mercoledì 28 giugno 2023

La favola a lieto fine di Prigožin

 

Nuovo vita in campagna dell'ex cuoco di Putin

Dopo i discorsi  di Putin, di questi ultimi giorni, è chiaro che a tutti gli effetti pratici la Wagner non esiste più come forza militare autonoma. I suoi reparti saranno smembrati, buona parte degli effettivi giubilati (con onore, ci mancherebbe), l'equipaggiamento pesante requisito e assegnato alla Rosgvardiya (questo probabilmente è un sovrappiù di cattiveria da parte di Putin, visto che Prigožin, come estrema mediazione, aveva proposto di inserire la Wagner nell'organizzazione della Rosgvardiya). 

I wagneriti che andranno in Bielorussia lo faranno, secondo le parole di Lukashenko, come istruttori per l'esercito bielorusso, vista la loro enorme esperienza sul campo. Non è ancora chiaro che fine farà Prigožin - fine politica, ovviamente, non pare vogliano eliminarlo, ma come capopopolo è finito. Del resto Putin, oltre che nell'onore, lo ha colpito anche nel portafoglio, rivelando che dal maggio 2022 al maggio 2023 il governo russo ha finanziato la Wagner per un totale di 86 miliardi di rubli, mentre la compagnia di catering di Prigožin, la Concorde, ha incassato dal Ministero della Difesa altri 80 miliardi. Alla faccia del disinteressato cavaliere di ventura.

Ad ogni modo, sia le parole di Putin che quelle di Lukashenko hanno definitivamente sgombrato il campo da equivoci e fraintendimenti: la situazione è stata ritenuta preoccupante e l'ipotesi di usare la forza è stata seriamente presa in considerazione, non perché Prigožin potesse conquistare Mosca, ovviamente, ma perché potevano derivare conseguenze pericolose per la tenuta dell'esercito e del paese. Qualcuno ai piani alti poteva unirsi ai rivoltosi? Non si sa e non viene detto, ovviamente. Certamente è possibile, ma non è successo, o se è successo anche costoro sono subito rientrati nei ranghi (ma non credo sia successo). 

Possibile poi che Prigožin sia stato comprato dai servizi occidentali? Non credo molto nemmeno a questo. È un uomo d'affari e i suoi affari li fa, o li faceva, in Russia. Io continuo a credere che abbia fatto quest'alzata d'ingegno perché ormai gli era chiaro che stava perdendo il controllo della gallina dalle uova d'oro, che la legge del 10 giugno era solo l'ultimo anello di una catena che a quello tendeva (prima il divieto di reclutare detenuti, poi il rifiuto di continuare a considerare la Wagner come il primo destinatario di rifornimenti e munizioni, poi i distinguo sul ruolo svolto anche dall'esercito e dell'aviazione nei successi sul campo, eccetera), e che era possibile che i servizi segreti stessero per agire contro di lui a breve. Ha provato a negoziare da una posizione di forza sperando di ricevere più consenso di quanto non abbia ricevuto, magari anche dall'Ucraina e dall'Occidente, e ha perso.

Ad ogni modo, implicato o meno, l'Occidente ci ha creduto, ci ha creduto eccome. E ora è molto deluso, e non solo perché non sono morti dei civili russi o perché le FFAA russe non sono implose. Fateci caso, è tornato tutto l'armamentario retorico dell'inizio del conflitto: Putin solo, Putin isolato, Putin impazzito, Putin rabbioso, Putin all'angolo, Putin umiliato, Putin che ha perso il controllo della situazione. Putin, Putin, Putin, Putin. Come se la Russia fosse Putin. Come se eliminato Putin i problemi per la NATO si risolvano magicamente. E come se l'unica strategia percorribile fosse solo questa: sperare che la Russia, in un modo o nell'altro, si autodistrugga e abbandoni il campo. E in effetti questa è la strategia. Non ce n'è un'altra. Questo è tutto il gran piano. Palla lunga in area e sperare fortissimo.

 Francesco Dall'Aglio




2 commenti:

  1. Commento di Stoltenberg: "La NATO non dovrebbe sottovalutare la Russia dopo gli eventi accaduti nel fine settimana, ha dichiarato martedì il segretario generale dell'Alleanza, Jens Stoltenberg.
    "Non dobbiamo sottovalutare la Russia", ha dichiarato dopo un incontro con i leader di alcuni Paesi membri della NATO all'Aia.

    Ha inoltre invitato a fornire all'Ucraina tutta l'assistenza possibile per rafforzare la sua posizione in eventuali futuri colloqui..."

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  2. Russia. Arriva Zuppi - Scrive RAI NEWS 24: "Il cardinale Matteo Zuppi, inviato pontificio per la pace, inizierà mercoledì la seconda fase della sua missione a Mosca.
    Secondo il servizio stampa della Santa Sede, il viaggio durerà fino al 29 giugno e il suo obiettivo principale è quello di dare un contributo umanitario alla ricerca di "una via d'uscita dall'attuale tragica situazione per raggiungere una pace giusta".

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