mercoledì 28 gennaio 2015

Fermate la privatizzazione dell'acqua - Lettera aperta a tutti i comuni della Tuscia



Ante Scriptum:  Cari Colleghi, vi inviamo  copia  della lettera legata alla
privatizzazione dell'acqua.  La lettera  viene inviata a tutti i comuni della Tuscia.


Data: 27 gennaio 2015
                                                                              Al Sindaco, al Presidente del Consiglio comunale,
                                               ai Componenti Giunta comunale, ai Consiglieri comunali

Oggetto: Richiesta deliberazione del Consiglio comunale, per l’acqua pubblica.

Egregi signori,
                in qualità di responsabili delle associazioni Accademia Kronos e Associazione Italiana Cultura e Sport  Comitato provinciale di Viterbo, desideriamo chiedervi una presa di posizione da parte del  vostro Comune rispetto al dibattito in corso sulla gestione del Servizio Idrico Integrato.
Come già saprete, mentre i gruppi e i comitati per l’acqua pubblica, in rispetto al dettato che l’acqua è un bene primario da garantire a tutti i cittadini, presentavano in Parlamento una proposta di legge per la pubblicizzazione dell’acqua e di tutto il servizio idrico integrato, legge mai sottoposta all’esame della commissione della Camera dei Deputati, con il Decreto Legge Ronchi si tentava invece il contrario, ossia  la sua privatizzazione.

Per bloccare questa iniziativa i gruppi per l’acqua pubblica hanno raccolto le firme per il Referendum, che di fatto ha poi cancellato le norme del Decreto Ronchi, sancendo così la vera volontà degli italiani sulla pubblicizzazione della gestione acqua.
A quel punto, però, invece di legiferare secondo la volontà di 26 milioni di  cittadini italiani, sono iniziate strane manovre per annullare il risultato referendario e regalare al privato un business di almeno 100 miliardi di euro.

Per quanto riguarda la Regione Lazio i movimenti per l’acqua pubblica hanno allora presentato una proposta di legge alla propria Regione, che è stata fatta propria dal Consiglio regionale con la legge n.5 del 4/4/2014. La legge n. 5 della R L, nonostante l’impugnazione da parte del Governo Renzi, è attualmente in vigore, pertanto i movimenti hanno studiato un progetto, così come previsto dalla stessa legge n. 5 e nel rispetto dei principi e delle condizioni di cui al D. Lgs 152/06 modificato dal D.L. 133/2014, di ripartizione del territorio regionale in 19  ambiti di bacino idrografico e l’hanno presentato alla Regione, chiedendo altresì di procedere con la istituzione dei Consorzi comunali e la redazione di una convenzione tipo di cooperazione.

Tali atti sono stati effettuati dal Coordinamento regionale acqua pubblica Lazio e dai movimenti per l’acqua pubblica, visto che la Regione Lazio era ed è fortemente in ritardo sulle scadenze della legge n.5 del 2014. Questo ritardo ha fatto sorgere il sospetto che ciò sia voluto perché potrebbe essere una manovra creata a posta al fine di favorire il commissariamento dei Comuni che non sono ancora passati alla Talete. Ciò potrebbe avvenire dal 01/04/2015.  Il passaggio alla Talete dei Comuni rimasti fuori consentirebbe la privatizzazione completa dell’acqua, che andrà in mano a multinazionali sempre più potenti, espropriando da ogni decisione i Comuni e i cittadini.
Comitati per l’acqua, associazioni ambientaliste e liberi cittadini sono fortemente preoccupati di ciò, ma nel contempo decisi a reagire.

Le nostre associazioni, convinte che l’acqua sia un diritto umano, così come sancito dalle risoluzioni dell’ONU e della Unione Europea, sostengono la battaglia dei movimenti per l’acqua che richiedono il rispetto di questo diritto, al pari della prevenzione sanitaria e della stessa sanità pubblica. Rivolgono, pertanto, agli amministratori dei comuni sensibili al problema fin qui esposto, la richiesta di esplicitare urgentemente, con deliberazione del Consiglio comunale o altra iniziativa ritenuta idonea, la volontà della propria comunità contro la privatizzazione dell’acqua. In particolare per questi principali motivi :

-La privatizzazione non garantisce il diritto di tutti i cittadini al bene acqua;
-i costi così come dimostrato dalle gestioni private (vedi Talete, ACEA e altre grandi società) aumenteranno ancora di più a dismisura, poiché i privati caricheranno sui cittadini il costo di tutto il servizio (opere necessarie di presa e distribuzione,  filtri e  dearsenificatori e loro manutenzione), a differenza della gestione pubblica che non lo prevede, essendo questi costi a carico della fiscalità generale;
-la gestione pubblica permette invece la trasparenza, poiché i rappresentanti del Comune rispondono direttamente al Consiglio comunale, cosa diversa dalla gestione privata, che non tiene in alcun conto i consigli comunali e quindi i cittadini;
-la gestione privata può rendere precario il lavoro degli addetti.
In attesa di una vostra comunicazione, si porgono cordiali saluti.

                                                                        Raimondo Chiricozzi            Ennio La Malfa


Accademia Kronos
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