«Un
governo senza di noi
– tuona Giggino O’ Guaglione – sarebbe
un insulto alla democrazia.»
Certo, è agevolato dal fatto che la frase non richieda il
congiuntivo; ma in questo caso l’errore è nella sostanza, non
nella forma.
Di
grazia, ci spieghi il favorito di Casaleggio junior perché mai
sarebbe un insulto alla democrazia fare un governo senza un partito
che rappresenta il 31,74% dell’elettorato; anzi, di quella parte di
elettorato (poco più del 70%) che è andato a votare.
Già,
perché a conti fatti non è per nulla vero che i Cinque Stelle
abbiano vinto le elezioni del 4 marzo. Hanno, si, preso più voti del
previsto, ma sono arrivati nettamente secondi, dopo il Centro-destra
(che ha preso il 37,10%) e prima del Centro-sinistra (23,55%); fuori
concorso il LEU di quel simpaticone di Pietro Grasso (3,47%).
Una
corretta analisi del voto, quindi, non può prescindere dalla esatta
valutazione di questi dati: i Cinque Stelle hanno avuto un innegabile
successo, non la vittoria. Per la differenza fra “successo” e
“vittoria”, si rimanda ad una semplice consultazione di un
qualunque dizionario della lingua italiana.
Seconda
valutazione: i Cinque Stelle non sono cresciuti dappertutto, ma quasi
dappertutto. Dove quel “quasi” si riferisce, per esempio, ai
comuni di Roma e di Torino, dove sono andati indietro circa del 5%.
La qualcosa significa che, dove i grillini sono stati messi alla
prova, l’elettorato si è ben guardato dal premiarli. Anzi, ha
cominciato a punirli.
Orbene,
se tanto mi da tanto, quale dovrebbe essere, oggi, l’atteggiamento
delle altre forze politiche di fronte ad un Giggino arrembante che
minaccia sfracelli nel caso non venga incoronato Presidente del
Consiglio? Io gli direi semplicemente: accomodati. Non sembri un
paradosso. Sarebbe anche di facile realizzazione. Basterebbe che il
Centro-destra non partecipasse al voto per la fiducia al nuovo
governo (una “astensione tecnica”), ed i Cinque Stelle avrebbero
automaticamente la maggioranza. Dopo di che, dovrebbero dimostrare
cosa sono in grado di fare, dal reddito di cittadinanza in giù.
Il
Centro-destra dovrebbe limitarsi a sorvegliare che i grillini non
facciano troppo danno: soltanto quel “minimo sindacale” che serva
a metterli alla prova. D’altro canto, il coltello dalla parte del
manico lo terrebbe sempre la coalizione vincitrice: basterebbe
ritornare a votare in aula, fare venir meno la “astensione
tecnica”, e Giggino e tutto il suo governo stellare si
ritroverebbero, dall’oggi al domani, col sedere per terra. Questo,
naturalmente, non per l’intera legislatura; ma soltanto per un
annetto, o giù di lì, il tempo strettamente necessario per farli
apparire per quello che realmente sono: un bluff colossale.
Ci
pensino Salvini e i suoi. Questo è l’unico modo per archiviare una
volta per tutte la pratica di Casaleggio, Grillo e compagni:
dimostrare che non sono capaci di governare. Diversamente, se si
mette insieme una qualche maggioranza rabberciata e dequalificata,
Giggino O’ Guaglione potrà sempre dire che «se
fossimo andati al governo noi...».
E – state tranquilli – troverà sempre qualcuno disposto a
credergli.
Michele Rallo - ralmiche@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.