Aprilia - Forno per cuocere il pane
Il 29 ottobre 2012 nonostante il
brusco calo di temperature sopraggiunto improvviso, più di una
trentina di residenti di Aprilia sono venuti ad assistere all’evento
bioregionale organizzato dall’Associazione “Memento Naturae” in
collaborazione con “Latium Vetiver” che ha voluto offrire il suo
spazio, “distante dalla città” ma “vicino alla terra”, per
ricordare come Aprilia rappresenti veramente il cardo e il decumano
per questo suo saper essere “Città della Terra”.
Ripartire dal passato per rinnovare il
futuro, è stato un messaggio e non solo un motto, che i relatori
hanno voluto lanciare come sfida propositiva da far accogliere a
tutti gli intervenuti che si sono ritrovati in un posto ben allestito
con grande partecipazione tra pannelli descrittivi e prodotti
attinenti.
In questo clima conviviale, dopo aver
fatto i doverosi ringraziamenti di rito, ha cominciato a parlare
l’insegnante Lorella De Meis, ricordando come questa iniziativa sia
nata da un incontro avvenuto questa estate proprio ad Aprilia.
Durante il solstizio estivo dopo aver dato ad ospiti provenienti da
varie parti d’Italia, una calorosa accoglienza, fatta non solo di
prodotti apriliani caratteristici ma soprattutto di persone che
risiedono lì, sono stati assunti degli impegni e delle
responsabilità per tentare delle progettualità future che non
rimanessero solo sulla carta.
Ecco perché lunedì 29 ottobre, in
ricordo del 75° anno di vita di Aprilia, abbiamo voluto impastare e
consegnare a chi c’era,il lievito madre preparato grazie alle
antiche ricette di donne che conservano ancora gelosamente questo
sapere, affinché potesse essere un seme atto a far risvegliare le
coscienze e a far generare dei frutti futuri che possano portare un
beneficio all’intera Comunità.
Per fare ciò Aprilia aveva
necessariamente bisogno di trovare chi si incaricasse per questa
eventuale possibilità di rinascita; sono pertanto intervenuti il
“padrone di casa” Benito Castorina con il suo vetiver, Francesco
Locicero, responsabile di una azienda a conduzione familiare ormai
nota nel panorama nazionale, che si prende cura delle api e che,
insieme alla sua famiglia sta recuperando i grani antichi che
simboleggiano i territori dell’Agro Pontino e Francesca che si
sente innanzitutto mamma e generosamente vuole offrire le felici
opportunità del vivere sano dei suoi figli a tutti gli altri bimbi
con l’educazione ambientale.
Tutti si sono espressi con un semplice
linguaggio, senza fronzoli, tipico delle persone che respirano e
assaggiano tutti i giorni quella vita a stretto contatto con la
Natura di cui avremmo bisogno un po’ tutti per redimerci dal quel
mondo artificiale e troppo virtuale con cui ci hanno ingabbiato.
Lavorazione del Vetiver
Benito Castorina ha spiegato come quella
pianta miracolosa che cura da diversi anni, potrebbe far nascere
migliaia di micro-imprese in tutta Italia, visti gli “effetti
collaterali positivi” che genera. Ma proprio per queste sue
caratteristiche la fanno considerare una pianta “molto scomoda”,
perché risolverebbe troppi problemi e non permetterebbe ai lor(di)
signori di continuare a guadagnare e speculare dalle troppe
situazioni remunerative che conosciamo bene.
Anche Locicero, sulla stessa lunghezza
d’onda di Castorina, ha voluto ribadire che in una società dove
c’è attenzione più alla “durabilità dei materiali” per far
“ricomprare”, che all’uso di questi per un opportuno risparmio
intelligente di risorse. Ha auspicato che molte aziende agricole
guardassero oltre allo scopo abietto di mero lucro, per il quale
ingannano con prodotti scadenti, inquinano i terreni con sostanze
dannose e trascurano quei ritmi naturali e quell’orologio biologico
che appartiene a tutti gli esseri viventi che coabitano con noi
nella Madre Natura. Tutti si potrebbero adoperare invece per
trasformare il loro modo di fare produttività attraverso uno stile
di vita più virtuoso e più consono.
È stata poi la volta del Prof. Mario
Polia, che ha letteralmente incantato i presenti con citazioni
classiche alternate a detti popolari, ricordando che a contare
veramente sono le cose semplici ed essenziali, come per esempio quel
semplice farro che al tempo di Roma antica, è stato la cosa più
sacra e preziosa da condividere con gli Dei. Sì perché quel grano
di cui ci nutriamo è la “carne della nostra Terra”, è il suo
corpo che tutti noi mangiamo e a volte sfruttiamo, dimenticandoci
come da una spiga si ricava quel minuscolo chicco di grano da far
germogliare. La sua nascita non avviene da sola, ma è il frutto
della volontà, il vero motore silenzioso, per far fare un salto di
qualità e per guardare con rosee prospettive al nostro futuro.
Appartiene quindi a questo genere di azioni “sacre” che pervadono
tutta una Comunità che si sforza e si prodiga nel fare tutto questo,
quella che si dovrebbe chiamare Civiltà.
Da tutte queste conclusioni, si può
capire meglio perché, in questa occasione, abbiamo scelto
volutamente di non fare il classico convegno dal quale a volte
rimangono solo parole anziché azioni concrete. Il perché abbiamo
cercato un posto “impervio” che serva a non farci dimenticare
come il contatto con la Natura insegni il sacrificio e non la vita
comoda. Anche per questo non era importante essere in tanti, ciò che
contava era solo essere motivati ed avere la voglia concreta di
cambiare qualcosa e si è visto questo già nell’organizzazione
stessa da parte di tutte quelle persone che lo hanno permesso,
adoperandosi fin da subito, ognuno mettendo in campo disponibilità,
estro, fantasia, competenza e professionalità al servizio degli
altri.
Solo con questa predisposizione
spontanea e questo atteggiamento volontaristico, oggi si può fare la
differenza. Ora che la politica è sempre più lontana dalla vita
reale, ora che la gente comune ha capito che bisogna fermarsi un
attimo per comprendere da dove ripartire, è finalmente ora il
momento propizio per far tornare a volare quelle rondini che in tempi
passati hanno consegnato dignità alle genti di questi luoghi.
Ma per farlo non occorre solo
abbandonare il paradigma, svuotato e ormai privo di senso, di questa
società artificiale che si è staccata dalle sue radici, o
annichilire il sistema di vita per uccidere i popoli che hanno creato
i mercanti del nostro pianeta: bisogna anche ridimensionare con
intelligenza e con gli strumenti attualmente disponibili, quella
visione marcatamente antropocentrica che sta portando alla catastrofe
l’umanità.
Benito Castorina
In chiave bioregionale quindi è
opportuno adoperarsi ad agire con delle modalità e degli intenti,
che comportino solo quelle piccole trasformazioni nei contesti in cui
viviamo, necessari esclusivamente alla propria sussistenza e non
permettere più gli stravolgimenti degli habitat naturali o le
distruzioni continue di biodiversità dettati dal lucro, dagli
sprechi e dai consumi eccessivi.
Sorseggiando il vetiver trasformatosi
all’occorrenza in Tè e degustando un April-pizza con l’aggiunta
di un po’ di miele abbiamo tracciato un cammino che ci auguriamo
che le persone di Aprilia vorranno intraprendere con noi. E già a
fine gennaio è in programma un appuntamento che potrà proseguire in
questa direzione.
Riccardo Oliva
Memento Naturae
Memento Naturae
Campo del Vetiver di Aprilia