I tempestosi avvenimenti di questi giorni e le variopinte esternazioni che hanno seguito le annunciate dimissioni del prof. Monti ed, in particolare, le apocalittiche previsioni delle reazioni che avranno in questa settimana i mercati per aver l’Italia rinunciato (per una manciata di giorni rispetto al previsto sic!!) ad essere governata da un referente credibile sul piano internazionale, mi hanno portato a riflettere sull’abisso in cui versa la nostra “democrazia di facciata”. La politica ormai – nel nostro Paese forse più che negli altri – condotta al guinzaglio come un cagnolino dal mondo degli affari, dai mercati e dalle banche. I governi non governano il mondo a meno che a capo degli stessi non ci sia chi abbia l’opportunità – per vissuto precedente e per una fitta rete di rapporti con i soggetti che condizionano i mercati – di utilizzare a vantaggio del proprio Paese anticipatamente orientamenti e tendenze speculative di sempre più incontrollabili mercati. Ed allora, carissimo direttore, quando ieri sera ho sentito il capo dello stato proferire solennemente quel “vedremo come reagiranno domani i mercati” ,non nego di aver provato preoccupazione per il fatto che ad una già pesante contingenza politica ed economica si possa poi aggiungere – in una visione egoistica e personale di conquista del potere – uno strumentale condizionamento dei mercati che finisca per pesantemente influenzare le imminenti difficili scelte che saremo chiamati a fare nelle urne elettorali. Tutto ciò ha richiamato alla mia mente un articolo letto sul “Fatto quotidiano” che di seguito ti riporto, articolo che, ove fosse veritiero dovrebbe far riflettere, al di là degli schieramenti, i cittadini tutti che occorre – se si tiene realmente a mantenere in piedi un assetto libero e democratico – non farsi condizionare da tamtam mediatici veicolati e dalle stucchevoli prediche quotidiane degli imbonitori di turno, ma ragionare con mente aperta su tante informazioni di cui, grazie a internet, possiamo disporre. Non credo che per risollevare le sorti di una politica la cui credibilità è ai minimi storici serva rivolgersi a uomini che, per esperienza di vita professionale, abbiano avuto prevalentemente a che fare con banche, spread e mercati. Abbiamo bisogno di economisti non di finanzieri. Tutti ricordiamo Luigi Einaudi, uno dei padri della Repubblica, la sua attività accademica e pubblicistica incentrata su alti studi di economia. Mai un coinvolgimento diretto o indiretto in attività finanziarie che avrebbero potuto condizionare la sua attività politica. Questi erano gli insegnamenti impartitici dai nostri “Padri”. Ed a questi dobbiamo richiamarci se vogliamo salvarci. Bruno Barra (La Tua Voce) |
mercoledì 12 dicembre 2012
draghi e monti e l'anima nera della goldman sachs
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