Tranquilli,
non ho la sfera di cristallo. Quando dopo il lancio di missili contro la Siria del 14 aprile 2018 scrivevo che eravamo ad un passo dalla guerra non esercitavo alcuna virtù
divinatoria, né utilizzavo notizie segretissime riservate a pochi
eletti. Semplicemente – come in altre occasioni – analizzavo
fatti noti a tutti, li collegavo tra loro e tentavo di dedurre le
possibili conseguenze. Al di là del clima generale che ormai aleggia
da qualche tempo, i fatti specifici erano due: primo, l’assassinio
di una ex spia russa in Inghilterra, chiaramente “fabbricato” dai
servizi inglesi (o loro alleati) per incolpare i russi; secondo, la
nomina a ministro degli Esteri USA di Mike Pompeo, un “falco” che
guarda al Medio Oriente con la stessa ottica del premier israeliano
Benjamin Netanyau. Aggiungendo a ciò il mutato atteggiamento di
Trump (preoccupato soltanto di non apparire amico di Putin per non
prestare il fianco al russiagate),
ne avevo dedotto che gli americani si preparassero a sferrare un
attacco. Avevo ipotizzato contro l’Iran, mentre poi l’oggetto
dell’aggressione è stato invece la Siria. Ma, siamo lì.
Inventata
di sana pianta la “giustificazione” del bombardamento: l’uso da
parte della Siria di armi chimiche. L’arsenale chimico siriano è
stato distrutto (con la supervisione della NATO) nel 2014. Gli Stati
Uniti, invece, hanno conservato qualcosina, che naturalmente non
hanno mai utilizzato. A meno che – sospettano i soliti impiccioni –
non si sia trovato il modo di far arrivare una piccola dotazione ai
ribelli “moderati”, via CIA. In passato – come è emerso dalle
inchieste internazionali – ad usare armi chimiche sono stati i
“ribelli”, tentando di addossarne la responsabilità all’esercito
governativo.
Complottismo?
Forse. Sta di fatto che tutto il materiale fotografico e filmato
proveniente dalla Siria (lo stesso usato anche dai nostri
telegiornali) giunge da due organizzazioni “filantropiche” che
operano in quel paese (ma soltanto nelle zone controllate dai
ribelli) e che sono generosamente finanziate da USA e Inghilterra:
l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (con sede a Londra) e i
cosiddetti “elmetti bianchi”, che si definiscono Difesa Civile
Siriana e che hanno ricevuto dagli Stati Uniti un finanziamento di 23
milioni di dollari.
Molte
delle immagini che scorrono sui nostri televisori – comprese quelle
che mostrano gli effetti di pretesi attacchi coi gas – sono state
“prodotte” da quelle organizzazioni e sono degli autentici falsi.
Su Youtube è possibile acquisire notizie di prima mano sugli
“elmetti bianchi” (https://www.youtube.com/watch?v=79gAGGpVvuw).
Ed è anche possibile vedere i “registi” al lavoro per truccare
scene e riprese (https://www.youtube.com/watch?v=nCFvmtmBQG).
D’altro
canto, che le armi chimiche siriane non esistano lo sanno anche i
cani. Se qualcuno aveva dei dubbi – e negli ambienti diplomatici e
dei servizi non ne aveva nessuno – sarebbe bastato attendere una
settimana, per consentire agli inviati dell’organismo ONU per la
proibizione delle armi chimiche (OPCW) di effettuare la loro
ispezione e di certificare che l’accusa era stata fabbricata ad
arte. Ma Trump non ha voluto attendere qualche giorno, e questo
proprio per evitare di dover prendere atto del risultato
dell’ispezione.
Ma,
al di là del retroscena siriano, cosa è realmente accaduto e,
soprattutto, cosa potrà accadere nel prossimo futuro? È accaduto
che gli americani hanno fatto il minimo sindacale, ma si sono ben
guardati dallo spingere la provocazione fino al punto di suscitare
una reazione militare di Mosca. Hanno comunicato quali sarebbero
stati gli obiettivi dell’attacco ai russi, in modo che questi
potessero a loro volta avvisare i siriani, onde evacuare i siti e
sgombrare i materiali. Dopo di che hanno scaricato su tre obiettivi
112 missili che avrebbero dovuto essere “intelligenti”, ma che si
sono dimostrati così stupidi da farsi abbattere quasi tutti dalla
contraerea siriana: solo 3 hanno raggiunto il bersaglio, causando un
paio di feriti e limitati danni materiali. Costo della pagliacciata
per il contribuente americano: 240 milioni di dollari, più o meno
500 miliardi delle nostre vecchie lire. Niente male per gettare nella
pattumiera cento e rotti missili nuovi di zecca.
Trump
ha salvato la faccia, si fa per dire. La May ha ribadito per
l’Inghilterra il ruolo di cameriera degli Stati Uniti. Il
giovanotto di Parigi ha confermato per la Francia quello di
sguattera. Il volenteroso Gentiloni ha fatto il massimo che poteva
fare, offrendo ai padroni il supporto logistico dell’Italia; senza
un voto del parlamento, naturalmente.
Putin
ha reagito con molto fair
play,
annunziando ritorsioni in campo economico. Ma evitando – almeno per
il momento – una risposta militare.
Abbiamo
tirato tutti un sospiro di sollievo. Ma, attenzione, il pericolo non
è finito: c’è chi continua a lavorare per scatenare una terza
guerra mondiale.
Michele Rallo - ralmiche@gmail.com
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