sabato 22 febbraio 2020

24 febbraio 2020 - La prescrizione del Pifferaio sull'Arno


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Siamo al giro di boa? Forse. Secondo molti, il
giorno della veritá sará  lunedí 24 febbraio 2020, quando
andrá in aula alla Camera il disegno di legge Costa, che
cancella l’abolizione della prescrizione voluta dal
ministro Fofó.

Secondo le previsioni, il ddl Costa dovrebbe essere
respinto alla Camera, dove il governo dispone della
maggioranza anche senza i voti di Renzi. Ma, se i
renziani voteranno contro alla Camera, lo scenario sará
destinato a ripetersi poi in Senato, dove, senza i 17
senatori renziani, il governo Giuseppi II non ha la
maggioranza.

É a quel punto – se le cose dovessero andare cosí –
che il governo si troverebbe senza la maggioranza in uno
dei due rami del parlamento; cosa di cui il signor
Presidente della Repubblica dovrebbe necessariamente
prendere atto.

Chiedo scusa per i tanti condizionali (avrebbe,
sarebbe, dovrebbe...) ma il Vispo Tereso ci ha abituati a
repentini cambi di programma. Comunque, una cosa é
certa: Giuseppi II non sta sereno, ed ha iniziato a
esternare contro quest’altro Matteo con una animositá
fin’ora riservata soltanto al primo Matteo, quello verde.
Gli é che l’ex “avvocato del popolo” non riesce a
nascondere il suo rancore contro chiunque tenti di
togliergli la poltrona da sotto il sedere. Lui ama alla
follía il mondo dorato dei summit europei, che lo fa
sentire tanto importante, va in sollucchero quando puó
sussurrare all’orecchio della Merkel (tutti i gusti sono
gusti) o quando puó darsi del “tu” con Macron. E, per
contro, detesta dal profondo del cuore chiunque minacci
di interrompere quel sogno di insperata grandezza.

Ma torniamo al Pifferaio dell’Arno. Qual’é il suo
progetto? Proviamo a immaginarlo, con le cautele del
caso. Dunque, il nostro é stato – insieme a Grillo –
l’inventore di quella incredibile maggioranza “giallo-
fucsia” che aveva (ed ha) il solo scopo di impedire le
elezioni anticipate.

Ottenuto questo primo risultato, il Bomba ha
cominciato a lavorare sul secondo obiettivo: creare un
proprio partito – Italia Viva – per evitare la decimazione
dei suoi da parte dello Zingarello, quando questi avrebbe
compilato le liste per le future elezioni.

Purtroppo per lui, peró, tutti i sondaggi fin qui
realizzati hanno impietosamente attribuito al partito
renziano una percentuale ben al di sotto di quel 5% che,
con ogni probabilitá, sará la soglia di sbarramento che si
dovrá superare per entrare in parlamento. Inoltre,
avvicinandosi la scadenza della maxi-infornata dei posti
di sottogoverno (400 circa), numerosi segnali indicano
che PD (con LEU al séguito) e Cinque Stelle vorrebbero
fare la parte del leone, lasciando a Italia Viva solo le
briciole.

Ecco perché il Pifferaio dell’Arno si sta dando
tanto daffare per rimarcare un suo ruolo, per occupare
uno spazio politico, per segnalare all’opinione pubblica
di essere ancóra vivo e vegeto.

Inoltre – come si é giá detto nelle settimane scorse
– l’obiettivo originario del Mattacchione toscano era di
assicurare la sopravvivenza della legislatura, non quella
del governo Conte. É quindi possibile che il Vispo
Tereso abbia deciso che é giunto il momento di liquidare
Giuseppi, utilizzando come pretesto l’ultima trovata
manettara di un Movimento 5 Stelle giunto al capolinea.
Come reagirá Giuseppi e, con lui, Giggino, lo
Zingarello e tutto l’intero stato maggiore della
fantasmagorica maggioranza giallo-fucsia? Sembra, con
una campagna acquisti nel campo nemico. Da alcuni
giorni nei corridoi di palazzo Madama si sussurra
dell’esistenza di un gruppo di 15 senatori assortiti (fra
berlusconiani alla frutta, renziani timorosi e moderati
vari), sicuri di non riuscire a tornare sui banchi del
parlamento in caso di elezioni anticipate epperció
speranzosi di mantenere in vita questa legislatura il piú a
lungo possibile, prima dell’inevitabile addio. Questi
desperados – stando sempre ai “si dice” – sarebbero
disponibili ad abbandonare chi li ha fatti eleggere
(Berlusconi e Renzi, nella maggior parte dei casi) ed a
costituire una nuova forza politica, cosiddetta
“responsabile”, pronta a prendere il posto dei renziani.

Ma, a questo punto, ci sarebbe un’altra
complicazione. Saremmo in presenza di una crisi di
governo (con l’uscita di un partito della coalizione) e
della formazione di una nuova maggioranza. Ció
imporrebbe – e qui il condizionale é quirinalizio – le
dimissioni del governo e la formazione di un nuovo
esecutivo, previo voto di fiducia dei due rami del
parlamento.

Giuseppi, dunque, dovrebbe cambiare nuovamente
maggioranza, ammesso che Mattarella non si decida
finalmente a sciogliere le Camere. Lui – Giuseppi –
smentisce recisamente di voler guidare un nuovo
esecutivo. Ma non sono in molti a credergli. Io
personalmente sono convinto che Giuseppi sarebbe

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pronto a una terza e poi a una quarta e poi a una quinta
maggioranza diversa, pur di non traslocare da palazzo
Chigi; ma la mia é solamente un’opinione, eretica per
giunta.

Non ci resta che attendere il 24 febbraio per
cominciare a intravedere i possibili sviluppi. Intanto,
peró, si raccolgono i rumors. E, fra questi, una
particolare attenzione viene data alle indiscrezioni di
fonte Rocco Casalino, il Richelieu di Giuseppi II.
Orbene, ad un anonimo interlocutore il Roccolieu
avrebbe detto: «Amore, ci sará un Conte ter. Stai
tranquillo.»

Difficile ignorare questa “voce dal sen fuggita”:
sembrerebbe non soltanto confermare una crisi in
dirittura d’arrivo, ma anche un certo lavorío
dell’ambiente giuseppino per mantenersi al potere. E
chissá – mi permetto di aggiungere – se l’ex avvocato del
popolo non sia andato al Colle, in queste ore, proprio per
sondare le intenzioni di Mattarella per una eventualitá
del genere.

Quanto sopra, peró, non comporterebbe
automaticamente elezioni anticipate, quantomeno non
immediate. Ci sarebbero comunque i tentativi della
venticinquesima ora per formare una maggioranza
purchessía, poi ci sarebbe il referendum per confermare
o meno la riduzione del numero dei parlamentari
(dall’esito non scontato), e poi ancóra i tempi tecnici per
il recepimento degli esiti referendari, il tutto seguíto
dalla necessaria pausa estiva. Ad andare benissimo, non
si potrebbe votare prima di ottobre o novembre.
Nel frattempo, Renzi-Penelope continuerebbe a
tessere la sua tela (e forse a disfarla di notte). E i Proci
continuerebbero a banchettare, nell’attesa di spartirsi i
400 posti di sottogoverno.

Michele Rallo - ralmiche@gmail.com

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