Prima storia - Questa democrazia
è come certe automobili
La macchina
automobile è uno strumentum diaboli. Volete la riprova? Prendete il paragone
con una bella ragazza: la fanciulla dobbiamo portarla in giro noi e farla
divertire noi. La automobile (di seguito apocopata nel vocabolo d’uso corrente
“auto”) ti porta in giro lei e ti fa divertire lei: ti dà la gioia,
contrabbandandola per felicità.
In questo schifo
di società dell’apparire è addirittura assurta a status symbol. Il peggio del
peggio.
Questa mattina
presto (sono vecchio!) assistevo, con una dose di masochismo, non lo nego, ad
una delle solite trasmissioni che mostrano politici ed addetti ai lavori,
giornalisti, opinionisti, tuttologi e canea simile, disquisire sulla “Cloaca
maxima”, sul pasticciaccio romano, ove il più sano ha la rogna, come dice un
saggio adagio popolare.
Gli esponenti
politici non trovavano di meglio che cercare di dimostrarsi estranei e il filo
conduttore era “ma anche voi ci siete dentro”, come se fosse una
giustificazione.
Mi è balenata la
similitudine con certe auto.
La democrazia, che
considero sempre più il male assoluto, è la causa del marciume. Il sistema
genera farabutti e permette loro di proliferare, ingrandirsi e lucrare
sfruttando le debolezze endemiche della democrazia stessa.
Vedete, un’auto,
quando la compriamo, rimbambiti dalla pubblicità martellante, ci dà gioia.
Gratifica il nostro senso di possesso, spesso anche il nostro gusto estetico,
ci fa sentire padroni della strada, e ammirati dagli altri. Esattamente come fu
la democrazia quando ci fu imposta da Potenze straniere (USA, URSS e Vaticano).
Ci ubriacammo di…. “libertà” (tanto non esisteva la prova palloncino, allora) e
cominciammo a guidare sulla strada della vita privata e pubblica.
Ma le auto, si sa,
hanno alcune caratteristiche. Innanzitutto bevono benzina o carburante diesel
(con varianti gpl o metano, ma sono marginali). E il carburante costa. Anche i
cavalli consumano carburante, il fieno. Ma vuoi mettere?
E fino a qui siamo
nella norma.
Ma l’auto
necessita di altro. Ha la batteria, le candele, l’impianto elettrico, i
lubrificanti, i gas per il condizionatore, le ruote, l’impianto di
alimentazione e di distribuzione nonché di accensione, i filtri, l’antifurto, i
freni…..
Ed ognuno dei
marchingegni elencati è soggetto ad usura, va cambiato, rabboccato,
controllato. Altrimenti l’auto si ferma, dichiara agitazione sindacale e non si
muove.
L’Italia mi sembra
un’ auto la cui batteria si è scaricata: incuria e nulla manutenzione. La
produzione di beni e servizi non ha più energia, Pil a picco.
Inoltre ha il
serbatoio pressoché vuoto: non abbiamo prestato la dovuta attenzione alla spia
della riserva. Autonomia di pochi chilometri temporali.
In compenso dischi
e pastiglie dei freni sono ai titoli di coda: il burrone davanti è troppo
vicino per riuscire a frenare in tempo. Pianteremo il piede sul pedale ma
l’abbrivio ci porterà nel precipizio.
Il condizionatore
d’aria non funziona più da mesi. O troppo caldo o troppo freddo: non abbiamo
imparato a gestire né noi stessi, né l’ambiente e ne soffriamo le conseguenze.
L’antifurto è una
barzelletta: mi ricordo quel capolavoro di Walt Disney, Biancaneve, con i sette
nani che al termine della giornata chiudono la miniera di pietre preziose per
tornare a casa. Poi, Cucciolo appende la chiave all’esterno della porta della
miniera.. L’antifurto delle auto è il simbolo dell’Italia di oggi: infatti ne
rubano centinaia al giorno.
“Ma anche gli
altri Paesi sono come un’auto”, mi ribatte qualcuno.
Vero, ma andate in
Germania, e controllate il parco macchine. La media è di auto molto più
giovani, tenute con i tagliandi regolari, con rispetto maggiore delle leggi del
codice stradale e del buon senso. I fessi sono ovunque, certo, ma è una
questione di percentuali.
E la rabbia sta
nel fatto che abbiamo i migliori carrozzieri del mondo, ed eccellenze (sempre
restando nel paragone “Italia – auto”) che tutti ci invidiano. Le linee delle auto sono le più belle, come la più bella è l’Italia. Alcune Case
sono irraggiungibili: Ferrari, Maserati, Lamborghini, oppure la antiche e
splendide “500”
e la “600”
che rimisero in piedi il Paese.
Il problema sono
gli autisti: i nostri sono dei neopatentati, ubriachi di guida, che non
capiscono cosa è l’auto-Italia e che non la sanno guidare.
Non basta perciò
cambiare auto. Dobbiamo cambiare autisti.
Dobbiamo curare di
più l’auto-Italia.
E magari trovare
un autista professionista.
Il ciarpame che
guida ora non è in grado di condurre neppure un carretto tirato da un asino,
animale nobile e intelligente.
Soprattutto se paragonato
al conducente.
In definitiva
anche l’auto, come la democrazia, è nata, vive, ma è destinata (e non nel lungo
periodo) a morire. Ci saranno altre forme di trasporto, altri mezzi di
comunicazione.
Come per la democrazia, che ormai è pronta
per lo sfascia carrozze, per la rottamazione.
Seconda Storia - Cuccioli
e bastardi
Sabato, 7 dicembre 2014, un
amico mi ha detto che, finito di lavorare alle sei, prima del solito, è
tuttavia riuscito a rincasare solo a mezzanotte passata.
Motivo: insieme
alla moglie ed ad altri volontari ha dovuto accudire, sistemare circa 340
cuccioli di cane sequestrati dalla Polizia a bordo di un TIR ungherese, diretto
a Napoli, nelle dichiarazioni del farabutto alla guida.
Cuccioli di tutte
le razze, “pregiate” ovviamente. “Cuccioli pregiati” nel senso che possono
essere rivenduti a caro prezzo, comunque inferiore e di molto a quello di
mercato. Mi ha fatto vedere il breve
filmato che ha ripreso col telefonino.
Roba da stringere
il cuore.
Non sono un
esperto, ma credo che togliere a sei settimane il cucciolo alla madre sia un
atto da gente che ha solo l’aspetto umano, ma che dentro è una montagna di
putrefazione.
In più, il mio
amico ha constatato il grado di fame che le bestiole avevano: in breve tempo
hanno divorato una montagna di cibo che, sotto la guida di un veterinario
mobilitato dalle Forze dell’Ordine, seguiva insieme ai volontari tutta la
squallida e tenerissima vicenda.
Poi i cuccioli
sono stati alloggiati in un centro apposito, in parte nel goriziano, in parte a
Trieste, in parte nell’udinese. 340 non sono pochi.
Ora mi sembra sia
giunto il momento di iniziare una campagna stampa, mediatica, generale, con
coinvolgimento delle scuole. Per me è questione di civiltà.
Non sono un
animalista talebano, con preconcetti e ricerca di punti di riferimento fuori da
me: diffido di chi lo ricerca fuori da sé. Ma mi considero parte della natura,
e gli animali e le piante sono fratelli coi quali condividere la strada della
vita. E li guardo, se me lo consentite, con amore e rispetto.
E, forse per l’età
e le esperienze della vita, non sopporto più la violenza contro i più deboli:
donne, anziani, bambini, animali che siano.
Razza di bastardo,
vieni a “discutere” con me. Anche se sono vecchio ti pitturo tante di quelle
sberle sul tuo muso di bastardo che sei, da far dire a chi ti conosceva:
“peccato, era così un bel ragazzo!”. Purtroppo siamo in un Paese ove anche un
rumeno che ha ucciso col furgone otto ragazzi era stato messo ai domiciliari.
Figuratevi!
Per legge del
contrappasso, una persona a me cara mi ha detto che se dipendesse da lei,
metterebbe il bastardo ad accudire i cuccioli, sotto stretta sorveglianza,
pulendo, dando loro da mangiare, curandoli finché l’ultimo dei 340 non abbia
trovato sistemazione. E se sbaglia, pedate nel lato B.
E vorrei spendere
due parole anche per quei minorati che, acquistandoli, alimentano l’immondo
mercato: ma non avete mai guardato negli occhi un cane, bastardi? Un cane non
bisogna viziarlo, ma rispettarlo ed amarlo, questo sì. E rispettarlo vuol dire,
fra mille altre cose, lasciarlo il tempo giusto alla madre, che a sua volta non
è una catena di montaggio, ma che ha i suoi tempi, i suoi ritmi, come la Natura ha stabilito.
Bastardi, siete
solo dei poveri, inutili, miserabili bastardi, falliti nella vita, quella vera,
quella dentro di voi.
Fabrizio Belloni
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