadire che fisiologicamente la moneta per il mercato è come l’acqua o il sangue nell’organismo umano. Entrambe debbono liberamente circolare senza intoppi ed essere pubbliche poiché assolvono la funzione di pubblica ed insostituibile utilità.

Per uscire dalla crisi e rilanciare sviluppo ed occupazione è indispensabile che i diversi soggetti, circoli, associazioni, comitati, gruppi di vario colore, sindacati di ogni provenienza, desiderosi di recuperare la propria libertà e sicurezza nel proprio futuro, intraprendano una azione comune finalizzata ed imperniata nella condivisione dei tre punti al fine dichiarato di allontanare la cricca bancaria dalla gestione dell’attività politica nazionale.

1) depennare il debito pubblico. congelare subito il debito pubblico e non pagare più i relativi interessi poiché frutto di un raggiro. (esclusi i risparmiatori privati)

2) bloccare la fabbrica dei debiti per fermare la crisi. sospendere l’emissione ed il rinnovo dei titoli di debito pubblico, di prossima scadenza, per evitare di continuare a creare nuovo debito che si somma a quello precedente. Per fermare la fabbrica del debito occorre riportare il potere decisionale nell’ambito delle istituzioni nazionali pubbliche e democratiche, usurpato manipolato dai sussurri confezionatici dai, Bilderberg, Aspen, Trilateral, & C.

3) rilanciare l’economia, il sociale e l’occupazione. Impossibile realizzare anche solo uno dei su menzionati aspetti se non si ottengono nuove risorse, non gravate da debito, come solo il ritorno all’emissione monetaria diretta da parte dello Stato si può conseguire. Ciò è ancora più importante che uscire dall’euro poiché oltre al rilancio economico ci pone al riparo da prossime ed inevitabili tempeste monetarie.

Questi tre punti interdipendenti fra loro sono conseguibili se l’azione da intraprendere prevede il contestuale raggiungimento di tutti e tre gli obbiettivi pena l’impossibilità di realizzarne neanche uno.

1. Il debito pubblico non deve essere pagato poiché scaturito con il cedimento anticostituzionale della sovranità monetaria affidata ai banchieri privati di Bankitalia / BCE. Queste fabbricano e cedono moneta, che a loro non costa nulla, a fronte dei titoli di debito dello Stato, costruendo così il debito pubblico. Oltre a ciò il “debito detestabile” non deve essere pagato, secondo i giuristi internazionali, poiché ricade nei tre requisiti necessari per poter definire un “debito pubblico detestabile” e sono : A) Il governo del Paese deve aver conseguito il prestito senza che i cittadini ne fossero consapevoli e senza il loro consenso.

B) I prestiti devono essere stati utilizzati per attività che non hanno portato benefici alla cittadinanza nel suo complesso. C) I creditori devono essere al corrente di questa situazione economica, e disinteressarsene.

2. Lo Stato sulla scia delle esperienze pregresse, cento anni di emissione della propria Lira e nella consapevolezza del “valore convenzionale della moneta”, in nome e per conto dei propri cittadini, che sono proprio quelli che utilizzandola conferiscono valore alla Lira, deve ritornare ad emettere la propria moneta. Lo Stato deve acquisire a titolo originario la proprietà della Lira e registrarla all’attivo del proprio bilancio al valore corrispondente al signoraggio che si verifica sempre in queste circostanze. L’utile economico di bilancio dello Stato così realizzato dovrà essere impiegato per le pubbliche spese istituzionali, senza produrre ulteriore debito come ora avviene, a dimostrazione che le pubbliche istituzioni possono e debbono essere posizionate al servizio del cittadino e non viceversa come ora accade.

3. L’immissione e la distribuzione sul territorio nazionale della Lira, emessa dallo Stato senza costi, tranne quelli tipografici, come quella realizzata dallo Stato italiano per 100 anni, dal 1874 al 1975, deve avvenire mediante il pagamento delle opere e delle attività di pubblica utilità: a – manutenzione degli edifici pubblici, b – opere a difesa del territorio non più eseguite da 50 anni, c – costruzione di manufatti ed infrastrutture di interesse pubblico nazionale, d – innovazione, cultura, ricerca, istruzione ed attività sociali con programmi di tutela della dignità della terza età, ecc. e – incentivare le aggregazioni: cooperative, corporazioni, gruppi di acquisto solidale ecc.

4. Il rilancio dell’economia, dell’occupazione e delle attività sociali così facendo è talmente evidente e comprensibile da rendere superflua qualunque ulteriore argomentazione. Se non si addiviene in tempi brevi a questa soluzione il declino economico, occupazionale e sociale sarà irreversibile.

Ora è tempo di scelta: o con i cittadini o con i banchieri.

Savino Frigiola

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