La scoperta dell'acqua calda - Dipinto d Franco Farina
Viterbo
dispone dalla notte dei tempi di una sorgente di acqua minerale ipertermale altamente
terapeutica. Questa risorsa ha fatto la gioia del popolo Etrusco, di quello
Romano e ha dato lustro alla nostra
città nel recente passato, incoraggiando investimenti cospicui anche da parte
della Camera Apostolica che costruì presso l’attuale stabilimento delle Terme
Comunali il “Palazzo del Papa”, per il quale furono spesi ben trentamila ducati
d’oro. Questa risorsa potrebbe essere un poderoso volano di sviluppo per
l’economia cittadina, perché ha la capacità di creare un migliaio di posti di
lavoro, senza inquinare e senza stravolgere l’ambiente che ci circonda.
Un poco
di storia. Nel primo dopoguerra, dopo che i tedeschi hanno fatto saltare il
“Palazzo del Papa”, la prima gestione delle Terme Comunali è affidata alla
Cooperativa Terme costituita da soci-lavoratori. Poi, negli anni ’50 a seguito di un accordo tra il Comune e l’Inps
il territorio delle Terme Comunali è diviso in due e sulla parte di competenza
dell’Istituto di Previdenza, saranno edificate le Terme dei Lavoratori.
Tutto
funziona alla perfezione. La Cooperativa Terme tiene aperto l’impianto solo
nella stagione estiva, dando lavoro a circa cinquanta persone, mentre le Terme
dei Lavoratori rimangono aperte tutto l’anno dando lavoro, tra fissi e
stagionali circa a duecento persone (rilevamento del 1970).
Poi nel
1982 il Comune di Viterbo emette un bando di concorso per la gestione e l’ampliamento
delle Terme Comunali.
A
rispondere al bando di appalto concorso fu solo la S.G .T. Srl (attuale Terme dei
Papi) che in virtù di questa sua unicità, mise più volte il Comune alle strette
e ottenne molto, minacciando di ritirarsi.
Nel
1986 si stipula il primo contratto tra le Terme dei Papi e il Comune di
Viterbo. Però non va bene. Il contratto finale si firmerà solo nel 1992.
Al fine di
rilanciarne e svilupparne l'attività, gli stabilimenti termali di proprietà
dell'Inps sono trasferiti ai sensi dell'articolo 22 della legge 15 marzo 1997,
n. 59 e successive modificazioni, a regioni, province e comuni.
Le
terme dei Lavoratori che esistevano Italia erano cinque:
Viterbo, San Giuliano Terme (Pisa),
Bertinoro Terme (Forlì), Battaglia Terme (Padova) e Salsomaggiore (Parma). Subito
dopo la promulgazione della legge 59 che obbligava l’inps a non occuparsi più
di cure termali, i quattro stabilimenti esistenti in Italia, in collaborazione
con il Comune, iniziarono subito a fare
i lavori di ammodernamento e avviarono sollecitamente le pratiche, per
la prosecuzione dell’attività. Riuscirono così a lasciare in vita gli
stabilimenti stessi, a salvare i posti di lavoro e a mantenere quella lucrosa
attività termale. Viterbo fu l’unico stabilimento che chiuse creando
disoccupazione e perdita dei circa 5.000 clienti che usufruivano di quelle
Terme.
Per la cronaca, siamo alla fine
degli anni 80. Sindaco è Giuseppe Fioroni e assessore al termalismo Giuseppe
Genovese. All’interno dello stabilimento dei lavoratori ci sono tra gli altri Franco
Marinelli, Alessandro Revoltella e Bruno Leggeri che fanno il “diavolo a
quattro” per convincere i nostri politici a trasformare lo stabilimento in una
struttura termale che continui a garantire i posti di lavoro e soprattutto
mantenga i 5000 utenti potenziali che arrivano lì da tutta Italia,
Mentre tutti gli altri quattro
stabilimenti Inps che esistevano in Italia stavano già lavorando alla
trasformazione di tutto l’impianto, a Viterbo la parola d’ordine che doveva
essere rispettata era: “Chiudere lo stabilimento Inps”. Questo motto correva di bocca in bocca tra
tutti i politici che contavano all’epoca, e sembra che l’ordine venisse da
Roma. Altrimenti non si riesce a spiegare Il pesante boicottaggio del quale fu
oggetto lo stabilimento di Viterbo. Esso fu semplicemente inaudito. Franco
Marinelli (un ex termalista che lotta da circa 20 anni per la riapertura dello
stabilimento) che ha vissuto sulla sua pelle tutta la vicenda, ci raccontava
come da Roma, per svuotare Viterbo, e
far risultare questa struttura passiva, rifiutavano addirittura le prenotazioni
per le cure dicendo che era pieno, quando invece non c’erano che poche persone.
Poi, nel momento in cui c’erano pochi utenti, l’Inps di Roma mandava degli
ispettori per redigere relazioni che dimostrassero come questo centro costasse
troppo ed era da chiudere.
Malgrado l’argomento fosse discusso
in due consigli comunali straordinari, nessuno volle muovere un dito per salvarlo
dalla chiusura.
ITET ALLE ZITELLE
Negli anni ’70, sindaco Rodolfo
Gigli la Soc. Itet
Spa di Marchini riceve dalla Regione una concessione mineraria dalla Regione
per l’emergenza termale delle Zitelle. Il progetto prevedeva una parte termale
ed una parte residenziale. Quando i responsabili della società andarono a
parlare con il sindaco Gigli ricevettero la raccomandazione di completare prima
la parte termale e poi la residenziale. Dissero di si, poi sparirono. Si sono
ripresentati adesso chiedendo di costruire tutte le cubature a ridosso di Monte
Pizzo, con un incremento del valore immobiliare che spaventa.
TERME CARLETTI
Sotto il sindaco Gabbianelli il
Comune ha acquisito l’area dove sgorga la sorgente secondaria del Bullicame.
Oggi è un luogo mantenuto bene dal Comune e le vasche libere sono molto
frequentate.
CALLARA COLLASSATA
DaL 1993 (anno della riperforazione
del “pozzetto” ) la “callara” del Bullicame è stata sempre quasi vuota e semicollassata.
Secondo gli studi del Prof. Giuseppe Pagano dal 1993 le Terme dei Papi hanno
usato l’acqua del Bullicame in una quantità che oscilla da 37 a 43 litri al secondo. Se si
calcola la differenza usata in più rispetto ai 14 contrattuali per il periodo
di 20 anni (prendendo come riferimento il quantitativo minimo di 37 lt/s) si
ottengono numeri spaventosi: 14 miliardi 506 milioni 560 mila litri. Una massa
di acqua spaventosa, grande quasi come uno Tsunami. Questo prelievo massivo
oltre a deturpare il nostro monumento storico più bello, ha privato i cittadini
dei bagni terapeutici nelle vasche a ridosso della “callara”, perché la
scarsità di acqua della “callara” non ne consentiva l’alimentazione. Il livello
è ritornato alla normalità dopo che l’Associazione “Il Bullicame” ha presentato
un esposto denuncia in procura nel 2010. Merito della “santa” Associazione del
Bullicame.
NUOVI IMPIANTI ALL’ORIZZONTE
Il termalismo viterbese è alla
vigilia di un rilancio che noi dobbiamo stimolare, affinché nessuno ritardi
colpevolmente il nostro sviluppo. Questo il panorama delle nuove strutture che
dovrebbero sorgere e che connoteranno la Città Termale.
Terme ex Inps (manca SOLO l’acqua termale?);
Terme FREE TIME;
Albergo Termale ex Oasi Hotel;
Agriturismo termale del Bacucco;
Campo termale del Bagnaccio;
che insieme alle Terme dei Papi e l’Hotel
Salus Pianeta Benessere già funzionanti, potranno fare di Viterbo una città
termale. Allora potremo finalmente godere del volano economico di questa nostra
risorsa naturale e cambiare il nostro nome in Viterbo Terme. Altro che
aeroporto!
Giovanni Faperdue
Appuntamento per domenica 13 gennaio alle 10,30 davanti ai cancelli delle Terme dei Lavoratori per una “Passeggiata Termale”. - Info. giovannifaperdue@libero.it
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