martedì 4 febbraio 2020

Libia- Tripoli (o Bengasi) bel suol d'amore


Risultato immagini per germania conferenza sulla Libia partecipazione di Conte"

...alla conferenza sulla Libia del 19 gennaio 2020  in Germania, un Conte sempre piú ignorato, isolato, marginalizzato, tenta di dire qualcosa che possa indurre gli altri a dargli un minimo di ascolto. E butta sul tavolo una disponibilitá dell’Italia (da verificare peró in parlamento) a mandare in Libia un “numero significativo” di suoi soldati per fungere da “forza d’interposizione”  fra le parti in lotta. Allucinante... Gli altri si mettono d’accordo per fregarci, e noi mandiamo i nostri soldati a rischiare la vita per difendere gli interessi di chi vuole cacciarci dalla Libia. Peggio di Giuseppi aveva fatto solo il Cavaliere, che aveva mandato i nostri aerei a bombardare i nostri amici per favorire i nostri nemici.

La veritá é che l’Italia non ha piú una politica estera.
Ormai da diversi anni, da quando Moro é stato ucciso e da
quando Craxi e Andreotti sono stati eliminati dalla scena
politica. Noi avevamo una grande politica estera, tracciata
da Enrico Mattei e dall’ENI nel dopoguerra, e poi portata
avanti dai governi guidati da una Democrazia Cristiana
ancóra dignitosa. Era una politica estera che esaltava il
ruolo mediterraneo dell’Italia e che si estrinsecava in una
linea filo-araba ardita ma al tempo stesso avveduta, senza
venir meno ai doveri di membri dell’Alleanza Atlantica.
Era stato Enrico Mattei a tracciare quella linea, in
nome della difesa dei nostri interessi economici e in
particolare petroliferi. Linea che era poi proseguita fin
quasi alla fine del XX secolo. Fra gli ultimi episodi,
ricordo il nostro ruolo forte, fortissimo in Libia, ai tempi
dell’operazione Hilton, quando il generale Miceli salvó la
vita a Gheddafi e fece fallire il golpe inglese per riportare
al potere il fondamentalismo dei Senussi. O il cosiddetto

“Lodo Moro”, il patto segreto con Arafat che tenne l’Italia
al riparo del terrorismo palestinese negli anni ’70. Lo
sgambetto di Craxi ai francesi in Tunisia, che ci consentí
di portare al potere il filoitaliano Ben Alí, sovvertendo la
tradizione francofila della politica tunisina. O, ancóra, il
braccio di ferro che a Sigonella oppose Craxi al Presidente
USA Reagan, per onorare il lodo Moro e sottrarre il
palestinese Abu Abas alla cattura da parte americana.
Tutto questo – e altro ancóra – fu fatto senza venir
meno ai doveri dell’alleanza con gli “occidentali”. Anzi,
recando a quella alleanza il valore aggiunto del nostro
rapporto privilegiato col mondo arabo. Al punto che, in un
dato momento, l’Italia ebbe attribuito un ruolo di guida del
“fianco sud” dell’Alleanza Atlantica. Ruolo che ebbe
anche una sanzione ufficiale nel 1969, quando il Comando
delle forze navali NATO del Sud Europa venne affidato a
un italiano, l’ammiraglio Gino Birindelli.

A un certo punto, peró – apro una parentesi – la
politica mediterranea di Washington mutó indirizzo,
puntando tutte le sue carte su Israele e tralasciando l’Italia.
Se il mondo arabo é oggi in agitazione continua, se l’ISIS
é stata a un passo dal distruggere Siria e Irak, se la riva
sud del Mediterraneo é preda di una destabilizzazione che
minaccia di insidiare la pace anche sulla riva nord, se la
Turchia maramaldeggia, se la Libia é in fiamme... se tutto
questo si é verificato negli ultimi anni, molto
probabilmente tutto questo, anche tutto questo é derivato
da quella scelta americana di abbandonare il rapporto
privilegiato con l’Italia e di sposare la linea diplomatica
israeliana.

Chiudo la parentesi e torno ai poblemi dell’oggi.
L’Italia deve ritrovare la dignitá della politica e, con essa,
riprendere il filo della grande tradizione diplomatica che
ha segnato la nostra storia, dal raggiungimento dell’unitá
nazionale sin quasi alla fine del Novecento.

Ma soltanto nel contesto generale di un ritorno alla
politica, alla grande politica, potrá darsi luogo anche a un
ritorno alla grande diplomazia. Intendendo, con questo,
non uno sterile esercizio di equilibrismi internazionali, o
peggio – come si usa oggi – un vacuo susseguirsi di
chiacchierate, passerelle e “colazioni di lavoro”...
intendendo una cosa ben diversa: una visione lucida della
realtá internazionale, la cognizione precisa di quello che é
il nostro interesse nazionale, la difesa dura, senza
tentennamenti, senza mezze misure della nostra sicurezza
nazionale.

Beninteso, che la politica estera sia strettamente
“nazionale”, senza delegare nulla ai “grandi alleati”, senza
sposare acriticamente alcuna causa, senza legarci ad alcuna
“crociata”, senza farci turlupinare da “primavere arabe”
costruite a tavolino, e senza mandare i nostri soldati a
morire per interessi che non siano quelli dell’Italia.
Quanto alla situazione in Libia – e concludo – il
nostro interesse principale é che i turchi tolgano le tende e
che ci sia un governo stabile con cui interloquire. E
pazienza se questo governo non dovesse essere quello
“riconosciuto dalla comunitá internazionale”...

Michele Rallo - ralmiche@gmail.com

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Articolo collegato: https://it.sputniknews.com/politica/202001198535937-larrivo-dei-partecipanti-alla-conferenza-di-berlino-sulla-libia-inclusi-putin-e-conte/

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