Il più vecchio e spettacolare episodio di alternanza, nella stessa persona, di un effetto placebo e del suo contrario nocebo, pubblicato nella letteratura scientifica, è quello descritto nel 1957 da Bruno Klopfer, psicologo tedesco. Un signore di nome Wrigth, affetto da un tumore a uno stadio avanzato, chiese al suo medico curante di essere trattato con un farmaco sperimentale. Dopo un’unica iniezione “il tumore si sciolse come una palla di neve su una stufa bollente” scrisse il medico nella cartella clinica. Poco tempo dopo, il signor Wright, ormai ristabilito, lesse casualmente un articolo che parlava dell’inefficacia di quel farmaco nei tumori. Wright peggiorò di lì a pochi giorni. Agli esami presentò metastasi. A quel punto il medico iniettò al paziente dell’acqua raccontandogli di aver ricevuto una nuova versione del farmaco stavolta efficace. Le metastasi scomparvero! Non sappiamo come andò a finire la storia di Herr Wright, ma sappiamo che negli ultimi cinquant’anni sono stati pubblicati più di cento lavori clinici e sperimentali per cercare di comprendere ciò che è incontrovertibile: il manifestarsi di effetti positivi o negativi nella fisiologia di una persona che ha ricevuto acqua fresca credendo fosse un farmaco, oppure che è stato oggetto di buone o cattive parole….”
Nella stesse pagine si possono leggere altri interessanti articoli tra i quali quelli che riguardano le dichiarazioni rilasciate dal neuroscienziato Jack Gallant, dal prof. Fabrizio Benedetti, massimo esperto di placebo, docente di fisiologia all’Università di Torino e direttore del laboratorio dell’Istituto Nazionale di Neuroscienze situato situato al Plateau Rosa ecc.
“Nocebo di massa: una volta le chiamavano isterie collettive. La più recente è quella descritta da universitari cinesi che ha riguardato la contea di Heishn interessata nel 2005 dal fenomeno dell’influenza aviaria. Dopo la diffusione della notizia, nel giro di tre giorni, il 100% aveva la febbre. Ma le analisi hanno escluso che fosse aviaria e che quell’epidemia dipendesse da un microorganismo. Un effetto nocebo di massa.”
(dr. Francesco Bottaccioli)
(dr. Francesco Bottaccioli)
“E’ universalmente noto che in circa il 98% dei pazienti, ai quali viene eseguita una radiografia, nel giorno della diagnosi di cancro non si riscontra alcuna “metastasi polmonare”. Ma in quel giorno al paziente viene anche detta tutta la presunta “verità”. Per la maggior parte di loro si tratta, come essi stessi dicono, di un terribile shock. Alcuni si riprendono perché, ad esempio, hanno delle persone care vicine. Nel 30-40% dei casi con la medicina classica troviamo degli adenocarcinomi polmonari già a partire da tre a quattro settimane più tardi….Negli animali non vediamo simili “metastasi polmonari” Il primario di Klagenfurt in una conferenza a cui ero presente nel 1991 disse: “Il dott. Hamer dice che gli animali hanno la fortuna di non capire quanto dicono i primari (qui si intende la prognosi) e per questo motivo non hanno metastasi” La mia risposta fu: “Professore, per la prima volta oggi lei mi ha citato correttamente. Sembra che lei stia per capire la Nuova Medicina” (R.G. Hamer – “Testamento per una Nuova Medicina” ed. 2003 – pag. 397)
Paola Botta Beltramo
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Nota Aggiunta:
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Nota Aggiunta:
In questi trent’anni di ricerca ho conosciuto persone guarite sia dalle terapie convenzionali che da quelle non convenzionali alle quali si sono affidate prevalentemente coloro che non avevano ottenuto alcun esito con le prime.
La terapia del dr. Di Bella costava, nel 97, in media circa 15 milioni al mese; conosco persone che spendono importi ancora maggiori anche attualmente per cure chemioterapiche non mutuabili -quelle cure che il presidente della regione Emilia-Romagna Vasco Errani vorrebbe rendere mutuabili ma che, affermò in televisione, è impresa assai difficile perché costano dieci volte di più di quelle attuali- e che non sempre, purtroppo, sono risolutive.
Conosco una madre che, a seguito di una diagnosi di malattia incurabile del proprio figlio – da tempo guarito anche per la comprensione dello shock psico-biologico vissuto – sviluppò un tumore al seno e che, avendo compreso che quel tumore era la fase di soluzione dello shock subito per la diagnosi del figlio, ora si è anche lei ristabilita. Due anni fa ad un mio parente venne diagnosticato un tumore con prognosi di quindici giorni di vita. La moglie da quel momento smise di mangiare e fu ricoverata per anoressia. Dagli esami il tumore risulta ora scomparso e la moglie si sta faticosamente riprendendo. Una mia parente oncologa mi ha confermato che a volte si riscontra poco dopo la diagnosi di tumore anche un problema oncologico ad un familiare del paziente.
Le notizie che riguardano le asportazioni di organi a scopo preventivo, per timore di sviluppare tumori, e anche quelle relative alle affermazioni del prof. Veronesi, dell’OMS, della rivista Nature circa la necessità di diminuire le cure chemioterapiche fino ad abolirle, non favoriscono di certo la fiducia in queste cure ; tuttavia stimolano la ricerca anche da parte delle singole persone perché è sempre più evidente che fra le cause delle malattie, oltre agli stili di vita, alimentazione, agenti esterni nocivi ecc. ci sono gli shock psico-biologici. Poiché la mente è soggettiva e individuale in questi casi la consapevolezza del proprio sentito/vissuto è molto importante perché aiuta l’eventuale atto terapeutico, l’approfondimento della conoscenza di sé e la responsabilità di ognuno auspicata anche da un recente premio Nobel per la medicina per gli studi sulla genetica cellulare che affermò che si dovrà rifondare la biologia e tutta la biomedicina che ne deriva a partire dallo studio della complessità e che pertanto si andrà verso una medicina personalizzata nella quale ognuno sarà più responsabile della sua salute. Rilevante anche che nelle facoltà di medicina non si studi la ghiandola pineale e nemmeno quella del Luschka.
Ripropongo quanto affermano le ricerche di filosofia della medicina:
“Poiché la salute psicofisica è di fatto correlata positivamente al grado di benessere e di sviluppo economico, ogni tentativo di ridurre le malattie alle loro componenti molecolari/genetiche è destinato a fallire, dato che ci fa dimenticare l’importanza di fattori ambientali, le abitudini e gli stili di vita…. Ogni malattia è un unicum, ovvero qualcosa di irripetibile e variabile da individuo a individuo….La filosofia raggiungerà i suoi migliori risultati quando si confronterà con le singole scienze. (Mauro Dorato – Filosofi della medicina “Pensare la salute e la malattia” “Il sole214ore” 14-11-2010)
che concordano in parte con l’affermazione dell’antropologo-teosofo Bernardino del Boca : “FINCHE’ NON SARA’ FATTA UNA SINTESI TRA I VARI RAMI DELLA SCIENZA * E NON SI SARA’ SOTTOPOSTA QUESTA SINTESI ALLA LUCE DELLA SPIRITUALITA’, IL FENOMENO UMANO NON POTRA’ ESSERE COMPRESO NELLA SUA FINALITA’ E NEMMENO NELLA SUA ESPRESSIONE INDIVIDUALE” (La Dimensione Umana – 1971) * (anche quelle economiche/finanziarie – http://www.teosofia- bernardino-del-boca.it/ categorie/scienze-finanziarie- economiche/)
Un caro saluto. Paola Botta Beltramo
Interessante e chiaro tutto il concetto. Da tempo mi occupo di questi argomenti sia come terapeuta che, ahimè, come paziente. A completamento di quanto letto, invio una mia poesia e un grazie di cuore per le conferme che ho trovato nel testo.
RispondiEliminaMeta stasi
Me ta sta si
momento sospeso,
attimo di riflessione,
di qua e di là,
a metà.
Meglio pensare:
metà strada,
un pezzo passato
l’altro da fare.
Tu l’hai detto!
Ho sentito!
E ora che è uscito
è stato estirpato.
Fuori!
E’ ora di cambiare.
Altro giro di boa!
Non mi devo attorcigliare…