sabato 3 ottobre 2020

Recovery Fund... la grande fregatura!

 

A proposito di Recovery Fund e della truffa mediatica della “occasione storica per l’Italia”... 

Diciamo intanto che dei 209 miliardi calcolati da Giuseppi (ammesso che ce ne tocchino davvero tanti) quelli erogati come contributi a fondo perduto sarebbero meno della metá: 82 miliardi. Il resto – 127 miliardi – sarebbero semplicemente dei prestiti, che in ogni caso dovremo restituire a partire dal 2027.

Ma c’è di piú, e di peggio. Perché l’ammontare complessivo del Recovery Fund per tutti i paesi europei (750 miliardi, di cui 390 di sussidi e 360 di prestiti) non sará graziosamente elargito dalla Banca Centrale Europea, ma dovrá essere conferito dai 27 Stati membri dell’Unione Europea, in quota-parte. La quota della nostra contribuzione all’UE – com’è noto – è di circa il 12% del totale. Ora, applicando la stessa percentuale alla cifra complessiva del R.F. – quindi moltiplicando 7,5 miliardi per 12 – si potrá agevolmente ricavare l’ammontare della nostra contribuzione al Fund: 90 miliardi (euro piú, euro meno), peraltro da conferire – presumo – in tempi abbastanza brevi.

Se la matematica non è un’opinione, quindi, a fronte dei 90 miliardi da versare pronta cassa, noi dovremmo percepirne 82 di sussidi a fondo perduto, con un saldo negativo di 8 miliardi. Naturalmente, andremo a percepire – se le previsioni di Giuseppi si riveleranno esatte – anche 127 miliardi di prestiti a tassi agevolati. Ma solo gli 82 miliardi saranno (speriamo) una contribuzione netta al nostro bilancio. Gli altri 127 miliardi saranno prestiti, da restituire in poco comode rate e che, peraltro, faranno lievitare sensibilmente il nostro debito pubblico.

Non mi dilungo oltre sul Recovery Fund, rimandando per qualche notizia in piú all’articolo che ho giá citato. Mi sembra chiaro che la “occasione storica” cui si riferiscono Conte, Zingaretti & Associati sia una semplice “partita di giro”: versi e prelevi; e, se prelevi piú di quanto versi, dovrai pareggiare i conti piú tardi, insieme ai relativi interessi. Certo, non è una novitá. L’Unione Europea non ci ha mai regalato niente. Anzi, ci ha tolto tanto, troppo.

Ma non voglio dilungarmi neanche sugli aspetti – diciamo cosí – contabili. Quello che mi preme sottolineare è che, ancora una volta, ci troviamo di fronte al solito bluff del Conte Tacchia, Un bluff che l’allegra brigata giallo-rossa sostiene con compassionevole partecipazione, come se veramente l’Italia stesse per essere coperta di soldi dai noti filantropi dell’Unione Europea.

Cosí, naturalmente, non é. Ma aggiungo che, quand’anche cosí fosse, con gli sperati 209 miliardi dell’UE gli italiani – come tutti gli altri popoli sconquassati dal Covid – potrebbero solamente comprarsi le noccioline o lo zucchero filato. Immaginare che con 209 miliardi di euro si possa rimettere in moto una intera economia nazionale, dopo averla – sia pure per giustificati motivi – tenuta completamente ferma per tre mesi è semplicemente ridicolo. Dopo la distruzione di interi comparti economici, dopo la chiusura di migliaia di realtá imprenditoriali grandi e piccole, dopo 600.000 nuovi disoccupati (e con gli altri in arrivo), dopo tutto questo… qualcuno ha il coraggio di sostenere che qualche miliardata (in larga parte da restituire) possa “rimettere in moto” l’economia?

Il punto è sempre quello: fino a quando gli Stati non si riapproprieranno del diritto-dovere di creare il proprio denaro, delegando tale potere alle banche private ed al sistema finanziario internazionale, nessuna emergenza (sia essa sanitaria o ambientale o di qualunque altro genere) potrá essere affrontata con mezzi adeguati, perché le somme che sarebbero necessarie sono talmente alte da rendere impossibile che gli Stati possano indebitarsi per quelle cifre astronomiche.

Il risultato sono i pannicelli caldi con i quali non si risolve nulla. Sono – magari – i 209 miliardi della odierna “occasione storica”, agitati davanti agli occhi della povera gente; quasi come quel drappo rosso che il torero mostra al toro scalpitante, pochi istanti prima che la perfida spada –abilmente celata fra le pieghe del drappo – trafigga la povera bestia.

Michele Rallo - ralmiche@gmail.com







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