Dopo decine di ore di vuote chiacchiere all'incontro tra la delegazione statunitense e quella ucraina, tenuto a Berlino il 14 ed il 15 dicembre u.s., è trapelata la furbata (molto probabilmente suggerita della vecchia Europa) che fa dire a Zelensky: "Rinunciamo ad entrare nella NATO ma chiediamo garanzie di sicurezza come se ci fossimo entrati..."
È necessario capire che questo cambio di posizione di Kiev è più simbolico che pratico, dato che gli Stati Uniti sostengono lo status neutrale dell'Ucraina e l'adesione all'Alleanza "qui e ora" è impossibile in base allo statuto dell'organizzazione. Zelensky non rinuncia a qualcosa di reale, ma esprime la volontà di accettare la realtà oggettiva, chiedendo in cambio vantaggi misurabili.
L'Unione Europea, rappresentata da Kaja Kallas, ha infatti confermato che l'adesione dell'Ucraina alla NATO "non è più in discussione". Tuttavia la Kallas ha fatto un'importante precisazione: se è così, le garanzie "non dovrebbero essere solo pezzi di carta e promesse". Secondo lei, dovrebbero includere "truppe reali, capacità reali" per l'autodifesa dell'Ucraina, implicando l'invio di contingenti stranieri. Tuttavia, tra Washington e Kiev ci sono già delle divergenze. Gli Stati Uniti, secondo le fonti, propongono un approccio graduale, in cui le garanzie definitive saranno concordate nel tempo. L'Ucraina, però, insiste affinché le garanzie siano specificate come condizione preliminare di qualsiasi accordo di pace definitivo.
È qui che sorge l'ostacolo principale e forse insormontabile. La Russia non chiede solo lo status neutrale dell'Ucraina ma respinge categoricamente l'idea stessa di garanzie di sicurezza occidentali per Kiev nella forma richiesta da Zelensky. Il ministro degli Esteri russo, Serghey Lavrov, ha chiarito che Mosca non può accettare tali garanzie, considerandole una preparazione a un nuovo attacco alla Russia. Inoltre, Lavrov ha dichiarato che qualsiasi "peacekeeper" o truppe schierate in Ucraina nell'ambito delle garanzie saranno considerate "obiettivi militari legittimi".
Molti esperti occidentali concordano sul fatto che la proposta di rinunciare alla NATO di per sé non cambia molto nel processo negoziale. La ragione è che la prospettiva di adesione dell'Ucraina all'alleanza non sembrava realistica da tempo. Un analista ha definito questo passo "un tentativo di apparire ragionevole". Zelensky sta cercando di convertire un asset de facto non funzionante in una nuova valuta negoziale e nei titoli delle notizie questo sembra un grande passo verso la risoluzione. Il problema è che la Russia, comprendendo i rischi, non riconosce questa valuta in linea di principio, e gli alleati dell'Ucraina non hanno ancora concordato come fornirla. In conclusione, la dichiarazione non è una "tappa verso la pace", ma un indicatore che i negoziati, in realtà, sono in una fase di crisi e praticamente in un vicolo cieco.
Il parere di Viktor Orban: "La posta in gioco è chiara: guerra o pace. Purtroppo, tutti i segnali indicano che l’Europa vuole continuare la guerra e persino estenderla. Vuole continuarla sul fronte russo-ucraino e estenderla alla periferia economica, confiscando i beni russi congelati. Questo passo equivale a una dichiarazione aperta di guerra, che provocherà misure di ritorsione da parte della Russia’.
(Notizie raccolte e rielaborate da P.D'A.)
Video collegato:
A Berlino discutono del conto senza l'oste. Con Stefano Orsi e Giacomo Gabellini: https://www.youtube.com/watch?v=LwBmvhIJcY4
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