Il Giorgio se ne
va. Sempre troppo tardi, ma se ne va.
L’unico commento
che una persona assennata potrebbe fare è: “Uno di meno”.
Ma, visto che,
grazie a dio, assennato non sono…….
Uno di meno di
quella classe politica che la sconfitta bellica ci ha regalato.
E il Giorgio
incarna fino al midollo l’immagine di questa sciatta, sbrindellata,
opportunista, Italia senza dignità e senza spina dorsale.
Ricordo e ripeto
(repetita juvant!) alcune tappe significative della storia del “vagabondo” politico
che sta –finalmente- traslocando.
Fu Camicia Nera
(ho una sua foto in orbace) quando era non solo iscritto ma militante attivo
del GUF (Gruppo Universitari Fascisti) a Bologna.
Di più scrisse sul
giornale del GUF, nel 1941 “… dobbiamo tendere oggi, a lato dell’eroico Alleato
germanico, contro l’Unione Sovietica, in una lotta di civiltà”.
Fascista e filo
Nazista.
Dopo la sconfitta
pensò di traslocare in un partito che sembrava avere un avvenire: il PCI (non
fu l’unico: Alicata, Ingrao, e tanti, tanti altri si svendettero secondo il
costume italiota).
Nota curiosa, fu
l’unico ad avere, durante il periodo della guerra fredda, il visto permanente
per gli SUA. Mai chiarita questa faccenda. Hai visto mai che c’entri una certa
“associazione” molto, molto riservata?
Ma non basta. Nel
1956 inneggiò ai carri sovietici che schiacciavano studenti ed operai
ungheresi, che non ne potevano più del “paradiso comunista”. A tuttora è
persona non gradita in Ungheria. Guarda un po’!
Non speculo sulla
sua nascita: si dice che fu il frutto degli incontri fra Umberto di Savoja e
una dama di compagnia della Regina Elena, la marchesa (o duchessa, o
principessa, non ha importanza) di Napoli. Ed in effetti i tratti somatici lo
tradiscono. Invece sottolineo la coerenza pubblica: aveva definito ridicola una
sua nuova candidatura alla Presidenza. Poi “non insensibile al grido di dolore”
(buon sangue non mente!) che lo sbrindellato Parlamento gli lanciò, “bevve l’amaro calice”, per citare il Silvio
da Arcore.
E restò a far danni.
Ne abbiamo viste
di tutti i colori: faraonici Presidenti (Gronchi), astemi come Saragat (ah,
quell’incrociatore Garibaldi che finse un’avaria a bordo al largo del Canada,
per far smaltire la sbornia galattica del Saragat, trovato bocconi nella cabina
presidenziale), raffazzoni intriganti (Leone), burattini premiati dai poteri
forti (Ciampi), inutili narcisi (Oscar Luigi Scalfàro, che mantenne il doppio
stipendio-appannaggio, unico magistrato che comminò la pena di morte a fine
guerra), o l’ineffabile Cossiga (intelligente e pericolosissimo attore di
Gladio) ecc. ecc.
Ma un Presidente
così sfacciatamente di parte non lo avevamo ancora visto.
Ne ha inventate di
tutti i colori, per dare il potere al suo partito, il PD, Partito del Denaro.
La realtà è sotto gli occhi di tutti. Ha
sancito il fallimento inevitabile della democrazia rappresentativa, per ben tre
volte: Monti (in ventiquattrore nominato Senatore a vita e primo Ministro),
Letta jr e “pinocchietto” Renzi. Il peggio del peggio.
In ogni modo state
allegri!
Il prossimo sarà
peggio. Non stupitevi: la casta riuscirà anche in quest’impresa, apparentemente
impossibile.
Il mio timore è
che sarà Draghi, il servo della banca ebrea Goldman Sachs.
Fine della Nazione
Italia, suggello alla svendita del Bel Paese, annichilimento della residua
sovranità, consegna delle chiavi di casa nostra alla confraternita giudea.
Il Talmud
incarnato.
Godetevi lo schifo
odierno, perché il futuro sarà peggio.
Primo gennaio
2015. Fabrizio Belloni
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