giovedì 12 settembre 2013

Viterbo altra - Come l'Urcionio, da fiume sacro a fetida fogna


Viterbo - La mia testimonianza sul fiume Urcionio e sul tradimento delle proprie origini

La bambina mi fissava curiosa mentre attonito contemplavo il panorama dal cortile alto del palazzo dei Priori. “Com’è strano visitare Viterbo con gli occhi di chi non la conosce..” dichiarò seriamente quasi rivolta a se stessa, mentre la madre, una giovane e bella signora di nome Barbara, mi indicava la sottostante piazza dei Caduti, dicendo “ecco lì sotto scorre l’Urcionio!”.
Aguzzai la vista e non scorgendo altro che la spianata di un ampio parcheggio, con alla sinistra i ruderi di una chiesa e a destra un monumento moderno, domandai “dove…. dove?” E lei “lì.. proprio lì sotto”. Compresi allora che doveva trattarsi di un corso d’acqua interrato, e parafrasando il nome dissi “ah, è stato riempito con gli orci (nome desueto per vasi)” – “può darsi..” commentò Barbara per nulla confusa dalla mia battuta. Ed io insistetti “eh sì, evidentemente il nome Urcionio deriva dagli orci che vi sono stati riempiti e svuotati nel passato”. 
Poi ce ne restammo in silenzio mentre cercavo d’immaginare il torrente che scorreva dabbasso….
E lo vidi, con gli occhi della fantasia. Quella piana in fondo sembrava fatta apposta affinché la percorresse un fiume. Notai allora come l’orografia del territorio ricordasse un ideale alveo, una valle dolce e rigogliosa – un tempo – ora un posteggio…!
Sulla costa, risalendo con lo sguardo dall’altro lato, diverse nuove costruzioni, nuove si fa per dire ovviamente, forse risalenti al Ventennio, e l’Urcionio scomparve dalla mia immaginazione e ridiventò un fiumiciattolo “intubato”.
Triste destino per il rio che vide sorgere l’antica Viterbo, ed infatti è risaputo che gli Etruschi costruissero le loro città presso i corsi d’acqua, utili per l’approvvigionamento idrico, per le coltivazioni, per la pesca, per i bagni estivi… poi rividi con gli occhi della mente uomini e donne intenti a risciacquarsi i panni, a riempirvi gli orci oppure a rinfrescare quelli usati per le deiezioni notturne. Infine vidi la Viterbo ottocentesca e quella degli inizi del secolo scorso, con le prime condotte fognarie scaricanti nel fiume, finché esso stesso divenuto una cloaca a cielo aperto fu occluso, alla vista ed all’olfatto.
“Povero Urcionio! Cancellato, ucciso, dopo aver dato la vita a Viterbo!”.
Così riflettevo fissando distrattamente le auto in sosta, e quelle che entravano ed uscivano dal “boulevard” Marconi, la continuazione dell’alveo interrato. Mi accorsi allora degli occhi grigi di Barbara puntati su di me, sentii la sua malinconia, ricordai quella volta in cui venne a trovarmi a Calcata e passeggiando sulle rive del Treja le raccontai leggende e storie di antichi riti, di lavacri sacri, del fatto che in tempi remotissimi Calcata fosse stata un’isola del proto-Tevere, del fossato che in epoca medioevale difendeva la “bocchetta” d’ingresso al paese, di come poi fosse stato riempito di come verso fine ottocento avessero innalzato il terrapieno che costituisce l’attuale piazza Roma, di come questa stessa piazza sia oggi ignominiosamente e volgarmente utilizzata come parcheggio per le auto delle orde turistiche, insomma di come Calcata e Viterbo avessero tradito le proprie origini…

Paolo D'Arpini


Urcionio,  appena fuori Viterbo

Ed oggi ecco la denuncia di Michele Bonatesta

Massì, ammettiamolo: siamo in molti oggi, a Viterbo, che ci domandiamo a cosa servano determinati personaggi pagati - più o meno profumatamente - con i soldi pubblici per stare al servizio del cittadino.
Massi, ammettiamolo: il problema non riguarda solo i politici di professione.
Il problema non riguarda solo gli amministratori senza futuro.
Nossignori: il problema riguarda anche personaggi chiamati in quel di Viterbo da altri territori  per dirigere strutture per le quali - evidentemente - chi di dovere (a Roma) ritiene che a Viterbo non ci sia alcun ‘illuminato ‘ in grado di farlo.

Guardiamo la Sanità.
Guardiamo quella che dovrebbe rappresentare il settore più importante della vita pubblica se è vero che… se è vero che la salute non ha tessere politiche di appartenenza.
Se è vero che la salute è un diritto di tutti, un diritto che la politica avrebbe il dovere di garantire a tutti.
Avrebbe, dicevamo.
Avrebbe sempreché… sempreché almeno quando si tratta di mettere la vita della gente nelle mani di qualcuno si prescindesse dalla tessera politica di appartenenza del ‘ qualcuno ‘ e si facesse riferimento alle capacità, ai meriti, alle conoscenze sanitarie, organizzative del ‘qualcuno ‘ medesimo.
Eggià, così dovrebbe essere ma - a quanto pare - così non è.
A Roma - infatti - sono convinti che la sanità viterbese possa e debba essere gestita solo dai romani stessi.
Una sola volta - se non andiamo errati, -  si è pensato di privilegiare un addetto ai lavori del nostro territorio ed è successo il finimondo talché…talché  si è tornati immediatamente ai romani.
Che non fanno scoppiare - a quanto pare - nessun terremoto ma che, allo tesso tempo, cercano di starsene il più defilati possibile.
Della serie…  ci sono ma fate conto che non ci sia.
Della serie… ci sono ma lasciatemi in pace ed io lascio in pace voi.
Della serie… ci sono ma… facciamo in modo di sopravvivere tutti.
Essì.
Eggià.
Epproprio.
Questa è l’aria che si ha l’impressione di respirare a Viterbo quando si parla di… sanità.
Questo è l’ambiente che sembra gravitare a Viterbo intorno agli ambienti sanitari di vertice, qualsiasi cosa succeda.
Massì.
Maccerto.
E’ così, perdirindina.
Avete forse sentito qualcuno che - dalla Cittadella della Salute - ha avuto qualcosa da dire ( o da ridire ), per esempio, ultimamente, a proposito della ‘ emergenza rifiuti ‘ che sembrerebbe essere prossima a scoppiare a Viterbo ?
Nossignori, nessuno ha avuto niente da ridire.
Né alla Cittadella della Salute, tantomeno alla Prefettura di Viterbo.
E qualcuno ha sentito qualche altro ( sempre dalla Cittadella della Salute o dalla Prefettura di Viterbo) avere qualcosa da dire a proposito del fetore insopportabile che proviene (all’altezza della rotonda di Porta Faul) dall’Urcionio, a ridosso del Luna Park e del nuovissimo Mc Drive di  recente inaugurazione ?

A spasso sull'Urcionio

Nossignori: nessuno ha avuto nulla da ridire.
Gli unici che hanno avuto qualcosa da (ri)dire siamo stati - come sempre - noi ( per primi ovviamente) e poi… poi un normale cittadino che si è rivolto alla stampa per esprimere tutto il suo convinto e motivato disappunto.

Viterbo - Michele Bonatesta al lavoro nel suo ufficio

Epproprio, un normale cittadino che si è rivolto alla stampa locale.
Quella stessa stampa locale che - sino a quel momento - non aveva avuto nulla da (ri)dire su questa ennesima dimostrazione di pressappochismo amministrativo da parte degli amministratori viterbesi e di leggerezza politica da parte dei politici locali e che in ogni caso - dopo aver pubblicato la protesta del cittadino - non ha ugualmente avuto più nulla da aggiungere successivamente.
Essì.
Epproprio.
Del problema ce ne siamo occupati solo noi ed oggi torniamo ad occuparcene convinti che potrebbero esservi delle responsabilità che andrebbero individuate e perseguite, sia prima che dopo gli insediamenti dei quali stiamo parlando, vale a dire quelli di MC Drive e delle Giostre.
Sissignori.
Noi pensiamo ( anche se le opinioni sono libere e come tali potrebbero essere sbagliate) noi pensiamo - dicevamo - che Mc Drive non avrebbe potuto insediarsi a cento metri di distanza dal Fosso Urcionio, che scorre a cielo aperto portatore di tutto ciò di cui è portatore.
Probabilmente se un qualsiasi privato cittadino avesse chiesto di realizzare una abitazione al posto di Mc Drive, non gli sarebbe stata concessa alcuna autorizzazione a meno che… a meno che  - magari  come opere di urbanizzazione - quel privato non si fosse prima ( o contemporaneamente ) impegnato a coprire l’Urcionio sino al depuratore.
 
Foto lavori in corso -  La Tua Voce - Pecunia non olet ma l'Urci...

Epprorpio; noi siamo convinti che questo sarebbe stato il minimo che il Comune di Viterbo avrebbe chiesto ad un privato qualsiasi.
Perché al Mc Drive non è stato chiesto (se fosse vero che non è stato chiesto)?
E come è possibile che nessun organismo sanitario abbia avuto nulla da obiettare ?
Com’è che la Als non abbia avuto nulla da ridire (ammesso che così sia stato) nemmeno quando il Comune ha autorizzato l’istallazione del Luna Park proprio a confine con il maleodorante Fosso Urcionio ?
Possibile che se il fetore è veramente insopportabile per chi vi transita magari in auto, possa essere invece considerato cosa normale per tutti i giovani e giovanissimi che vi devono convivere se vogliono divertirsi alle giostre ?
Ed è possibile che la Asl di Viterbo non abbia avuto nulla da dire nemmeno quando si è trattato di rilasciare le varie autorizzazioni di rito al Mc Drive ed al Luna Park ?
E perché non tentare oggi quello che sicuramente sarebbe stato giusto fare a suo tempo?
Perché non richiedere oggi, a Mc Donald’s,  la copertura del Fosso Urcionio ?

Noi pensiamo -infatti - che se oggi il Comune di Viterbo chiedesse a Mc Donald’s di coprire il Fosso Urcionio, difficilmente si sentirebbe rispondere di no da una struttura che della qualità e dell’ambiente fa le sue principali armi di propaganda tra i giovani.
Specie se - contemporaneamente - la Asl di Viterbo di svegliasse dal suo torpore di sempre.
E’ vero: il commissario… il direttore generale… chi caspita c’è - se non erriamo - sta a Roma ed a Roma la puzza dell’Urcionio non arriva.
Ma lo stipendio - il commissario -  lo prende a Viterbo e se è vero che, come una volte abbiamo già scritto, … pecunia non olet, è altrettanto vero che… l’Urcionio puzza e… puzza alla grande.
O no ?

Sen. Michele Bonatesta

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