sabato 16 febbraio 2013

28 febbraio 2013, Viterbo... "Aridatece il conclave, che ci compete"


L'antipapa Paolo D'Arpini in visita a Viterbo nel 2009


Dopo le dimissioni di Benedetto XVI il conclave è tornato di moda. Noi viterbesi in fatto di conclavi siamo degli specialisti. Infatti, a Viterbo si tennero ben cinque conclavi e furono eletti sei papi ,tra i quali Vicedomino Vicedomini il famoso papa per un giorno. Proprio a Viterbo si coniò il neologismo conclave. Tutto prese le mosse nel lontano 1268 alla morte di papa Clemente IV, avvenuta nella nostra città. Il conclave secondo le antiche regole si doveva celebrare nella città dove era morto il pontefice. Era questa la seconda elezione di un papa che si teneva nella città col simbolo del leone. La prima era stata quella che alla morte di Alessandro IV, aveva visto eletto Urbano IV, che non era cardinale ma solo vescovo e patriarca di Gerusalemme. Si trovava a Viterbo per conferire con Alessandro IV. 

Quando arrivò qui le campane suonavano a morto per la dipartita di quel papa. Dalle prime battute si capì subito che quel conclave non sarebbe stato né semplice né veloce, perché tra gli otto cardinali che componevano il sacro collegio, ce ne erano ben quattro che avevano le carte in regola per diventare papa. Allora Giacomo Pantaleone di Troyes, che non poteva attendere ancora troppo tempo, chiese di essere ascoltato dal collegio dei porporati. Il patriarca che aveva da riferire al papa tanti problemi relativi alla terra santa, pensò che così avrebbe comunque parlato con il futuro papa. Dopo l’esposizione degli argomenti che gli stavano a cuore, andò oltre e tracciò anche un profilo del nuovo papa, che somigliava molto alla sua persona. Fu così bravo che, uscito dalla Chiesa di Santa Maria in Gradi, quel giorno stesso, si trovò eletto papa.

Alla morte di Clemente IV i cardinali erano diciannove e si riuniranno per la prima volta, nel nuovo Palazzo Papale, già inaugurato nel 1266 dal capitano del popolo Raniero Gatti. Le assemblee dei porporati iniziarono nel mese di dicembre del 1268. Da subito ci fu un muro contro muro perché Carlo d’Angiò voleva un papa francese, mentre i cardinali italiani chiedevano un pontefice nazionale.

Dopo diversi mesi il podestà di Viterbo Corrado d’Alviano, aveva ormai usato tutte le buone maniere per convincere il collegio cardinalizio a fare presto l’elezione del nuovo papa. Quando si era reso conto che con le buone maniere non aveva ottenuto niente, era passato ai modi bruschi e alle minacce e si era beccato una scomunica che lo aveva obbligato a lasciare la carica. Intanto il popolo viterbese continuava a protestare perché volevano subito un nuovo papa. Così il mattino presto del 1 giugno 1270 furono sbarrate le porte di Viterbo e subito dopo drappelli di uomini armati condussero tutti i cardinali nel Palazzo Papale e li misero sotto chiave (clausi cum clave). Da qui il neologismo conclave che da quel giorno sarà sempre usato per le elezioni del nuovo papa. Ma Raniero Gatti oltre che chiuderli a chiave, dicendo loro chiaro e tondo che sarebbero usciti solo dopo avere eletto il nuovo papa, stabilì anche le regole che sono state poi inserite da Gregorio X nella costituzione “Ubi Periculum”. In quell’occasione il Capitano del Popolo stabilì anche questi altri punti: per i primi tre giorni del conclave il cibo dei porporati sarebbe stato somministrato regolarmente, nei successivi cinque giorni i cardinali potevano ricevere solo una pietanza. Dopo l’ottavo giorno c’era quasi il digiuno: solo pane, acqua e vino.

Queste regole stabilite a Viterbo dal Capitano del Popolo Raniero Gatti, dopo oltre sette secoli sono state cambiate da Giovanni Paolo II, che ha eliminato la clausura e la restrizione del cibo. I cardinali la sera possono uscire dalla Cappella Sistina per raggiungere il vicino Istituto di S. Marta dove trascorrere la notte; il papa ha anche eliminato la progressiva diminuzione di cibo, ed ha lasciato il quorum di due terzi per le prime tre votazioni, inserendo la maggioranza dalla quarta.
Benedetto XVI durante il suo pontificato (forse già pensava alle dimissioni?) ha modificato questa ultima regola lasciando il quorum di due terzi per tutte le votazioni, finché non si raggiunga la fatidica fumata bianca.

Intanto i vaticanisti proprio in virtù di questa modifica che richiede per tutte le votazioni una maggioranza qualificata di due terzi dei porporati, cominciano a subodorare che c’è il rischio che il prossimo conclave sarà lungo. Ci auguriamo che non superi la durata di due anni e nove mesi che è un primato negativo che ci appartiene.

Dopo l’aeroporto negato, vedere che ci sottraggono anche il conclave più lungo nella storia della Chiesa potrebbe essere un colpo troppo duro; molti viterbesi potrebbero pensare seriamente di buttarsi nelle profonde acque dell’Urcionio.

Giovanni Faperdue

1 commento:

  1. RICORDO MOLTO ANNI FA DI AVER LETTO SU PANORAMA il periodico di denunce più famoso ed eroico in Italia , che paga anche danni stabiliti dal tribunale su querela degli innocenti erroneamente denunciati sui fatti
    PER-CUI dopo 8 secoli Paolo II°modificò la regola delle elezioni dopo tanti secoli di chiacchiere d'intrighi tra accordi pubblici e compromessi privati di darci una disciplina ovvero imponendo sulla votazione , meditazione e preghiera , ristrutturando le celle una per ogni cardinale, controllate/i dalle suore per accelerare non sul digiuno ma sul sacrificio del silenzio il tempo della elezione imponendo la regola della maggioranza 3/4 come dovrebbe essere anche da Noi al Senato della Repubblica , per cambiare la Costituzione, ma senza le celle il silenzio e il controllo sulla regola delle suore del Vaticano i ludici non riescono a farlo dal 1948.
    pure per l' estrazione del lotto 1728, quando Papa Benedetto bandì il gioco, minacciando di scomunicare tutti coloro che avrebbero partecipato. Ma il Papa successivo, Clemente XII, riammise il gioco, lasciando che i ricavi andassero ai poveri, mentre invece Pio VI destinò gran parte dei guadagni alle opere pie.
    Ma nel 1863 al Lotto venne concesso il Monopolio di Stato, perché si giocava in tutto il Paese dove le Ruote, inizialmente, erano sei e nel 1870 divennero otto.
    nel 1737 le estrazioni erano due l’anno;
    nel 1805 diciotto l’anno;
    nel 1807 quindicinali;
    nel 1871 settimanali.
    Un gioco, come si può notare, tra i più popolari, semplice, accattivante.
    Naturalmente non poteva mancare il ritocco da parte dello Stato moderno, che dopo aver portato le estrazioni a due volte la settimana, è arrivato a tre su 11 ruote per l' aggiunta della Ruota Nazionale a garantire sui sogni della cabala , la mamma per tutti

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