Durante
la Seconda Guerra Mondiale, vera guerra civile europea, a Milano un
popolano, arguto nella sua ingenuità, si armò di secchia e pennello
e sotto la statua di Garibaldi scrisse: “Bepìn, ven giò ch’in
chi anca mò!”, Giuseppe, vieni giù (dalla statua e dal cavallo di
bronzo) che sono qua ancora una volta. Il Giuseppe, come detto, era
il Garibaldi, e quelli che erano ancora qua erano i Tedeschi, i
Tudesch, in lingua longobarda.
Comportamento
comprensibile, conoscendo il carattere dei Milanesi. Già Lanzone,
altro popolano, ben prima della Magna Charta albionica, si era messo
alla testa del Popolo ed aveva cacciato dalla Città prima i nobili,
poi, per sicurezza, anche il Vescovo con curia annessa. I figuri di
cui prima poterono rientrare solo dopo aver concesso ampie libertà
ed autonomie. Sangue longobardo.
Ma
l’ingenuità del popolano del secolo scorso non poteva traguardare
il futuro e fare una corretta analisi storico-politica.
Né
poteva sapere, il popolano, che molta dell’agiografia della camicia
rossa era falsa, come la presunta vittoria di Bezzecca, ad esempio.
Fu una sconfitta pesante dei garibaldini. I Savoia le avevano buscate
di brutto sia per mare, a Lissa, ove “uomini di ferro su navi di
legno avevano sconfitto uomini di legno su navi di ferro”, come
disse Tempeloff, l’ammiraglio austriaco (per la cronaca: la
maggioranza dei marinai Austriaci era composta da gradesi,
monfalconesi, triestini, istriani, dalmati, e l’ammiraglio dava
ordini in lingua istroveneta). E i Savoia erano stati sculacciati
anche per terra, a Custoza. Avevano bisogno di una vittoria, almeno
mediatica. Così trasformarono Bezzecca da sconfitta in vittoria. La
verità fu un’altra. I bianchi Austriaci occupavano la sommità
della collina, mentre le camicie rosse salivano dalla pianura.
Attaccarono con coraggio, i garibaldini. Ma gli Austriaci sfruttarono
la posizione e scesero facendo a pezzi gli attaccanti. Le cronache
dicono che si impadronirono anche della sedia-trono in velluto rosso
che il Giuseppe si portava dietro, soffrendo di emorroidi. Cronache
poco gloriose. Ed anche il famoso telegramma “obbedisco” fu
spedito quindici giorni dopo la battaglia.
Cronache degne dell’Italia
di oggi.
Tutta
‘sta manfrina per sottolineare che, anche sceso dal monumento, poco
avrebbe potuto fare Garibaldi.
E,
dato che parlo settanta anni dopo, nulla avrebbe dovuto fare.
Basta
leggere i giornali, pieni di vuoto politico e stracolmi di idiozie
sociali. Si litiga sulla legge elettorale e non si fanno leggi a
sostegno della produzione e del lavoro. Si sottolinea lo spettacolo
da piccolo Paese del su est asiatico o del vecchio sud America, con
botte ed insulti in Parlamento, e non si ascolta quello che vuole la
gente.
Abbiamo
l’esempio della Germania, della Grande Germania, che, uscita divisa
dalle elezioni, mica si è messa a berciare come al mercato del
pesce. Si sono messi zitti a lavorare, hanno codificato anche le
pause caffè, e dopo due mesi hanno varato la “Grosse Koalition”.
Destra e Sinistra unite per il bene dei Tedeschi. Ma loro sono gente
seria.
Quindi,
per favore, signora Merkel, appena si sarà rimessa dalla caduta,
venga ad invadere l’Italia. Voi Tedeschi amate l’Italia, non
potete farci niente. Lei ama l’Italia, ci viene in vacanza.
Noi
abbiamo bisogno della vostra serietà, disciplina, organizzazione,
senso della gerarchia. Qui abbiamo gente che ha sommato fino a
venticinque cariche pubbliche (Mastrapasqua), od altri che
percepiscono pensioni da 40.000 (quarantamila) euro al mese (Amato).
E sono solo due esempi.
Qui
gli sprechi dello stato sommano ad 80/90 miliardi di euro l’anno.
Qui
la malavita fattura 100/120 miliardi di euro l’anno.
Da
noi la corruzione viene calcolata dallo Stato (Corte dei Conti) in
circa 80 miliardi di euro l’anno (per me è una cifra
caritatevole)………..
Per
favore, venite per almeno cinque anni a rimettere le cose a posto.
Poi tornatevene a casa, perché rischiereste di essere contagiati
anche voi. Ma in cinque anni riuscireste a mettere la faccenda sui
binari giusti.
Per
favore…..
Peppino,
avevi sbagliato tutto: capisco che l’oro inglese e gli ordini della
tua loggia massonica erano chiari, ma hai combattuto dalla parte
sbagliata.
“Bepìn,
sta sù”, Peppino resta sulla statua, che di danni ne hai fatti
abbastanza.
Fabrizio
Belloni
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