sabato 21 settembre 2013

Quirinal Show - In onda monologo napoletano su politica e giustizia



Il signor Presidente napoletano si esibisce nell'ennesimo monologo sul "conflitto tra politica e giustizia", croce e delizia del pubblico televisivo di bocca buona.

A noi poveri seguaci di Astarotte ci sembra che non di un epico e metafisico "conflitto tra politica e giustizia" si sia sgomenti e attoniti in presenza, ma molto piu' prosaicamente - ah, la prosa del mondo! - vi sia un signore condannato con sentenza definitiva che continua a vomitare insulti ed idiozie (nel senso etimologico del termine che risale alla polis greca classica), ed erutti proclami di intenti eversivi per sovrammercato, ed a fargli da claque i suoi dipendenti, la sua fureria ed i suoi manutengoli, e tra questi il signor Presidente.

Basterebbe chiamare il medico di famiglia, ma siamo pur sempre il paese del melodramma ed allora invece di enunciare i nudi fatti con semplici parole e ricondurre la questione ai suoi termini concreti (un criminale inveisce contro chi lo ha condannato, sai che novita') a quanto pare si scatena il dannunziano che e' in noi e l'orgia sonora delle parole ubriache fa scempio e strage della ragione, della civilta', della verita', e ricomincia il Grande Dibattito dei Grandi Statisti e dei Loro Giornalisti ed Esperti ed Affini sul mirabolante "Conflitto tra Politica e Giustizia".

Che poi questo condannato con sentenza definitiva per frode fiscale sia in passato sfuggito ai rigori della legge grazie alla prescrizione (e perche' ci arrivasse quanto si e' affaticato non solo il suo soave collegio di difesa ma finanche il parlamento dei suoi dipendenti e alleati lungo un ventennio); e per avventura sia anche in altro procedimento condannato in primo grado per prostituzione minorile e concussione (e speriamo che l'Appello si svolga al piu' presto, e poi il terzo e definitivo grado di giudizio); e - lo diciamo en passant - sia altresi' il personaggio che secondo la sentenza d'appello del processo Dell'Utri (e ci auguriamo che anche qui si arrivi presto alla sentenza definitiva) ha intrattenuto un rapporto di reciprocita' di favori con la mafia lungo un ventennio; ed infine sia, piu' che il capo, il demiurgo della destra golpista, razzista e criminale, ebbene, possibile che di tutto cio' l'unico in Italia a non essersene accorto debba essere proprio l'inquilino del Quirinale? O invece se ne e' accorto benissimo, ma per amor dell'arte ("Vissi d'arte, vissi d'amore, non feci mai male ad anima viva") continua il suo teatro dell'assurdo. Piacerebbe saperlo, anche noi amiamo l'opera drammaturgica di Ionesco.


Peppe Sini - centropacevt@gmail.com

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