lunedì 12 gennaio 2015
La NATO si rafforza in Italia ed in Europa
Basi militari NATO. Gli Usa si riposizionano in Europa. Si conferma il
ruolo «privilegiato» dell’Italia quale base della proiezione di forze
Usa nell’area mediterranea, mediorientale e africana
«Gli Stati uniti ridimensionano le forze militari in Europa e sotto
la scure dei risparmi cade anche la base di Camp Darby», titola un
giornale toscano, precisando che «mezzo Camp Darby tornerà all’Italia».
Il Pentagono comincia finalmente a ridurre le proprie forze e basi
militari in Italia ed Europa? In realtà, quella che esso annuncia è un
riposizionamento delle forze militari Usa, così da «massimizzare le
nostre capacità militari in Europa e rafforzare le nostre importanti
partnership europee, sostenendo nel miglior modo i nostri alleati Nato e
partner nella regione». Risparmiando allo stesso tempo, secondo i
calcoli di Washington, circa 500 milioni di dollari annui.
In tale quadro si inserisce la ristrutturazione di Camp Darby, la
base logistica dello U.S. Army che rifornisce le forze terrestri e aeree
nell’area mediterranea, africana, mediorientale e oltre, l’unico sito
dell’esercito Usa in cui il materiale preposizionato (carrarmati, ecc.)
è collocato insieme alle munizioni. Nei suoi 125 bunker e in altri
depositi vi è l’intero equipaggiamento di due battaglioni corazzati e
due di fanteria meccanizzata, che può essere rapidamente inviato in zona
di operazione attraverso il porto di Livorno e l’aeroporto di Pisa. Da
qui sono partire le bombe usate nelle due guerre contro l’Iraq e in
quelle contro la Iugoslavia e la Libia.
L’annunciato dimezzamento dell’area della base non significa che la
sua capacità sarà ridotta. Il collegamento col porto di Livorno è stato
potenziato dai lavori effettuati dagli enti locali (a guida Pd) sul
Canale dei navicelli, allo scopo dichiarato di dare impulso ai cantieri
che fabbricano yacht (in realtà in crisi e in attesa di qualche
compratore straniero). Il vero scopo emerge da uno studio della
Provincia di Livorno: «Il Canale dei navicelli riveste una notevole
importanza strategica militare, per il fatto di attraversare la base
militare di Camp Darby, costituendo una componente determinante per i
traffici della base». Per di più nel limitrofo interporto di Guasticce,
sullo Scolmatore dove sono in corso lavori per accrescerne la
navigabilità, si può creare un indotto per lo stoccaggio di materiali
logistici di Camp Darby. In tal modo si può liberare, nella base, spazio
da destinare agli armamenti.
Inoltre, l’area che il comando Usa dovrebbe «restituire all’Italia»
nei prossimi anni andrà al Ministero della difesa, che la potrà
destinare a funzioni di supporto di Camp Darby e alla proiezion di
forze: l’aeroporto militare di Pisa è stato trasformato in Hub aereo
nazionale da cui transitano gli uomini e i materiali destinati ai vari
teatri bellici, e sempre a Pisa si è appena costituito il Comando delle
forze speciali dell’esercito.
Il «ridimensionamento» di Camp Darby è comunque compensato dal
potenziamento della base Usa di Aviano. Qui, annuncia il Pentagono, sarà
trasferito dalla base aerea di Spangladem (Germania) il 606th Air
Control Squadron, addetto (con un personale di 200 militari) al comando,
controllo e rifornimento di grandi operazioni di guerra aerea. Il suo
spostamento ad Aviano conferma il ruolo «privilegiato» dell’Italia quale
base della proiezione di forze Usa nell’area mediterranea, mediorientale
e africana.
Ruolo destinato a crescere poiché, annuncia il Pentagono, «la U.S.
Air Force dislocherà permanentemente suoi caccia F-35 in Europa», a
cominciare dalla base britannica di Lakenheath, e quindi anche in Italia.
Il riposizionamento di forze e basi, sottolinea il Pentagono, non
indebolisce ma rafforza la presenza militare Usa in Europa. Esso
permette di «potenziare la presenza a rotazione di forze Usa in Europa
per esercitazioni e altre attività Nato; migliorare le infrastrutture
per una accresciuta presenza militare Usa e alleata nell’Europa
orientale; permettere agli Usa di accrescere la capacità dei nuovi
alleati, come Ucraina, Georgia e Moldavia». In tal modo, partendo
dall’Europa, gli Usa e gli alleati saranno in grado di «rispondere
rapidamente alle crisi su scala planetaria». Ossia di scatenare guerre
ovunque nel mondo siano ostacolati i loro interessi.
Manlio Dinucci
(il manifesto, 11 gennaio 2015)
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