venerdì 20 gennaio 2012

Imbeccate di "servizio" alla rivolta siciliana - Ovvero: Come si strumentalizza una protesta popolare per demolirla




Ho partecipato negli anni ‘70 alla rivolta di Reggio Capoluogo in Calabria. Facevo parte di uno dei comitati della rivolta insieme a Santo Amato che qualcuno sicuramente ricorderà.

Fin quando rimase autonoma la rivolta stava creando seri problemi al sistema e poteva estendersi al resto della regione e arrivare a Napoli.

Ma il potere ebbe una bella pensata: usò Ciccio Franco, all’epoca capo dei boia chi molla, che divenne in seguito senatore del MSI (che coincidenza!) per trasformarla in una protesta di campanile.

Il ministero dell’interno infiltrò alcuni comitati con elementi della ‘ndrangheta e con spioni professionisti (tutti di destra, guarda caso!) e per ultime diede incarico a quel galantuomo di Almirante in un famoso comizio tenuto a Villa San Giovanni di fare il pompiere e spegnere l’incendio.

Ho letto da qualche parte che oggi in Sicilia un deputato del partito di Fini (degno erede dell’Almirante) sta appoggiando la rivolta siciliana. Se i siciliani dovessero accettare elementi dei partiti, specialmente di destra, come avvenne in Calabria, possono dire addio alla rivolta dei forconi.

Già i giornali di ieri (imbeccati certamente dal potere) hanno cominciato a parlare di infiltrazioni mafiose del movimento siciliano col chiaro intento di criminalizzarlo.

Roberto Sestito

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Commento di Maurizio Barozzi:

Mi associo, correggendo solo là, dove dici, che ad un certo punto il ministero degli interni infiltrò alcuni Comitati. Non è esatto, le infiltrazioni vi erano già fin dalla nascita delle rivolta di Reggio. Comunque sia basta leggere vari atti processuali, le relazioni della Commissione stragi del parlamento, confessioni di pentiti e dissociati, desecretazioni di documenti, e così via, per constatare, se pur ce ne fosse bisogno (non abbiamo gli anelli al naso), di come, allepoca, tanti capi, capetti e ducetti e loro luogotenenti erano in “servizio permanente effettivo” di chi di dovere. E da quel Servizio non si scenda mai.

Detto questo, si pone però un problema sempre ricorrente nella Storia. Intanto diciamo che Lorsignori, a fronte di certe misure che il mondialismo impone, temono sicuramente il montare di una rabbia popolare che potrebbe divenire incontrollata. E’ ovvio quindi che cerchino, attraverso i mass media, di etichettarla, con nomi, simboli e bandiere di gruppi che potrebbero essere, a torto o a ragione, facilmente criminalizzati. Mafia compresa. Ed infatti, i TG già stanno facendo questa immonda bisogna. Ma aggiungo: vuoi che i Servizi stiano fermi? Ovviamente no, è chiaro che cercheranno di mettere in campo ogni genere di provocazione e attivare tutti quegli elementi che a loro sono, da sempre, collusi.

Ergo, teoricamente, dovremmo subito denunciare quanti, singoli o gruppi, che si mischiano in quella rivolta potrebbero essere in odore di collusione con i Servizi e invitare altri gruppi, che magari sono in buona fede, di partecipare alla rivolta popolare senza ostentare simboli e bandiere di parte. Meglio ancora invitare la popolazione del luogo a cacciar via chi cerca di etichettare la rivolta.
Ma la storia, però, insegna anche che le rivoluzioni non si possono fare solo con i puri, nè tanto meno sentenziando a tavolino. Spesso, anzi sempre, fra questi puri sono frammisti gli “sporchi” che fanno un loro gioco per conto altrui (sempre e comunque). Il vero problema è far si che questi mascalzoni non prevalgono, non riescano nei loro intenti, anzi che le loro azioni, tornino a vantaggio della rivolta.

C’è il famoso esempio storico della rivoluzione bolscevica, dove nel comitato rivoluzionario c’era una spia della polizia zarista (non ricordo il nome, ma ne parlò poi anche Lenin). Orbene, costui, mentre da una parte faceva la spia alla polizia, dall’altra doveva partecipare alle azioni terroristiche, anzi progettarle lui stesso.

Il problema, allora come sempre, è quindi nei rapporti di forza: ovvero che i rivoluzionari siano più forti dei balordi, in modo che le azioni contrarie dei balordi, siano meno importanti del loro apporto che, giocoforza, devono dare alla causa.

Purtroppo ho paura che, di questi tempi, i rapporti di forza siano talmente sproporzionati che alla fine a prevalere saranno le “provocazioni”, non gli atti di rivolta in sè stessi.

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