Quello
che mi piace è poter guardare i risultati con il distacco di chi non
si sente intimamente legato a nessuno degli schieramenti, o dei
partiti presenti nel circo elettorale. Occhio disincantato, quindi.
Dunque.
Uno
ha vinto, unico.
Uno
ha pareggiato in trasferta.
Tutti
gli altri hanno perso.
Sarà
interessante innanzi tutto contare quanti, tra astenuti, voti
cosiddetti “di protesta” (che poi di protesta non sono: sono
antisistema), schede bianche, schede nulle ci siano in totale. A
questi bisognerà aggiungere anche quelli che si sono rifiutati di
votare e lo hanno fatto mettere a verbale. Una cosa è certa, facendo
i conti della serva: 75% alla grande di votanti; meno i cosiddetti
antisistema che sono il 25%; meno le schede bianche , le nulle ecc.
ecc. si arriva a meno del 50%. Un italiano su due, in un periodo di
crisi, ha voltato le spalle al Patto Sociale. Repubblica di Weimar.
Con quello che ne seguì.
Un’altra
considerazione: nel festival dell’astensionismo e del rifiuto, i
votanti per le “regionali” sono un po’ di più di quelli che
hanno votato per il governo centrale. Indicativo. Non è ancora il
rifiuto totale del sistema (anche se ci stiamo avvicinando a rapidi
passi), ma è la nausea del potere romano. Inizio della fine, C.V.D.
E
veniamo prima di tutto agli sconfitti.
Brilla
Bersani,
fra i perdenti. Già dopo gli exit pool sembrava di sentire il rumore
del lambrusco rosso frizzante stappato. Convinto di vincere, con la
faccia fintamente seria ed umile, è andato però via via
incupendosi, conscio dei sondaggi (quelli veri, non quelli dati dai
giornali-linguetta). Sarà incaricato di formare il governo, cosa che
farà per libido di potere. Non capisce. Ma già all’interno del
partito trinariciuto è cominciata la resa dei conti. Finirà come
Prodi,
notoriamente fatto fuori dai suoi. E Renzi
sta affilando denti, zanne, e coltelli, pronto a prendere quel posto
di guida che, se lo avesse avuto prima avrebbe mantenuto quel 40% di
cui i linguettuti giornalisti gratificavano il PD. Delusione talmente
palpabile da far dire ad uno sprovveduto PD che “così bisogna
andare a nuove elezioni”. Grecia incombente.
Il
flop più elegante e fragoroso è stato quello di Mario
varesotto Monti. Ricordo
un detto che girava a Milano, dipinto sui gabinetti pubblici: “si
credette un Cesare e non fu che un Vespasiano”. L’arroganza non
paga. La spocchia non paga. L’asservimento a poteri forti (Goldman
Sachs) non paga. Ha
creduto che la Politica si possa gestire solo con l’Economia. Non è
vero. E non è doppiamente vero se l’Economia imposta è aberrante,
compulsiva, non diretta al bene del Popolo, ma solo ossequiente a
voleri extra nazionali, a principi sbagliati, a mancanza di buon
senso comune.
Altro
sconfitto è il grazioso Vendola.
Pensava di aggregare solo con frasi rimasticate la vecchia base
comunista, senza rendersi conto che oggi i proletari oggi ragionano
come proprietari di casa (magari col mutuo), proprietari di
un’automobile, e desiderosi di farsi almeno una settimana in una
pensioncina al mare. Non so perché ma mi ricorda una vecchia
settantenne che veste ancora con la minigonna. Patetico.
Maroni
è la reclame dell’ego. Progetti? Ma per favore! Vuole solo sedersi
sulla poltrona di Formigoni,
e dire “il padrone sono me”. Ricordate la secessione? La
Devolution? Il federalismo fiscale? Cosa è riuscita a concludere la
Lega? Nulla? Risposta esatta. Tempo tre anni e la Lombardia a guida
leghista farà la fine del Lazio. Guardia di Finanza allertata. Da
tempo. I voti erano il 10% ed ora sono circa il 4%. Bravi! Così si
vince!
Ingoia (od Ingroia?).
E’ comiciato male, è durato poco ed è finito nel nulla. Non
meriterebbe neppure di essere ignorato. E poi, absit injuria verbis,
ha l’aspetto del menagramo. Torni in Guatemala, ove clima, mare e
fanciulle sono accattivanti, anche per uno come lui.
Giannino.
Pensava di essere al cabaret, con Cochi e Renato o Ale e Franz. E’
scivolato su una stupida manifestazione di megalomania. Annullato.
Saporì.
Il nulla politico, condito da snobismo di casta. In altri tempi lo si
sarebbe definito un radical chic. Inutile e credibile come un quadro
astratto. Pussa via. Sciò.
Pannella:
povero vecchio illuso e romantico. Non può fare neppure più il
buffone di corte. Senilità politica e non solo.
Fini,
Casini…. Chi erano?
Chi se ne ricorda?
E
veniamo a chi ha pareggiato,
pur giocando in trasferta.
Berlusconi.
La cosa che mi pace del Silvio è che sia il padrone del Milan
(Bilan). Ed io sono un Interista
per grazia di dio, tifoso, non oggettivo, e non ammetto
contradditori. Un tanto per far capire come la penso sul Cainano
(non è un errore di battitura).
Però
devo dargli atto che il PdL partiva da un 12/15% quando annunciò il
passo indietro; con una campagna elettorale degna di un mercante di
Honk Kong
che cerca di vendervi un vero Ming, promettendo questo mondo e
quell’altro, ha avuto il merito di convogliare su di sé (Alfano
è un desaparecido) il timore degli Italiani timorosi del
cambiamento, gli Italiani adagiati sul quieto vivere, gli Italiani
che hanno ancora buchi da usare sulla cintura. Ora però Berlusconi
stupido non è: come sa usare il linguaggio mediatico, così come
obbiettivo aveva quello di raggiungere l’ingovernabilità.
Per poi a breve ripresentarsi come l’unto, come colui che cammina
sulle acque e poter dire: “io sono il salvatore”. Obbiettivo
raggiunto, bisogna dargliene atto.
E
veniamo all’unico vincitore: Grillo.
Aveva capito che la gente comincia a capire. Non è poco. In più il
suo “non aver programmi” (come dicevano gli impauriti
concorrenti) era ed è una balla nucleare. E, badate bene, non è il
programma scritto che conta. Su quello si può discutere, anche se
molte delle cose che dicono i 5 stelle non si inquadrano nei voleri
della casta. Ma quello che la gente ha capito è il cambiamento del
Patto Sociale che informa il progetto del Ligure: più
essere Umano, meno consumismo.
E buon senso. Inaccettabile per una società che sta morendo
rotolandosi negli spasmi di un mondo avvinghiato solo al vitello
d’oro.
Ora
Grillo ha un compito importante: tenere il gruppo unito ed evitare
che si romanizzi. Altrimenti rischia l’implosione.
Occhio
a nuove elezioni. Per la casta sarebbe meglio una pistolettata alla
tempia.
Occhio
alle “grandi coalizioni”: farebbero schizzare Grillo al 40/50%.
E
allora?
Questa
è la democrazia gente. Godetevela.
Io
rido.
Fabrizio
Belloni
Il mio calcolo degli antisistema è il seguente:
RispondiElimina- Partecipazione al voto: 75,1%
Cfr.: http://www.cdt.ch/mondo/politica/78741/partecipazione-al-751-in-calo.html
- Schede bianche e/o nulle: 7,15%
Cfr.:
http://www.cdt.ch/mondo/politica/78746/ci-sono-state-1200000-schede-nulle.html
Totale (partecipazione meno le schede bianche o nulle) = 67,95
Dunque il "partito" degli antisistema è del 100% meno il 67,95%, dunque il 32,05%
Un risultato diverso dal tuo (se sbaglio, correggimi per favore, ci tengo all'esattezza: nereo.villa@libero.it), che comunque non rende diversa la tua analisi complessiva, dato che nessun partito, se non sbaglio, ha raggiunto il 32,05%.