Il 22 aprile 2021, in un briefing a Bruxelles, il rappresentante della politica estera dell’UE Peter Stano avanzava la proposta per rilanciare il dialogo tra Russia e Unione europea sul disarmo e la non proliferazione delle armi nucleari. Il diplomatico europeo notava che “l’UE lavora duramente per sostenere i processi multilaterali di disarmo e non proliferazione”. In risposta a tale dichiarazione, il Primo Vicepresidente del Comitato per la Difesa della Duma di Stato Aleksandr Sherin, in un’intervista alle “Izvestija”, osservava che la Federazione Russa può iniziare a considerare l’opzione del disarmo solo dopo che l’occidente l’avrà fatto. È difficile condurre un dialogo adeguato e sentirsi partner alla pari quando le basi della NATO sono intorno a te, aggiunse il politico.
La questione della presenza di armi nucleari della NATO sul territorio dei Paesi europei fu sollevata più di una volta negli ultimi anni. Quindi, a metà 2020, la stampa pubblicò estratti del rapporto dell’Assemblea parlamentare dell’Alleanza del Nord Atlantico, che indicava le posizioni esatte delle testate nucleari nordamericane in Europa. Come si seppe, le informazioni classificate furono pubblicate per errore dalla NATO. Tuttavia, fu grazie ac iò che l’opinione pubblica seppe che i missili NATO, de facto nordamericani, con testate nucleari sono dispiegati in tutto il Vecchio Mondo.
Naturalmente, esperti militari di diversi Paesi ne parlavano da anni, ma per la prima volta fu disponibile l’elenco completo delle basi militari su cui si trovano. La belga Kleine-Brogel, òa tedesco Büchel, le italiane Aviano e Gedi-Torre, l’olandese Volkel e la turca Incirlik, se guardate la mappa dell’Europa, appare chiaro che le testate nordamericane sono disperse sul suo territorio coll’obiettivo di minacciare la Russia . Allo stesso tempo, va notato che tutti i colloqui sulla riduzione dell’escalation intrapresi, tra l’altro, da alti funzionari statunitensi, a volte avevano scarsa aderenza con la realtà.
La nuova amministrazione nordamericana chiariva che non solo non intende ridurre ma, al contrario, espandere la sua presenza militare all’estero. Questo è l’unico modo per valutare la decisione annunciata da Donald Trump di ritirare quasi 12mila truppe nordamericane dalla Germania venisse annullata da Joe Biden meno di un mese dopo il suo insediamento ufficiale. Parlando al dipartimento di Stato degli Stati Uniti all’inizio di febbraio, Biden annunciò la completa interruzione del ritiro delle truppe nordamericane dalla Germania. La motivazione formale della decisione era l’aspettativa su un rapporto del nuovo capo del Pentagono Austin sulla presenza di militari nordamericana nel mondo. Tuttavia, Biden notava che Austin avrebbe intrapreso la revisione globale del dispiegamento di truppe per garantire coerenza tra “politica estera e priorità della sicurezza nazionale”, una dichiarazione percepita da un vari esperti come dichiarazione sull’espansione della presenza dell’esercito nordamericano, anche nei Paesi europei.
E questo nonostante il fatto che i cittadini di questi Paesi a volte si oppongano fortemente non solo all’espansione, ma alla presenza di truppe e armi nordamericane sul loro territorio. Quindi, secondo un’indagine sociologica condotta nel 2019, la stragrande maggioranza dei cittadini tedeschi, l’86%, sosteneva pienamente il divieto di dispiegamento di testate nucleari nordamericane sul territorio tedesco. Allo stesso tempo, tre quarti dei tedeschi non si sentivano al sicuro e l’84% sosteneva il ritiro completo dell’arsenale nucleare degli Stati Uniti dalla Germania. Come osservò il rappresentante ufficiale di Greenpeace, che commissionò lo studio, “I risultati dell’indagine sono una chiara richiesta al governo tedesco di non schierare missili nucleari a medio raggio sul territorio tedesco” (citato da DW).
Tuttavia, è qui che risiede il problema principale della politica europea. Sulle questioni che interessano gli Stati Uniti, una parte significativa dell’élite politica europea preferisce mollare piuttosto che promuovere il punto di vista dei propri elettori. Come sapete, la democrazia tanto elogiata dall’occidente finisce esattamente dove iniziano gli interessi politici nordamericani, e la situazione coll’opinione ignorata dei cittadini tedeschi ne è una conferma. Dopo tutto, non fu intrapresa alcuna azione reale per ritirare i missili nucleari nordamericani dalla Germania e, a quanto pare, non sarà intrapresa. Né ci sarà un referendum sulla questione della loro collocazione. Tuttavia, sarebbe ingenuo aspettarsi il contrario, dato che gli Stati Uniti, come è noto dal marzo 2020, non solo non ritireranno l’arsenale nucleare di stanza in Germania ma, al contrario, pianificano di sostituire le testate obsolete con quelle moderne. L’ammodernamento prevede l’utilizzo delle ultime versioni di bombe aeree guidate B61-12, in grado di mirare accuratamente sul bersaglio usando un sistema di guida inerziale. E il Pentagono prevede di spendere quasi 10 miliardi di dollari in un piano per potenziare l’arsenale nucleare tattico, nonostante tutti i discorsi sulla necessità di “ridurre le armi nucleari”.
E se ciò non bastasse a dimostrare la gravità della situazione, nell’ottobre 2020, secondo la prima agenzia stampa tedesca DPA, l’aviazione tedesca iniziava ad esercitarsi con velivoli in grado di trasportare armi nucleari tattiche. Ciò avvenne nell’ambito delle esercitazioni NATO “Resolute Noon”, inserendosi pienamente nel concetto di “missioni nucleari congiunte” dell’Alleanza Nord Atlantica. E il fatto che ciò contraddica il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, ai partner della NATO, a quanto pare, non interessa. E in generale, molti politici tedeschi, a quanto pare, non sono affatto afflitta da 76 anni di occupazione della Germania da parte degli alleati. Gli Stati Uniti, a differenza dell’URSS, non pensano nemmeno a ritirarne le proprie truppe. Tuttavia, la modernizzazione delle armi e le esercitazioni in Germania sono una parte del quadro generale. Il piano globale della NATO d’intensificare le tensioni in Europa diventa molto chiaro se si guarda alle azioni del primo alleato europeo degli Stati Uniti, la Gran Bretagna, che il 16 marzo annunciò l’aumento delle testate nucleari. Come notato dalla rassegna della politica estera britannica dalla fine della Guerra Fredda, la Gran Bretagna farà ogni sforzo contro le varie “minacce” poste dalla Russia. Tali sforzi comporteranno principalmente l’espansione dell’arsenale nucleare britannico del 44%. In particolare, il numero di missili balistici intercontinentali nucleari Trident in servizio nel Regno Unito dovrebbe essere portato da 180 a 260. Non ridotto, ma ingrandito.
In effetti, la decisione britannica è l’ennesima prova che l’occidente cerca di trascinare la Russia in un’altra corsa agli armamenti. La nuova Guerra Fredda non è più ragionamento di esperti, ma realtà oggettiva del XXI secolo, in cui Russia e altri Paesi cercano di difendere il diritto a un punto di vista alternativo da quello nordamericano, e costruiscono una strategia geopolitica in condizioni di forte pressione esterna. Alla dirigenza nordamericana piace troppo il concetto di mondo unipolare per abbandonarlo facilmente. Inoltre, oggi molti politici nordamericani lo danno per scontato, come ricompensa per aver vinto la Guerra Fredda. E ogni dissenso che non coincida coi loro interessi geopolitici, gli Stati Uniti li valutano inequivocabilmente come minaccia allo stato di cose attuale e che va soppresso con ogni mezzo disponibile, economico , diplomatico, d’intelligence e persino militare: non c’è dubbio che nel processo di “protezione degli interessi nordamericani” verrà utilizzato un ampio arsenale di metodi.
La questione chiave è che la Russia possa dare una risposta degna alle azioni di Stati Uniti e loro alleati della NATO. Certo, è molto più difficile ripristinare le posizioni della Federazione Russa, perse col crollo dell’URSS, che per gli Stati Uniti difendere quelle esistenti, ma finora la Russia si muove nella giusta direzione. L’importante è non rinunciare e non fermarsi.
Konstantin Kotlin, Reporter
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