Certi processi sociali non possono essere invertiti, condotti alla rovescia, pena la distruzione stessa del sistema. I populisti, persone al presente con scarse risorse capacitive, non possono accedere direttamente all'apice di una macchina complessa quale è uno Stato. E' come affidare un transatlantico da crociera alla guida di bambini irritati.
La rivendicazione, non solo delle parti sociali meno dotate bensì di ognuno, di ogni cittadino, ad essere parte attiva dell'apparato statale di un Paese o di una Unione di Paesi, è più che legittima. Ma non si può saltare da zero a mille, coi massimi livelli esposti a degli incompetenti. Necessita, al contrario, aprire le porte degli edifici pubblici ad una partecipazione ben organizzata: in cui si parta dai piani bassi, ascendendo anno dopo anno, per risultati conseguiti, ai livelli più elevati.
Ormai possiamo attenderci che fenomeni, anche peggiori del presente populismo, sorgano ovunque, con quali risultati possiamo immaginare. Quindi perché non decidere di compiere quel passo che è stato finora negato, ai singoli Paesi ed all'Unione Europea, dando inizio a un deciso cambiamento di percorso? Sempre più numerosi populisti continuano a puntare solo ai pochi posti del potere politico, del potere legislativo, quando ci sono molti altri luoghi di potere, la maggior parte dei quali può essere occupata subito senza il pericolo di rudi rovesciamenti. Apriamo le porte del pubblico impiego dei singoli Paesi e dell'UE ai populisti e ai cittadini tutti, non continuiamo a mostrare loro solo gli ambienti dell'apice legislativo. Invece mostriamo loro come cambiare per il meglio partendo dalla base: da ogni singolo impiego pubblico potuto partecipare.
Oh, non si tiri in ballo la carta della professionalità. Che forse noi, qui fuori, noi che anzi abbiamo voluto per nostra scelta rimanere al di fuori del calderone statale per ben sapere cosa vi avremmo trovato all'interno, che forse noi, cui mai è venuto in mente di monopolizzare anche solo un pezzettino della sacra Res Publica, non saremmo noi capaci di far meglio, dieci, cento, mille volte rispetto a coloro che invece non provarono alcuna remora a farsi membri di una casta di esseri autoritenentisi superiori al popolo?
Ognuno di noi, persone di buone intenzioni, inizi dunque ad esigere l'assunzione a tempo determinato in tutti gli impieghi pubblici, per consentire una partecipazione propedeutica, concreta, retribuita, ampia e diffusa alla Res Publica. Altrimenti possiamo dire addio ad ogni speranza che le società umane procedano con buoni progressi verso buone destinazioni. Licenziamo in tronco ogni burocrate, ogni carrierista pubblico, ogni assunto a vita nel Pubblico Impiego e come d'incanto, rimossa l'abominevole anomalia, la società fiorirà.
Danilo D'Antonio
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