Quanti colli aveva la città falisca di Narce? Tre, dice la leggenda, ma si sospetta molti di più. Dopo Narce, Pizzopiede, e Monte li Santi, ci sarebbero Calcata, Santa Maria e anche la Rocchetta e Pizzo Primara.
La visita ci conduce sulla collina di Pizzopiede, dove è possibile visitare due tombe a camera con sarcofagi in tufo, e su quella della Rocchetta, suo vicino pago fortificato. La passeggiata offre scorci veramente tipici di questa area. Primo fra tutti il fosso del Peccato, profonda gola dalle strette pareti, boscose in cima e orrifiche nel profondo.
Appuntamento:
Domenica 8 marzo – “Tutti i colli di Narce”
Appuntamento alle ore 9,30 al parcheggio comunale di Calcata (Vt).
Per informazioni e prenotazioni: Associazione delle Forre
Alessandra Forti 0761 587199 – 333 4227889
Il programma completo delle visite guidate è sul sito del parco.
Si raccomandano abiti comodi e scarpe da trekking. Il pranzo è al sacco.
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Post Scriptum:
Testimonianza dell'archeologa Gilda Bocconi
Non ricordo esattamente quando andai per la prima volta a Calcata ma ho ben presente il senso di vertigine che ebbi nel passare sul ponte sospeso nel vuoto e poi sulla via stretta fra il dirupo e la parete rocciosa, messi i piedi in terra, l'accogliente piazzetta mi rassicurò definitivamente. Passai sotto la porta e in poco tempo, oltrepassato il paese medio ed entrata in quello antico, mi sono trovata di nuovo affacciata sul nulla, in posizione aerea in uno sfolgorio di verde e di sole. Rimasi incantata dal contrasto fra il borgo piuttosto piccolo,
raccolto, dalle architetture graziose, quasi un nido, e gli aspri e selvaggi
orridi della valle del Treja. Narce si ergeva ardita proprio di fronte,
Narce, la favolosa Narce! Croce e delizia di una generazione di archeologi
italiani ed inglesi. In quel periodo frequentavo i corsi di proto-storia
europea e, benchè non avessi partecipato agli scavi, vivevo l'atmosfera
bollente delle dispute e delle gelosie che aveva suscitato quel
ritrovamento importantissimo. L'insediamento testimoniava infatti una
continuità di vita dal Medio Bronzo (XIV° sec. a.C.) al VI° secolo a. C..
In seguito gli abitanti si erano spostati anche su Pizzo Piede, Montelisanti e
sull'attuale Calcata. Era la prova dell'autoctonia degli Etruschi e dei
Falisci, accettando però l'ipotesi dell'arrivo di piccoli gruppi, mercanti e
artigiani, provenienti soprattutto dal mondo egeo-anatolico. Tornai a
Calcata in seguito, quando seppi come il Comitato per Calcata Viva fosse
riuscito a far togliere il vincolo di inabitabilità. Fu allora che conobbi anche Paolo D'Arpini. Malgrado l'aspetto egli ha portato avanti molte iniziative per la valorizzazione della valle del Treja: la lotta per impedire una discarica inquinante, la difesa dell'identità locale, con il bioregionalismo, e altre attività per la libertà individuale e la spiritualità della natura.
Osservando lo stemma di Calcata, ho cercato di spiegarmi meglio questo nome (ed il suo significato). In effetti la forma è quella di un tallone, tallone di calcare, cioè roccia, ma forse il nome è estensibile anche ad un altro vicino insediamento diruto, in cui vi sono i resti della chiesa di Santa Maria di Calcata. Nell'antichità era indicato come 'tallone' anche la pietra al centro dei circoli sacri, ove erano celebrati i riti ed i sacrifici, certo nella zona son stati ritrovati diversi templi sin ora di epoca ellenistica (IV° sec. a.C.) mentre sappiamo che Narce (Fescennium?) risale all'età del bronzo. Chissà se proprio nell'attuale Calcata fosse situata l'antica area sacra? Probabilmente resta solo un'ipotesi, una sensazione, così come Paolo 'sente' ed immagina gli
antichi falisci della valle del Treja nello spirito arguto e smaliziato dei
'Fescennini' e le preghiere alla Dea Madre, manifestazione della natura e
della vita.
Gilda Bocconi
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