venerdì 20 aprile 2018

Grazie al Fair Play di Putin la terza guerra mondiale può attendere...



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Tranquilli, non ho la sfera di cristallo. Quando dopo il lancio di missili contro la Siria del 14 aprile 2018 scrivevo che eravamo ad un passo dalla guerra non esercitavo alcuna virtù divinatoria, né utilizzavo notizie segretissime riservate a pochi eletti. Semplicemente – come in altre occasioni – analizzavo fatti noti a tutti, li collegavo tra loro e tentavo di dedurre le possibili conseguenze. Al di là del clima generale che ormai aleggia da qualche tempo, i fatti specifici erano due: primo, l’assassinio di una ex spia russa in Inghilterra, chiaramente “fabbricato” dai servizi inglesi (o loro alleati) per incolpare i russi; secondo, la nomina a ministro degli Esteri USA di Mike Pompeo, un “falco” che guarda al Medio Oriente con la stessa ottica del premier israeliano Benjamin Netanyau. Aggiungendo a ciò il mutato atteggiamento di Trump (preoccupato soltanto di non apparire amico di Putin per non prestare il fianco al russiagate), ne avevo dedotto che gli americani si preparassero a sferrare un attacco. Avevo ipotizzato contro l’Iran, mentre poi l’oggetto dell’aggressione è stato invece la Siria. Ma, siamo lì.

Inventata di sana pianta la “giustificazione” del bombardamento: l’uso da parte della Siria di armi chimiche. L’arsenale chimico siriano è stato distrutto (con la supervisione della NATO) nel 2014. Gli Stati Uniti, invece, hanno conservato qualcosina, che naturalmente non hanno mai utilizzato. A meno che – sospettano i soliti impiccioni – non si sia trovato il modo di far arrivare una piccola dotazione ai ribelli “moderati”, via CIA. In passato – come è emerso dalle inchieste internazionali – ad usare armi chimiche sono stati i “ribelli”, tentando di addossarne la responsabilità all’esercito governativo.

Complottismo? Forse. Sta di fatto che tutto il materiale fotografico e filmato proveniente dalla Siria (lo stesso usato anche dai nostri telegiornali) giunge da due organizzazioni “filantropiche” che operano in quel paese (ma soltanto nelle zone controllate dai ribelli) e che sono generosamente finanziate da USA e Inghilterra: l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (con sede a Londra) e i cosiddetti “elmetti bianchi”, che si definiscono Difesa Civile Siriana e che hanno ricevuto dagli Stati Uniti un finanziamento di 23 milioni di dollari.

Molte delle immagini che scorrono sui nostri televisori – comprese quelle che mostrano gli effetti di pretesi attacchi coi gas – sono state “prodotte” da quelle organizzazioni e sono degli autentici falsi. Su Youtube è possibile acquisire notizie di prima mano sugli “elmetti bianchi” (https://www.youtube.com/watch?v=79gAGGpVvuw). Ed è anche possibile vedere i “registi” al lavoro per truccare scene e riprese (https://www.youtube.com/watch?v=nCFvmtmBQG).

D’altro canto, che le armi chimiche siriane non esistano lo sanno anche i cani. Se qualcuno aveva dei dubbi – e negli ambienti diplomatici e dei servizi non ne aveva nessuno – sarebbe bastato attendere una settimana, per consentire agli inviati dell’organismo ONU per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) di effettuare la loro ispezione e di certificare che l’accusa era stata fabbricata ad arte. Ma Trump non ha voluto attendere qualche giorno, e questo proprio per evitare di dover prendere atto del risultato dell’ispezione.

Ma, al di là del retroscena siriano, cosa è realmente accaduto e, soprattutto, cosa potrà accadere nel prossimo futuro? È accaduto che gli americani hanno fatto il minimo sindacale, ma si sono ben guardati dallo spingere la provocazione fino al punto di suscitare una reazione militare di Mosca. Hanno comunicato quali sarebbero stati gli obiettivi dell’attacco ai russi, in modo che questi potessero a loro volta avvisare i siriani, onde evacuare i siti e sgombrare i materiali. Dopo di che hanno scaricato su tre obiettivi 112 missili che avrebbero dovuto essere “intelligenti”, ma che si sono dimostrati così stupidi da farsi abbattere quasi tutti dalla contraerea siriana: solo 3 hanno raggiunto il bersaglio, causando un paio di feriti e limitati danni materiali. Costo della pagliacciata per il contribuente americano: 240 milioni di dollari, più o meno 500 miliardi delle nostre vecchie lire. Niente male per gettare nella pattumiera cento e rotti missili nuovi di zecca.

Trump ha salvato la faccia, si fa per dire. La May ha ribadito per l’Inghilterra il ruolo di cameriera degli Stati Uniti. Il giovanotto di Parigi ha confermato per la Francia quello di sguattera. Il volenteroso Gentiloni ha fatto il massimo che poteva fare, offrendo ai padroni il supporto logistico dell’Italia; senza un voto del parlamento, naturalmente.

Putin ha reagito con molto fair play, annunziando ritorsioni in campo economico. Ma evitando – almeno per il momento – una risposta militare.
Abbiamo tirato tutti un sospiro di sollievo. Ma, attenzione, il pericolo non è finito: c’è chi continua a lavorare per scatenare una terza guerra mondiale.


Michele Rallo - ralmiche@gmail.com

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