"Se non è zuppa è pan bagnato..." (ma che almeno ci sia il sale...)
Così
recita la antica saggezza del meglio della civiltà latina, quella
dei contadini (già vedo le smorfie dei radical chic, fra una
sniffata ed un crostino al caviale).
In
questo squinternato stivale i media linguetta stanno eseguendo il
“count dawn”, misurando le ore che mancano alla sentenza della
Corte di Cassazione circa il processo, già espletato in due gradi,
che ha condannato il Silvio da Arcore a quattro anni, più un “dietro
la lavagna” per la vita pubblica.
Sia
ben chiaro. Che la Corte confermi, ribalti, posticipi, non cambia un
accidenti di niente. Marasma era, guano rimane. Sono vent’anni che
la casta giocherella con il teatrino delle false baruffe e dei veri
inciuci. Del resto non fece che seguire la tradizione: nella
cosiddetta prima repubblica l’88% delle leggi fu approvata con il
voto favorevole della Balena Bianca, con la connivenza (voto
favorevole o benevola astensione) del P.C.I. Requiem.
Poi arrivò il Cinghialone Craxi. Che volle mettere una bomba ad orologeria sotto il sedere dell’Avvocato, che aveva costruito l’intesa col P.C.I. Ed individuò nel faccendiere Silvio l’uomo della provvidenza (absit injuria verbis). Le televisioni in Italia non si comprano, si regalano!. E così fece il Cinghialone. Creò un polo televisivo avverso allo strapotere della carta stampata in mano ai savoiardi di Torino.
E
fu scontro, culminato nella –finta- operazioni “mani pulite”,
col giullare di turno assunto ad eroe nazionale.
Tutto
falso. Nonostante l’appoggio yankee, memori dello smacco di
Sigonella e vendicativi, l’operazione fu l’apoteosi di Tommaso di
Lampedusa: “fingere di cambiare tutto, perché non cambi nulla”.
Detto,
fatto.
Con
annotazioni deteriori.
Vennero
a galla le seconde, terze, quarte linee dei partiti. Un esempio per
tutti: il buon Pierferdinando Casini, dopo essere stato il bel
ragazzo con Bisaglia, divenne il ragazzo “di bottega” di Rumor,
Prandini e via via fino a diventare il pupillo di Forlani, pur non
possedendo né l’intelligenza politica né la velocità del
Forlani, di cui si diceva che quando parlava emetteva il ruggito del
coniglio.
Oggi
ne vediamo i risultati. Il vuoto pneumatico. Meno 273°, lo zero
assoluto. E ha ragione il Grillo, di cui mi fido come di un serpente
a sonagli che si è svegliato col mal di denti, quando dice che
vogliono, meglio, vorrebbero cambiare la Costituzione, per blindare
Alì Babà e i mille ladroni. Ma non erano solo quaranta? Beati loro!
Fra Camera e Senato, ne abbiamo più di mille.
Senza contare la
cosiddetta “classe di aiutantato”, cioè la massa di dirigenti,
funzionari, grand comìs pubblici che di fatto reggono la baracca.
Tentano, i parassiti, di prolungare il loro potere di arraffa
arraffa, unico scopo vero, ammantato da parole vuote: democrazia,
benessere sociale, giustizia sociale, sviluppo, crescita, difesa dei
deboli……. Bestemmie.
San
Tommaso tentò, con la prima delle sue cinque vie, di dimostrare
l’esistenza di un purchessia dio col principio di Causa –
Effetto. Non mi sembra ci sia riuscito molto, tant’è che i pretoni
devono ricorrere all’irrazionale, la fede.
Noi,
più modestamente e con i piedi per terra, possiamo traslitterare lo
stesso principio alle vicende nostre e tentare di capire se il
Tommaso (di Lampedusa, non quello “Santo”) possa essersi
sbagliato. Potremmo riuscirci.
Ma
solo con una rivoluzione. Vera...
Cioè
prima dentro noi stessi, chiedendoci le cose più scomode,
politicamente scorrette.
Poi
analizzare in modo spietato, cioè senza giudizi di valore (come ci
insegnò il Prof. Miglio, all’Università) cosa siamo, dove siamo,
dove vogliamo arrivare, quali strade, quali mezzi, quali uomini.
Infine
trasmettere le risultanze a quanti più possibile, per aggregare.
Oggi
siamo nelle condizioni di Cartagine: la Banda Bassotti (mi perdoni
Walt Diney) fa baruffa come i sacerdoti punici, per la precedenza
formale nel corteo religioso verso il tempio. E fuori le panzer
divisionen di Scipione si approvvigionavano di sale da spargere sulle
rovine della Città.
Datemi
retta: ammucchiate “sale”: ce ne sarà un piacevole bisogno.
Fabrizio
Belloni
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