sabato 21 luglio 2012

Povertà in aumento - Il Partito Umanista chiede.. un po' di rispetto per gli indigenti



Il 17 luglio scorso l’Istat ha diffuso i dati sulla povertà in Italia risalenti all’anno 2011. Più di 8 milioni di persone, corrispondenti al 13,6% della popolazione e all’11,1% delle famiglie, non riescono ad arrivare alla fine del mese. 3 milioni e mezzo di persone – il 5,7% dell’intera popolazione - vivono in condizioni di povertà assoluta. I dati sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto al 2010, ma qualcosa è cambiato al loro interno: il divario tra le famiglie di operai o di senza reddito e le famiglie dei dirigenti è aumentato, sia per un peggioramento delle condizioni delle prime, sia per un miglioramento delle possibilità economiche delle seconde.

Al sud la situazione è ancora peggiore: una famiglia su 4 è in condizioni di povertà relativa e l’8% in condizioni di povertà assoluta.

Questi dati sono solo la punta di un iceberg, in quanto bisogna considerare che un altro 7,6% delle famiglie – corrispondenti ad altre 4 milioni e mezzo di persone - si trova poco al di sopra della linea convenzionale di povertà, il che significa che con una spesa improvvisa scivolerebbe facilmente al di sotto di tale linea.
In sintesi, considerando le famiglie povere e quelle a rischio, una famiglia su 5, tra quelle residenti in Italia, risulta indigente o quasi indigente.

Domanda: se c’è una considerevole fetta della popolazione in Italia che non ce la fa ad arrivare a fine mese, che non riesce a spendere, in due, più di 1.011 euro al mese, perché nello stesso paese c’è, tanto per fare un solo esempio, il direttore generale di un’azienda pubblica come la Rai che guadagna 650.000 euro all’anno? Una sola persona come il DG della Rai guadagna più di ciò che riescono a spendere 50 famiglie composte da due persone, cioè più di 100 cittadini. Perché?
Per non parlare del fatto che in un solo giorno uno speculatore guadagna quanto mille stipendi, grazie agli interessi vertiginosi che lo Stato deve regalargli per i "titoli di stato", grazie alle opinioni che le agenzie di rating ( al loro servizio) che bollano i nostri "titoli di Stato" come un investimento a rischio e perché ci hanno vietato di emettere la nostra moneta.

Non è che alla base della crisi economica attuale ci sono anche ingiustizie sociali di questo genere?
E se si provasse ad eliminare queste ingiustizie?
E se si provasse ad avere un po’ di rispetto per tutti i lavoratori che per poco più di mille euro al mese mantengono in piedi questo paese col loro lavoro?

Partito Umanista
carlo.olivieri3@tin.it

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