Due mondi - Dipinto di Franco Farina
Il pozzetto della callara, pietra dello scandalo.....
Care amiche, cari amici, oggi parleremo del “pozzetto” oggetto misterioso per tante persone e per questo descritto dettagliatamente nell'articolo che segue. E’ un pezzo importante della storia del nostro bacino termale e del suo “uso” e, qualche volta, “abuso”....
Per fare chiarezza sulla sub
concessione rilasciata dal Comune di Viterbo alle Terme dei Papi,
oggi parlerò di tre temi: il pozzetto; la quantità pattuita di 14
litri al secondo e l’uso geotermico.
Il “pozzetto” (23-25 litri al
secondo, a 58 gradi centigradi) è certamente la fonte più ricca,
tra quelle che alimentano le Terme dei Papi. Per la cronaca oltre a
questa ci sono le fonti S. Caterina (6-8 litri al secondo a 33-34
gradi centigradi) e la “callara” del Bullicame (circa 10 litri al
secondo a 58 gradi centigradi). La storia del “pozzetto” inizia
nel 1956 con l’apertura delle Terme Inps. Subito dopo la
trivellazione dei nuovi pozzi termali Gigliola e Uliveto, all’interno
del perimetro Inps, la Cooperativa Terme che gestiva l’impianto
Comunale, lamentò una diminuzione del gettito di acqua dal
Bullicame, e fu perciò autorizzata a perforare un pozzo nell’area
di sua pertinenza. Durante questa operazione si spezzò la trivella.
Siccome il pozzo così perforato già erogava circa 4 litri al
secondo, che erano sufficienti per colmare la mancanza di acqua
termale lamentata dalla Cooperativa, la perforazione fu interrotta e
il pozzo prese il nome di “pozzetto”. Poi nel 1993 accadde
qualcosa di strano al Bullicame e a tutte le emergenze nella zona che
denunciarono una forte carenza d’acqua, con forte abbassamento di
tutti i livelli. La Regione, anche se in ritardo, se ne accorge tanto
che in data 2 novembre 2006, scrive una raccomandata al Comune e alla
S.G.T. (attuale Terme dei Papi) nella quale tra l’altro afferma:
“Nel 1993 la S.G.T. Srl, ha provveduto ai lavori di riperforazione
del pozzetto andando ad intercettare la falda in profondità. In
esito a tali lavori la portata emungibile è passata dai precedenti 4
lt/s agli attuali 25 lt/s, quella del Bullicame si è ridotta, mentre
quella dei pozzi Gigliola ed Uliveto, della concessione ex Inps è
andata ad annullarsi. Da un esame della documentazione agli atti
d’ufficio, non risulta che la captazione del pozzetto sia stata mai
autorizzata dall’Amministrazione Regionale”.
All’interno dell’Associazione “Il
Bullicame” ci sono diversi soci che ricordano benissimo il giorno
in cui arrivarono alle Terme dei Papi i camion con le attrezzature
per riperforare il “pozzetto”. E ricordano anche che l’operazione
fu fatta nottetempo per evitare che qualcuno vedesse cosa stavano
facendo.
Intanto ad oggi, i pozzi Gigliola e
Uliveto sono sempre a secco e il prof. Vincenzo Piscopo ha dimostrato
che chiudendo il “pozzetto” , i due pozzi ritornano attivi.
Merita un accenno anche il limite dei
14 litri al secondo al quale si dovrebbero attenere le Terme dei
Papi. Tale quantità è chiaramente stabilita nel contratto stipulato
tra il Comune e le Terme dei Papi. Nell’appalto concorso il Comune
chiedeva l’ammodernamento del suo stabilimento termale e in cambio
di tutte le opere, concedeva 14 litri al secondo di acqua termale per
una durata di 20 anni (che scadranno il prossimo 31 marzo 2013).
Dalle relazioni del Prof. Giuseppe
Pagano risulta che le Terme dei Papi usino una quantità di acqua
termale nettamente superiore, che si aggira intorno a oltre 40 litri
al secondo.
A proposito poi dell’uso geotermico
per il quale le Terme dei Papi hanno fatto un ricorso al Tar,
sostenendo che non possono curare i pazienti con l’acqua a 58 gradi
centigradi. La prima cosa che va detta è che con le nuove leggi
regionali l’uso geotermico è assolutamente vietato. Poi una bella
notizia. Per abbassare la temperatura delle acque destinate alla cura
dei pazienti, suggeriamo di miscelare l’acqua a 58 gradi con
quella della sorgente S. Caterina, che ha una temperatura di 33-34
gradi centigradi. In questo modo possono ottenere lo scopo, evitando
di far transitare l’acqua negli scambiatori di calore per il
riscaldamento dello stabilimento e dell’albergo Niccolò V.
Una considerazione finale: la “callara”
del Bullicame prima della costituzione dell’ Associazione “Il
Bullicame” era sempre collassata e molto al di sotto del livello di
sfioro. Adesso che tutto il bacino è sotto l’occhio vigile di
questa Associazione, la “callara” è sempre piena e le vasche
libere sono sempre alimentate. Forse è un miracolo della santa
Associazione del Bullicame?
Giovanni Faperdue
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